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Monetarismo in inverno (25 febbraio 2015)

 

Feb 25 4:50 pm

Monetarism in Winter

Brad DeLong is writing about “cognitive closure” on the right, and focuses on the case of Allan Meltzer, the long-time monetarist standard-bearer and co-founder of the Shadow Open Market Committee. Meltzer has been predicting inflation, just around the corner, for six years; the experience apparently has had no impact on his conviction that he understands the economy better than the Fed. And he considers it rude and unprofessional when some of us point out how wrong he has been for how long.

But there’s one thing that struck me in particular about the last entry in Brad’s bill of particulars, where Meltzer says this:

The Fed’s third major error is its baffling inattention to the growth of monetary and credit aggregates. Central banks supply the raw material on which financial markets build the credit and money magnitudes. The reason given for neglecting these aggregates is usually a claim they are unstable. That is true only, if at all, of quarterly values. It is not true of medium- and longer-term values, as many researchers have shown.

I’m not sure what Meltzer is saying here, exactly. Surely the claim is not so much that the aggregates are unstable as that the relationship between those aggregates and variables of interest — like inflation — is unstable. Now, where might the Fed have gotten that idea? Maybe from this:

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The velocity of M2 — the ratio of nominal GDP to a broadly defined version of the money supply — has turned out to be hugely variable. Once upon a time Milton Friedman called for slow, steady growth in M2 as the key to a stable economy; surely you can’t think that makes sense given developments since the mid-1980s.

But here we have Meltzer insisting that the Fed is making a terrible mistake by not worrying about monetary aggregates, and complaining bitterly about those who question whether, given his track record, he has any authority to lecture the Fed. It’s really very sad.

 

Monetarismo in inverno

Brad DeLong scrive sulla “chiusura cognitiva” della destra, e si concentra sul caso di Allan Meltzer, il porta vessillo da lunga data del monetarismo e cofondatore della Commissione ombra sul Mercato Aperto [1]. Per sei anni Meltzer ha previsto una inflazione sempre incombente; a quanto pare l’esperienza non ha avuto effetto sul suo convincimento di capire l’economia meglio della Fed. Inoltre ritiene che quando qualcuno di noi mette in evidenza quanto e per quanto tempo egli abbia avuto torto, si comporti in modo grossolano e non professionale.

Ma c’è una cosa che soprattutto mi ha colpito relativamente alla lista dei particolari dell’ultima presa di posizione di Brad, laddove Meltzer afferma quanto segue:

“Il terzo importante errore della Fed è la sua sconcertante disattenzione alla crescita degli aggregati monetari e creditizi. Le banche centrali offrono il materiale grezzo sul quale i mercati finanziari realizzano il credito e gli ordini di grandezza della moneta. Normalmente, la ragione addotta per trascurare questi aggregati è la pretesa che sarebbero instabili. Questo è vero, ammesso che lo sia, soltanto in relazione ai valori trimestrali. Non è vero nei valori di medio e lungo termine, come hanno mostrato molti ricercatori.”

Non sono certo in questo caso cosa Meltzer esattamente intenda. Certamente l’argomento non è tanto che gli aggregati sono instabili, quanto che la relazione tra quegli aggregati e le variabili dell’interesse – come l’inflazione – è instabile. Ora, da dove la Fed potrebbe aver dedotto quell’idea? Forse da questo:

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Si è scoperto che la velocità dello M2 [2] – la percentuale di PIL nominale rispetto ad una versione definita in termini generali dell’offerta monetaria – è largamente variabile. Una volta Milton Friedman si pronunciò per una crescita lenta e regolare dello M2 come la chiave di una economia stabile; dati gli sviluppi a partire dalla metà degli anni ’80, non si può certamente pensare sia stato quello il caso.

Eppure abbiamo qua Meltzer che insiste che la Fed sta facendo un errore terribile a non preoccuparsi degli aggregati monetari, e si lamenta amaramente per coloro che mettono in dubbio che, dati i suoi precedenti, egli abbia una qualche autorità a fare lezioni alla Fed. E’ davvero molto triste.

 

 

[1] Il Federal Open Market Committee (italiano Comitato federale del mercato aperto, FOMC) è un organismo della Federal Reserve incaricato di sorvegliare le operazioni di mercato aperto negli Stati Uniti e ne è il principale strumento di politica monetaria. Il FOMC regola la politica monetaria specificando l’obiettivo a breve termine ovvero decidendo il federal funds rate, ovvero livello dei tassi d’interesse negli USA.

L’organismo diretto dal professor Meltzer (SOMC) è appunto una Commissione “ombra”, che ha come scopo il valutare le scelte politiche e le iniziative dell’altra commissione ufficiale. E’ stata fondata nel 1973, oltre che da Meltzer (Carnegie-Mellon University), da Karl Brunner (Rochester University).

[2] Le definizioni degli aggregati monetari sono utilmente elencate in questa voce di Wikipedia:

 

Poiché la moneta svolge nei sistemi economici varie funzioni, possono essere definiti diversi aggregati monetari in relazione alle funzioni che vengono prese in considerazione per stabilire se un’attività finanziaria può essere considerata quasi-moneta. In particolare, si definiscono solitamente i seguenti aggregati monetari, classificati secondo un grado decrescente di liquidità:

  • M0 (o base monetaria), che comprende la moneta legale, ossia le banconote e le monete metalliche che per legge devono essere accettate in pagamento, e le attività finanziarie convertibili in moneta legale rapidamente e senza costi, costituite da passività della banca centrale verso le banche (e, in certi paesi, anche verso altri soggetti);
  • M1 (o liquidità primaria), che comprende le banconote e monete in circolazione (il circolante), nonché le altre attività finanziarie che possono fungere da mezzo di pagamento, quali i depositi in conto corrente, se trasferibili a vista mediante assegno, e i traveler’s cheque; non vengono fatte rientrare in questo aggregato le banconote e monete depositate, quindi non in circolazione, per evitare il doppio conteggio, una volta come banconote e monete, l’altra come depositi in conto corrente;
  • M2 (o liquidità secondaria), che comprende M1 più tutte le altre attività finanziarie che, come la moneta, hanno elevata liquidità e valore certo in qualsiasi momento futuro (essenzialmente i depositi bancari e d’altro tipo, ad esempio quelli postali, non trasferibili a vista mediante assegno);
  • M3, che comprende M2 più tutte le altre attività finanziarie che come la moneta possono fungere da riserva di valore; si tratta essenzialmente delle obbligazioni e dei titoli di stato con scadenza a breve termine (come i BOT italiani).

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