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Il populismo della ‘reality TV’ (dal blog di Krugman, 19 dicembre 2016)

 

DEC 19 10:37 AM

Reality TV Populism

 

This Washington Post article on Poland — where a right-wing, anti-intellectual, nativist party now rules, and has garnered a lot of public support — is chilling for those of us who worry that Trumpism may really be the end of the road for US democracy. The supporters of Law and Justice clearly looked a lot like Trump’s white working class enthusiasts; so are we headed down the same path?

Well, there’s an important difference — a bit of American exceptionalism, if you like. Europe’s populist parties are actually populist; they pursue policies that really do help workers, as long as those workers are the right color and ethnicity. As someone put it, they’re selling a herrenvolk welfare state. Law and Justice has raised minimum wages and reduced the retirement age; France’s National Front advocates the same things.

Trump, however, is different. He said lots of things on the campaign trail, but his personnel choices indicate that in practice he’s going to be a standard hard-line economic-right Republican. His Congressional allies are revving up to dismantle Obamacare, privatize Medicare, and raise the retirement age. His pick for Labor Secretary is a fast-food tycoon who loathes minimum wage hikes. And his pick for top economic advisor is the king of trickle-down.

So in what sense is Trump a populist? Basically, he plays one on TV — he claims to stand for the common man, disparages elites, trashes political correctness; but it’s all for show. When it comes to substance, he’s pro-elite all the way.

It’s infuriating and dismaying that he managed to get away with this in the election. But that was all big talk. What happens when reality begins to hit? Repealing Obamacare will inflict huge harm on precisely the people who were most enthusiastic Trump supporters — people who somehow believed that their benefits would be left intact. What happens when they realize their mistake?

I wish I were confident in a coming moment of truth. I’m not. Given history, what we can count on is a massive effort to spin the coming working-class devastation as somehow being the fault of liberals, and for all I know it might work. (Think of how Britain’s Tories managed to shift blame for austerity onto Labour’s mythical fiscal irresponsibility.) But there is certainly an opportunity for Democrats coming.

And the indicated political strategy is clear: make Trump and company own all the hardship they’re about to inflict. No cooperation in devising an Obamacare replacement; no votes for Medicare privatization and increasing the retirement age. No bipartisan cover for the end of the TV illusion and the coming of plain old, ugly reality.

 

Il populismo della ‘reality TV’

Questo articolo (in connessione) del Washington Post sulla Polonia – dove adesso governa un partito di destra, ostile agli intellettuali, nativista, che ha attirato un a gran quantità di consensi nell’opinione pubblica – fa venire i brividi a quanti tra di noi si preoccupano che il trumpismo possa davvero essere la fine del percorso democratico degli Stati Uniti. I sostenitori di Legge e Giustizia chiaramente appaiono molto simili ai lavoratori bianchi entusiasti di Trump; siamo dunque indirizzati sulla stessa strada?

Ebbene, c’è una importante differenza – se volete, un aspetto dell’eccezionalismo americano. I partiti populisti dell’Europa sono effettivamente populisti; perseguono politiche realmente favorevoli ai lavoratori, finché quei lavoratori hanno il colore e l’etnia giusta. Come qualcuno dice, sostengono uno Stato assistenziale da razza superiore. Legge e Giustizia ha elevato i minimi salariali ed ha ridotto l’età pensionabile; il Fronte Nazionale Francese sostiene le stesse cose.

Trump, tuttavia, è diverso. Ha detto un sacco di cose nel percorso della campagna elettorale, ma le sue scelte sui collaboratori indicano che in pratica si sta indirizzando sulla linea dura della destra economica repubblicana. I suoi seguaci nel Congresso stanno accelerando per smantellare la riforma sanitaria di Obama, per privatizzare Medicare e per elevare l’età pensionabile. La sua scelta come Segretario al Lavoro è un magnate del fast-food che è indisponibile ad elevare i minimi salariali. E la sua scelta a capo dei consiglieri economici è il re del “trickle-down” [1].

In che senso, dunque, Trump è un populista? Fondamentalmente, lo recita nelle televisioni – sostiene di stare dalla parte della gente comune, scredita le classi dirigenti, fa a pezzi la correttezza politica; ma è tutto spettacolo. Quando si va alla sostanza, è a favore delle élites in tutti i modi.

Con rabbia e con sbigottimento ha cercato di farla franca con tutto questo durante le elezioni. Ma quelli erano discorsi. Che accade quando si comincia a toccare la realtà? Abrogare la legge sull’assistenza di Obama provocherà un gran danno precisamente a coloro che erano i più entusiasti sostenitori di Trump – persone che in qualche modo credevano che i loro benefici sarebbero stati lasciati intatti. Cosa accadrà quando comprenderanno il loro errore?

Vorrei essere fiducioso in un prossimo momento della verità. Non lo sono. Considerati i precedenti, quello su cui possiamo far conto è un massiccio sforzo per interpretare la prossima devastazione della classe lavoratrice, in qualche modo, come responsabilità dei progressisti, e per quello che ne so potrebbe funzionare (si pensi a come i Tories in Inghilterra hanno cercato di spostare la colpa per l’austerità nella mitica irresponsabilità finanziaria del Labour). Ma certamente è in arrivo una opportunità per i democratici.

E la strategia politica raccomandata è chiara: lasciare a Trump e compagnia tutta la difficoltà dei danni che stanno per provocare. Nessuna collaborazione nel concepire una sostituzione alla legge di Obama sulla sanità; nessun voto per la privatizzazione di Medicare e per l’innalzamento dell’età pensionabile. Nessuna copertura bipartisan per la fine dell’illusione televisiva e per l’arrivo della semplice, antica, minacciosa realtà.

 

[1] Ovvero Larry Kudlow, uno dei più accaniti teorizzatori di una politica economica fatta di regali fiscali ai più ricchi, benefici che, secondo quella teoria di epoca reaganiana, dovrebbero poi diffondersi ‘per caduta’ alle classi medie ed ai più disagiati (“trickle down” significa “gocciolare verso il basso”).

 

 

 

 

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