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Non date la colpa alla macroeconomia (per esperti e trascurabile) (24 dicembre 2016)

 

DEC 24 1:51 PM

 

Don’t Blame Macroeconomics (Wonkish And Petty)

Arguing about the state of economics seems like a distinctly secondary concern right now, especially arguing with people I agree with on most things. But Robert Skidelsky’s latest gets one big thing very wrong, and I think it matters for how we approach the general mess we’re in.

Skidelsky argues, quite correctly in my view, that economists have become far too inward-looking; they study models, and forget (or never knew) that these are only sketch maps of the territory, and that you always have to consider the possibility that the map is all wrong — which means that you need to supplement technical training with history, psychology, and just plain looking out there at the real world.

But his prime examples of economics malfeasance are, well, terrible:

Policymakers don’t know what to do. They press the usual (and unusual) levers and nothing happens. Quantitative easing was supposed to bring inflation “back to target.” It didn’t. Fiscal contraction was supposed to restore confidence. It didn’t.

“Supposed to” according to whom? Not basic macroeconomics!

Look, we had a more or less standard model of macroeconomics when interest rates are near zero — IS-LM in some form. This model said and says that (a) monetary policy is ineffective under these conditions (b) fiscal multipliers are positive and large — in particular, fiscal contraction is strongly contractionary. And these predictions have been borne out! Huge monetary expansion didn’t raise inflation; extreme austerity was strongly correlated with severe economic downturns.

In other words, policy had exactly the effects it was “supposed to.”

Now, policymakers chose not to believe this. They chose to believe that monetary policy could do the job absent fiscal support, because for several reasons they refused to use fiscal policy to promote jobs; they chose to believe in the confidence fairy to justify attacks on the welfare state, because that’s what they wanted to do. And yes, some economists gave them cover.

But that’s a very different story from the claim that economics failed to offer useful guidance. On the contrary, it offered extremely useful guidance, which policymakers, for political reasons, chose to ignore.

 

Non date la colpa alla macroeconomia (per esperti e trascurabile)

Discutere sullo stato dell’economia sembra una preoccupazione nettamente secondaria in questo momento, specie se si discuto con persone con le quali concordo sulla maggioranza dei temi. Ma l’ultimo articolo di Robert Skidelsky tocca una grande questione in modo davvero sbagliato, e penso che essa sia importante per come affrontiamo il gran disordine nel quale ci troviamo.

Skidelsky sostiene, abbastanza correttamente secondo me, che gli economisti sono diventati sin troppo introversi; studiano modelli e dimenticano (o non hanno mai saputo) che questi sono soltanto schizzi di una mappa sul territorio, e che si deve sempre considerare che la mappa sia interamente sbagliata – il che significa che c’è bisogno di ulteriore esercizio tecnico con la storia, la psicologia, e di dare semplicemente un’occhiata all’esterno, al mondo vero.

Ma i suoi primi esempi delle malefatte dell’economia sono davvero terribili:

La autorità non sanno cosa fare. Premono le solite leve (anche quelle insolite) e non succede niente. Si pensava che la facilitazione quantitativa riportasse l’inflazione “all’obbiettivo”. Non l’ha fatto. La restrizione della finanza pubblica si pensava ripristinasse la fiducia. Non è successo.”

“Si pensava” da parte di chi? Non dei fondamenti della macroeconomia!

Si badi, abbiamo un modello più o meno convenzionale di macroeconomia, quando i tassi di interesse sono vicini allo zero – in qualche forma, il modello IS-LM. Questo modello afferma e ripete che: a) sotto quelle condizioni, la politica monetaria è inefficace; b) i moltiplicatori della finanza pubblica sono positivi e ampi – in particolare, la restrizione della finanza pubblica ha affetti di forte contrazione. E queste previsioni sono state confermate! Una ampia espansione monetaria non ha elevato l’inflazione; una pesante austerità ha avuto una forte correlazione con gravi declini dell’economia.

In altre parole, la politica ha avuto esattamente gli effetti che si presumeva avesse.

Ora, le autorità politiche hanno scelto di non crederci. Hanno scelto di credere che la politica monetaria avrebbe svolto le sue funzioni senza il sostegno della finanza pubblica, perché per svariate ragioni hanno rifiutato di usare la politica della finanza pubblica per promuovere lavoro; hanno scelto di credere nella fata della fiducia per giustificare gli attacchi allo Stato assistenziale, perché era quello che volevano fare. Ed è vero che alcuni economisti gli hanno dato una copertura.

Ma si tratta di un racconto molto diverso dalla pretesa che l’economia non abbia saputo offrire una guida utile. Al contrario, essa ha offerto una guida molto utile, che le autorità, per ragioni politiche, hanno scelto di ignorare.   

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