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Gli zombi dell’economia voodoo, di Paul Krugman (New York Times 24 aprile 2017)

 

Zombies of Voodoo Economics

Paul Krugman APRIL 24, 2017

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According to many reports, Donald Trump is getting frantic as his administration nears the 100-day mark. It’s an arbitrary line in the sand, but one he himself touted in many pre-inauguration boasts. And it will be an occasion for numerous articles detailing how little of substance he has actually accomplished.

Yet many of these reports will, I suspect, miss half the story. It’s important to note just how little the tweeter-in-chief has managed to achieve; but we also need to focus on what, exactly, it is that he hasn’t achieved.

For Mr. Trump sold himself to voters as unorthodox as well as effective. He was going to be a different kind of president, a consummate deal-maker who would transcend the usual ideological divide. His supporters should therefore be dismayed, not just by his failure to actually close any deals, but by the fact that he evidently has no new ideas to offer, just the same old snake oil the right has been peddling for decades.

We saw that on Trumpcare, where the administration outsourced its policy to Paul Ryan, who produced exactly the kind of plan you might have expected: take insurance away from millions, make it worse for the rest, and use the money to cut taxes on the wealthy. Populism!

And now we’re seeing it on taxes. Mr. Trump has promised to unveil a “massive” tax cut plan next week. This announcement apparently came as a surprise to his own Treasury officials, who obviously don’t have a plan ready. Still, one thing is clear: Whatever the details, Trumptax will be a big exercise in fantasy economics.

How do we know this? Last week Stephen Mnuchin, the Treasury secretary, told a financial industry audience that “the plan will pay for itself with growth.” And we all know what that means.

Back in 1980 George H. W. Bush famously described supply-side economics — the claim that cutting taxes on rich people will conjure up an economic miracle, so much so that revenues will actually rise — as “voodoo economic policy.” Yet it soon became the official doctrine of the Republican Party, and still is. That shows an impressive level of commitment. But what makes this commitment even more impressive is that it’s a doctrine that has been tested again and again — and has failed every time.

Yes, the U.S. economy rebounded quickly from the slump of 1979-82. But was that the result of the Reagan tax cuts, or was it, as most economists think, the result of interest rate cuts by the Federal Reserve? Bill Clinton provided a clear test, by raising taxes on the rich. Republicans predicted disaster, but instead the economy boomed, creating more jobs than under Reagan.

Then George W. Bush cut taxes again, with the usual suspects predicting a “Bush boom”; what we actually got was lackluster growth followed by a severe financial crisis. Barack Obama reversed many of the Bush tax cuts and added new taxes to pay for Obamacare — and oversaw a far better jobs record, at least in the private sector, than his predecessor.

So history offers not a shred of support for faith in the pro-growth effects of tax cuts.

Oh, and let’s not forget recent experiences at the state level. Sam Brownback, governor of Kansas, slashed taxes in what he called a “real live experiment” in conservative fiscal policy. But the growth he promised never came, while a fiscal crisis did. At the same time, Jerry Brown’s California raised taxes, leading to proclamations from the right that the state was committing “economic suicide”; in fact, the state has experienced impressive employment and economic growth.

In other words, supply-side economics is a classic example of a zombie doctrine: a view that should have been killed by the evidence long ago, but just keeps shambling along, eating politicians’ brains. Why, then, does it persist? Because it offers a rationale for lower taxes on the wealthy — and as Upton Sinclair noted long ago, it’s difficult to get a man to understand something when his salary depends on his not understanding it.

Still, Donald Trump was supposed to be different. Guess what: he isn’t.

To be fair, it’s not clear whether Mr. Trump really believes in right-wing economic orthodoxy. He may just be looking for something, anything, he can call a win — and it’s a lot easier to come up with a tax reform plan if you don’t try to make things add up, if you just assume that extra growth and the revenue it brings will materialize out of thin air.

We might also note that a man who insists that he won the popular vote he lost, who insists that crime is at a record high when it’s at a record low, doesn’t need a fancy doctrine to claim that his budget adds up when it doesn’t.

Still, the fact is that the Trump agenda so far is absolutely indistinguishable from what one might have expected from, say, Ted Cruz. It’s just voodoo with extra bad math. Was that what his supporters expected?

 

Gli zombi dell’economia voodoo, di Paul Krugman

New York Times 24 aprile 2017

Secondo molti resoconti, Donald Trump sta diventando irrequieto mentre la sua Amministrazione si avvicina al traguardo del centesimo giorno. È una linea arbitraria, tracciata sulla sabbia, ma lui stesso l’aveva pubblicizzata in molte vanterie precedenti all’inaugurazione. E sarà un’occasione per numerosi articoli che dettaglieranno quanta poca sostanza abbia effettivamente realizzato.

Tuttavia, ho il sospetto che molti di questi resoconti si perderanno una metà del racconto. È importante osservare quanto poco il ‘twittatore-in-capo’ abbia ottenuto; ma abbiamo anche bisogno di concentrarci su cosa, esattamente, egli non ha ottenuto.

Perché il signor Trump si presenta agli elettori sia come non ortodosso che come efficace. Voleva essere un Presidente di tipo nuovo, un esperto realizzatore di accordi che avrebbe trasceso la consueta classificazione ideologica. I suoi sostenitori, di conseguenza, dovrebbero essere mortificati, non solo per non essere effettivamente stato capace di chiudere qualsiasi accordo, ma per il fatto che evidentemente non ha nuove idee da offrire, ad eccezione del solito vecchio toccasana che la destra ha rivenduto per decenni.

L’abbiamo constatato in occasione della proposta di riforma sanitaria di Trump, dove la Amministrazione ha dato in appalto la sua politica a Paul Ryan, che ha sfornato esattamente il genere di piano che ci si sarebbe aspettati; togliere l’assicurazione a milioni di persone, renderla peggiore per tutti gli altri, e usare i soldi per sgravi fiscali ai ricchi. Populismo!

E ora lo stiamo vedendo sulle tasse. Trump ha promesso di render noto un piano di ‘massicci’ sgravi fiscali la prossima settimana. L’annuncio a quanto pare è stato una sorpresa per i suoi stessi dirigenti del Tesoro, che ovviamente non hanno un piano pronto. Ma una cosa è chiara lo stesso: qualsiasi siano i dettagli, le tasse di Trump saranno un grande esercizio di fantasia economica.

Come lo sappiamo? La scorsa settimana Stephen Mnuchin, il Segretario al Tesoro, ha raccontato ad un pubblico del settore finanziario che “il piano si ripagherà da solo con la crescita”. Sappiamo tutti cosa questo significhi.

Nel passato 1980 George H.W. Bush notoriamente descrisse l’economia dal lato dell’offerta – la pretesa che tagliare le tasse sui ricchi provocherebbe come per magia un miracolo economico, cosicché nella realtà le entrate crescerebbero – come una “politica economica voodoo” [1]. Tuttavia divenne presto la dottrina ufficiale del Partito Repubblicano, ed è ancora tale. Il che dimostra un livello impressionante di dedizione. Ma quello che rende questa dedizione persino più impressionante è che si tratta di una dottrina che è stata provata a ripetizione – ed è fallita ogni volta.

È vero, l’economia degli Stati Uniti si riprese rapidamente dalla recessione del 1979-82- Ma fu il risultato degli sgravi fiscali di Reagan, oppure fu, come pensano molti economisti, il risultato dei tagli ai tassi di interesse da parte della Federal Reserve? Bill Clinton fornì una chiara verifica, aumentando le tasse sui ricchi. I repubblicani previdero un disastro, e invece l’economia ebbe un grande sviluppo, creando più posti di lavoro che sotto Reagan.

Allora George W. Bush tagliò nuovamente le tasse, con i soliti noti che prevedevano un “Bush Boom”; quello che effettivamente avemmo fu una smorta crescita seguita da una grave crisi finanziaria. Barack Obama ribaltò gli sgravi fiscali di Bush e aggiunse nuove tasse per pagare la riforma sanitaria – e la sua presidenza ottenne risultati di gran lunga migliori in termini di posti di lavoro, almeno nel settore privato, del suo predecessore.

La storia, dunque, non offre un briciolo di sostegno alla fiducia negli sgravi fiscali e ai loro effetti favorevoli alla crescita.

Inoltre, non dimentichiamo le esperienze recenti ai livelli degli Stati. Sam Brownback, il Governatore del Kansas, ha tagliato le tasse in quello che ha definito “un reale esperimento dal vivo” di politica conservatrice di finanza pubblica. Ma la crescita promessa non è mai arrivata, mentre è arrivata una crisi finanziaria. Nello stesso tempo, la California di Jerry Brown ha aumentato le tasse, il che ha provocato proclami da parte della destra secondo i quali lo Stato stata commettendo un “suicidio economico”; di fatto, lo Stato ha conosciuto una impressionante crescita occupazionale ed economica.

In altre parole, l’economia dal lato dell’offerta è un classico esempio di dottrina zombi: un punto di vista che dovrebbe essere stato liquidato dall’esperienza da molto tempo, ma continua a deambulare proprio come uno zombi, mangiandosi i cervelli degli uomini politici. Perché, dunque, questo accanimento? Perché esso offre un argomento per tasse più basse sui ricchi – e come notò Upton Sinclair molto tempo fa, è difficile fare in modo che un uomo capisca una cosa quando il suo guadagno dipende dal non capirla.

Eppure, si pensava che Donald Trump fosse diverso. Indovinate un po’! Non lo è.

Ad esser giusti, non è chiaro se il signor Trump creda effettivamente nell’ortodossia della destra economica. Può darsi che egli sia semplicemente alla ricerca di qualcosa, qualsiasi cosa, che possa definire un successo – ed è molto più facile venirsene fuori con un piano di riforma fiscale senza cercare che le cose abbiano un senso, semplicemente considerando che la crescita aggiuntiva e le entrate che essa comporta si materializzeranno dal nulla.

Potremmo anche considerare che un individuo che insiste di aver vinto il voto popolare che ha perso, che insiste che il crimine è ai massimi storici mentre è ai minimi storici, non ha bisogno di una dottrina sofisticata per sostenere che il suo bilancio sta in piedi, anche quando non è così.

Eppure, il punto è che l’agenda di Trump sinora è assolutamente indistinguibile da quella che ci si sarebbe aspettati, per esempio, da Ted Cruz. Siamo solo al voodoo con l’aggiunta di una pessima matematica. È quello che si immaginavano i suoi sostenitori?

 

 

 

[1] Il Bush in questione è il padre (il figlio è George W. Bush, senza H.), che aveva come consulenti economici economisti come Gregory Mankiw, che definì la politica economica ‘dal lato dell’offerta’, in auge con Reagan, una soluzione da ciarlatani. Poi divenne la politica ufficiale dei repubblicani, in particolare con Bush figlio.

 

 

 

 

 

 

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