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La mancata liberazione dei lavoratori americani, di Paul Krugman (New York Times 22 maggio 2017)

 

The Unfreeing of American Workers

Paul Krugman MAY 22, 2017

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American conservatives love to talk about freedom. Milton Friedman’s famous pro-capitalist book and TV series were titled “Free to Choose.” And the hard-liners in the House pushing for a complete dismantling of Obamacare call themselves the Freedom Caucus.

Well, why not? After all, America is an open society, in which everyone is free to make his or her own choices about where to work and how to live.

Everyone, that is, except the 30 million workers now covered by noncompete agreements, who may find themselves all but unemployable if they quit their current jobs; the 52 million Americans with pre-existing conditions who will be effectively unable to buy individual health insurance, and hence stuck with their current employers, if the Freedom Caucus gets its way; and the millions of Americans burdened down by heavy student and other debt.

The reality is that Americans, especially American workers, don’t feel all that free. The Gallup World Survey asks residents of many countries whether they feel that they have “freedom to make life choices”; the U.S. doesn’t come out looking too good, especially compared with the high freedom grades of European nations with strong social safety nets.

And you can make a strong case that we’re getting less free as time goes by.

Let’s talk first about those noncompete agreements, which were recently the subject of a stunning article in The Times (the latest in a series), plus a report from the Obama administration pushing for limits to the practice.

Noncompete agreements were originally supposed to be about protecting trade secrets, and therefore helping to promote innovation and investment in job training. Suppose that a company trying to build a better mousetrap hires a new mousetrap engineer. Her employment contract might very well include a clause preventing her from leaving a few months later for a job with a rival pest-control firm, since she could be taking crucial in-house information with her. And that’s perfectly reasonable.

At this point, however, almost one in five American employees is subject to some kind of noncompete clause. There can’t be that many workers in possession of valuable trade secrets, especially when many of these workers are in relatively low-paying jobs. For example, one prominent case involved Jimmy John’s, a sandwich chain, basically trying to ban its former franchisees from working for other sandwich makers.

Furthermore, the terms of the clauses are often defined ridiculously widely. It’s as if our hypothetical mousetrap engineer were prohibited from seeking employment with any other manufacturing firm, or in any occupation that makes use of her engineering skills.

At this point, in other words, noncompete clauses are in many cases less about protecting trade secrets than they are about tying workers to their current employers, unable to bargain for better wages or quit to take better jobs.

This shouldn’t be happening in America, and to be fair some politicians in both parties have been speaking up about the need for change (although few expect the Trump administration to follow up on the Obama administration’s reform push). But there’s another aspect of declining worker freedom that is very much a partisan issue: health care.

Until 2014, there was basically only one way Americans under 65 with pre-existing conditions could get health insurance: by finding an employer willing to offer coverage. Some employers were in fact willing to do so. Why? Because there were major tax advantages — premiums aren’t counted as taxable income — but to get those advantages employer plans must offer the same coverage to every employee, regardless of medical history.

But what if you wanted to change jobs, or start your own business? Too bad: you were basically stuck (and I knew quite a few people in that position).

Then Obamacare went into effect, guaranteeing affordable care even to those with pre-existing medical conditions. This was a hugely liberating change for millions. Even if you didn’t immediately take advantage of the new program to strike out on your own, the fact was that now you could.

But maybe not for much longer. Trumpcare — the American Health Care Act — would drastically reduce protections for Americans with pre-existing conditions. And even if that bill never becomes law, the Trump administration is effectively sabotaging individual insurance markets, so that in many cases Americans who lose employer coverage will have no place to turn — which will in turn tie those who do have such coverage to their current employers.

You might say, with only a bit of hyperbole, that workers in America, supposedly the land of the free, are actually creeping along the road to serfdom, yoked to corporate employers the way Russian peasants were once tied to their masters’ land. And the people pushing them down that road are the very people who cry “freedom” the loudest.

 

La mancata liberazione dei lavoratori americani, di Paul Krugman

New York Times 22 maggio 2017

Ai conservatori americani piace discettare di libertà. Il famoso libro di Milton Friedman a favore dei capitalisti e la serie televisiva erano intitolati “Libri di scegliere”. Gli estremisti alla Camera che spingono per un completo smantellamento si definiscono il Raggruppamento della Libertà.

Bene, perché no? Dopo tutto l’America è una società aperta, nella quale ognuno, uomo o donna, è libero di fare le sue scelte su dove lavorare e come vivere.

Cioè, ognuno ad eccezione dei trenta milioni di lavoratori che adesso sono interessati dai ‘patti di non concorrenza’ [1] e che possono ritrovarsi in pratica inoccupabili se lasciano i loro attuali posti di lavoro; ad eccezione dei 52 milioni di americani con preesistenti patologie sanitarie, che in sostanza saranno impossibilitati ad acquistare una assicurazione sanitaria individuale, e di conseguenza saranno bloccati presso i loro attuali datori di lavoro, se il Raggruppamento della Libertà l’avrà vinta; e ad eccezione dei milioni di americani oppressi da pesanti debiti studenteschi e da altri debiti.

La verità è che gli americani, in particolare i lavoratori americani, non si sentono affatto così liberi. Un sondaggio della Gallup World ha chiesto ai residenti di molti paesi se sentono di avere “la libertà di fare le loro scelte di vita”; gli Stati Uniti non sono affatto ben collocati, in particolare al confronto con le nazioni europee con alti gradi di libertà e forti reti di sicurezza sociale.

E si può sostenere l’argomento che stiamo diventando sempre meno liberi.

Parliamo anzitutto di quei ‘patti di non concorrenza’, che di recente sono stati l’oggetto di un impressionante articolo sul Times (l’ultimo di una serie), e di un rapporto della Amministrazione Obama che sollecita la fissazione di limiti in quella pratica.

All’origine si pensava che i ‘patti di non concorrenza’ riguardassero la protezione dei segreti commerciali, e di conseguenza contribuissero a promuovere l’innovazione e gli investimenti nella formazione sui posti di lavoro. Supponiamo che una società che cerca di costruire una migliore trappola per topi assuma un nuovo ingegnere di trappole per topi. Il suo contratto di occupazione potrebbe del tutto plausibilmente includere una clausola che impedisce per alcuni mesi successivi di andarsene per un posto di lavoro in una impresa rivale nel settore della disinfestazione, dal momento che potrebbe portarsi dietro informazioni cruciali dall’interno dell’azienda. E ciò è perfettamente ragionevole.

A questo punto, tuttavia, quasi un americano su cinque occupati è soggetto a questo genere di clausole di non concorrenza. Non ci possono essere tanti lavoratori in possesso di segreti commerciali di valore, specialmente quando molti di questi lavoratori sono collocati in posti con bassi salari. Per esempio, un caso rilevante ha riguardato una catena di produzione di panini, la Jimmy John’s, che fondamentalmente intendeva impedire a suoi precedenti affiliati di lavorare per altri produttori di panini.

Inoltre, i termini della clausola sono spesso definiti in modi ridicolmente generici. Sarebbe come se al nostro ingegnere di trappole per topi fosse proibito di cercare lavoro in un’altra impresa manifatturiera, o in qualsiasi occupazione nella quale si faccia uso delle sue competenze ingegneristiche.

In altre parole, a questo punto le clausole di non concorrenza in molti casi riguardano meno la protezione dei segreti commerciali di quanto non riguardino il costringere i lavoratori ad un legame con i propri attuali datori di lavoro, impedendo loro di contrattare migliori salari o di lasciare un posto di lavoro per ottenerne uno migliore.

Questo in America non dovrebbe succedere, e ad essere giusti alcuni politici in entrambi i partiti si sono espressi per la necessità di un cambiamento (sebbene in pochi si aspettano che la Amministrazione Trump vada avanti sull’impulso riformatore della Amministrazione Obama). C’è però un altro aspetto della declinante libertà dei lavoratori che è un tema che chiama certamente in causa le posizioni dei partiti: la assistenza sanitaria.

Sino al 2014, c’era fondamentalmente un solo modo per gli americani al di sotto dei 65 anni con precedenti patologie per ottenere una assicurazione sanitaria: cercare un datore di lavoro disposto ad offrire l’assicurazione. Di fatto, alcuni datori di lavoro erano disponibili a farlo. Perché? Perché c’erano importanti vantaggi fiscali – le polizze non erano considerate reddito tassabile – ma per ottenere tali vantaggi i programmi del datore di lavoro dovevano offrire la stessa copertura ad ogni occupato, a prescindere dalle sue precedenti patologie.

Ma cosa accedeva se volevate cambiare posto di lavoro, o avviare una vostra impresa? Situazione pessima: eravate fondamentalmente bloccati (e io ho conosciuto non poche persone in quella condizione).

Poi entrò in funzione la riforma della assistenza di Obama, che garantisce una assistenza sostenibile anche a coloro con preesistenti patologie. È stato un cambiamento profondamente liberatorio per milioni di persone. Anche se non vi avvantaggiavate subito del nuovo programma per cancellarvi di vostra iniziativa, il fatto era che a quel punto era possibile.

Ma forse non sarà più possibile per molto. Le norme di Trump in materia di assistenza – la Legge sulla Assistenza Sanitaria Americana – ridurrebbe drasticamente la protezione per gli americani con preesistenti patologie. E persino se quella proposta di legge non diventerà mai legge, la Amministrazione Trump sta efficacemente sabotando i mercati della assicurazione individuale, cosicché in molti casi gli americani che perdono la copertura assicurativa a carico dei datori di lavoro non avranno alcun posto dove rivolgersi – il che a sua volta legherà in modo obbligato coloro che hanno tale copertura ai loro datori di lavoro attuali.

Si direbbe, solo con un po’ di esagerazione, che i lavoratori in America, la supposta terra della libertà, stiano in realtà progressivamente avanzando sulla strada della servitù, aggiogati alle imprese dei datori di lavoro nello stesso modo in cui i contadini russi erano un tempo legati ai terreni dei loro padroni. E le persone che li spingono su quella strada sono proprio quelle che fanno più rumore sulla “libertà”.

 

 

 

[1] Sono accordi per i quali, qualora un rapporto di lavoro si concluda, il datore di lavoro può avere la garanzia che il lavoratore non abbia una nuova collocazione in una impresa che sia in concorrenza con la sua società.

 

 

 

 

 

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