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I repubblicani, intrappolati dalle loro fandonie, di Paul Krugman (New York Times 3 ottobre 2017)

 

Republicans, Trapped by Their Flimflam

Paul Krugman OCT. 3, 2017

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Last week the Trump administration and its congressional allies working on tax reform achieved something remarkable. They released a tax plan — or, actually, a vague sketch of a plan — that manages both to add trillions to the deficit and to raise taxes on a large fraction of the population. That takes talent.

But like the G.O.P.’s terrible, no good, very bad health plans, this tax debacle was years in the making. On taxes, as with health, leading Republicans have been lying for years. And now the fraud has caught up with the fraudsters.

The road to this tax-cut turkey began in 2010, when Paul Ryan — now speaker of the House — unveiled the first of a series of much-hyped budget plans, all purporting to offer a blueprint for eliminating the U.S. budget deficit.

In fact, they did no such thing. They proposed major tax cuts — primarily benefiting the rich, of course — then simply asserted that no revenue would be lost, because reduced tax rates would be offset by closing loopholes and eliminating deductions. Which loopholes and deductions? Ryan didn’t say.

In analyzing these plans, the Congressional Budget Office assumed that Ryan’s revenue targets would be met — because he instructed them to make that assumption. But the office cautioned, in what sounds to me like discreet snark, “There were no specifications of particular revenue provisions that would generate that path.”

By the way, the Ryan plans also assumed drastic cuts in spending outside Medicare, Medicaid and Social Security. What programs would be cut? The budget office again: “No proposals were specified that would generate that path.”

And what was the Ryan plan if you took out those mysterious revenue raisers and spending cuts? A plan to drastically cut taxes on the rich, savagely cut benefits for the poor and the middle class, and increase the overall deficit.

In other words, it was all a con. As I wrote in a 2010 column titled “The Flimflam Man,” “The Ryan plan is a fraud that makes no useful contribution to the debate over America’s fiscal future.” That judgment looks as valid now as it did then.

But this was a message many people didn’t want to hear. Professional “centrists,” whose whole identity is bound up with pretending that there is equivalence between the two parties, desperately wanted a Serious, Honest Conservative to praise. So did much of the news media. So they slotted Ryan into that role, never mind the actual content of his policies. He received adoring news coverage; he even received an award for fiscal responsibilityfrom a coalition of deficit-scold organizations.

And the con went on for years. To this day one sometimes reads articles portraying Ryan as a serious policy wonk, despite abundant evidence of his unseriousness and real questions about his actual command of policy.

But then Republicans regained the White House, meaning that they had to come up with actual tax legislation. And this has put the con under terrible strain.

True, Republicans could just cut taxes on rich people — always their overriding priority — not worry about paying for it, and blow up the deficit. After all, their supposed concern about federal debt was always just a pose, applying only when a Democrat was president. But after all those years of pretending to be deficit hawks, they feel the need to be seen doing something to offset their high-income tax cuts, to close some loophole somewhere.

So they came up with what probably seemed like a clever idea: eliminate the deductibility of state and local taxes. Hey, that would mainly punish people in tax-and-spend blue states, right? Not their problem.

But this turns out to be a much bigger deal than they seemed to realize. (As with health care, they appear to have no idea what they’re doing.) According to the nonpartisan Tax Policy Center, their plan would give huge tax cuts to the top 1 percent, who would receive 79.7 percent of the benefits. But eliminating deductions would make many Americans, especially in the upper reaches of the middle class, directly worse off: Almost 60 percent of households between the 80th and 90th percentiles of the income distribution would face tax increases.

And this would happen even though the plan would add several trillion dollars to the deficit. Did I mention that many of those facing tax hikes vote Republican?

How are the tax plan’s advocates responding to their very big, very bad problem? Partly with evasiveness: You can’t evaluate our plan yet, declared Mick Mulvaney, Trump’s budget director, “because it’s not finished.” And partly with outright, ludicrous lies: “Wealthy Americans are not getting a tax cut,” declared Gary Cohn, chief Trump economic adviser. Who are you gonna believe, me or basic arithmetic?

In broad outlines, the tax story is a lot like health care. In both cases, Republicans have spent years getting away with big promises backed by lies. Now, with real policy to be made, the lies won’t work anymore. And they can’t handle the truth.

 

I repubblicani, intrappolati dalle loro fandonie, di Paul Krugman

New York Times 3 ottobre 2017

La scorsa settimana la Amministrazione Trump e i suoi sostenitori nel Congresso che lavorano sulla riforma del fisco, hanno ottenuto un risultato considerevole. Hanno reso pubblico un piano per il fisco – o meglio, un vago abbozzo di piano – che riesce sia ad aumentare di migliaia di miliardi il deficit che ad alzare le tasse su un’ampia parte della popolazione. Un risultato che richiede talento.

Ma come i tremendi, dannosi, sconci progetti sanitari, questa debacle sulle tasse era da anni in formazione. Sulle tasse, come sulla sanità, i dirigenti repubblicani hanno detto bugie per anni. E ora l’inganno si ritorce contro gli ingannatori.

La strada verso questo fiasco degli sgravi fiscali cominciò nel 2010, quando Paul Ryan – ora Presidente della Camera dei Rappresentanti – rese nota la prima di una serie di progetti di bilancio molto pubblicizzati, rivolti tutti ad offrire un protototipo per eliminare il deficit di bilancio degli Stati Uniti.

Di fatto, non facevano niente del genere. Proponevano importanti sgravi fiscali – anzitutto a beneficio dei ricchi, naturalmente – per poi semplicemente stabilire che non sarebbe stata persa alcuna entrata, perché le aliquote fiscali ridotte sarebbero state bilanciate dalle chiusura delle elusioni e dalla eliminazione delle deduzioni. Quali elusioni e quali deduzioni? Ryan non lo diceva.

Nell’analizzare questi piani, l’Uffcio Congressuale del Bilancio assumeva che gli obbiettivi delle entrate di Ryan sarebbero stati soddisfatti – dato che egli li aveva istruiti a fare tale assunto. Ma l’Ufficio metteva in guardia, con quella che a me pareva una esplicita mancanza di rispetto, affermando che “Non c’erano specificazioni di particolari previsioni di entrata che avrebbero prodotto tale indirizzo”.

Per inciso, i piani di Ryan assumevano anche drastici tagli nella spesa in aggiunta a quelli su Medicare, Mediaid e la Previdenza Sociale. Quali programmi sarebbero stati tagliati? L’ufficio del Bilancio ancora osservava: “non è stata specificata alcuna proposta che produrrebbe un tale indirizzo”.

E quale era il piano di Ryan, se si escludono quei misteriosi collettori di entrate e tagli alla spesa? Un progetto per tagliare drasticamente le tasse sui ricchi, selvaggi tagli ai sussidi per i poveri e la classe media e l’incremento del deficit complessivo.

In altri termini era un inganno completo. Come scrissi in u articolo del 2010 dal titolo “L’uomo delle fandonie”, “Il piano di Ryan è un inganno che non porta nessun contributo utile al dibattito sul futuro della finanza pubblica americana”. Quel giudizio sembra valido oggi come lo era allora.

Ma era un messaggio che molta gente non voleva sentire. I “centristi” di professione, la cui intera identità dipende dal fingere che ci sia una equivalenza tra i due Partiti, volevano disperatamente un conservatore Serio ed Onesto, di cui tessere gli elogi. Dunque collocarono Ryan in quel ruolo, a prescindere dall’effettivo contenuto delle sue politiche. Egli riceveva venerazione nelle coperture giornalistiche; ottenne persino un premio per la responsabilità in materia di finanza pubblica da parte di una coalizione di organizzazioni di Cassandre del deficit.

E l’inganno andò avanti per anni. Sino ad oggi si continuno a leggere articoli che ritraggono Ryan come un serio esperto di politica, nonostante le prove abbondanti della sua mancanza di serietà e i dubbi seri sulla sua effettiva padronanza dei programmi politici.

Ma poi i repubblicani riconquistarono la Casa Bianca, con la conseguenza che dovettero farsi qualche idea sulla vera e propria legislazione fiscale. E questo ha messo il truffatore in terribili ambasce.

È vero, i repubblicani potevano semplicemente tagliare le tasse sui ricchi – la loro eterna esclusiva priorità – senza preoccuparsi di pagare alcun prezzo, e far esplodere il deficit. Dopo tutto, la loro presunta preoccupazione sul debito federale era sempre stata una posa, da applicarsi soltanto quando un democratico era alla Presidenza. Ma dopo tutti quegli anni spesi a fingere di essere i falchi del deficit, sentivano il bisogno di essere considerati capaci di fare qualcosa per bilanciare i loro sgravi fiscali sui redditi elevati, di interrompere da qualche parte qualche elusione fiscale.

Se ne vennero fuori, dunque, con quella che probabilmente sembrava un’idea intelligente: eliminare la deducibilità delle tasse degli Stati e delle comunità locali. In fin dei conti, quello avrebbe punito principalmente la gente negli Stati democratici specializzati nel mettere tasse e spendere, non è così? Non sarebbe stato un loro problema.

Sennonché si scopre che questa è una feccenda assai più complicata di quello che pensavano (come per l’assistenza sanitaria, sembra che non abbiano idea di cosa stanno facendo). Secondo l’indipendente Tax Policy Center, il loro progetto darebbe ampi sgravi fiscali all’1 per cento dei più ricchi, che riceverebbero il 79,7 per cento dei benefici. Ma eliminare le deduzioni peggiorerebbe direttamente le condizioni di molti americani, specialmente nei segmenti superiori della classe media: quasi il 60 per cento delle famiglie tra l’80° ed il 90° percentile della distribuzione del reddito si troverebbero dinanzi ad incrementi fiscali.

E questo accadrebbe anche se il piano aumentasse per svariate migliaia di miliardi di dollari il deficit. Devo ricordare che molti di coloro che si troverebbero a fare i conti con aumenti fiscali votano repubblicano?

Come stanno rispondendo i sostenitori del progetto fiscale al loro problema, molto serio e molto fastidioso? In parte con evasività: non potete fare una stima del nostro piano, ha dichiarato Mick Mulvaney, il direttore del bilancio di Trump, “perché non è terminato”. E in parte con bugie complete e comiche: “Gli americani ricchi non avranno alcuno sgravio fiscale”, ha dichiarato Gary Cohn, capo consigliere di Trump per l’economia. A chi avete intenzione di credere, a me o all’aritmetica più elemntare?

Nei tratti generali, la storia delle tasse è molto simile a quella dell’assistenza sanitaria. In entrambi i casi i repubblicani hanno passato anni a farla franca con grandi promesse sostenute da bugie. Ora che si deve mettere in pratica una politica vera, le bugie non funzionano più. E loro non sanno gestire la verità.

 

 

 

 

 

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