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La politica repubblicana della macchina del giorno del giudizio, di Paul Krugman (New York Times 18 gennaio 2018)

 

The G.O.P.’s Doomsday-Machine Politics

Paul Krugman JAN. 18, 2018

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Back in the depths of the Cold War, people used to talk about “doomsday machines,” devices that could destroy the world. What would be the use of such a device, since anyone using it would destroy himself, too? Well, the main idea was that it could provide deterrence.

But there was also the notion that a madman with access to such a device could use it for blackmail: “Give me what I want or I’ll blow everything up.”

The good news is that this never happened on the nuclear front. The bad news is that a form of doomsday-machine politics — in which you threaten to blow up things that you care about, because you think your rivals care about them more — is playing out in Washington right now, courtesy of the Republican Party.

Doomsday-machine politics made its first U.S. appearance in the 1990s, when Republicans shut down the federal government in an attempt to extract concessions from Bill Clinton.

That didn’t go well for the G.O.P. But Republicans tried again, with more success, in 2011, using the threat of refusing to raise the debt ceiling — forcing the U.S. government into default, with possibly catastrophic effects on the world economy — to win policy concessions from Barack Obama.

And even though they now control the White House as well as Congress, Republicans are still in the doomsday-machine business — and what they’re currently threatening to blow up is health care for nearly nine million children.

Some background: Since Donald Trump took office, Republicans have tried to govern as if Democrats didn’t exist. They tried to repeal the Affordable Care Act, and succeeded in ramming through huge tax cuts for corporations and the wealthy, without seeking a single Democratic vote — in fact, without even holding hearings where Democrats could comment on the proposals.

Now, however, G.O.P. leaders are in trouble. They need to pass a “continuing resolution” in order to maintain funding for the government and avoid a shutdown. But despite control of both houses of Congress, they don’t have the votes.

Why not? In the House, the main problem was ultra-right-wing members, who don’t want to support even routine spending. Still, Republicans didn’t need Democrats to get a bill through.

However, passing the bill in the Senate will require 60 votes. With only 51 Republicans Democratic votes are needed.

Once upon a time a party that needed some help from across the aisle would have sought a deal that made some concessions to the other party’s agenda. And until a few days ago it seemed as if normal political rules still applied.

A bipartisan group of senators reached a deal that would have met a key Democratic priority: protecting the Dreamers — young people who were brought to the United States illegally as children, who want to remain in the only country they have ever known. And in return for that agreement — which actually involved a number of concessions to Republicans — Democrats would have been willing to help keep the government running.

Protecting the Dreamers is, by the way, enormously popular, even among Republicans, who oppose deporting them by a huge margin. So it’s not as if the G.O.P. would be giving up a lot. But Donald Trump torpedoed the deal, apparently because he doesn’t want immigrants from “shithole countries.”

This sent Republican leaders back to the drawing board, and what they came up with was another doomsday threat, this time aimed at children.

You see, back in 1997 a bipartisan deal created the Children’s Health Insurance Program, or CHIP, an expansion of Medicaid to cover children who might not otherwise have been eligible. CHIP has been a huge success story, at modest cost. And at this point the Congressional Budget Office says that extending CHIP for another 10 years would actually save the government money, because some families forced off the program would end up receiving subsidies for more expensive sources of coverage.

But Republicans allowed CHIP funding to expire almost four months ago. Since then, they’ve kept promising to do something, but haven’t. And now they’ve attached an extension of the program to passage of a continuing resolution, believing that this will force Democrats to give them what they want.

The thing is, G.O.P. politicians claim to support CHIP; while there isn’t a lot of polling on the issue, what there is suggests overwhelming popular support, including among Republican voters, for continuing the program.

Yet G.O.P. leaders seem to believe that they can bully Democrats by threatening to hurt millions of children — because Democrats care more about those children than they do. They also believe that if this tactic fails they can frame it as an exhibition of callousness by Democrats.

Democrats should just say no. These tactics cannot be allowed to succeed.

For once doomsday-machine politics becomes the norm, anything is fair game. Give us what we want, or we’ll cut off Medicare. Give us what we want, or we’ll destroy Social Security.

This has to stop. And now is the time to draw the line.

 

La politica repubblicana della macchina del giorno del giudizio, di Paul Krugman

New York Times 18 gennaio 2018

Nel pieno della Guerra Fredda del passato, le persone parlavano spesso delle “macchine del giorno del giudizio”, ordigni che potevano distruggere il mondo. Quale sarebbe stato l’uso di tali ordigni, dal momento che ognuno, utilizzandoli, avrebbe distrutto anche sé stesso? Ebbene, l’idea di fondo era che essi avrebbero potuto offrire deterrenza.

Ma c’era anche l’idea che un folle con l’accesso a tali ordigni avrebbe potuto usarli per un ricatto: “Datemi quello che voglio o faccio saltare tutto”.

La buona notizia è che sul fronte nucleare questo non è mai successo. La cattiva notizia è che una forma di politica delle armi del giorno del giudizio – con la quale si minaccia di far saltare le cose alle quali si tiene, perché si pensa che i vostri avversari ci tengano maggiormente – sta andando in questo momento in scena a Washington, per gentile concessione del Partito Repubblicano.

La politica delle armi del giorno del giudizio fece la sua prima comparsa attorno agli anni 1990, quando i repubblicani diedero l’assalto al Governo Federale per estorcere concessioni a Bill Clinton.

Il Partito Repubblicano non ebbe successo. Ma i repubblicani ci provarono nuovamente, con maggiore successo, nel 2011, utilizzando la minaccia di rifiutarsi di innalzare il tetto del debito [1] – spingendo il Governo degli Stati Uniti sull’orlo del default, con probabili effetti catastrofici sull’economia mondiale – per ottenere concessioni politiche da parte di Barack Obama.

E pur avendo adesso essi il controllo della Casa Bianca e del Congresso, i repubblicani sono ancora sotto la psicosi delle armi del giorno del giudizio – attualmente minacciando di far saltare l’assistenza sanitaria per circa nove milioni di bambini.

Qualche passo indietro: da quando Donald Trump è entrato in carica, i repubblicani hanno cercato di governare come se i democratici non esistessero. Hanno cercato di abrogare la Legge sulla Assistenza Sostenibile e sono riusciti a far approvare ampi sgravi fiscali per le società e per i ricchi, senza cercare un solo voto dei democratici – di fatto, senza neppure tenere audizioni nelle quali i democratici potessero commentare le proposte.

Tuttavia, adesso i dirigenti del Partito Repubblicano sono nei guai. Allo scopo di mantenere i finanziamenti per il Governo e di evitare una cessazione delle sue attività, hanno bisogno di far approvare una “risoluzione permanente”. Ma nonostante il controllo di entrambi i rami del Congresso, non hanno i voti. Perché no? Alla Camera il problema principale sono i componenti dell’ultra destra, che non intendono sostenere neppure le spese ordinarie. Eppure i repubblicani non avevano bisogno dei democratici per ottenere l’approvazione della proposta di legge.

Tuttavia, l‘approvazione della proposta al Senato richiederà 60 voti. Con soltanto 51 repubblicani, i voti dei democratici sono necessari.

Una volta un partito che aveva bisogno di qualche aiuto dall’intero schieramento avrebbe cercato un accordo che facesse qualche concessione al programma dell’altro partito. E sino a pochi giorni fa, sembrava che le normali prassi politiche si applicassero ancora.

Un gruppo bipartisan di Senatori aveva raggiunto un accordo che sarebbe andato incontro ad una priorità fondamentale dei democratici: proteggere i cosiddetti Dreamers – ragazzi che erano stati portati illegalmente negli Stati Uniti da bambini, che vogliono restare nell’unico paese che hanno sempre conosciuto. E in cambio di tale accordo – che in effetti comportava un certo numero di concessioni per i repubblicani – i democratici sarebbero stati disponibili a dare una mano per mantenere il normale funzionamento del Governo.

Proteggere i Dreamers è, per inciso, enormemente popolare anche tra i repubblicani, che si oppongono con un ampio margine alla loro espulsione. Tale accordo, dunque, non sarebbe stato una particolare concessione da parte dei repubblicani. Ma Donald Trump ha silurato tale intesa, in apparenza perché non vuole immigranti dai “paesi cesso”.

Questo rispedisce indietro i dirigenti repubblicani, punto e a capo, ed essi sono venuti fuori con un’altra minaccia da giorno del giudizio, questa volta rivolta ai bambini.

Si deve sapere che nel passato 1997 un accordo bipartisan creò il Programma per l’Assicurazione Sanitaria ai Bambini, o CHIP, una espansione di Medicaid per assicurare i minori che potevano non averne altrimenti diritto. Il CHIP è stata una grande storia di successo, ad un costo modesto. A questo punto l’Ufficio Congressuale del Bilancio afferma che prorogare il CHIP per altri dieci anni effettivamente farebbe risparmiare soldi al Governo, giacché alcune famiglie costrette ad uscire dal programma finirebbero col ricevere sussidi da fonti più costose di assicurazione.

Ma i repubblicani hanno permesso che i finanziamenti al CHIP si esaurissero quattro mesi orsono. Da allora hanno continuato a promettere che avrebbero fatto qualcosa, ma non l’hanno fatto. Ed adesso hanno incluso una proroga del programma alla approvazione della “risoluzione permanente”, nell’idea che questo costringerà i democratici a dar loro quello che vogliono.

Il punto è che i politici del Partito Repubblicano pretendono di essere favorevoli al CHIP; mentre non c’è una gran quantità di sondaggi sul tema, quello che c’è indica uno schiacciante sostegno popolare, compresi gli elettori repubblicani, alla prosecuzione del programma.

Tuttavia i leader del Partito Repubblicano sembrano credere di poter intimidire i democratici minacciando di danneggiare milioni di bambini – giacché i democratici hanno a cuore quei bambini più di loro. Credono anche che se questa tattica fallirà, essi potranno presentare il tutto come una dimostrazione di insensibilità da parte dei democratici.

I democratici dovrebbero proprio dire di no. Non si può consentire che tattiche del genere abbiano successo. Perché una volta che la politica delle armi da giorno del giudizio diventa la norma, ogni bersaglio è giustificato. Dateci quello che vogliamo o elimineremo Medicare. Dateci quello che vogliamo o distruggeremo la Previdenza Sociale.

Questo deve finire. È arrivato il momento di stabilire uno spartiacque.

 

 

 

 

[1] L’approvazione del ‘tetto del debito’ è un tormentone della politica americana di questi ultimi anni in particolare. La norma piuttosto cervellotica – che però segnala un aspetto della politica istituzionale americana dei ‘pesi e contrappesi’ – stabilisce che il tetto del debito deve essere corretto anno per anno. Corretto, giacché è inevitabile soltanto per l’aumento della popolazione e per l’inflazione, che il debito cresca anche di poco in cifre assolute, anno per anno. Non votarlo comporterebbe il riconoscimento di un inevitabile incremento delle spese oltre il consentito, con la conseguenza di un necessario blocco. E il blocco non potrebbe non riguardare anzitutto la quota degli interessi sul debito, che non potrebbero venire pagati. Con il che, almeno provvisoriamente, si determinerebbe un cataclisma con effetti globali. In sostanza, una norma abbastanza insensata, che però provoca uno spazio enorme a tattiche ricattatorie, ovvero all’uso di “ordigni da giorno del giudizio”.

 

 

 

 

 

 

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