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La primavera dei sicofanti, di Paul Krugman (New York Times 12 marzo 2018)

 

Springtime for Sycophants

Paul Krugman MARCH 12, 2018

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When Donald Trump came to office, many feared that he would break up our close economic relations with Mexico and/or start a trade war with China. So far, neither has happened.

It’s true that our free trade agreement with Mexico and Canada is still under threat, and Trump has placed tariffs on some Chinese goods. But his trade ire seems increasingly focused on an unexpected target: the European Union, which he tweeted has “horrific barriers & tariffs on U.S. products going in.”

This is odd on several levels. To the (very large) extent to which Trumpism is based on racial enmity, picking a fight with Europe, of all places, seems strange. Furthermore, the U.S. has always looked favorably on the E.U., which is, for all its faults, a major force for peace and democracy. Why rush into a spitting match with our allies that only serves the interests of enemies of freedom like Vladimir Putin? Oh, wait.

Beyond all that, however, Trump is just wrong on the facts. “U.S. exports to the European Union enjoy an average tariff of just 3 percent,” says the U.S. government’s own guide to exporters.

Where is Trump getting his misinformation? Probably from Peter Navarro, his trade czar, whose star is clearly rising. And the story of Navarro’s rise tells you a lot about the nature of the Trump administration — a place that rewards sycophants who tell the boss what he wants to hear.

First, how was Navarro recruited? According to reporting in Vanity Fair by Sarah Ellison, now at The Washington Post, during the campaign Trump told Jared Kushner to find some research supporting his protectionist trade views. Kushner responded by going on Amazon, where he found a book titled “Death by China.” So he cold-called Navarro, one of the book’s authors, who became the campaign’s first economic adviser.

Navarro has an economics Ph.D. but holds views very much at odds with the mainstream. True, taking advice from a heterodox figure can sometimes work out well, since orthodoxy isn’t always right. But giving heterodox views a hearing only works if the people seeking advice are themselves open-minded thinkers, willing to put in the hard work of understanding opposing views and assessing the evidence. If this sounds to you like a description of Donald Trump, you might want to seek professional help.

In fact, Navarro’s nonmainstream views mainly seem to involve basic conceptual and factual errors. One of these errors, which bears directly on the Trump-Europe spat, is a complete misunderstanding of the trade effects of value-added taxes (VATs), which the U.S. doesn’t have but play a large role in most European countries’ revenue.

In Navarro’s version of the world, for example as expressed in a campaign white paper, VATs give European companies a huge, unfair trade advantage. U.S. products sold in Europe have to pay VAT — for example, they must pay a 19 percent tax if sold in Germany. This, says the white paper, is just like an import tariff. Meanwhile, German producers pay no VAT on goods they sell in America; this, the paper says, is just like an export subsidy. I’m pretty sure that’s what Trump means when he talks about “horrific” tariffs.

But what this story misses is the fact that when German producers sell to German consumers, they also pay that 19 percent tax. And when U.S. producers sell to U.S. consumers, they, like German producers, don’t face any VAT. So the tax doesn’t tilt the playing field at all, in either market. In reality, a VAT has nothing to do with competitive advantage; it’s basically a sales tax — a tax on German consumers — which is why VATs are considered legal by the World Trade Organization.

So how does someone who misunderstands such a basic, well-understood point about taxes and trade get to be a key economic adviser? As I said, it’s because he tells the boss what he wants to hear. More than that, he’s willing to abase himself in extraordinary ways.

Here’s what he told Bloomberg recently: “My function, really, as an economist is to try to provide the underlying analytics that confirm his intuition. And his intuition is always right in these matters.” Wow.

I mean, one expects White House aides to share many of the president’s views and defend him in public. But this goes far beyond that. Not only is Navarro proudly declaring that he’s a propagandist, not a policy analyst — that his role is solely to confirm Trump’s prejudices — he’s also engaging in an utterly un-American level of sycophancy. Since when has it become acceptable to declare that Dear Leader is infallible?

Now, it’s a commonplace, but also a euphemism, to say that Trump has authoritarian instincts. A more accurate statement would be that he expects the kind of treatment tin-pot dictators demand, free from any criticism inside or outside his government and greeted with constant hosannas of praise.

And everyone who isn’t willing to play the full game, who has tried to play by something resembling normal democratic rules, seems to be fleeing the administration. Soon only the shameless sycophants will be left. This will not end well.

 

La primavera dei sicofanti, di Paul Krugman

New York Times 12 marzo 2018

Quando Donald Trump entrò in carica, molti temevano che avrebbe rotto le nostre strette relazioni economiche col Messico e/o avviato una guerra commerciale con la Cina. Sinora, nessuna delle due cose è accaduta.

È vero che il nostro accordo di libero commercio con il Messico e il Canada è ancora sotto minaccia, e che Trump ha collocato tariffe su alcuni prodotti cinesi. Ma la sua ira commerciale sembra sempre di più concentrarsi su un obbiettivo inaspettato: l’Unione Europea, che ha twittato “ha orribili barriere & tariffe sui prodotti provenienti dagli Stati Uniti”.

Questo è curioso a vari livelli. Nella misura (molto ampia) in cui il Trumpismo si basa sull’ostilità razziale, scegliere di combattere con l’Europa, tra tutti i posti, pare strano. Inoltre, gli Stati Uniti hanno sempre avuto un occhio di riguardo verso l’Europa, che è, con tutti i suoi difetti, una forza importante per la pace e la democrazia. Ci precipitiamo in una competizione di sputi con i nostri alleati, che fa comodo soltanto agli interessi dei nemici della libertà come Vladimir Putin? Oh, aspettate.

Oltre a tutti quegli aspetti, tuttavia, Trump sbaglia proprio sui fatti. “Le esportazioni statunitensi nell’Unione Europea godono di una tariffa media di solo il 3 per cento”, afferma la stessa guida agli esportatori del Governo degli Stati Uniti.

Dove si è procurato, Trump, l’informazione sbagliata? Probabilmente da Peter Navarro, il suo zar del commercio, la cui stella è visibilmente in crescita. E la storia della crescita di Navarro ci dice molto sulla natura della Amministrazione Trump – un posto dove si premiano sicofanti che raccontano al capo quello che vuole sentirsi dire.

Prima di tutto, come venne reclutato Navarro? Secondo il resoconto su Vanity Fair a cura di Sarah Ellison, oggi al Washington Post, durante la campagna elettorale Trump chiese a Jared Kushner di trovare qualche ricerca che sostenesse i suoi punti di vista protezionistici sul commercio. Kushner rispose andando su Amazon, dove trovò un libro dal titolo “Morte per mano della Cina”. Dunque, chiamò su due piedi Navarro, uno degli autori del libro, che divenne il primo consulente economico della campagna elettorale.

Navarro ha un dottorato in economia ma al tempo stesso ha opinioni molto agli antipodi con i giudizi prevalenti. È vero, prendere consiglio da una personalità eterodossa qualche volta può funzionar bene, dal momento che l’ortodossia non è sempre nel giusto. Ma dare ascolto a punti di vista eterodossi funziona soltanto se le persone che cercano consiglio sono esse stesse pensatori con mentalità aperte, desiderose di collocare punti di vista opposti nell’arduo lavoro del comprendere e del valutare le prove. E se vi pare che questa possa essere una descrizione di Donald Trump, potreste aver bisogno di cercar un aiuto da un professionista.

Di fatto, i punti di vista non convenzionali di Navarro sembrano principalmente includere errori concettuali e pratici di fondo. Uno di questi errori, che sorregge direttamente il diverbio tra Trump e l’Europa, è la completa incomprensione degli effetti commerciali delle tasse sul valore aggiunto (IVA), che gli Stati Uniti non hanno ma che giocano un ruolo importante nella maggioranza dei sistemi contribuitivi dei paesi europei.

Nella versione del mondo di Navarro, ad esempio come espressa in un libro bianco della campagna elettorale, l’IVA darebbe alle società europee un vasto e ingiusto vantaggio commerciale. I prodotti statunitensi venduti in Europa debbono pagare l’IVA – ad esempio, debbono pagare una tassa del 19 per cento se sono venduti in Germania. Questo, dice il libro bianco, è esattamente come una tariffa all’importazione. Nel frattempo, i produttori tedeschi non pagano IVA sui beni che vendono in America; questo, dice il libro, è proprio come un sussidio all’esportazione.

Sono abbastanza certo che è quello che Trump intende quando parla di tariffe “orribili”.

Ma quello che questo racconto si perde è il fatto che quando i produttori tedeschi vendono ai consumatori tedeschi, anche loro pagano quella tassa del 19 per cento. E quando i produttori statunitensi vendono ai consumatori degli Stati Uniti, essi, come i produttori tedeschi, non affrontano alcuna imposta. Dunque la tassa non altera affatto il campo di gioco, in entrambi i mercati. In realtà, l’IVA non ha niente a che fare con un vantaggio competitivo: è fondamentalmente una tassa sulle vendite – una tassa sui consumatori tedeschi – che è la ragione per la quale viene considerata legale dalla Organizzazione Mondiale del Commercio.

Come è dunque possibile che qualcuno che fraintende un tale aspetto fondamentale e del tutto pacifico in materia di tasse e di commercio, divenga un consulente economico principale? Come ho detto, ciò è possibile perché egli racconta al suo Capo quello che vuole sentirsi dire. Oltre a ciò, è disponibile a degradarsi in forme fuori dall’ordinario.

Ecco cosa ha dichiarato a Bloomberg di recente: “In realtà, la mia funzione come economista è cercar di fornire l’analitica sottostante che conferma le sue intuizioni. E in cose del genere, le sue intuizioni sono sempre giuste.” Per la miseria!

Voglio dire, uno si aspetta che gli assistenti della Casa Bianca condividano molti punti di vista del Presidente e lo difendano in pubblico. Ma questo va ben oltre. Non solo Navarro dichiara orgogliosamente di essere un propagandista e non un analista politico – si produce anche in un livello di piaggeria completamente estraneo alle tradizioni americane. Da quando è diventato plausibile dichiarare che il Capo Supremo è infallibile?

Ora, è un luogo comune, ma anche un eufemismo, dire che Trump ha istinti autoritari. Un giudizio più accurato dovrebbe essere che egli si aspetta il genere di trattamento richiesto dai dittatori da due soldi, liberi da ogni critica dentro e fuori il loro Governo e salutati da continue esclamazioni di elogio.

E chiunque non sia disposto a giocare la partita intera, che abbia cercato di giocare per qualcosa che assomigliasse alle normali regole democratiche, sembra sia in fuga dall’Amministrazione. Presto ci resteranno soltanto i sicofanti senza vergogna. Non andrà a finir bene.

 

 

 

 

 

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