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Verità e virtù nell’epoca di Trump, di Paul Krugman (New York Times, 12 novembre 2018)

Truth and Virtue in the Age of Trump

By Paul Krugman

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Remember when freedom was just another word for nothing left to lose? These days it’s just another word for giving lots of money to Donald Trump.

What with the midterm elections — and the baseless Republican cries of voting fraud — I don’t know how many people heard about Trump’s decision to award the Presidential Medal of Freedom to Miriam Adelson, wife of casino owner and Trump megadonor Sheldon Adelson. The medal is normally an acknowledgment of extraordinary achievement or public service; on rare occasions this includes philanthropy. But does anyone think the Adelsons’ charitable activities were responsible for this honor?

Now, this may seem like a trivial story. But it’s a reminder that the Trumpian attitude toward truth — which is that it’s defined by what benefits Trump and his friends, not by verifiable facts — also applies to virtue. There is no heroism, there are no good works, except those that serve Trump.

About truth: Trump, of course, lies a lot — in the run-up to the midterms he was lying in public more than 100 times each week. But his assault on truth goes deeper than the frequency of his lies, because Trump and his allies don’t accept the very notion of objective facts. “Fake news” doesn’t mean actual false reporting; it means any report that hurts Trump, no matter how solidly verified. And conversely, any assertion that helps Trump, whether it’s about job creation or votes, is true precisely because it helps him.

The attempt by Trump and his party to shut down the legally mandated Florida recount with claims, based on no evidence, of large-scale voting fraud fits right into this partisan epistemology. Do Republicans really believe that there were vast numbers of fraudulent or forged ballots? Even asking that question is a category error. They don’t “really believe” anything, except that they should get what they want. Any vote count that might favor a Democrat is bad for them; therefore it’s fraudulent, no evidence needed.

The same worldview explains Republicans’ addiction to conspiracy theories. After all, if people keep insisting on the truth of something that hurts their party, it can’t be out of respect for the facts — because in their world, there are no neutral facts.

So the people making inconvenient assertions must be in the pay of sinister forces. In Arizona, Democrat Kyrsten Sinema won a Senate seat on the strength of late-counted ballots. Did you know that the state G.O.P. has filed a freedom of information request for information on interactions between election officials and, you guessed it, George Soros?

It’s worth pointing out, by the way, that this rejection of objective facts and insistence that anyone insisting on inconvenient truths must be part of a left-wing conspiracy dominated the Republican psyche long before Trump. Most notably, the claim that the overwhelming evidence for global warming is a giant hoax, the product of a vast plot involving thousands of scientists around the world, has been G.O.P. orthodoxy for years.

True, the party’s presidential candidates used to be mealy mouthed about rejecting facts and endorsing conspiracy theories, rather than being full-throated crazy. But Trump is only going where many of his party’s senior figures have been for a long time.

Anyway, my point is that the rejection of any standard besides whether it helps or hurts Trump extends beyond true or false to basic values. In Trumpworld, which is now indistinguishable from G.O.P.world, good and bad are defined solely by whether the interests of The Leader are served. Thus, Trump attacks and insults our closest allies while praising brutal dictators who flatter him (and declares neo-Nazis “very fine people”).

And the same goes for heroism and cowardice. A genuine hero like John McCain, who was critical of Trump, gets dismissed as a failure: “He’s not a war hero. … I like people who weren’t captured.” Meanwhile, Miriam Adelson, whose service to the nation basically consists of giving Trump campaign contributions, gets the Presidential Medal of Freedom.

Oh, and this, too, predates Trump. Remember how Republicans denigrated John Kerry’s war record?

As with so much about the current political scene, it’s essential to realize and acknowledge that this is not a symmetric, both-sides-do-it situation. If you say something along the lines of “truth and virtue are now defined by partisanship,” you’re actually enabling the bad guys, because only one party thinks that way.

Democrats, being human, sometimes have biased views and engage in motivated reasoning. But they haven’t abandoned the whole notion of objective facts and nonpolitical goodness; Republicans have.

What all of this means is that what’s going on in America right now isn’t politics as usual. It’s much more existential than that. You have to be truly delusional to see the Republicans’ response to their party’s midterm setback as anything but an attempted power grab by a would-be authoritarian movement, which rejects any opposition or even criticism as illegitimate. Our democracy is still very much in danger.

 

Verità e virtù nell’epoca di Trump,

di Paul Krugman

Vi ricordate quando la libertà era solo un’altra parola perché non era rimasto niente da perdere? Di questi tempi è solo un’altra parola per dare tanti soldi a Donald Trump.

Con le elezioni di medio termine – e con gli strepiti infondati dei repubblicani di truffe elettorali – quello che non so è quante persone siano informate della decisione di premiare con la Medaglia Presidenziale della Libertà Miriam Adelson, moglie del proprietario di un casinò e grande finanziatore di Trump Sheldon Adelson. La medaglia è normalmente un riconoscimento per un risultato o per un pubblico servizio straordinario; in rare occasioni include anche la filantropia. Ma qualcuno pensa che siano state le attività caritative degli Adelson a giustificare un tale onore?

Ora, questa può sembrare una storia banale. Ma è un promemoria che spiega come la concezione trumpiana della verità – che si risolve in ciò che produce vantaggi a Trump e ai suoi amici, non in fatti verificabili – si applica anche alla virtù. Non c’è eroismo, non ci sono opere buone, se non quelle che servono a Trump.

A proposito di verità: Trump, ovviamente, è un grande mentitore – nella campagna elettorale del medio termine ha mentito in pubblico più di cento volte alla settimana. Ma il suo assalto alla verità è più significativo della frequenza delle sue bugie, perché lui e i suoi amici non accettano proprio il concetto di fatti obbiettivi. “False notizie” non significano un effettivo falso giornalismo; riguardano ogni resoconto che danneggia Trump, a prescindere da quanto sia stato seriamente verificato. E di converso, ogni giudizio che aiuta Trump, che si tratti della creazione di posti di lavoro o di voti, è vero semplicemente perché lo aiuta.

Il tentativo di Trump e del suo partito di non dar seguito al riconteggio dei voti in Florida con le pretese, basate su nessuna prova, di una frode elettorale su vasta scala, aderisce perfettamente a questa epistemologia faziosa. Davvero i repubblicani credono che ci siano stati grandi numeri di schede fraudolente o contraffatte? Persino porre questa domanda è un errore di logica. Loro non “credono veramente” niente, eccetto che dovrebbero ottenere quello che vogliono. E il riconteggio dei voti che potrebbe favorire un democratico per loro è negativo; di conseguenza è un imbroglio, non è necessaria alcuna prova.

La stessa visione del mondo spiega la dipendenza dei repubblicani dalle teorie cospirative. Dopo tutto, se la gente continua a insistere sulla verità di qualcosa che danneggia il loro partito, ciò non può avvenire in segno di rispetto per i fatti – dato che, nel loro mondo, non ci sono fatti neutrali.

Dunque, le persone che esprimono giudizi sconvenienti devono essere pagate da forze malvage. In Arizona, la democratica Kyrsten Sinema sé è aggiudicata un seggio senatoriale per effetto delle schede conteggiate in ritardo. Sapete che il Partito Repubblicano di quello Stato ha presentato istanza in materia di libertà dell’informazione a proposito dei rapporti tra i funzionari elettorali e, provate a indovinare, George Soros?

Per inciso, merita di mettere in evidenza che questo rigetto dei fatti oggettivi e questa insistenza secondo la quale chiunque ribadisca verità sconvenienti deve far parte di una cospirazione di sinistra, domina la psiche repubblicana da molto tempo prima di Trump. Il caso più rilevante, la pretesa che le prove schiaccianti del riscaldamento globale siano una balla gigantesca, prodotta da un vasto complotto che riguarda migliaia di scienziati in tutto il mondo, è stata l’ortodossia del Partito Repubblicano per anni.

È vero, i candidati presidenziali del partito erano di solito evasivi nel respingere i fatti e sostenere le teorie cospirative, non li facevano propri follemente a gola spiegata. Ma Trump si sta solo indirizzando laddove molte figure eminenti del suo partito sono da tempo.

In ogni modo, il mio argomento è che il rigetto di ogni criterio, al di là di quello che aiuta o danneggia Trump, si estende, oltre il vero ed il falso, ai valori fondamentali. Nel mondo di Trump, che oggi è indistinguibile dal mondo del Partito Repubblicano, il bene e il male sono delimitati unicamente dal fatto che gli interessi del Leader siano soddisfatti. Quindi, Trump attacca e insulta i nostri più stretti alleati mentre elogia brutali dittatori che lo lusingano (e dichiara i neo-nazisti “gente davvero per bene”).

E lo stesso vale per l’eroismo e la viltà. Un vero eroe come John McCain, che era critico con Trump, è stato liquidato come un fallito: “Non è un eroe di guerra … a me piacciono le persone che non vengono catturate”. Contemporaneamente, Miriam Adelson, i cui servizi alla Nazione consistono fondamentalmente nel dare contributi alla campagna elettorale di Trump, ottiene la Medaglia Presidenziale della Libertà.

E anche questo è precedente a Trump. Ricordate come i repubblicani denigravano le prestazioni in guerra di John Kerry?

A fronte di così tante cose nella attuale scena politica, è essenziale comprendere e riconoscere che tutto ciò non è simmetrico, non è una situazione del tipo ‘lo fanno tutti’. Se affermate qualcosa come “la verità e la virtù sono oggi determinate dalla faziosità”, effettivamente date una mano ai cattivi soggetti, perché solo un partito ragiona in quel modo.

I democratici, come tutte le creature, talvolta hanno punti di vista parziali e si impegnano in ragionamenti prevenuti. Ma non hanno messo da parte l’intera concezione dei fatti oggettivi e della moralità politica; i repubblicani l’hanno fatto.

Quello che tutto questo comporta è che in America in questo momento accadono cose non riducibili alla solita politica. Si tratta di qualcosa molto più esistenziale. Siete davvero illusi se considerate la risposta dei repubblicani alla battuta di arresto del loro partito nelle elezioni di medio termine come qualcosa di diverso da un tentativo di restare aggrappati al potere da parte di un movimento autoritario, che respinge come illegittima ogni opposizione o persino ogni critica. La nostra democrazia corre ancora una grande pericolo.

 

 

 

 

 

 

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