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Cos’è che provoca la preoccupazione per l’immigrazione, di Simon Wren-Lewis (dal blog Mainly Macro, 4 febbraio 2020

 

Tuesday, 4 February 2020

What causes concern about immigration

Simon Wren-Lewis

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It is part of folk law among politicians and most social scientists that concern about immigration is governed by the number of immigrants. So how do we account for the decline in the relative salience of immigration since the EU referendum (source)?

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There are of course many explanations for this decline. Perhaps people now see the benefits of immigration after all the post-referendum talk of nursing and doctor shortages. A rather more straightforward explanation is that people think that by leaving the EU the immigration ‘problem’ is being solved (i.e immigration numbers are much reduced). If it is the latter, then their knowledge is incomplete.

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Immigration from the EU has declined dramatically, which is not surprising, but this has been partly offset by a significant rise in non-EU immigration (source). Are people really more concerned about EU immigrants than non-EU immigrants?

Roy Greenslade notes that the newspaper articles full of stories of immigration peril have all but disappeared. He writes

“It was the press phenomenon of the age 10 years ago, and for at least the following six years – right up to the EU referendum. Since then, however, immigration has all but disappeared from newspaper pages.”

Could it be that the explanation for the diminished salience of immigration is the very simple one that it is no longer in the news?

The folk law comes from the fact that the increase in concern about immigration at the turn of the century coincided with the increase in immigration numbers, first from outside the EU and then from the A8 countries joining the EU. However, as I note here, there is a two or three year lag between the initial increase in immigration and public attitudes. The lag is much shorter with a time series for the number of stories in the press about immigration.

This shouldn’t be a surprise. Much of the concern about immigration is in areas that see very few immigrants. If people are getting their information ‘first hand’ from friends or relatives living in areas of high immigration you might expect a relatively short lag between numbers and concern, but if people are getting their information from the media you would require some change in how the media covered this issue before salience changed. Or to put it more crudely, salience to some extent is inevitably going to reflect what is ‘in the news’.

This does not mean salience is completely divorced from what people think. You could fill newspapers with stories about the housing problems of the very wealthy and it is unlikely that housing would start climbing the salience ranking. It is also true that rising immigration numbers helped newspapers write stories of ‘floods’ and ‘waves’. But what it does mean is that if stories about immigration start disappearing, salience will gradually decline.

The more interesting question is why newspaper headlines about immigration, which in newspapers like the Sun and the Mail were explicitly or implicitly hostile to immigration, should decline sharply after the referendum vote. Roy Greenslade writes: “Yet the undeniable truth, the sad, sick, unvarnished truth, is that migration is off the media’s central agenda for two reasons. Firstly, it is no longer a political issue. With the pro-Brexit vote having been achieved, there is no need to keep on injecting the same poison into public debate. Job done. Secondly, seen from the newspaper editors’ perspective, it is not a sales-winning topic at present. No need to play to the gallery. There is no “value” in running anti-immigrant stories.”

In other words, newspapers are not publishing alarming stories of waves of non-EU immigrants coming to the UK because there is no political or sales motive for doing so. It is like saying if people who are hostile to immigration think leaving the EU means job done then let them. Increasing immigration salience was politically important for these newspaper owners while Labour was in government and to push the Tory government to support Brexit, but no longer.

Which, in turn, is why a Conservative government not led by Theresa May and without immigration targets can contemplate a fairly relaxed immigration regime, as Jonathan Portes notes. The other reason is that opposition to immigration (rather than salience) has been declining since a couple of years before the referendum, as the Migration Observatory also shows. Since 2017 more people think immigration has had a positive impact on the UK than think the opposite.

As Rob Ford notes, we don’t know why the public are feeling more positive about immigration, but equally too many have failed to notice how things have changed. I would add that too few also realise how changes in the salience of immigration tells us a lot about what has been in newspapers, and rather less about the underlying views of voters or, indeed, the number of immigrants coming in to the UK.

 

Cos’è che provoca la preoccupazione per l’immigrazione,

di Simon Wren-Lewis

Tra i politici e tra la maggioranza dei sociologi, ritenere che le preoccupazioni sull’immigrazione siano determinate dal numero di immigrati, è come una legge non scritta. Come dobbiamo considerare, dunque, il declino dell’importanza dell’immigrazione a partire dal referendun sull’Unione Europea (nel testo inglese la connessione con la fonte dei dati)?

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[1]

Ci sono naturalmente molte spiegazioni per questo declino. Forse oggi le persone intuiscono i benefici dell’immigrazione, dopo il gran parlare sulle carenze di infermieri e di medici dopo il referendum. Una spiegazione un po’ più diretta è che le persone pensino che lasciando l’UE il problema dell’immigrazione si stia risolvendo (ovvero, che il numero degli immigrati si sia molto ridotto). Se fosse vera quest’ultima, allora la loro conoscenza si mostrerebbe difettosa.

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[2]

L’immigrazione dall’UE è calata in modo sensibile, il che non è sorprendente, ma il dato è stato in parte bilanciato da una crescita significativa della immigrazione non europea. La gente è dunque più preoccupata per gli immigrati europei che per quelli non europei?

Roy Greenslade osserva che gli articoli dei giornali pieni di racconti sui pericoli dell’immigrazione sono quasi del tutto scomparsi. Egli scrive: “Fu l’evento della stampa di dieci anni orsono, e proseguì almeno nei sei anni successivi – giusto sino al referendum sull’UE. Da allora, tuttavia, l’immigrazione è quasi del tutto scomparsa dalle pagine dei giornali”.

La spiegazione per la diminuita importanza dell’immigrazione potrebbe essere semplicemente quella, che non compare più tra le notizie?

La legge non scritta deriva dal fatto che l’aumento della preoccupazione per l’immigrazione coincise, sulla fine del secolo, con l’aumento dei dati sull’immigrazione, anzitutto da fuori l’UE e poi dagli otto paesi che per primi aderirono all’UE. Tuttavia, come osservo in questa connessione (testo inglese), ci sono due o tre anni di ritardo tra l’aumento iniziale dell’immigrazione e gli orientamenti pubblici. Il ritardo è molto più breve nella serie storica per il numero di racconti sulla stampa relativi all’immigrazione.

Questo non dovrebbe sorprendere. Buona parte della preoccupazione sull’immigrazione si colloca in aree nelle quali si vedono pochissimi immigrati. Se le persone stanno avendo le loro informazioni “di prima mano” da amici o parenti che vivono in aree con elevata immigrazione, vi aspettereste un ritardo relativamente breve tra i dati e la preoccupazione, ma se le persone stanno ricevendo le loro informazioni dai media, sarebbe richiesto un qualche mutamento nel modo in cui i media hanno trattato questo tema prima che la sua rilevanza cambiasse. O, per dirlo più grossolanamente, la rilevanza è inevitabilmente destinata a riflettere ciò che appare “nei notiziari”.

Questo non significa che la rilevanza sia completamente disaccoppiata da quello che pensano le persone. Potreste riempire i giornali con racconti sui problemi degli alloggi dei più ricchi e resterebbe improbabile che il tema delle abitazioni cominciasse a salire nella graduatoria della importanza. È anche vero che i dati in crescita sulla immigrazione hanno contribuito a far scrivere sui giornali i racconti sulle ‘inondazioni’ e sulle ‘ondate’. Ma quello che ciò significa è che se le storie sull’immigrazione cominciano a scomparire, l’importanza di quel tema gradualmente calerà.

La domanda più interessante è perché i titoli sull’immigrazione, che in giornali con il Sun e il Mail erano esplicitamente o implicitamente ostili all’immigrazione, debbano bruscamente diminuire dopo il voto sul referendum. Scrive Roy Greenslade: “Tuttavia l’innegabile verità, la triste, deprimente, verità nuda e cruda è che l’immigrazione è uscita dall’agenda centrale dei media per due ragioni. Anzitutto, essa non è più un tema della politica. Con il voto sulla Brexit che ha avuto successo, non c’è più bisogno di continuare ad iniettare lo stesso veleno nel dibattito pubblico. Il lavoro è fatto. In secondo luogo, considerato nella prospettiva degli editori dei giornali, nel momento attuale esso non è un argomento vincente per le vendite. Non c’è più bisogno di fare la commedia. Non c’è “sostanza” nel mettere in giro i racconti contro gli immigranti”.

In altre parole, i giornali non stanno pubblicando storie allarmanti di ondate di emigranti non europei che arrivano nel Regno Unito perché non ci sono più motivi politici o commerciali per farlo. È come dire che se le persone ostili all’immigrazione pensano di lasciare l’Unione Europea, significa che il lavoro è fatto e quindi occorre consentirglielo. Il crescente rilievo all’immigrazione, per questi proprietari dei giornali, era politicamente importante quando il Labour era al Governo e allo scopo di spingere il Governo conservatore a sostenere la Brexit, ma non oltre.

La qual cosa, a sua volta, è la ragione per la quale un Governo conservatore non guidato da Theresa May e senza obbiettivi sull’immigrazione può immaginarsi un regime migratorio piuttosto rilassato, come nota Jonathan Portes. L’altra ragione è che quella opposizione all’immigrazione (che è cosa diversa dalla sua importanza) da un paio di anni dopo il referendum è venuta calando, come mostra anche l’Osservatorio sull’Immigrazione. A partire dal 2017, sono più le persone che pensano che l’immigrazione abbia avuto un impatto positivo sul Regno Unito di quello che pensano l’opposto.

Come osserva Rob Ford, noi non sappiamo perché i sentimenti dell’opinione pubblica siano più positivi sull’immigrazione, ma in troppi hanno lo stesso mancato di osservare come le cose siano cambiate. Aggiungerei anche che troppo pochi hanno compreso come i cambiamenti sulla rilevanza dell’immigrazione ci dicano molto su quello che è successo nei giornali e, nei fatti, ancora meno hanno compreso le opinioni sottintese degli elettori o il numero di immigrati che arrivano nel Regno Unito.

 

 

 

 

 

 

[1] La Tabella mostra il rilievo che l’opinione pubblica inglese dà a varie tematiche. La linea in nero indica quella relativa agli immigrati, che negli ultimi anni è in forte calo, almeno rispetto al 2016. È invece in sensibile crescita il rilievo che si dà al tema dell’Unione Europea.

[2] Questa seconda Tabella mostra come, a partire dallo stesso periodo della prima sulla riduzione del rilievo riconosciuto, sia in netto calo l’immigrazione da paesi europei (linea celeste), mentre è in snesibile aumento quella proveniente da paesi non europei (linea gialla).

 

 

 

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