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Bernie Sanders sta rischiando il tutto per tutto, di Paul Krugman (New York Times, 5 marzo 2020)

 

March 5, 2020

Bernie Sanders Is Going for Broke

By Paul Krugman

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Few political movements have experienced as quick and dramatic a fall from grace as what happened to the Sanders campaign between the Nevada caucuses and Super Tuesday. Over the course of 10 days Bernie Sanders went from the presumptive Democratic nominee to a very long shot.

In fact, things have gotten so bad that Sanders is running an ad that attempts to portray him as best buddies with former President Barack Obama.

Fact checkers have pointed out that the ad is deeply misleading. It jumbles together things Obama said over the course of a decade and leaves out important context.

But a frame-by-frame analysis actually understates how disingenuous it is for Sanders to try to tie himself to Obama. For Sandersism, as a philosophy, is all about rejecting Obamaism. That is, it’s about refusing to accept incremental, half-a-loaf-is-better-than-none politics and demanding go-for-broke maximalism instead.

So what is this debate about? It’s not about values, although Sanders and those around him have a bad habit of suggesting that anyone who questions their political strategy is a corrupt tool of the oligarchy. Obama was, and Joe Biden is, clearly in favor of progressive goals such as universal health coverage and reduced income inequality.

But Obama pursued those goals via incremental changes. Obamacare was designed to expand health coverage while doing as little as possible to disrupt the lives of people who already had health insurance. Obama raised taxes on the wealthy more than most people realize — by 2016 the average federal tax rate on the 1 percent was almost as high as it was pre-Reagan — but he did so quietly, without much populist rhetoric.

In the Sanders view, this incremental, low-key approach reflected a failure of nerve (or perhaps corruption by the “establishment”). Obama should have gone the whole way and (somehow) enacted Medicare for All. He should have made a frontal assault on inequality, with much bigger tax hikes for “millionaires and billionaires.”

And to be fair, I actually agree that Obama was much too cautious on some fronts. Back in 2009 I was very publicly tearing my hair out over the obvious inadequacy of Obama’s economic stimulus, which I predicted (correctly) would be a political disaster, because the failure to achieve dramatic results would play into Republican hands. And I believe that Obama could have gotten much more if he had been willing to use reconciliation to bypass the filibuster, the way Republicans did in ramming through the 2017 tax cut.

I was also very unhappy, in real time, when Obama began echoing Republican arguments for fiscal austerity despite continuing high unemployment.

And I still believe that Obama could and should have taken a couple of big banks into temporary receivership as the price of being bailed out. Obama definitely showed too much respect for the bankers who got us into the financial crisis in the first place.

But Sanders isn’t making a selective case, arguing that Obama should have been more aggressive on some fronts. He’s arguing for a maximalist agenda on all fronts: complete elimination of private health insurance and a vast expansion of government programs that would require major tax increases on the middle class as well as the wealthy.

The political theory behind this maximalism is an assertion that a bold populist program would transform the electoral landscape, winning over white working-class voters and bringing a surge of new voters, all of this on a scale sufficient both to win a smashing victory in November and to intimidate centrist members of Congress into accepting radical proposals.

There is, unfortunately, no evidence to support this political theory; in particular, the promised surge in young voters failed to materialize on Super Tuesday. So Sandersism is looking more than a bit like Green Lanternism — a belief that political miracles can be achieved by sheer force of will.

Of course, many Sanders supporters will claim that I’m only saying this because I’m in the pay of billionaires, or something.

In any case, we need to be clear about the nature of the argument in what remains of the Democratic primary contest. Again, it’s not about values: Democrats as a group have become far more progressive than they were, and even a “centrist” like Biden is advocating policies, like a major expansion of Obamacare, that would have been considered pretty far left not long ago.

That said, I do worry that if Biden becomes president he will compromise too easily; progressives will have to hold his feet to the fire, and make sure that incrementalism doesn’t turn into pre-emptive surrender.

Sanders, however, despite his last-minute attempts to link himself to Obama, is committed to a strategy of maximalism, without compromise. I understand that strategy’s emotional appeal, especially to his young supporters. But everything we know suggests that a progressive who insists on going for broke will end up, well, broke.

 

Bernie Sanders sta rischiando il tutto per tutto,

di Paul Krugman

 

Pochi movimenti politici hanno conosciuto una caduta così rapida e spettacolare da uno stato di grazia come quello che è successo alla campagna elettorale di Sanders tra i caucus del Nevada ed il Super Martedì. Nel corso di dieci giorni Bernie Sanders è passato dalla probabile candidatura democratica alla sua forte improbabilità.

In pratica, le cose sono andate così male che Sanders sta mettendo in circolazione uno spot pubblicitario che tenta di presentarlo come uno dei migliori amici di Obama.

Gli analisti dei fatti hanno messo in evidenza che questa propaganda è profondamente fuorviante [1]. Essa mescola assieme cose che Obama disse nel corso di un decennio e le sottrae da un importante contesto.

Ma una analisi così dettagliata in realtà sminuisce quanto sia poco sincero il tentativo di Sanders di collegarsi ad Obama. Giacché il sandersismo, come filosofia, consiste in un rigetto totale dell’obamismo. Il suo significato sta nel rifiutare il consenso a politiche graduali, per le quali ‘mezza pagnotta è meglio di nulla’ e nel favorire, piuttosto, un massimalismo che rischia il tutto per tutto.

Dunque, cosa riguarda questa discussione? Non i valori, sebbene Sanders e quelli che gli sono attorno abbiano la cattiva abitudine di insinuare che tutti coloro che hanno dubbi sulla loro strategia politica siano strumenti corrotti dell’oligarchia. Obama è stato, come Joe Biden è, chiaramente a favore di obbiettivi progressisti come una assistenza sanitaria universalistica e una riduzione delle ineguaglianze di reddito.

Ma Obama perseguiva questi obbiettivi attraverso mutamenti graduali. Obama aveva l’intenzione di espandere la copertura sanitaria nel mentre faceva il meno possibile per provocare turbamento nelle esistenze di coloro cha già avevano l’assicurazione sanitaria. Obama elevò le tasse sui ricchi più di quello che la maggioranza delle persone comprendono – nel 2016 l’aliquota fiscale federale media sull’1 per cento dei più ricchi divenne quasi altrettanto alta che prima di Reagan – ma lo fece tranquillamente, senza molta retorica populista.

Nell’opinione di Sanders, questo approccio graduale, non ostentato rifletteva un difetto di coraggio (o magari una corruzione da parte delle “classi dirigenti”). Obama avrebbe dovuto perseguire l’intera posta e (in qualche modo) fare una legge per il Medicare-per-tutti. Avrebbe dovuto attaccare frontalmente le ineguaglianze, con maggiori aumenti delle tasse per “milionari e miliardari”.

E, per essere giusti, io in realtà concordo sul fatto che Obama sia stato troppo cauto su molti fronti. Nel passato 2009 mi strappai apertamente i capelli a proposito della evidente inadeguatezza dello stimolo economico di Obama, che (correttamente) prevedevo sarebbe stato un disastro politico, perché l’incapacità di realizzare risultati spettacolari avrebbe giocato a favore dei repubblicani. E credo che Obama avrebbe potuto ottenere molto di più se fosse stato disponibile a usare lo strumento della “riconciliazione” [2] per aggirare l’ostruzionismo, nel modo in cui i repubblicani hanno imposto il taglio delle tasse nel 2017.

Fui anche molto scontento nel frangente nel quale Obama cominciò a far propri gli argomenti dei repubblicani a favore della austerità nella finanza pubblica, nonostante i livelli di elevata disoccupazione che proseguivano.

E credo ancora che Obama avrebbe potuto e dovuto mettere un paio di grandi banche in amministrazione controllata, come prezzo del loro salvataggio. Di sicuro Obama dimostrò troppo rispetto per i banchieri che sin dall’inizio ci portarono nella crisi finanziaria.

Ma Sanders non sta avanzando una tesi selettiva, sostenendo che su molti fronti Obama avrebbe dovuto essere più aggressivo. È a favore, su tutti i fronti, di un programma massimalista: eliminazione completa delle assicurazioni sanitarie private e grande espansione die programmi governativi che richiederebbe aumenti delle tasse sulle classi medie come sui ricchi.

La teoria politica che sta dietro tale massimalismo è un giudizio secondo il quale un coraggioso programma populista trasformerebbe il paesaggio elettorale, conquistando gli elettori bianchi della classe lavoratrice e portando ad una impennata di nuovi elettori, il tutto in una dimensione sufficiente sia ad ottenere una vittoria schiacciante a novembre che a intimidire i membri centristi del Congresso ad accettare proposte radicali.

Sfortunatamente non c’è alcuna prova a sostegno di questa teoria politica; in particolare la promessa crescita degli elettori giovani non si è materializzata nel Super Martedì. Cosicché il sandersismo sta assomigliando un po’ ad un Lanternismo Verde [3]  – la convinzione che miracoli politici possano essere realizzati con la semplice forza della volontà.

Naturalmente, molti sostenitori di Sanders sosterranno che sto dicendo queste cose solo perché sino sul libro paga dei miliardari, o qualcosa del genere.

In ogni caso, è necessario che si sia chiari sulla natura della discussione su quello che rimane della competizione democratica delle primarie. Di nuovo, non si tratta di valori: i democratici nel loro assieme sono diventati assai più progressisti di quello che erano, e persino un centrista come Biden sta sostenendo politiche, come quella di una importante estensione della riforma sanitaria di Obama, che non molto tempo fa sarebbero state considerate di sinistra piuttosto estrema.

Ciò detto, sono davvero preoccupato che se Biden diventasse Presidente potrebbe indulgere troppo facilmente ai compromessi; i progressisti dovranno stargli col fiato sul collo, per garantire che il gradualismo non si risolva in una resa preventiva.

Sanders, tuttavia, nonostante i suoi tentativi dell’ultimo minuto di riferirsi ad Obama, è impegnato nella strategia del massimalismo, senza compromessi. Capisco l’attrazione emotiva di quella strategia, in particolare tra i suoi giovani sostenitori. Ma tutto quello che sappiamo ci indica che un progressista che rischia il tutto per tutto, ebbene, alla fine perde tutto.

 

 

 

 

 

 

 

[1] La “analisi del fatto” è apparsa il 4 marzo sulla rivista Politico. In sostanza, il giudizio è che lo spot propagandistico di Sanders è almeno tendenzioso, giacché Obama espresse un giudizio caloroso su Sanders (“grande autenticità, grande passione, e non ha paura”), ma lo espresse nel contesto di un discorso nel quale spiegava le ragioni del suo sostegno alla Clinton. Il senso dell’intervento di Obama era soprattutto quello di raccomandare l’unità del Partito Democratico.

[2] C’è una regola del Senato americano, in parte successivamente modificata, secondo la quale un ostruzionismo senza limiti di tempo può essere superato solo disponendo del 60% dei voti dei senatori, con i quali si può imporre la chiusura della discussione (tramite la cosiddetta “cloture”, ovvero la mozione di interruzione del dibattito). Poiché quella non era la condizione della maggioranza democratica ai tempi della prima amministrazione Obama, il pericolo di ostruzionismo era apparentemente insuperabile. In effetti la soluzione avrebbe potuto essere quella di trasferire il tema nella fase finale dei provvedimenti di bilancio controversi, definita fase di “riconciliazione”. A quel punto, per i provvedimenti di natura finanziaria, non valeva più quell’obbligo di una maggioranza del 60 per cento e il programma avrebbe potuto essere approvato, senza ostruzionismo, a maggioranza semplice.

[3] Le “Lanterne Verdi” sono un corpo di supereroi – personaggi di fumetti pubblicati dalla statunitense DC Comics – che, appunto, fanno miracoli.

 

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