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Non sono gli economisti quelli che spingono per riaprire l’economia, di Paul Krugman (dal blog di Krugman, newsletter del 14 aprile 2020)

 

April 14, 2020

Economists Aren’t the Ones Pushing to Reopen the Economy

By Paul Krugman

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Trying to predict Trump administration actions really is like Kremlinology, updated for the age of social media. There’s clearly no formal policy process; Donald Trump acts on impulse and intuition, often shaped either by whomever he last met or what he last saw on Fox News, making no use of the vast expertise he could call on if he were willing to listen. Those of us on the outside, and from all accounts, even many people within the administration try to infer what’s coming next from tweets and statements by people presumed to be in favor at the moment.

So what does Trumplinology suggest right now? That Trump really, really wants to end the economy’s lockdown very soon. Early Monday Trump tweeted out an assertion that he has the power to overrule state governors who have imposed lockdown orders — which suggests that we may have a constitutional crisis brewing, because as far as anybody knows he has no such power. Meanwhile, in an interview with The New York Times, Peter Navarro, Trump’s trade czar, argued that a weak economy might kill more people than the virus.

The thing is, as far as I can tell epidemiologists are united in the belief that it’s far too soon to be considering any relaxation of social distancing. The lockdowns across America do seem to have flattened the curve, allowing us to — just — avoid completely overwhelming the health care system. New cases may have peaked. But you don’t want to let up until you’re in a position to do so without giving the pandemic a second wave. And we’re nowhere close to that point.

So where is this coming from? I’ve seen some people portray it as a conflict between epidemiologists and economists, but that’s all wrong. Serious economists know what they don’t know — they recognize and respect experts from other disciplines. A survey of economists found almost unanimous support for “tolerating a very large contraction in economic activity until the spread of infections has dropped significantly.”

No, this push to reopen is coming not from economists but from cranks and cronies. That is, it’s coming on one side from people who may describe themselves as economists but whom the professionals consider cranks — people like Navarro or Stephen Moore, who Trump tried unsuccessfully to appoint to the Federal Reserve Board. And on the other, it’s coming from business types with close ties to Trump who suffer from billionaire’s disease — the tendency to assume that just because you’re rich you’re also smarter than anyone else, even in areas like epidemiology (or, dare I say it, macroeconomics) that require a great deal of technical expertise.

And Trump, of course, who was planning to run on the strength of the economy, desperately wants to wish the coronavirus away.

The reality is that we shouldn’t consider opening the economy until we have both reduced infections dramatically and vastly increased testing, so we can crack down quickly on any potential re-emergence.

 

The good news is that many governors seem to understand that, and that Trump probably can’t override their better judgment. The bad news is that America’s governors — who are turning out, on the whole, to be better than we deserve — are having to fight a two-front war. Not only are they having to fight a deadly disease, they’re having to fend off a national leader who is doing all he can to sabotage their efforts.

 

 

Non sono gli economisti quelli che spingono per riaprire l’economia,

di Paul Krugman

 

Cercare di prevedere le azioni dell’Amministrazione Trump è davvero come la Cremlinologia, aggiornata all’epoca dei social media. È chiaro che non c’è alcun formale procedimento politico; Donald Trump agisce d’impulso e per intuizione, spesso influenzato da chi ha incontrato per ultimo o da quello che ha visto ultimamente su Fox News, non utilizzando per niente la vasta competenza alla quale potrebbe rivolgersi se fosse disponibile ad ascoltare. Chi tra noi è collocato all’esterno, e comunque persino molte persone all’interno dell’Amministrazione cercano di desumere la prossima mossa dai tweet e dalle dichiarazioni delle persone che si presume godano al momento del suo favore.

Dunque, cosa suggerisce la Trumplinologia in questo momento? Che Trump non vede l’ora di porre fine al blocco dell’economia, nel più breve tempo possibile. Lunedì di buon’ora Trump ha twittato una affermazione secondo la quale avrebbe il potere di prevalere sui Governatori degli Stati che hanno imposto le ordinanze sul blocco – il che suggerisce che potremmo avere in preparazione una crisi costituzionale, giacché per quanto sanno tutti non ha tale potere. Nel frattempo, in una intervista al New York Times, Peter Navarro, lo zar di Trump sul commercio, ha sostenuto che un’economia debole potrebbe ammazzare più persone del virus.

Il problema, per quanto posso dire, è che tutti gli epidemiologi sono uniti nella convinzione che sia troppo presto per prendere in considerazione ogni attenuazione del distanziamento sociale. Gli isolamenti in tutta l’America sembra davvero abbiano appiattito la curva, consentendoci – soltanto – di evitare che il sistema sanitario fosse interamente sopraffatto. I nuovi casi potrebbero aver raggiunto il picco. Ma non si vuole interrompere finché non si è nella condizione di farlo senza provocare una seconda ondata della pandemia. E non siamo affatto vicini a quel punto.

Da dove viene, dunque, tutto questo? Vedo che alcuni lo presentano come un conflitto tra epidemiologi ed economisti, ma è completamente sbagliato. Gli economisti seri sanno quello che non conoscono – riconoscono e rispettano gli esperti delle altre discipline. Un sondaggio tra gli economisti ha scoperto un sostegno quasi unanime a favore “di consentire una ampia contrazione nell’attività economica finché la diffusione dell’infezione non sia caduta in modo significativo”.

No, questa spinta alla riapertura non viene dagli economisti, ma dai ciarlatani e dalle clientele. Ovvero, viene da una parte da individui che si possono presentare come economisti ma che i professionisti considerano ciarlatani – persone come Peter Navarro o Stephen Moore, che Trump ha cercato senza riuscirci a nominare nel Comitato della Federal Reserve. E dall’altra parte, viene da individui del mondo delle imprese con stretti legami con Trump che hanno la tipica malattia dei miliardari – la tendenza a credere che solo perché sono ricchi sono anche più intelligenti di tutti gli altri, persino in aree come l’epidemiologia (o, oserei dire, la macroeconomia) che richiedono una grande dose di competenza tecnica.

E Trump, naturalmente, che aveva previsto di competere sulla forza dell’economia, vuole disperatamente che il coronavirus sparisca per magia.

La realtà è che non dovremmo prendere in considerazione la riapertura dell’economia finché non avremo sia ridotto in modo spettacolare le infezioni sia aumentato ampiamente i test, in modo tale da poter dare rapidamente un giro di vite ad ogni potenziale riemergenza.

La buona notizia è che molti Governatori sembrano capirlo, e che Trump probabilmente non può scavalcare la loro migliore capacità di giudizio. La cattiva notizia è che i Governatori dell’America – che si stanno mostrando, nel complesso, meglio di quanto ci meritiamo – devono sostenere una battaglia su due fronti. Non devono solo combattere una malattia letale, devono anche sventare le insidie di un leader nazionale che fa tutto il possibile per sabotare i loro sforzi.

 

 

 

 

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