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L’eredità del nostro peccato originale, di Paul Krugman (dal blog di Krugman, 2 giugno 2020)

 

June 2, 2020

The legacy of our original sin,

di Paul Krugman

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These are times of grief for those of us who love America and its promise; I know people who have been spontaneously breaking into tears, and the rest of us are walking around in a kind of stupor.

Every day, it seems, brings another indicator of our decline: the can-do nation has become a land that can’t deal with a pandemic, the leader of the free world has become a destroyer of international institutions, the birthplace of modern democracy is ruled by would-be authoritarians. How can everything be going so wrong, so fast?

Well, we know the answer. As Joe Biden put it, “the original sin of slavery stains our country today.”

Non-American friends sometimes ask me why the world’s richest major nation doesn’t have universal health care. The answer is race: we almost got universal coverage in 1947, but segregationists blocked it out of fear that it would lead to integrated hospitals (which Medicare actually did do in the 1960s.) Most of the states that have refused to expand Medicaid coverage under the Affordable Care Act, even though the federal government would bear the great bulk of the cost, are former slave states.

The Italian-American economist Alberto Alesina suddenly died on March 23; among his best work was a joint paper that examined the reasons America doesn’t have a European-style welfare state. The answer, documented at length, was racial division: in America, too many of us think of the beneficiaries of support as Those People, not like us.

Now, America is actually a far less racist society than it used to be. In 1969 only 17 percent of white Americans approved of black-white marriage. Even during Ronald Reagan’s first term that number was only up to 38 percent. As of 2013 it was 84 percent. (As it happens, my wife is African-American.)

But as George Floyd could tell you, if he were still alive, racism is far from gone. And while Americans are increasingly tolerant as individuals, racial tensions continue to be exacerbated by cynical politicians, who exploit white racism to sell policies that actually hurt workers, whatever their skin color.

And racial antagonism is, of course, what made it possible for Donald Trump to become president. It’s hard to imagine someone less suited for the job, intellectually and morally. But he’s a very good hater, who has conjured up many demons — there are far more anti-Semitic insults and threats in my inbox than ever before. And his appeal to prejudice has given him a devoted base.

So now we’re at a moment of crisis, when all the good things America stands for are endangered by the poisonous legacy of our original sin. Will we make it through? Honestly, I’m not at all sure that we will.

 

L’eredità del nostro peccato originale,

di Paul Krugman

 

Sono tempi di amarezza per coloro tra di noi che amano l’America e la sua promessa; conosco persone che sono improvvisamente scoppiate in lacrime, mentre tutti noi gli giravamo attorno in una sorta di stupore.

Sembra che ogni giorno indichi un altro segno del nostro declino; la nazione dove tutto è possibile è diventata un terra che non riesce a fare i conti con una pandemia, quella che era alla testa del mondo libero è diventata la distruttrice delle istituzioni internazionali, il luogo di nascita della democrazia moderna è governato da aspiranti autoritari. Come è possibile che tutto stia andando così in malora, così rapidamente?

Ebbene, sappiamo qual’è la risposta. Come si è espresso Joe Biden: “oggi, il peccato originale della schiavitù macchia il nostro paese”.

Amici non americani talvolta mi chiedono perché la prima tra le nazioni più ricche al mondo non abbia una assistenza sanitaria universalistica. La risposta è il razzismo: avevamo una assicurazione quasi universalistica nel 1947, ma i segregazionisti la bloccarono per la paura che avrebbe portato ad ospedali senza segregazione (il che effettivamente venne realizzato da Medicare negli anni ’60). La maggioranza degli Stati che si sono rifiutati di ampliare la copertura di Medicaid con la Legge sulla Assistenza Sostenibile, anche se il Governo Federale avrebbe sopportato la grande maggioranza dei costi, sono gli Stati schiavisti del passato.

L’economista italo-americano Alberto Alesina è morto all’improvviso il 23 marzo; tra i suoi migliori lavori c’era un saggio scritto con altri che esaminava le ragioni per le quali l’America non ha uno stato sociale del genere di quelli europei. La risposta, documentata al dettaglio, era la divisione razziale: troppi americani pensano ai beneficiari dell’aiuto pubblico come a “Quella Gente”, non a persone come noi.

Ora, l’America è effettivamente una società molto meno razzista di come era un tempo. Nel 1969 soltanto il 17 per cento degli americani bianchi approvava i matrimoni tra bianchi e neri. Ancora durante il primo mandato di Ronald Reagan quel numero era salito soltanto al 38 per cento. Nel 2013 era l’84 per cento (si dà il caso che mia moglie sia afro-americana).

Ma come vi potrebbe raccontare George Floyd se fosse ancora vivo, il razzismo è lungi dall’essere sparito. E mentre gli americani sono sempre più tolleranti come individui, le tensioni razziali continuano ad essere esacerbate da politici cinici, che sfruttano il razzismo bianco per rivendere politiche che in realtà colpiscono tutti i lavoratori, a prescindere dal colore della loro pelle.

E ovviamente è l’antagonismo razziale che ha reso possibile che Donald Trump diventasse Presidente. È difficile immaginare qualcuno meno adatto, intellettualmente e moralmente, per una tale carica. Ma funziona assai bene come persona capace di odio, che ha evocato molti demoni – nella mia posta ci sono molti più insulti e minacce antisemite che mai in precedenza. E il suo appello ai pregiudizi gli ha garantito una base di persone devote.

Adesso siamo in un momento di crisi, nel quale tutte le cose buone che l’America difendeva sono messe in pericolo dall’eredità velenosa del nostro peccato originale. Supereremo questo momento? Onestamente, non sono affatto sicuro che ce la faremo.

 

 

 

 

 

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