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L’incubo su Pennsylvania Avenue, di Paul Krugman (New York Times, 30 luglio 2020)

 

July 30, 2020

The Nightmare on Pennsylvania Avenue

By Paul Krugman

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Every worker’s nightmare is the horrible boss — everyone knows at least one — who is utterly incompetent yet refuses to step aside. Such bosses have the reverse Midas touch — everything they handle turns to crud — but they’ll pull out every stop, violate every norm, to stay in that corner office. And they damage, sometimes destroy, the institutions they’re supposed to lead.

Donald Trump is, of course, one of those bosses. Unfortunately, he’s not just a bad business executive. He is, God help us, the president. And the institution he may destroy is the United States of America.

Has any previous president failed his big test as thoroughly as Trump has these past few months? He rejected the advice of health experts and pushed for a rapid economic reopening, hoping for a boom leading into the election. He ridiculed and belittled measures that would have helped slow the spread of the coronavirus, including wearing face masks and practicing social distancing, turning what should have been common sense into a front in the culture war.

The result has been disaster both epidemiological and economic.

Over the past week the U.S. death toll from Covid-19 averaged more than 1,000 people a day, compared with just four — four! — per day in Germany. Vice President Mike Pence’s mid-June declaration that “There isn’t a coronavirus ‘second wave’” felt like whistling in the dark even at the time; now it feels like a sick joke.

And all those extra deaths don’t seem to have bought us anything in terms of economic performance. America’s economic contraction in the first half of 2020 was almost identical to the contraction in Germany, despite our far higher death toll. And while life in Germany has in many ways returned to normal, a variety of indicators suggest that after two months of rapid job growth, the U.S. recovery is stalling in the face of a resurgent pandemic.

Wait, it gets worse. Trump, his officials and their allies in the Senate have been totally committed to the idea that the U.S. economy will experience a stunningly rapid recovery despite the wave of new infections and deaths. They bought into that view so completely that they seem incapable of taking on board the overwhelming evidence that it isn’t happening.

Just a few days ago Larry Kudlow, Trump’s top economist, insisted that a so-called V-shaped recovery was still on track and that “unemployment claims and continuing claims are falling rapidly.” In fact, both are rising.

But because the Trump team insisted that a roaring recovery was coming, and refused to notice that it wasn’t happening, we’ve now stumbled into a completely gratuitous economic crisis.

Thanks to Republican inaction, millions of unemployed workers have seen their last checks from the Pandemic Unemployment Compensation program, which was meant to sustain them through a coronavirus-ravaged economy; the virus is still raging, but their life support has been cut off.

So Trump has completely botched his job, bringing unnecessary pain to millions of Americans and unnecessary death to thousands. He may not care, but voters do. So he should be trying to turn things around, if only as a matter of political and personal self-interest.

But here’s the thing: Even if Trump were the kind of guy who could learn from his mistakes, it’s too late. If we had found ourselves in our current situation a year ago, there might still have been time for Trump to get the virus under control and turn the economy around. But the election is just around the corner.

Suppose that the numbers on deaths and jobs were to get somewhat better over the next three months. How much would that improve voters’ views of the denier in chief? How much credence would the public give, even to genuinely good news, after the false dawn this past spring? At this point Trump is simply a failed president, and everyone except his die-hard supporters knows it.

But as I said at the beginning, Trump is one of those nightmare bosses who can’t do the job but won’t step aside.

So of course he’s now talking about delaying the election. This was predictable; indeed, Joe Biden predicted it months ago, amid much mockery from pundits (none of whom, I predict, will apologize).

Now, Trump can’t do that. There will be an election on Nov. 3. But what Trump can do, if he loses, is claim that the election was stolen, that there were millions of fraudulent votes, that the results aren’t legitimate. Hey, he did that after losing the popular vote in 2016, even though he won the Electoral College.

Such antics almost surely wouldn’t let him stay in the White House, although the process of getting him out may be … interesting. But they could produce a lot of chaos and quite possibly some violence across the nation. And anyone who doesn’t think disgruntled Trump supporters would try to sabotage a Biden administration — including its efforts to deal with the pandemic — hasn’t been paying attention.

This is what happens when you put a horrible boss in charge of running the country. And nobody can say when, if ever, the damage will be repaired.

 

L’incubo su Pennsylvania Avenue [1],

di Paul Krugman

 

L’incubo di ogni lavoratore è avere un capo orribile – tutti ne conoscono almeno uno – che è completamente incompetente e tuttavia rifiuta di farsi da parte. Capi del genere hanno l’opposto del tocco di Mida – tutto quello che gestiscono diventa uno schifo – eppure faranno tutto il possibile, violeranno ogni regola, pur di restare in quell’angolo dell’ufficio. E danneggiano, talvolta distruggono, le istituzioni che si suppone dirigano.

Evidentemente, Donald Trump è un capo del genere. Sfortunatamente non è soltanto un pessimo amministratore di una impresa. È, Dio ci salvi, il Presidente. E l’istituzione che può distruggere sono gli Stati Uniti d’America.

C’è un qualche Presidente passato che abbia fallito la prova della sua vita come è capitato nelle settimane passate a Trump? Ha respinto i consigli degli esperti sanitari ed ha spinto per una rapida riapertura dell’economia, sperando che una forte espansione lo accompagnasse alle elezioni. Ha ridicolizzato e screditato le misure che avrebbero aiutato a rallentare la diffusione del coronavirus, incluso indossare le mascherine e praticare il distanziamento sociale, trasformando quello che avrebbe dovuto essere semplice buon senso in un fronte di una guerra ideologica.

Il risultato è stato una disastro sia epidemiologico che economico.

Nella scorsa settimana il bilancio delle vittime del Covid-19 negli Stati Uniti è stato in media superiore a 1.000 casi al giorno, a confronto di soli quattro – quattro! – al giorno in Germania. La dichiarazione di metà giugno del Vice Presidente Mike Pence secondo la quale “Non c’è una seconda ondata di coronavirus” anche in quel momento dava l’impressione di un fischio nel buio; adesso sembra uno scherzo macabro.

E tutte quelle morti in eccesso non sembra ci abbiano ripagato per niente in termini di prestazioni economiche. La contrazione economica della Germania nella prima metà del 2020 è stata quasi identica a quella della Germania, nonostante i nostro bilancio delle vittime di gran lunga superiore. E mentre la vita in Germania è tornata in molti modi alla normalità, una varietà di indicatori mostra che dopo due mesi di rapida crescita dei posti di lavoro, la ripresa degli Stati Uniti è in stallo a fronte di una pandemia che riprende.

C’è di peggio. Trump, i suoi dirigenti e i loro alleati [2] al Senato si sono affidati completamente all’idea che l’economia statunitense avrebbe sperimentato una rapida  sbalorditiva ripresa nonostante l’ondata delle nuove infezioni e dei decessi. Ci hanno creduto così completamente che sembrano incapaci di rendersi conto delle prove schiaccianti del contrario.

Solo pochi giorni fa Larry Kudlow, il principale economista di Trump, ribadiva che la cosiddetta ripresa a forma di V era già in campo e che “le richieste dei sussidi di disoccupazione e quelle continuative [3] stanno rapidamente calando”. Di fatto, stanno entrambe crescendo.

Ma poiché la squadra di Trump ha ribadito che una potente ripresa era in arrivo ed ha rifiutato di constatare che non stava avvenendo, adesso siamo andati a sbattere in una crisi economica del tutto gratuita.

Grazie all’inerzia repubblicana, milioni di lavoratori disoccupati hanno ricevuto i loro ultimi assegni dal programma dei Compensi per la Disoccupazione Pandemica, che aveva lo scopo di sostenerli nel corso di un’economia devastata dal coronavirus; il virus sta ancora devastando, ma il loro sostegno vitale è stato tagliato.

In questo modo Trump ha completamente fallito il suo incarico, provocando sofferenze inutili a milioni di americani e morti evitabili a migliaia. Può non curarsene, ma gli elettori se ne curano. Dunque dovrebbe cercare di provocare una svolta, anche solo per un aspetto di convenienza personale o politica.

Ma qua è il punto: anche se Trump fosse un soggetto che può imparare dai suoi errori, è troppo tardi. Se ci fossimo ritrovati nella nostra situazione attuale un anno fa, ci sarebbe stato il tempo per Trump per mettere il virus sotto controllo e dare una svolta all’economia. Ma le elezioni sono proprio dietro l’angolo.

Supponiamo che i numeri sulle morti e sui posti di lavoro in qualche modo migliorino nel corso dei prossimi tre mesi. Quanto questo migliorerebbe l’opinione degli elettori sul ‘negazionista in capo’? Quanta fiducia gli darebbe l’opinione pubblica, persino dinanzi a notizie genuinamente positive, dopo la falsa alba della passata primavera? A questo punto, Trump è semplicemente un Presidente fallito, e tutti lo sanno, ad eccezione dei suoi sostenitori irriducibili.

Ma come ho detto all’inizio, Trump è uno di quei capi da incubo che non possono fare il lavoro ma non si fanno da parte.

Così, ovviamente, sta parlando di rinviare le elezioni. Era prevedibile; in effetti Joe Biden l’aveva previsto mesi orsono, in mezzo a tanto scherno da parte dei commentatori (nessuno dei quali, prevedo io, si scuserà).

Sennonché Trump non lo può fare. Le elezioni saranno il 3 novembre. Ma quello che Trump può fare, se perde, è sostenere che le elezioni sono state rubate, che c’erano milioni di voti fraudolenti, che i risultati non sono legittimi. Si ricordi, lo face dopo avere perso al voto popolare del 2016, anche se vinse nel Collegio Elettorale.

Buffonate del genere certamente non gli permetteranno di restare alla Casa Bianca, anche se la procedura per metterlo alla porta potrà essere, diciamo così, interessante. Ma potrebbero provocare un grande disordine e abbastanza probabilmente qualche violenza nella nazione. E chiunque non pensi che i contrariati sostenitori di Trump non cercherebbero di sabotare una Amministrazione Biden – inclusi i suoi sforzi per misurarsi con la pandemia – non sta prestando attenzione.

Questo è quello che accade quando si mette un orribile capetto alla guida di un paese. E nessuno può dire quando il danno sarà riparato, ammesso che mai avvenga.

 

 

 

 

 

[1] Pennsylvania Avenue è una delle vie principali di Washington, D.C. nota per essere la principale arteria di collegamento tra la Casa Bianca ed il Campidoglio. Wikipedia

[2] Può sembrare strano che spesso, per indicare gli esponenti della maggioranza che sostengono il Presidente degli Stati Uniti, si utilizzi l’espressione “i suoi alleati”, dato che essi non sono altri che esponenti del suo stesso Partito. Suppongo però che il termine derivi dallo spirito delle norme costituzionali americane, che riconoscono una autonomia formale ad “entità” come i gruppi parlamentari della Camera e del Senato, ed entro certi limiti conferiscono ai due rami poteri  sostanziali (e diversi). In un certo senso, il Presidente (che del resto non è eletto direttamente dal popolo, ma dalla maggioranza di un Collegio Elettorale cui spetta formalmente il potere di sceglierlo) si considera che sia normalmente ‘tenuto’ a cercarsi ‘alleati’ nei due rami del Parlamento. Anche quando la sostanza è ben diversa, dato che il Presidente, come nel caso di Trump, potrebbe essere già padrone incontrastato del suo Partito.

[3] Sembra che nella legge americana esista una richiesta iniziale di disoccupazione e una distinta categoria di ‘disoccupazione continuativa’, alla quale si può accedere dopo aver presentato istanza per la ‘disoccupazione iniziale’. (Investopedia)

 

 

 

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