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Qual è il problema di Trump e delle mascherine? Di Paul Krugman (New York Times, 17 settembre 2020)

Sep 17, 2020

What Is It With Trump and Face Masks?

By Paul Krugman

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Believe it or not — and I know many people will refuse to believe it — right now New York City may be among the best places in America to avoid catching the coronavirus.

In New York State as a whole, the number of people dying daily from Covid-19 is only slightly higher than the number killed in traffic accidents. In New York City, only around 1 percent of tests for the coronavirus are coming up positive, compared with, for example, more than 12 percent in Florida.

How did New York get here from the nightmarish days of April? It’s no mystery: partial herd immunity might be a small factor, but mainly the state did simple, obvious things to limit virus transmission. Bars are closed; indoor dining is still banned. Above all, there’s a face-mask mandate that people generally obey.

New York isn’t the only such success story. At first, Arizona’s Republican governor, Doug Ducey, did everything wrong; not only did he keep the bars open, but he refused to let the (mostly Democratic) mayors of the state’s biggest cities impose local face-mask mandates. The result was a huge spike in cases: For a few weeks in July almost as many people were dying daily in Arizona, population seven million, as in the whole European Union, population 446 million.

But by then Ducey had reversed course, closing bars and gyms. He didn’t impose a statewide mask mandate, but he allowed cities to take action. And both cases and deaths plummeted, although not to New York levels.

In other words, we know what works. Which makes it both bizarre and frightening that Donald Trump has apparently decided to spend the final weeks of his re-election campaign deriding and discouraging mask-wearing and other anti-pandemic precautions.

Trump’s behavior on this and other issues is sometimes described as a rejection of science, which is true as far as it goes.

After all, his mask skepticism isn’t just at odds with what almost every outside expert has said, it’s in direct conflict with what his own health officials — people like Robert Redfield, the Trump-appointed head of the Centers for Disease Control and Prevention — are saying. Just hours passed between Redfield’s declaration, in congressional testimony, that masks are “the most important, powerful public health tool we have” in fighting the pandemic and Trump saying that “there’s a lot of problems with masks.”

But I think it’s also important to understand the point I was trying to make with my New York and Arizona examples: The case for masks doesn’t rest merely on detailed scientific research that laypeople may find hard to understand. At this point it’s also confirmed by the lived experience of regions that suffered severe coronavirus outbreaks but brought them under control.

So how can anti-masker agitation still be a major factor impeding America’s ability to cope with this pandemic?

You sometimes see people suggesting that wearing face masks is somehow inconsistent with America’s individualistic culture. And if that were true it would be a condemnation of that culture. After all, there’s something very wrong with any definition of freedom that includes the right to gratuitously expose other people to the risk of disease and death — which is what refusing to wear a mask in a pandemic amounts to.

But I don’t believe that this is a deep-seated cultural phenomenon. Some might dismiss the widespread compliance I see all around me by saying that New York doesn’t represent Real America. But even leaving aside the fact that 21st-century America is mainly urban — almost half of Americans live in metropolitan areas with more than one million people — would they say the same about Arizona?

And bear in mind that as long as I can remember, many shops and restaurants have had signs on their doors proclaiming “no shirt, no shoes, no service.” How many of these establishments have been stormed by mobs of bare-chested protesters?

In short, anti-mask agitation isn’t really about freedom, or individualism, or culture. It’s a declaration of political allegiance, driven by Trump and his allies.

But why make a partisan issue out of what should be straightforward public health policy? The fairly obvious answer is that we’re looking at the efforts of an amoral politician to rescue his flailing campaign.

The economy’s partial snapback from its plunge early this year hasn’t given Trump the political dividends he hoped for. His attempts to stir up panic with claims that radical activists are going to destroy the suburbs haven’t gained traction, with voters generally seeing Joe Biden as the better candidate to maintain law and order.

And it’s probably too late to change the views of the majority of voters believing that he has given up on fighting the coronavirus.

So his latest ploy is an attempt to convince people that the Covid-19 threat is over. But widespread mask-wearing is a constant reminder that the virus is still out there. Hence Trump’s renewed push against the simplest, most sensible of public health precautions.

As a political strategy, this ploy probably won’t work. But it will lead to a lot of unnecessary deaths.

 

Qual è il problema di Trump e delle mascherine?

Di Paul Krugman

 

Ci  crediate o meno – e conosco molte persone che si rifiuteranno di crederci – in questo momento New York City può essere tra i posti più sicuri in America per evitare di prendere il coronavirus.

Nello Stato di New York nel suo complesso, il numero delle persone che muoiono giornalmente per il Covid-19 è solo leggermente superiore al numero delle persone che perdono la vita in incidenti stradali. Nella città di New York, soltanto circa l’1 per cento dei test per il coronavirus stanno risultando positivi, a confronto, ad esempio, con più del 12 per  cento il Florida.

Come è arrivata a questo punto New York dai giorni da incubo di aprile? Non è un mistero: una parziale immunità di gregge può essere un piccolo fattore, ma fondamentalmente lo Stato ha fatto semplici piccole cose per limitare la trasmissione del virus. I bar sono chiusi; le sale ristorante al chiuso sono ancora proibite. Soprattutto, la gente è tenuta a indossare le mascherine, una regola che generalmente rispetta.

New York non è l’unica di tali storie di successo. Agli inizi, Doug Ducey, il Governatore repubblicano dell’Arizona, ha sbagliato tutto; non ha solo tenuto aperti i bar, ha rifiutato di consentire ai sindaci delle più grandi città dello Stato di imporre localmente l’uso delle mascherine. Il risultato fu una grande crescita di casi: per alcune settimane a luglio in Arizona, con una popolazione di sette milioni, morivano giornalmente altrettante persone che nell’intera Unione Europea, con una popolazione di 446 milioni.

Ma poi Ducey ha invertito l’indirizzo, chiudendo i bar e le palestre. Non ha imposto l’obbligo delle mascherine in tutto lo Stato, ma ha consentito alle città di farlo. E sia i casi che le morti sono crollate, sebbene non ai livelli di New York.

In altre parole, noi sappiamo cosa funziona. Il che rende sia bizzarro che spaventoso che Donald Trump abbia apparentemente deciso di passare le settimane finali della sua campagna per essere rieletto a deridere ed a scoraggiare l’uso delle mascherine ed altre precauzioni contro la pandemia.

Talvolta il comportamento di Trump su questo e su altri temi viene descritto come un rigetto della scienza, il che per certi versi è vero.

Dopo tutto, il suo scetticismo sulle mascherine non è solo all’opposto di quello che hanno detto quasi tutti gli esperti esterni, è in netta opposizione con quello che stanno dicendo i suoi stessi dirigenti sanitari – persone come Robert Redfield che è a capo, su nomina di Trump, dei Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie. Erano passate solo poche ore dalla dichiarazione di Redfield, in una audizione al Congresso, secondo la quale le mascherine sono “il più importante strumento di sanità pubblica che abbiamo”  nel combattere la pandemia, e Trump sta dicendo che “ci sono un sacco di problemi con le mascherine”.

Ma penso sia importante anche capire il punto che cercavo di esporre con i miei esempi di New York e dell’Arizona: l’argomento della mscherine non si basa soltanto su ricerche scientifiche dettagliate che le persone inesperte possono trovare difficili da comprendere. A questo punto è confermato dalla esperienza vissuta delle regioni che hanno sofferto gravi esplosioni del coronavirus ma le hanno tenute sotto controllo.

Dunque, come è possibile che l’agitazione contro le mascherine costituisca ancora un fattore importante che impedisce all’America di misurarsi con questa pandemia?

Talvolta si sentono persone che suggeriscono che indossare le mascherine sia in qualche modo incoerente con la cultura individualistica americana. E se ciò fosse vero, essa sarebbe una condanna di quella cultura. In fin dei conti, c’è qualcosa di davvero sbagliato in ogni definizione della libertà che includa il diritto di esporre altre persone al rischio di ammalarsi e di morire – che è ciò a cui corrisponde il rifiuto di indossare le mascherine in una pandemia.

Ma io non  credo che questo sia un fenomeno con profonde radici culturali. Alcuni potrebbero liquidare il rispetto generale che io constato attorno a me, dicendo che New York non rappresenta la Vera America. Ma persino mettendo da parte il fatto che l’America del ventunesimo secolo è principalmente urbana – quasi la metà degli americani vivono in aree metropolitane con più di un milione di persone – direbbero lo stesso a proposito dell’Arizona?

E si tenga a mente che un tempo molti negozi e ristoranti avevano sulle loro porte cartelli che proclamavano “senza magliette e senza scarpe, nessun servizio” [1]. Quanti di questi locali venivano presi d’assalto da dimostranti a petto nudo?

In breve, l’agitazione contro le mascherine non riguarda in realtà la libertà, l’individualismo o la cultura. È una dichiarazione di fedeltà politica, guidata da Trump e dai suoi soci.

Ma perché far diventare una faccenda di parte quella che dovrebbe essere una ovvia politica sanitaria pubblica? La risposta abbastanza ovvia è che siamo dinanzi ai tentativi di una personalità politica amorale di salvare la sua annaspante campagna elettorale.

La parziale ripresa veloce dell’economia dal suo crollo degli inizi dell’anno non ha dato a Trump i dividendi politici in cui sperava. I suoi tentativi di accrescere il panico con le sue pretese secondo le quali gli attivisti radicali erano in procinto di distruggere le periferie non hanno fatto presa, con gli elettori che in generale considerano Joe Biden il miglior candidato per mantenere la legge e l’ordine.

Ed è probabilmente troppo tardi per cambiare le opinioni della maggioranza degli elettori che ritengono che egli abbia rinunciato a combattere il coronavirus.

Dunque la sua ultima idea è convincere le persone che la minaccia del Covid-19 è passata. Ma l’uso diffuso delle mascherine è un costante richiamo alla memoria che il virus è ancora in circolazione. Da lì la rinnovata spinta di Trump contro le precauzioni più semplici e più sensate di sanità pubblica.

Come strategia politica, probabilmente questo piano non funzionerà. Ma porterà ad una gran quantità di morti evitabili.

 

 

 

 

 

 

[1] Da quello che ho ricostruito, questi cartelli dovevano essere una pratica in uso negli anni ’60, per scoraggiare l’accesso di hippy nei locali pubblici (ed anche di persone povere, dato che non avere le scarpe poteva essere semplicemente un segno di povertà). (Vedi una ricostruzione del fenomeno su “sporcleblog”).

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