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Trump cerca di far fuori l’aiuto per il Covid, di Paul Krugman (New York Times, 10 dicembre 2020)

 

Dec 10, 2020

Trump Tries to Kill Covid Relief

By Paul Krugman

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The next few months will be terrible. Several thousand Americans are now dying from Covid-19 every day; given the lag between cases and deaths, the daily toll will almost certainly rise through the end of this year, and if people are careless over Christmas it could surge even higher in the new year. Economic recovery has stalled, with employment still down almost 10 million from pre-pandemic levels.

The most we can hope for at this point are policies that mitigate the suffering, getting us through the horror while we wait for widespread vaccination. And a few days ago it seemed possible that we would in fact get some good news on the economic front. A bipartisan group of senators seemed close to agreement on a Covid relief bill that would fall far short of what we should be doing, but would be much better than nothing.

Then the lame-duck Trump administration intervened — destructively.

Before I get to what’s wrong with the administration’s proposal and why it may do a great deal of harm, let’s talk about what the goal of economic policy ought to be right now.

I still keep seeing news reports that frame congressional arguments about relief bills as a debate about “stimulus.” But stimulus is what you do when unemployment is high because people aren’t spending enough. And that’s not the problem we face.

Think about it. Why are there still two million fewer workers in “food services and drinking places” than there were before the coronavirus struck? It’s not because people can’t afford to eat out or go to bars. It’s because eating out and gathering in bars are dangerous activities. In many parts of the country these activities are, rightly, either banned or sharply restricted; even where they’re allowed, many people, understanding the risks, choose to stay home.

The role of economic policy in this situation isn’t to bring those jobs back while the pandemic is still raging — we actually don’t want a resurgence of employment in high-risk sectors until vaccines are widely available. What we should be doing, instead, is minimizing the suffering while we wait. That is, the issue isn’t stimulus, it’s disaster relief.

What should this relief involve? It should provide support for the unavoidably unemployed, sustain businesses through the dark months ahead and aid state and local governments that are suffering severe declines in revenues and that will otherwise be forced to make drastic cuts in essential services.

And no, this last problem isn’t restricted to blue states. In fact, six of the seven states expected to face the biggest revenue declines have Republican governors.

House Democrats have always been willing to pass a relief bill along the lines I’ve described. And as I said, until a few days ago the Senate appeared to be moving toward a bill that, while much smaller than Democrats wanted, would be better than nothing. The main obstacle seemed to be the determination of Mitch McConnell, the Senate majority leader, to include a poison pill — a blanket exemption of businesses from any liabilities related to exposing their workers to Covid-19 risks. But observers were hopeful that an agreement could still be reached.

Then came the Trump administration intervention — a proposal from Steven Mnuchin, the treasury secretary, that McConnell quickly endorsed even though it was disastrously wrongheaded.

I’m not sure whether the coverage of this discussion has fully explained just how bad Mnuchin’s proposal is. Many headlines emphasized the cost, a bit over $900 billion, which was similar to that of the emerging bipartisan bill, suggesting that the administration was weighing in with something positive.

In fact, however, the administration proposal completely eliminated the most important piece of any relief deal — expanded benefits for the unemployed — replacing it with one-time $600 checks that would be sent to everyone.

Again, think about it. For Americans who won’t be able to return to work while the pandemic is still raging, a one-time payment of $600 is grossly inadequate, while for those who haven’t lost their jobs it’s unnecessary. It’s true that people might spend some of the grant, boosting overall demand — but overall lack of demand isn’t the main problem right now.

So what is Mnuchin thinking? We can’t rule out sheer ignorance. It is, sad to say, entirely possible that, nine months into the pandemic slump, administration officials still don’t understand the basic logic of relief. Or they may be in thrall to the thoroughly debunked myth that unemployment benefits actually cause high unemployment.

Or maybe this proposal reflects the expiring administration’s special combination of delusion and cynicism. President Trump is still trying, in ever more desperate and destructive ways, to overturn the results of the election. And in his madness he may imagine that he will gain more politically from sending everyone another check with his name on it than from helping those truly in need.

Whatever the motivation, Mnuchin’s proposal couldn’t have come at a worse time. It may well undermine the economic relief millions of Americans need.

 

Trump cerca di far fuori l’aiuto per il Covid,

di Paul Krugman

 

I prossimi mesi saranno terribili. Varie migliaia di americani stanno adesso morendo ogni giorno per il Covid-19; dato il ritardo tra i casi e le morti, il bilancio giornaliero di vite umane crescerà quasi certamente sino alla fine di quest’anno, e se le persone non sono scrupolose per il Natale potrebbe divenire persino più elevato nel prossimo anno. La ripresa economica è ancora in stallo, con l’occupazione ancora sotto di quasi dieci milioni rispetto ai livelli pre pandemici.

Il massimo che a questo punto possiamo sperare sono politiche che mitighino la sofferenza, facendoci superare l’orrore in attesa di una vaccinazione generalizzata. E infatti qualche giorno fa sembrava possibile che avremmo avuto buone notizie sul fronte economico. Un gruppo di senatori  di entrambi i partiti sembrava vicino ad un accordo su una proposta di legge di aiuti sul Covid che sarebbe stata ben al di sotto del necessario, ma sarebbe stata meglio di niente.

Poi è intervenuta l’Amministrazione “anatra zoppa” [1] di Trump, in modo distruttivo.

Prima di arrivare a quello che è sbagliato nella proposta dell’Amministrazione e alla ragione per la quale essa può fare un gran danno, consentitemi di parlare su che cosa la politica economica dovrebbe essere in questo momento.

Continuo ancora a vedere resoconti giornalistici che inquadrano le discussioni congressuali sulle proposte di legge per gli aiuti come se fossero un dibattito sullo “stimolo”. Ma lo stimolo è quello che si fa quando la disoccupazione è elevata perché la gente non spende a sufficienza. E non è quello il problema che abbiamo di fronte.

Ci si rifletta. Perché ci sono ancora due milioni di lavoratori in meno nei “servizi alimentari e nei locali per bere” rispetto a quelli che c’erano prima che il coronavirus colpisse? Non dipende da fatto che le persone non possono mangiar fuori o andare nei bar. Dipende dal fatto che mangiar fuori e riunirsi nei bar sono attività pericolose. Giustamente, in molte parti del paese queste attività sono proibite o severamente limitate; anche quando sono consentite, molte persone, comprendendo i rischi, scelgono di restare a casa.

In questa situazione, il ruolo della politica economica non è quello di riportare quei posti di lavoro mentre la pandemia sta infuriando – in realtà non vogliamo che l’occupazione torni a crescere in settori ad alto rischio prima che i vaccini siano ampiamente disponibili. Quello che dovremmo fare, invece, è minimizzare la sofferenza mentre restiamo in attesa. Vale a dire, il tema non è lo stimolo, sono gli aiuti nella calamità.

Cosa dovrebbero comprendere questi aiuti? Dovrebbero fornire un sostegno per i disoccupati che non si possono evitare, un sostegno alle imprese nei mesi bui e una aiuto ai governi degli Stati e delle comunità locali che patiscono gravi cali nelle entrate e che altrimenti sarebbero costretti a fare tagli drastici nei servizi essenziali.

E quest’ultimo problema non è affatto limitato agli Stati a maggioranza democratica. Di fatto, sei dei sette Stati che si aspettano di fronteggiare i maggiori cali delle entrate hanno Governatori repubblicani.

I democratici della Camera sono sempre stati disponibili ad approvare una proposta di legge sugli aiuti secondo le linee che ho descritto. E come ho detto, sino a pochi giorni orsono sembrava che il Senato si stesse muovendo verso una proposta di legge che, sebbene fosse molto più modesta di quella che volevano i democratici, sarebbe stata meglio di niente. Il principale ostacolo pareva fosse la determinazione di Mitch McConnell, il leader della maggioranza del Senato, a includere una polpetta avvelenata – una esenzione generalizzata delle imprese da ogni responsabilità connessa alla esposizione dei loro lavoratori ai rischi del Covid-19. Ma gli osservatori speravano che un accordo potesse essere raggiunto.

Poi è venuto l’intervento della Amministrazione Trump – una proposta da parte di Steven Mnuchin, il Segretario al Tesoro, che McConnell ha subito appoggiato sebbene fosse disastrosamente mal concepita.

Non son sicuro che i resoconti di questo dibattito abbiano chiarito esaurientemente quanto sia negativa la proposta di Mnuchin. Molti titoli hanno enfatizzato il costo, un po’ superiore ai 900 miliardi di dollari,  che era simile a quella della proposta in gestazione da entrambi i partiti, suggerendo che l’Amministrazione stesse intervenendo con qualcosa di positivo.

Di fatto, tuttavia, la proposta dell’Amministrazione ha completamente eliminato la parte più importante di ogni accordo sugli aiuti – la proroga degli aiuti ai disoccupati – sostituendola con assegni di 600 dollari in un’unica soluzione che sarebbero stati spediti a tutti.

Di nuovo, ci si rifletta. Per gli americani che non saranno nelle condizioni di tornare al lavoro mentre la pandemia ancora infuria, un unico sussidio di 600 dollari è totalmente inadeguato, mentre per coloro che non hanno perso il loro posto di lavoro non è necessario. È vero che le persone potrebbero spendere una parte dell’assegno, incoraggiando la domanda complessiva – ma in questo momento una generale scarsità di domanda non è il problema principale che abbiamo.

Dunque, a cosa sta pensando Mnuchin? Non possiamo escludere la mera ignoranza. È interamente possibile, triste a dirsi, che al nono mese della recessione pandemica, i dirigenti della Amministrazione ancora non comprendano la logica di base degli aiuti.  Oppure potrebbero essere alla mercé del mito completamente confutato secondo i quali i sussidi di disoccupazione possono in realtà provocare una alta disoccupazione.

O forse questa proposta riflette una speciale combinazione di illusione e di cinismo nella Amministrazione uscente. Il Presidente Trump sta ancora provando, in modi sempre più disperati e distruttivi, di rovesciare i risultati elettorali. E nella sua follia egli può immaginare di guadagnare di più politicamente con lo spedire a tutti un altro assegno col suo nome stampato, anziché aiutare coloro che ne hanno effettivamente bisogno.

Qualsiasi sia la motivazione, la proposta non sarebbe potuta arrivare in un momento peggiore. Essa può mettere a repentaglio l’aiuto economico di cui hanno bisogno milioni di americani.

 

 

 

 

 

 

[1] Una “Amministrazione anatra zoppa” indica una Amministrazione che non ha la maggioranza in un ramo del Congresso (talora anche in due, come accadde per un certo periodo ad Obama); ma è “anatra zoppa” anche una Amministrazione il cui Presidente ha perso le elezioni e resta in circa per circa tre mesi, prima dell’ingresso della nuova.

 

 

 

 

 

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