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Dopo il boom di Biden ci sarà la stagnazione? Di Paul Krugman (New York Times, 8 marzo 2021)

March 8, 2021

Will Stagnation Follow the Biden Boom?

By Paul Krugman

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It’s morning in America! People are getting vaccinated at the rate of two million a day and rising, suggesting that the pandemic may be largely behind us in a few months (unless premature reopening or variants mostly immune to the current vaccines set off another wave). The Centers for Disease Control and Prevention has already declared that vaccinated adults can safely mingle with one another, their children and their grandchildren.

On the economic front, the Senate has passed a relief bill that should help Americans get through the remaining difficult months, leaving them ready to work and spend again, and the bill will almost surely become law in a few days.

Economists have noticed the good news. Forecasters surveyed by Bloomberg predict 5.5 percent growth this year, the highest rate since the 1990s. I think they’re being conservative; so does Goldman Sachs, which expects 7.7 percent growth, something we haven’t seen since 1984.

But then what? I’m very optimistic about economic prospects for the next year or two. Beyond that, however, we’re going to need another big policy initiative to keep the good times rolling.

President Biden’s American Rescue Plan is what the name implies. It’s a short-term relief measure meant to address an economic emergency. There are some elements Democrats hope will become permanent — child tax credits, enhanced subsidies for health insurance — but the great bulk of the spending will fade out within a year.

And once the big spending is behind us, we’re all too likely to find ourselves back in a condition of “secular stagnation,” an old concept recently revived by Larry Summers. I know it’s an obscure piece of jargon. But what it means is a condition in which the economy has persistent trouble maintaining full employment, even with ultralow interest rates. An economy subject to secular stagnation will still have occasional good times, but policymakers will find it difficult to offset bad news, like the bursting of a financial bubble.

This is a bad place to be. There’s a growing consensus among economists that the U.S. economy spent most of the decade after the 2008 financial crisis producing less and employing fewer people than it should have. We may — may — have finally gotten close to full employment on the eve of the pandemic, but even that isn’t clear.

Exactly why we found ourselves in this condition is a subject of some debate, but a few factors are obvious. A drastic slowdown in growth of the working-age population reduced investment demand; so did an apparent slackening in the pace of technological progress. Whatever the reasons, the prepandemic economy spent most of its time underperforming relative to its potential.

And financial markets are signaling that they expect a return to underperformance once the Biden boom is behind us. These days interest rates are, in effect, a barometer of economic optimism — and these rates have in fact risen as the rescue plan has moved toward the finish line. But the rise has been modest, comparable to the “taper tantrum” of 2013 (don’t ask) and minor compared with some interest rate surges of the 1990s.

What markets are telling us, in effect, is that after the boom they expect a return to stagnation — which would, again, be a bad place to be. How can we avoid it?

The answer is actually obvious: a large program of public investment, paid for largely with borrowing, although with a case for new taxes, too, if it’s really big. Such a program would do double duty. Macroeconomics aside, we need to spend a lot to rebuild our crumbling infrastructure, fight climate change, and more. And public investment can also be a major source of jobs and growth, helping to pull us out of the stagnation trap.

The good news is that the Biden administration’s economists understand all of this perfectly well, and by all accounts they’re already in the process of putting together a very ambitious infrastructure plan.

The bad news is that getting such a plan enacted will be very hard politically — probably even harder than getting to yes on short-term economic rescue.

In a well-functioning democracy, putting together a big public investment plan wouldn’t be hard. “Every bit of polling evidence I have reviewed,” wrote Gallup’s Frank Newport, “shows that Americans are extremely supportive of new government infrastructure legislation.” Remember, the Trump administration spent four years promising a plan any day now, although it never delivered.

But every bit of polling evidence I’ve reviewed also showed that Americans — including many Republicans — supported the American Rescue Plan. Yet not a single elected Republican voted for it.

Republicans will probably offer similar lock-step opposition to anything Democrats propose on infrastructure. In fact, the very popularity of infrastructure spending will stiffen their opposition, because what they want, above all, is to make the Biden administration a failure.

So the big question is whether Democrats can pull off another political miracle, and pass a second round of crucial economic legislation in the face of scorched-earth Republican opposition. The answer to that question will determine whether the Biden boom will endure.

 

Dopo il boom di Biden ci sarà la stagnazione?

Di Paul Krugman

 

Si vede il giorno in America! Le persone vengono vaccinate ad un ritmo di due milioni e più al giorno, indicando che la pandemia potrà essere in gran parte alle nostre spalle in pochi mesi (a meno che le riaperture premature o le varianti più immuni agli attuali vaccini scatenino un’altra ondata). I Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie hanno già dichiarato che gli adulti vaccinati possono in sicurezza socializzare gli uni con gli altri, con i loro figli e con i loro nipoti.

Sul fronte economico, il Senato ha approvato una proposta di legge sugli aiuti che dovrebbe aiutare gli americani a superare i restanti mesi difficili, mettendoli nelle condizioni di tornare al lavoro ed ai consumi, e la proposta di legge quasi certamente diverrà legge in pochi giorni.

Gli economisti hanno preso nota delle buone notizie. Gli analisti intervistati da Bloomberg prevedono quest’anno una crescita del 5,5 per cento, il tasso più elevato dagli anni ’90. Penso che siano cauti; lo stesso pensa Goldman Sachs che si aspetta una crescita del 7,7 per cento, qualcosa che non vedevamo dal 1984.

Ma poi? Io sono molto ottimista sulle prospettive economiche per il prossimo anno e per quello successivo. Tuttavia, oltre quel tempo siamo destinati ad aver bisogno di un’altra grande iniziativa di governo, per fare in modo che i tempi buoni continuino.

Il Piano di Salvataggio Economico del Presidente Biden è quello che il suo nome indica. Sono misure di aiuto a breve termine per affrontare una emergenza economica. Ci sono alcuni aspetti che i Democratici sperano diverranno permanenti – i crediti di imposta sui figli, i sussidi rafforzati per l’assicurazione sanitaria – ma il grosso della spesa svanirà nel giro di un anno.

E una volta che le grande spesa sarà alla nostre spalle, è anche troppo probabile che ci ritroveremo in una condizione di “stagnazione secolare”, una vecchia teoria di recente resuscitata da Larry Summers [1]. Capisco che sia un oscuro reperto di gergo economico. Ma quello che significa è una condizione nella quale l’economia ha una difficoltà persistente a mantenere la piena occupazione, persino con tassi di interesse ultra bassi. Una economia soggetta alla stagnazione secolare avrà ancora occasionalmente tempi buoni, ma le autorità troveranno difficile bilanciare le cattive notizie, come lo scoppio di una bolla finanziaria.

È un brutto posto dove stare. C’è un consenso crescente tra gli economisti che l’economia degli Stati Uniti abbia passato la maggior parte del decennio dopo la crisi finanziaria del 2008 producendo di meno e occupando meno persone di quante avrebbe dovuto.  Potremmo – solo potremmo – finalmente avvicinarci alla piena occupazione nel periodo della pandemia, ma persino questo non è chiaro.

La ragione precisa per la quale ci ritroviamo in questa condizione è oggetto di un qualche dibattito, ma pochi fattori sono evidenti. Un drastico rallentamento nella crescita della popolazione in età di lavoro ha ridotto la domanda di investimenti; lo stesso è dipeso da un rallentamento del ritmo del progresso tecnologico. Qualsiasi siano le ragioni, l’economia prepandemica ha passato la maggior parte del tempo con prestazioni inferiori al suo potenziale.

E i mercati finanziari stanno segnalando che si aspettano un ritorno a basse prestazioni una volta che l’espansione provocata dalle misure di Biden sarà alle nostra spalle. I tassi di interesse di questi giorni sono in effetti un barometro dell’ottimismo economico – e questi tassi sono di fatto cresciuti quando il programma del salvataggio si è mosso verso la conclusione. Ma la crescita è stata modesta, a confronto con la “crisi di nervi da restrizione” del 2013 (non chiedetemi cosa sia stata [2]) e inferiore rispetto ad alcuni rialzi del tasso di interesse negli anni ’90.

Quello che i mercati ci stanno dicendo, in sostanza, è che dopo il boom essi si aspettano un ritorno alla stagnazione – la quale sarebbe, nuovamente, un brutto posto dove stare. Come possiamo evitarlo?

In realtà la risposta è chiara: un ampio programma di investimenti pubblici, finanziati in gran parte con il ricorso al debito, sebbene anche con una motivazione per nuove tasse, se fosse realmente grande. Un tale programma avrebbe un duplice compito. A parte la macroeconomia, abbiamo bisogno di spendere molto per ricostruire le nostre fatiscenti infrastrutture, per combattere il cambiamento climatico, ed altro ancora. E gli investimenti pubblici possono anche essere una fonte importante di posti di lavoro e di crescita, contribuendo a portarci fuori dalla trappola della stagnazione.

La buona notizia è he gli economisti della Amministrazione Biden comprendono tutto questo perfettamente, e a detta di tutti sono già impegnati a mettere assieme un programma per le infrastrutture molto ambizioso.

La cattiva notizia è che ottenere l’approvazione di un tale programma sarà molto difficile politicamente – probabilmente persino più difficile che ottenere i consensi al salvataggio economico a breve termine. In una democrazia ben funzionante, mettere assieme un grande programma di investimenti pubblici non sarebbe complicato. “Ogni pezzetto di risultanze dei sondaggi che ho controllato”, ha scritto Frank Newport di Gallup, “mostra che gli americani sono estremamente favorevoli alla legislazione del nuovo Governo in materia di infrastrutture”. Si ricordi che l’Amministrazione Tump spese quattro anni promettendo un piano da un giorno all’altro, senza mai presentarlo.

Ma anche ogni pezzetto di risultanze dei sondaggi che avevo consultato io mostravano che gli americani – inclusi molti repubblicani – sostenevano il Piano Americano di Salvataggio. Tuttavia non l’ha votato neppure un singolo eletto repubblicano.

I repubblicani probabilmente offriranno una analoga opposizione a ranghi serrati ad ogni cosa che i democratici proporranno sulle infrastrutture. Di fatto, la estrema popolarità della spesa per le infrastrutture irrigidirà la loro opposizione, giacché quello che vogliono, sopra ogni cosa, è far fallire l’Amministrazione Biden.

Dunque la grande domanda è se i democratici potranno portare a termine un altro miracolo politico, e far approvare una seconda serie di legislazione economica fondamentale a fronte di una opposizione da terra bruciata dei repubblicani. La risposta a tale domanda determinerà se il boom di Biden perdurerà.

 

 

 

 

 

[1] Nella connessione sul testo inglese non appare niente di recente di Larry Summers, e in effetti le sue prese di posizione sulla “stagnazione secolare” sono di un bel po’ di tempo fa. Particolarmente singolare che Krugman citi come un riferimento attinente al dibattito di queste settimane quella posizione di Summers, dato che il tema è semmai stato quello opposto, ovvero la presa di posizione di Summers critica verso le dimensioni del Piano, giudicate eccessive. A meno che tale riferimento non sia leggermente ‘velenoso’, ovvero semplicemente intenda evidenziare le contraddizioni recenti di Summers con i suoi convincimenti passati.

[2] Invece proviamo a dirlo. Il “taper tantrum” – che significa ‘nervosismo da restringimento’, forse per imitazione della espressione “temper tantrum”, che significa ‘scatto d’ira’ – indica la crescita dei rendimenti del Buoni del Tesoro che avvenne nel 2013,  a seguito dell’annuncio da parte della Federal Reserve del futuro restringimento della sua politica di ‘facilitazione quantitativa’. I media descrissero la crescita dei rendimenti come un effetto di un nervosismo ‘da restringimento’. Investopedia.

 

 

 

 

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