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Il declino della demonizzazione repubblicana, di Paul Krugman (New York Times, 25 marzo 2021)

 

March 25, 2021

The Decline of Republican Demonization

By Paul Krugman

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The American Rescue Plan, President Biden’s $1.9 trillion relief effort, is law. But it’s only a short-term measure, mainly designed to deal with the Covid-19 pandemic and its immediate aftermath. The long-term stuff — which is expected to combine large-scale infrastructure spending with tax increases on the rich — is still being formulated. And everyone says that turning those longer-term plans into law will be much harder than passing the ARP.

But what if everyone is wrong?

Just about every analyst I follow asserted, almost until the last moment, that $1.9 trillion was an opening bid for the rescue plan and that the eventual bill would be substantially smaller. Instead, Democrats — who, by standard media convention, are always supposed to be in “disarray” — held together and did virtually everything they had promised. How did that happen?

Much of the post-stimulus commentary emphasizes the lessons Democrats learned from the Obama years, when softening policies in an attempt to win bipartisan support achieved nothing but a weaker-than-needed economic recovery. But my sense is that this is only part of the story. There has also been a change on the other side of the aisle: namely, Republicans have lost their knack for demonizing progressive policies.

Notice that I said “policies.” There’s certainly plenty of demonization out there: Vast numbers of Republican voters believe that Biden is president thanks only to invisible vote fraud, and some even buy the story that it was masterminded by a global conspiracy of pedophiles. But the G.O.P. has been spectacularly unsuccessful in convincing voters that they’ll be hurt by Biden’s spending and taxing plans.

In fact, polling on the rescue plan is so positive as to seem almost surreal for those of us who remember the policy debates of the Obama years: Something like three-quarters of voters, including a majority of Republicans, support the plan. For comparison, only a slight majority of voters supported President Barack Obama’s 2009 economic stimulus, even though Obama personally still had very high approval ratings.

Why the difference? Part of the answer, surely, is that this time around Republican politicians and pundits have been remarkably low energy in criticizing Biden’s policies. Where are the bloodcurdling warnings about runaway inflation and currency debasement, not to mention death panels? (Concerns about inflation, such as they are, seem to be mainly coming from some Democratic-leaning economists.)

True, every once in a while some G.O.P. legislator mumbles one of the usual catchphrases — “job-killing left-wing policies,” “budget-busting,” “socialism.” But there has been no concerted effort to get the message out. In fact, the partisan policy critique has been so muted that almost a third of the Republican rank and file believe that the party supports the plan, even though it didn’t receive a single Republican vote in Congress.

But why this somnolence? Republicans may realize that an attempt to revive Obama-era critiques would expose them to ridicule over their record of hypocrisy: After declaring deficits an existential threat under Obama, then dropping the issue the minute Donald Trump took office, it’s hard to pull off another 180-degree turn.

 

They may also be inhibited by the utter failure of their past predictions, whether of inflation under Obama or a vast investment boom unleashed by the Trump tax cut, to come true — although inconvenient facts haven’t bothered them much in the past.

And at a deeper level, Republicans may simply have lost the ability to take policy seriously.

Jonathan Cohn, author of “The Ten Year War: Obamacare and the Unfinished Crusade for Universal Coverage,” argues that the most important reason Trump failed to repeal the Affordable Care Act was that Republicans have largely forgotten how to govern. They no longer know how to think through hard choices, make the compromises necessary to build alliances and get things done.

That same loss of seriousness, I’d suggest, inhibited their ability to effectively oppose Biden’s rescue plan. They couldn’t do the hard thinking required to settle on a plausible line of attack. So while Democrats were pushing through tax credits that will cut child poverty nearly in half and subsidies that will make health insurance more affordable, Republicans were focused on cancel culture and Dr. Seuss.

And looking forward, why should we expect the G.O.P. to do any better in opposing Biden’s longer-term initiatives?

Bear in mind that both infrastructure spending and raising taxes on the rich are very popular. Democrats seem united on at least the principle of an invest-and-tax plan — and these days they seem pretty good at turning agreement in principle into actual legislation.

To block this push, Republicans will have to come up with something beyond boilerplate denunciations of socialists killing jobs. Will they? Probably not.

In short, the prospects for a big spend-and-tax bill are quite good, because Democrats know what they want to achieve and are willing to put in the work to make it happen — while Republicans don’t and aren’t.

 

 

Il declino della demonizzazione repubblicana,

di Paul Krugman

 

Il Piano Americano dei Salvataggio (ARP), lo sforzo di attenuazione del danno di 1.900 miliardi di dollari del Presidente Biden, è legge. Ma essa è soltanto una misura a breve termine, concepita principalmente per misurarsi con la pandemia del Covid-19 e le sue immediate conseguenze. Le cose a lungo termine – che ci si aspetta riguardino assieme una spesa su larga scala sulle infrastrutture e aumenti delle tasse per i ricchi – sono ancora in corso di elaborazione. E tutti dicono che trasformare quei programmi a più lungo termine in legge sarà molto più difficile della approvazione dell’ARP.

Ma se tutti si sbagliassero?

Quasi tutti gli analisti che seguo asserivano, sino all’ultimo momento, che i 1.900 miliardi di dollari erano una offerta iniziale per il programma di salvataggio e che la proposta di legge finale sarebbe stata più modesta. I democratici – che, secondo i criteri dei media, si suppone siano sempre  in “confusione” – sono restati uniti ed hanno fatto sostanzialmente quello che avevano promesso. Come è successo?

Buona parte dei commenti successivi allo stimolo mettono l’accento sulle lezioni che i democratici hanno appreso negli anni di Obama, quando attenuare le politiche nel tentativo conquistare un sostegno di entrambi i partiti non portò a niente se non ad una ripresa economica più debole del necessario. Ma io ho l’impressione che questa sia solo una parte della spiegazione. C’è stato anche un cambiamento sull’altro lato dello schieramento: ossia, i repubblicani hanno perso la loro capacità di demonizzazione delle politiche progressiste.

Si noti che ho detto “le politiche”. In giro c’è certamente una grande quantità di demonizzazione: un ampio numero di elettori repubblicani crede che Biden sia Presidente grazie ad una frode elettorale, e qualcuno si beve persino la storia che tutto sia stato orchestrato da una cospirazione globale di pedofili. Eppure, in modo clamoroso, il Partito Repubblicano non è riuscito a convincere gli elettori che sarebbero stati danneggiati dalle spese e dai programmi fiscali di Biden.

Di fatto, i sondaggi sul piano di salvataggio sono talmente positivi da sembrare quasi surreali per coloro che ricordano i dibattiti politici dell’epoca di Obama: qualcosa come tre quarti degli elettori, inclusa una maggioranza di repubblicani, sostiene il piano. Al confronto, soltanto una leggera maggioranza di elettori sosteneva lo stimolo economico del 2009 del Presidente Barack Obama, anche se Obama personalmente manteneva un indice di consensi molto elevato.

Perché tale differenza? In parte, certamente, la risposta è che questa volta i politici e i commentatori repubblicani sono stati considerevolmente poco energici nel criticare le politiche di Biden. Dove sono gli ammonimenti agghiaccianti sull’inflazione fuori controllo e sulla svalutazione del dollaro, per non dire i ‘tribunali della morte’ [1] (le preoccupazioni sull’inflazione, a quanto pare, sembra che vengano principalmente da alcuni economisti di orientamento democratico)?

È vero, ogni tanto alcuni congressisti repubblicani borbottano i soliti slogan – “politica della sinistra che affossa i posti di lavoro”, “bilanci in bancarotta”, “socialismo”. Ma non c’è stato nessuno sforzo concertato di trasmettere all’esterno il messaggio. Di fatto, la faziosità delle critiche al programma è così cambiata che quasi un terzo dei membri ordinari repubblicani credono che il partito sostenga il piano, anche se esso non ha ricevuto il voto di un solo repubblicano nel Congresso.

Perché questa sonnolenza? Può darsi che i repubblicani comprendano che resuscitare le critiche dell’epoca di Obama li esponga al ridicolo oltre il loro massimo di ipocrisia: dopo aver dichiarato sotto Obama i deficit come una minaccia esistenziale e poi aver scaricato il tema nel momento in cui Trump entrava in carica, era difficile esibirsi in un’altra svolta di 180 gradi.

Può anche darsi che siano stati inibiti dal completo insuccesso nell’avverarsi delle loro passate previsioni, che fossero l’inflazione sotto Obama o il grande boom degli investimenti sguinzagliato dal taglio delle tasse di Trump – sebbene nel passato i fatti scomodi non li avessero granché intimiditi.

E, ad un livello più profondo, può darsi semplicemente che i repubblicani abbiano semplicemente perso la loro capacità di fare politica.

Jonathan Cohn, autore di “La guerra dei dieci anni: la riforma sanitaria di Obama e la crociata infinita contro l’assistenza universalistica”, sostiene che la più importante ragione per la quale Trump non riuscì ad abrogare la Legge sulla Assistenza Sostenibile [2] fu che i repubblicani avevano in gran parte dimenticato come governare. Non sanno più come ragionare sulle scelte difficili, che rendono necessari i compromessi per costruire alleanze e portare le cose a fondo.

Direi che a stessa mancanza di serietà ha inibito la loro capacità di opporsi al piano di salvataggio di Biden. Non hanno potuto portare a fondo il difficile ragionamento richiesto per accordarsi su una plausibile linea di attacco. Cosicché, mentre i democratici approvavano i crediti di imposta che taglieranno quasi della metà la povertà infantile e i sussidi che renderanno l’assicurazione sanitaria più sostenibile, i repubblicani si concentravano sulla cancellazione della cultura e sul Dr. Seuss [3].

Si tenga a mente che sia la spesa sulle infrastrutture che alzare le tasse sui ricchi sono estremamente popolari. I democratici sembrano uniti almeno sul principio di un piano per investire e tassare – e questi giorni sembrano abbastanza favorevoli per trasformare l’accordo di principio in una legislazione effettiva.

Per bloccare questa spinta, i repubblicani dovranno farsi venire in mente qualcosa che vada oltre le frasi fatte delle denunce dei socialisti che affossano i posti di lavoro. Ci riusciranno? Probabilmente no.

In poche parole, le prospettive per una grande legge basata sulla spesa e sulle tasse sono abbastanza buone, perché i democratici sanno cosa vogliono realizzare e sono disposti a mettersi al lavoro perché accada – mentre i repubblicani non lo sanno e non sono disponibili.

 

 

 

 

 

 

[1] I tribunali o le giurie della morte, era il termine con il quale la destra americana e il Tea Party attaccava la politica sanitaria di Obama, perché essa avrebbe avuto l’intenzione di affidare a commissioni di burocrati la decisione della prosecuzione delle cure terminali verso gli anziani. Si diceva anche che i burocrati della sanità avrebbero deciso “quando staccare la spina alla nonna”.

[2] È la denominazione ufficiale delle riforma di Obama sulla sanità.

[3][3] Sono riferimenti alle più recenti prese di posizione della “politica” repubblicana.

Dr. Seuss è uno scrittore e disegnatori di fumetti americano, da molti anni. Dopo che il giocattolo Mr. Testa di Patata era finito al centro delle polemiche, per la decisione dei suoi produttori di trasformarlo in un pupazzetto “no gender” (ovvero, suppongo, di farne versioni sia maschili che femminili, dato che la specialità del gioco era di essere una semplice patatina di plastica, alla quale si potevano applicare occhi, naso, bocca etc. sino a trasformarlo in un “Mr.”), anche il fumettista è finito nella polemica della destra. Che ha paventato, Fox News in testa, una censura liberal anche su alcune sue produzioni.

 

 

 

 

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