Articoli sul NYT

Quale è il segreto del successo di Biden? Di Paul Krugman )New York Times, 19 aprile 2021)

 

April 19, 2021

What’s the Secret of Biden’s Success?

By Paul Krugman

zz 898

Stop me if you’ve heard this one before: A new Democratic president has inherited a nation in crisis. His first major policy initiative is a short-term relief bill intended to lead the way out of that crisis. He follows that bill with proposals to address longer-term problems and, if possible, to change American society for the better. His party holds majorities in the House and the Senate, but both of his initiatives face scorched-earth opposition from Republicans.

I could be describing the early months of either the Obama administration or the Biden administration. But there’s one huge difference between them: Even though Barack Obama began his presidency with high personal approval ratings, his policies never had strong public support. Public approval for Joe Biden’s policies, by contrast, is almost surreally high. Why?

To see what I’m talking about, compare polling on the Affordable Care Act — Obamacare — with polling on Biden’s American Jobs Plan.

The A.C.A., famously, had negative net approval throughout the Obama years. Its image didn’t improve until the Trump administration tried to kill it, and even then it faced overwhelming disapproval from Republican voters.

By contrast, Americans approve of the jobs plan by huge margins, and while elected Republicans are dead set against Biden’s proposal, Republican voters on net support it.

What’s the secret of Biden’s success?

Part of the answer, surely, is identity politics. Let’s be blunt here: The modern version of “only Nixon could go to China” may be “only an old white guy can sell a new New Deal.”

Another factor working in Biden’s favor is the closing of professional Republicans’ minds. Even before conspiracy theories took control, Republican politicians were living in a mental bubble; in many ways the modern G.O.P. is more like a cult than a normal political party.

And at this point Republicans seem so deep in the cult that they’ve forgotten how to talk to outsiders. When they denounce every progressive idea as socialism, declare every center-left politician a Marxist, rant about “job creators” and insist on calling their rival the “Democrat Party,” they’re talking to themselves and persuading nobody.

If you want to see Republican tone-deafness in action, look at Senator Marsha Blackburn’s recent attack on the jobs plan. It’s not really about infrastructure, she proclaimed; why, it would spend hundreds of billions on elder care. And she apparently imagined that voters would see helping the elderly as a bad thing.

Biden, then, benefits from having a nonthreatening persona and an opposition that has forgotten how to make persuasive policy arguments. But the popularity of Bidenomics also reflects the effectiveness of a party that is far more comfortable in its own skin than it was a dozen years ago.

Unlike Republicans, Democrats are members of a normal political party — basically a mildly center-left party that looks a lot like its counterparts across the free world. In the past, however, Democrats seemed afraid to embrace this identity.

One striking thing about the Obama years, in retrospect, was the deference of Democrats to people who didn’t share their goals. The Obama administration deferred to bankers who warned that anything populist-sounding would undermine confidence and to deficit scolds demanding fiscal austerity. It wasted months on a doomed effort to get Republican support for health reform.

And along with this deference went diffidence, a reluctance to do simple, popular things like giving people money and taxing corporations. Instead, the Obama team tended to favor subtle policies that most Americans didn’t even notice.

Now the deference is gone. Wall Street clearly has a lot less influence this time around; Biden’s economic advisers evidently believe that if you build a better economy, confidence will take care of itself. The obsession with bipartisanship is also gone, replaced with a realistic appreciation of Republican bad faith, which has also made the new administration uninterested in G.O.P. talking points.

And the old diffidence has evaporated. Biden isn’t just going big, he’s going obvious, with highly visible policies rather than behavioral nudges. Furthermore, these forthright policies involve doing popular things. For example, voters have consistently told pollsters that corporations pay too little in taxes; Biden’s team, buoyed by the Trump tax cut’s failure, is willing to give the public what it wants.

So Biden’s 2021 isn’t playing anything like Obama’s 2009, and Republicans don’t seem to know what hit them.

Of course, polls may change. Public support for the Obama stimulus, never very strong, plunged in the face of a sluggish economic recovery. Voters might sour on Bidenomics, too, if the economy disappoints.

But all indications are that we’re heading for an economic boom, with G.D.P. growing at its fastest rate since 1984. If that happens, Biden’s policies might get even more popular than they are now.

How all of this will translate into votes remains to be seen. But early indications are that Biden has achieved what Obama never did: finding a way to make progressive policies truly popular.

 

Quale è il segreto del successo di Biden?

Di Paul Krugman

 

Fermatemi se l’avete già sentito dire: un nuovo Presidente democratico ha ereditato una nazione in crisi. La sua prima importante iniziativa politica è una proposta di legge di aiuti a breve termine con l’intenzione di portarlo fuori dalla crisi. A quella legge fa seguire proposte per affrontare i problemi a più lungo termine e, se possibile, cambiare in meglio la società americana.  Il suo partito ha la maggioranza alla Camera e al Senato, ma entrambe le sue iniziative incontrano una opposizione da terra bruciata dei repubblicani.

Potrei star descrivendo i primi mesi sia dell’Amministrazione Obama che dell’Amministrazione Biden. Ma tra di esse c’è una grande differenza: anche se Barack Obama cominciò la sua presidenza con un elevato indice personale di consensi, le sue politiche non ebbero mai un forte sostegno pubblico. Al contrario, l’approvazione dell’opinione pubblica per le politiche di Biden è elevata quasi in modo surreale. Perché?

Per vedere di cosa sto parlando, confrontiamo i sondaggi sulla Legge per l’Assistenza Sostenibile (ACA) – la riforma sanitaria di Obama – con i sondaggi sul Piano Americano per i Posti di Lavoro di Biden.

È noto che l’ACA ebbe un consenso netto negativo [1] durante gli anni di Obama. L’immagine della legge non migliorò finché Trump non cercò di abrogarla, ed anche allora essa aveva indici di disapprovazione schiaccianti da parte degli elettori repubblicani.

Al contrario, gli americani approvano con ampio margine [2] il piano sui posti di lavoro, e mentre i repubblicani eletti sono risoluti contro la proposta di Biden, gli elettori repubblicani in rete la sostengono.

Qual è il segreto del successo di Biden?

Certamente, una parte della risposta riguarda la politica identitaria. La versione moderna del “solo Nixon poteva andare in Cina” potrebbe essere “solo un anziano individuo bianco può rivendere un nuovo New Deal”.

Un altro fattore che milita a favore di Biden è la chiusura delle mentalità dei repubblicani di professione. Persino prima che le teorie cospirative dilagassero, i politici repubblicani vivevano in una bolla mentale; in molti sensi l’odierno Partito Repubblicano è più un culto che non un normale partito politico.

E a questo punto i repubblicani sembrano così sprofondati nel culto da aver dimenticato come parlare i non addetti ai lavori.  Quando denunciano ogni idea progressista come socialismo, quando dichiarano ogni politico di centro sinistra un marxista, fanno filippiche sui “creatori di posti di lavoro” e insistono a chiamare i loro avversari il “partito del potere al popolo” [3] , essi parlano a se stessi e non convincono nessuno.

Se volete vedere in azione questa completa mancanza di sintonia dei repubblicani, andate al recente attacco della Senatrice Marsha Blackburn al piano sui posti di lavoro.  Ella ha proclamato che il piano non riguarda in realtà le infrastrutture; giacché esso spenderebbe centinaia di miliardi sulla assistenza agli anziani. Sembra che si immaginasse che gli elettori avrebbero considerato l’aiuto alle persone anziane come una cosa cattiva.

Biden, dunque, si avvantaggia per avere una immagine pubblica non minacciosa e una opposizione che ha dimenticato come proporre argomenti politici persuasivi. Ma la popolarità della politica economica di Biden riflette anche l’efficacia di un partito che è molto più a suo agio con la sua natura di quanto non lo fosse una dozzina di anni fa.

Diversamene dai repubblicani, i democratici sono membri di un partito politico normale – fondamentalmente un partito moderatamente di centrosinistra che guarda molto ai suoi simili in tutto il mondo. Nel passato, tuttavia, i democratici sembravano intimoriti ad abbracciare questa identità.

Retrospettivamente, una cosa impressionante degli anni di Obama fu la deferenza dei democratici verso persone che non condividevano i loro obbiettivi. L’Amministrazione Obama si sottometteva ai banchieri che mettevano in guardia che ogni cosa che suonasse populistica avrebbe minato la fiducia e alle Cassandre dei deficit che chiedevano austerità nella finanza pubblica. Essa sprecò mesi in uno sforzo destinato all’insuccesso per ottenere il sostegno repubblicano alla riforma sanitaria.

E assieme a questa deferenza venne la timidezza, un riluttanza a fare cose semplici e popolari come dare soldi alla gente e tassare le grandi società. Piuttosto, la squadra di Obama tendeva a favorire politiche sottili delle quali la maggioranza degli americani nemmeno si accorgeva.

Ora quella deferenza è scomparsa. Questa volta chiaramente Wall Street ha meno influenza; evidentemente i consiglieri economici di Biden credono che se si costruisce un’economia migliore, la fiducia arriverà da sola. Se n’è anche andata l’ossessione per la politica bipartisan, sostituita da una valutazione realistica della mala fede repubblicana, il che ha anche reso disinteressata la nuova Amministrazione agli argomenti di conversazione del Partito Repubblicano.

E la vecchia timidezza è svanita. Biden non fa solo le cose in grande, le fa apertamente, con politiche del tutto visibili anziché con ammiccamenti nelle condotte. Inoltre, queste politiche esplicite riguardano il fare cose popolari. Ad esempio, gli elettori stabilmente hanno risposto ai sondaggisti che le società pagano troppo poco di tasse; la squadra di Trump, incoraggiata dal fallimento del taglio delle tasse di Trump, è disponibile a dare alla gente quello che vuole.

Dunque il Biden del 2021 non sta giocando una partita per niente simile a quella di Obama nel 2009, e i repubblicani non sembrano capire contro cosa sono andati a sbattere.

Ovviamente, i sondaggi possono cambiare. Il sostegno politico per le misure di sostegno di Obama, mai molto forte, crollò di fronte ad una ripresa economica fiacca. Gli elettori potrebbero anche risentirsi con la politica economica di Biden, se l’economia deludesse.

Ma tutti i segni dicono che stiamo andando verso un boom economico, con il PIL che cresce al suo tasso più veloce dal 1984. Se questo accadesse, le politiche di Biden potrebbero diventare anche più popolari di quanto non sono oggi.

Resta da vedere se tutto questo si tradurrà in voti. Ma secondo le prime indicazioni Biden ha realizzato quello che Obama non aveva mai fatto: trovare un modo per rendere le politiche progressiste effettivamente popolari.

 

 

 

 

 

[1] Questi sono i risultati dei sondaggi a quel tempo: nel maggio del 2010 c’era un 44% di sfavorevoli ed un 41% di favorevoli. Ma nel febbraio del 2021 gli sfavorevoli erano diventati il 39% ed i favorevoli il 54%. Nella connessione nel testo inglese le tabelle relative. La disapprovazione tra gli elettori repubblicani, invece, è sostanzialmente sempre rimasta tra il 70 e l’80 per cento.

[2] Sempre in un’altra connessione nel testo inglese, sembra che il dato complessivo sia di una forte approvazione  del 40% degli intervistati, di una discreta approvazione per un  altro 33% e di una disapprovazione forte del 10% soltanto (al quale si deve aggiungere una parziale disapprovazione dell’11% degli intervistati).

[3] Come è evidente “Democrat Party” si potrebbe tradurre con “Partito Democratico”. Ma in inglese l’espressione è leggermente scorretta, più correttamente si dovrebbe dire “Democratic Party”. Viene usata di recente dai repubblicani con un senso di dispregio nei confronti degli avversari. Ricorro ad un giro di parole, per rendere quel significato.

 

 

 

By


Commenti dei Lettori (0)


E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"