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Come la grande spesa pubblica è tornata in voga, di Paul Krugman (New York Times, 15 luglio 2021)

 

July 15, 2021

How Big Spending Got Its Groove Back

By Paul Krugman

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The way it was: Some years ago I attended a meeting in which President Barack Obama asked a group of economists for unconventional policy ideas. I distinctly remember him saying: “Don’t tell me that I should spend a trillion dollars on infrastructure. I know that, but I can’t do it.”

The way it is: Top Democrats have agreed on a proposal to spend $3.5 trillion on public investment of various kinds, to be passed via reconciliation on top of a $600 billion bipartisan plan for physical infrastructure spending. And some news reports are treating this deal as a defeat for the left, because Bernie Sanders proposed spending even more.

Obviously the reported agreement is just a proposal, and turning it into actual legislation will require agreement from every single Democratic senator. Still, there has clearly been an incredible change — a sharp move to the left — in what is considered politically realistic.

So how did big spending get its groove back? Let me offer five explanations.

First, Covid-19, and the extraordinary policy measures America took to limit economic hardship during the economy’s induced coma, had a lasting impact on economic ideology. Large-scale disaster relief was obviously necessary; even Republicans voted for it. But the positive role played by the government during the pandemic helped legitimize an active role for government in general.

Second, the legend of Reaganomics has become unsustainable. It used to be common for conservatives to assert that Reagan’s tax cuts and deregulation ushered in an era of unprecedented economic success; in fact, I still hear that sometimes.

But these days the response to such claims is, “Do you even FRED, bro?” That is, have you even looked at the numbers available in places like the wonderfully usable Federal Reserve Economic Data site? Overall economic growth has been slower since 1980 than it was in the decades before; thanks to rising inequality, growth for the typical family has been much slower. Real wages for most workers have stagnated.

And while most voters don’t FRED, they do have a sense of the underlying reality. Donald Trump’s actual policies were a replay of failed Republican orthodoxy, but his campaign slogan reflected the public’s realization that the post-Reagan era has, in fact, not been so great for workers.

Third, debt scaremongers have lost most of their credibility. The fiscal crises they kept predicting kept not happening. Leading economists have pointed out that even though debt numbers sound big, low interest rates mean that the cost of servicing government debt looks easily manageable. The Biden administration’s budget proposals note that real interest payments — that is, payments adjusted for inflation — are actually negative.

Also, many of the people who hectored the Obama administration about debt seemed to reveal a lot about their true motives by going quiet during the Trump years.

Now, it’s true that the big spending plans in the pipeline include “pay-fors” — that is, they include offsetting savings and revenue increases, so they won’t explicitly involve simply borrowing to pay for public investment. But the dissipation of debt panic means that Democrats won’t worry too much about how convincing those pay-fors look.

An aside: To the extent that any spending will receive bipartisan support, it will be on “hard” infrastructure like roads and bridges, which do indeed need a lot of work. But for what it’s worth, there’s an even stronger case for very high returns on “soft” spending on people, which makes up the bulk of the Democratic proposal.

Finally, Republicans have lost interest in policy.

During the Obama years, G.O.P. politicians mobilized their base with lies about Obamacare (seen any death panels lately?) and scare stories about budget deficits. Under President Biden, they’re mobilizing the base with lies about a stolen election and insane claims about critical race theory.

Clearly, the Republican descent into madness is a bad thing; if you aren’t terrified for America’s future, you aren’t paying attention. But the craziness has, perversely, helped smooth the path for Democrats’ economic and fiscal agenda. Oh, old-line senators are still mumbling the usual denunciations of bigspendingsocialistjobkillers, but the G.O.P.’s energy is focused on defeating imaginary satanic conspiracies, not blocking real Democratic spending plans.

Again, the big spending plans now on the table might still not pass. Democrats have a razor-thin majority in Congress, and failure remains an option. But right now, it looks as if big spending is making a comeback — and it’s doing so for all the right reasons.

 

Come la grande spesa pubblica è tornata in voga,

di Paul Krugman

 

Come andavano le cose: alcuni anni fa partecipai ad un incontro nel quale il Presidente Barack Obama chiedeva ad un gruppo di economisti idee per una politica non convenzionale. Ricordo perfettamente che disse: “Non ditemi che dovrei spendere mille miliardi di dollari in infrastrutture. Quello lo so, ma non posso farlo.”

Come vanno oggi: i democratici più eminenti hanno concordato su una proposta per spendere 3.500 miliardi di dollari di investimenti pubblici di varia natura, da approvare attraverso lo strumento della ‘riconciliazione’ in aggiunta ad un programma di spesa approvato da entrambi i partiti di 600 miliardi di dollari per le infrastrutture materiali [1]. E alcuni notiziari stanno trattando questo accordo come una sconfitta per le sinistra, perché Bernie Sanders proponeva di spendere persino di più.

Ovviamente, l’intesa riferita è solo una proposta, e tradurla in legge effettiva richiederà l’approvazione da parte di ogni singolo senatore democratico. Eppure c’è stato chiaramente un incredibile cambiamento – un brusco spostamento a sinistra – su cosa viene considerato politicamente realistico.

Come, dunque, la grande spesa è tornata ad avere tanta fortuna? Consentitemi di offrire cinque spiegazioni.

La prima, il Covid-19 e le straordinarie misure politiche che l’America ha preso per limitare le difficoltà economiche durante il ‘coma farmacologico’ dell’economia, hanno avuto un impatto duraturo sull’ideologia economica. Il sostegno su larga scala nel disastro era ovviamente necessario; persino i repubblicani l’hanno approvato. Ma il ruolo positivo giocato dal Governo durante la pandemia ha contributo a legittimare in generale un ruolo attivo del Governo.

La seconda spiegazione: la leggenda della politica economica di Reagan è diventata insostenibile. Di solito era un luogo comune per i conservatori sostenere che i tagli alle tasse di Reagan e la deregolamentazione avevano inaugurato un’epoca di successi economici senza precedenti; in effetti, talvolta lo si sente ancora dire.

Ma, di questi tempi, la risposta a tali affermazioni è: “Hai mai sentito parlare della FRED, fratello?” [2] Ovvero, hai consultato anche tu i dati disponibili in luoghi come il sito di utilizzo straordinariamente semplice dei dati economici della Federal Reserve? La crescita economica complessiva è stata più lenta a partire dal 1980 di quanto era stata nei decenni precedenti; grazie alle crescenti ineguaglianze, la crescita per le famiglie comuni è stata molto più lenta. I salari reali per la maggioranza dei lavoratori hanno ristagnato.

E mentre la maggioranza degli elettori non utilizzano la FRED, essi hanno una percezione della realtà sottostante. Le effettive politiche di Donald Trump sono state una riedizione della fallita ortodossia repubblicana, ma la sua campagna propagandistica rifletteva la comprensione da parte dell’opinione pubblica che l’epoca post reaganiana non era stata così eccezionale per i lavoratori.

La terza spiegazione: le Cassandre del debito hanno perso gran parte della loro credibilità. Le crisi della finanza pubblica che hanno continuato a prevedere non si materializzano. Economisti eminenti [3] hanno messo in evidenza che anche se i dati del debito appaiono grandi, i bassi tassi di interesse comportano che il costo del servizio governativo del debito appaia facilmente gestibile. Le proposte di bilancio della Amministrazione Biden osservano che i pagamenti degli interessi reali – ovvero, i pagamenti corretti per l’inflazione – sono in effetti negativi.

Inoltre, molte delle persone che vessavano l’Amministrazione Obama sul debito, parvero mettere in evidenza molto delle loro reali motivazioni restandosene tranquilli durante gli anni di Trump.

Ora, è vero che i programmi della grande spesa pubblica di prossima realizzazione includono “compensazioni” [4] – ovvero, essi includono bilanciamenti dei risparmi e aumenti delle entrate, dunque non riguardano in modo esplicito semplicemente l’indebitarsi per finanziare gli investimenti pubblici. Ma il fatto che si sia diradato il panico per il debito pubblico comporta che i democratici non si preoccupano molto di convincere da dove derivino quelle modalità di pagamento.

Tra parentesi: nella misura in cui ogni spesa riceverà un sostegno bipartisan, ciò avverrà sulle infrastrutture “materiali” come strade e ponti, che in effetti richiedono molto lavoro. Ma per quello che vale, c’è un argomento anche più forte per rendimenti molto elevati sulla spesa “leggera” sulle persone, che sostituisce la parte maggiore della proposta dei democratici.

Infine, i repubblicani hanno perso interesse nella politica.

Durante gli anni di Obama, i politici del Partito Repubblicano mobilitavano la loro base con le bugie sulla riforma sanitaria del Presidente (avete visto di recente qualche ‘giuria della morte’? [5]) e con storie terribili sui deficit di bilancio. Sotto il Presidente Biden stanno mobilitando la base con le bugie sulle elezioni rubate e con i pazzeschi argomenti sulla ‘teoria critica della razza’ [6].

Chiaramente, la china repubblicana verso la follia è una cosa negativa; se non siete spaventati per il futuro dell’America, vuol dire che non state prestando attenzione. Ma la follia ha, per assurdo, contribuito a spianare la strada per l’agenda economica e di finanza pubblica dei democratici. È vero che i senatori della vecchia scuola continuano a borbottare le solite denunce sui ‘socialistispendaccionicheammazzanoipostidilavoro”, ma l’energia del Partito Repubblicano è concentrata sullo sconfiggere immaginarie cospirazioni sataniche, non sul bloccare gli effettivi programmi di spesa democratici.

Di nuovo, i grandi programmi di spesa che sono adesso sul tavolo potrebbero non essere approvati. I democratici hanno una maggioranza sul filo del rasoio nel Congresso, e la sconfitta rimane possibile. Ma in questo momento, sembra che la grande spesa pubblica stia tornando sulla scena – e sta accadendo interamente per buone ragioni.

 

 

 

 

 

[1] Lo strumento della “riconciliazione” si riferisce alla possibilità di assumere decisioni  che in prima istanza avrebbero dovuto essere condivise da una maggioranza qualificata, con una maggioranza semplice, nella finale approvazione del Congresso. In pratica è un modo per neutralizzare, alla fine, l’ostruzionismo delle opposizioni. Una procedura che i democratici nel passato hanno sempre evitato di adottare; era questa la regione per la quale Obama affermava di non poter spendere molto sulle infrastrutture. Trump invece lo adoperò senza tanti scrupoli per la approvazione del suo taglio delle tasse sulle grandi società e sui ricchi.

[2] Letteralmente sarebbe: “Anche tu [usi, ricorri alla] FRED, fratello?” La FRED è la banca dati delle statistiche della Federal Reserve, elaborata e pubblicata dalla Fed di St. Louis.

[3] Il testo nella connessione rimanda ad un saggio di Olivier Blanchard del febbraio del 2019. In effetti, Blanchard è stato in quegli anni probabilmente l’economista che con più acutezza ha dimostrato la mancanza di fondamento delle paure per una crisi di debito negli Stati Uniti. Il che, mesi orsono, fece apparire di non immediata comprensione la sua adesione alle preoccupazioni di Larry Summers per una imminente crisi inflattiva, a seguito delle forti spese del Governo Biden. Ha un certo interesse che Krugman continui a citarlo – come del resto è naturale – come il principale economista critico nei confronti delle politiche restrittive. La ‘linea’ alla quale Krugman si è attenuto in questa polemica è stata di trattare con rispetto gli economisti che hanno criticato Biden (rispetto maggiore per Blanchard, minore per Summers), sia pure polemizzando con energia con i loro esagerati timori. Del resto, Blanchard, diversamente da Summers, si è guardato da intervenire in eccesso sui rischi della politica di Biden; ha soltanto espresso in una occasione il suo timore per una crescita dell’inflazione. Si può notare come, contemporaneamente, ci sia stato invece un evidente avvicinamento delle posizioni tra Krugman ed economisti come Galbraith Jr., consulente nelle primarie presidenziali democratiche per Bernie Sanders ed esponente principale della Teoria Monetaria Moderna.

Tutto questo processo è ampiamente documentato nella traduzioni di FataTurchina. A conferma di quello che è probabilmente ovvio: gli economisti hanno una politica nei loro rapporti reciproci abbastanza riconoscibile; tra coloro che hanno orientamenti simili non esagerano i toni, ma non rinunciano alla chiarezza.

[4] “Pay-fors” sono le fonti di finanziamento utilizzate per pagare le nuove decisioni di spesa del Governo. Normalmente si tratta di riduzioni o di eliminazioni di altri programmi di spesa. Per questo traduco con ‘compensazioni’, anche se letteralmente sarebbe più preciso forse ‘modalità di finanziamento’.

[5] L’argomento delle ‘giurie della morte’, ovvero delle commissioni di tecnici che secondo la destra avrebbero preso ogni decisione sul proseguimento delle terapie per gli ammalati terminali, fu uno degli argomenti più popolari usato contro la riforma sanitaria, in particolare dai personaggi del Tea Party. Era accompagnato dalla accusa isterica secondo la quale la riforma voleva far decidere ai tecnici di “staccare la spina alla nonna!”.

[6] È effettivamente un ‘teoria’, che ha avuto negli ultimi decenni una storia nei dibattiti degli studiosi americani di diritto. Essa si concentra sulla analisi del rapporto tra diritto, razza e potere. Particolarmente agli inizi, venne promossa da giuristi di colore ed ebbe un contributo particolare da parte di studiose di diritto di orientamento femminista.

Di recente, questi studi sono diventati l’ossessione principale delle destra americana (e inglese).

 

 

 

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