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Che dire se le cose stessero migliorando? Di Paul Krugman (New York Times, 7 ottobre 2021)

 

Oct. 7, 2021

What if Things Are About to Get Better?

By Paul Krugman

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That was the summer of our discontent. Early this year many of us were expecting to see dramatic improvements in the quality of our lives. Miraculous vaccines offered the hope of a quick end to the pandemic and a return to normal life. The return to normality would, we hoped, also set the stage for a rapid economic rebound. When President Biden predicted a “summer of joy,” that didn’t seem unreasonable.

But it was not to be. The vaccination drive, after early successes, stalled in the face of widespread resistance, intensified by politically motivated misinformation and disinformation; and in an inadequately vaccinated nation, the Delta variant led to a deadly third wave of infections. While job growth has been fast by historical standards, the economy has been crimped both by the persistence of Covid-19 and by snarled supply chains. And a surge in homicides has revived some of the old dystopian fears of social breakdown.

The result has been widespread frustration, with many people predicting that things will stay bad or get worse in the months ahead.

But what if the current gloom is overdone? As regular readers know, I’m not an optimist by temperament — and I’m as terrified as everyone should be by the threat right-wing radicalism poses to U.S. democracy. But there’s a good case that in the quite near future we’ll see substantial progress against the three C’s: Covid, containers (i.e., supply-chain issues) and crime. We didn’t get our summer of joy, but we might be heading for a spring of relief.

Start with the state of the pandemic. At this point the Delta wave is clearly receding in the United States. Furthermore, there are reasons to hope that this won’t be another false dawn, because the federal government and a growing number of private employers have been getting serious about requiring that workers be vaccinated.

And the wall of vaccine resistance is proving a lot less solid than it may have seemed. A few months ago surveys suggested that many workers would quit their jobs rather than accept mandated vaccinations. In reality, employers that have already imposed such mandates, for example in health care, are typically seeing only 1 or 2 percent of their workers make good on this threat.

None of this means that we’re going to stop worrying about Covid anytime soon. But we do seem, finally, to be on a path toward a situation in which Americans who have been vaccinated can feel fairly safe going back to the office, going out to eat and — most important of all — sending their children to school.

What about supply-chain problems? I think it’s fair to say that almost nobody predicted the Great Snarl — the logistical mess that has scores of container ships steaming back and forth off California waiting for a place to dock, automakers unable to meet demand because of a shortage of semiconductor chips, and more. But two of the main factors behind this mess seem to be abating.

First, the easing pandemic should directly help mitigate supply issues, because at least some disruptions have been caused by Covid-related shutdowns and the inability or unwillingness of some workers to engage in risky activities. As the rate of new cases falls, such disruptions should become rarer.

Probably even more important, many of our supply-chain woes were caused by the unusual shape of demand during the pandemic, which saw consumers buying fewer services but more stuff — buying exercise equipment because they couldn’t go to the gym, home entertainment systems because they couldn’t go to the movies. Purchases of consumer durables surged far above the prepandemic trend, and the world didn’t have the capacity to move all those goods without major delays.

But the rush to buy stuff has greatly slowed down over the past few months and should slow even further as ordinary life returns. This should reduce pressure on the system. Christmas gifts may still be a bit hard to come by, but it would be surprising if the stress doesn’t ease substantially by early next year.

Finally, crime. There was a sharp rise in homicides last year, although one that still left murder rates lower than they had been in the 1990s. But did the spike in murders herald a return to the bad old days, or was it a pandemic-related aberration?

Well, data from New York, at least, suggest that 2020 wasn’t the start of a trend. Homicides so far this year have run below their rate in the corresponding period of last year; over the past four weeks they were down 14 percent from a year previous.

All in all, there’s a pretty good case that we’ll all be feeling a lot better about life early next year than we are now.

Such an improvement in the nation’s mood would, of course, have big political implications — and we should expect Republicans to do all they can to make things worse again; Mitch McConnell may have flinched at the prospect of creating a global financial crisis over the debt ceiling, but there’s undoubtedly a lot more mischief ahead.

But I find myself feeling cautiously optimistic. Maybe it was something I ate?

 

Che dire se le cose stessero migliorando?

Di Paul Krugman

 

È stata l’estate del nostro malcontento. Agli inizi di quest’anno molti di noi si aspettavano di vedere spettacolari miglioramenti nella qualità delle nostre vite.  Vaccini miracolosi offrivano la speranza di una rapida fine della pandemia e di un ritorno alla vita normale. Il ritorno alla normalità avrebbe anche, si sperava, costituito la premessa per una rapida ripresa economica. Quando il Presidente Joe Biden previde un’ “estate di gioia”, ciò non sembrava irragionevole.

Ma non era destino. La spinta alla vaccinazione, dopo i primi successi, è ristagnata di fronte ad una generalizzata resistenza, accentuata da una cattiva e distorta informazione  politicamente interessata; e in una nazione non adeguatamente vaccinata, la variante Delta ha portato ad un terza letale ondata di infezioni. Mentre la crescita dei posti di lavoro, secondo gli standard storici, è stata veloce, l’economia è stata ostacolata sia dalla persistenza del Covid-19 che dall’aggrovigliarsi delle catene dell’offerta. E un aumento degli omicidi ha riportato alle memoria alcune delle vecchie distopiche paure di collasso della società.

Il risultato è stata una frustrazione generalizzata, con molti che prevedevano che le cose sarebbero rimaste cattive o peggiorate nei mesi successivi.

Ma che dire se l’attuale depressione fosse eccessiva? Come i lettori più affezionati sanno, per temperamento io non sono ottimista – e sono atterrito, come dovrebbero essere tutti, dalla minaccia che l’estremismo di destra costituisce per la democrazia degli Stati Uniti. Ma c’è una buona possibilità che in un futuro abbastanza prossimo vedremo un sostanziale progresso contro le tre “C”: il Covid, i contenitori (ovvero, i temi della catena dell’offerta) e il crimine. Non avremmo avuto la nostra estate di gioia, ma potremmo andare verso una primavera di sollievo.

Cominciamo dalla situazione della pandemia. A questo punto, l’ondata della Delta sta chiaramente riducendosi negli Stati Uniti. Inoltre, ci sono ragioni per sperare che questa non sarà un’altra alba ingannevole, perché il Governo federale e un numero crescente di datori di lavoro privati stanno ponendo sul serio la condizione che i lavoratori siano vaccinati.

E il muro della resistenza al vaccino si sta mostrando molto meno solido di quanto sembrava. Pochi mesi fa i sondaggi suggerivano che molti lavoratori avrebbero rinunciato ai loro posti di lavoro piuttosto che accettare l’obbligo della vaccinazione. In realtà, i datori di lavoro che hanno già imposto tali obblighi, ad esempio nel settore sanitario, stanno normalmente constatando che soltanto l’1 o il 2 per cento dei lavoratori tengono fede a questa minaccia.

Tutto questo non significa affatto che siamo prossimi in breve tempo a smettere di preoccuparci per il Covid. Ma sembriamo, finalmente, essere indirizzati verso una situazione nella quale gli americani che sono stati vaccinati possano sentirsi abbastanza sicuri nel tornare al lavoro, nell’andare a mangiar fuori e – più importante di tutto – nel mandare a scuola i loro figli.

Cosa dire dei problemi alle catene dell’offerta? Penso che sia giusto dire che quasi nessuno aveva previsto il Grande Ingorgo – il disastro nella logistica per il quale molte navi container vanno avanti e indietro dalla California nell’attesa di un posto dove attraccare, i produttori di automobili sono incapaci di soddisfare le domanda per una scarsità di semiconduttori, e altro ancora. Ma due dei principali fattori che stanno dietro questo disastro sembra stiano riducendosi di intensità.

In primo luogo, l’allentamento della pandemia dovrebbe contribuire direttamente a mitigare i problemi dell’offerta, perché almeno alcuni disservizi erano stati provocati dalle chiusure connesse con il Covid e dalla impossibilità o indisponibilità di alcuni lavoratori ad impegnarsi in attività rischiose. Con la caduta del numero dei nuovi casi, tali disservizi dovrebbero diventare più rari.

Forse ancora più importante, molti dei nostri guai nelle catena dell’offerta erano provocati dalla forma inconsueta della domanda durante la pandemia, che vedeva i consumatori acquistare minori servizi ma più oggetti – comprare attrezzature sportive perché non potevano andare nelle palestre, prodotti di intrattenimento domestici perché non potevano andare ai cinema. Gli acquisti dei beni di consumo durevoli sono cresciuti molto oltre le tendenze prepandemiche, e il mondo non aveva la capacità di mettere in movimento tutti questi prodotti senza seri ritardi.

Ma la corsa a comprare oggetti ha fortemente rallentato nei mesi passati e dovrebbe rallentare anche di più con il ritorno alla vita normale. Questo dovrebbe ridurre la pressione sul sistema. I regali di Natale potrebbero avere un po’ di difficoltà ad arrivare, ma sarebbe sorprendente se la tensione non si allentasse sostanzialmente con gli inizi dell’anno prossimo.

Infine, il crimine. L’anno scorso c’è stato un brusco aumento negli omicidi, per quanto i tassi degli omicidi siano rimasti più bassi di quello che erano stati negli anni ’90. Ma il picco negli omicidi fa presagire un ritorno ai brutti tempi passati, o è stata una anomalia connessa con la pandemia?

Ebbene, almeno i dati di New York indicano che il 2020 non è stato l’avvio di una tendenza. Quest’anno gli omicidi sino a questo punto sono rimasti al di sotto del loro tasso nel corrispondente periodo dell’anno passato; nelle ultime settimane si collocavano il 14 per cento sotto all’anno precedente.

Tutto sommato, c’è una buona probabilità che agli inizi del prossimo anno ci sentiremo tutti assai meglio di come ci sentiamo oggi.

Un tale miglioramento negli umori della nazione, naturalmente, avrebbe grandi implicazioni politiche – e dovemmo aspettarci che i repubblicani facciano tutto quello che possono per rendere le cose nuovamente peggiori; Mitch McConnell può aver avuto paura alla prospettiva di creare una crisi finanziaria globale sul tetto del debito [1], ma indubbiamente ci aspettano molti altri dispetti.

Eppure mi ritrovo con una sensazione di cauto ottimismo. Forse è dipeso da qualcosa che ho mangiato?

 

 

 

 

 

[1] Il riferimento è alla minaccia delle settimane scorse da parte dei repubblicani di non approvare il consueto aumento annuale del tetto del debito, minaccia che pare almeno in parte rientrata nei giorni recenti. Per una maggiore spiegazione dell’ingarbugliato tema della approvazione del tetto del debito nella legislazione statunitense, vedi su questo blog la traduzione dell’articolo di Krugman “Biden dovrebbe ignorare il limite del debito e coniare una moneta da mille miliardi di dollari” (1 ottobre 2021, dal blog di Krugman).

 

 

 

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