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Sulle Persone Molto Serie, sul clima e sui bambini, di Paul Krugman (New York Times, 4 ottobre 2021)

 

Oct. 4, 2021

On Very Serious People, Climate and Children

By Paul Krugman

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Do you remember the days of the Simpson-Bowles debt-reduction plan?

A decade ago elite opinion was obsessed with the supposed need for immediate action on budget deficits. This consensus among what I used to call Very Serious People was so strong that as Ezra Klein, now a Times Opinion writer, wrote, deficits somehow became an issue to which “the rules of reportorial neutrality don’t apply.”

The news media more or less openly rooted not just for deficit reduction in general, but in particular for “entitlement reform,” a.k.a. cuts in future Medicare and Social Security benefits. Such cuts, everyone who mattered seemed to argue, were essential to secure the nation’s future.

They weren’t. But here’s my question: If elite opinion cares so much about the future, why isn’t there any comparable consensus now about the need for climate action and spending on children? These are two of the main components of President Biden’s Build Back Better agenda, and the case for both is much stronger than the case for entitlement cuts ever was.

Yet whereas calling for Social Security cuts used to be treated as a sort of political badge of seriousness, calling for urgent action on climate and children isn’t. If anything, much reporting on current politics seems to suggest that the handful of Democrats trying to dismantle Build Back Better, to limit the Biden agenda to modest spending on conventional infrastructure, are being responsible, while the progressives trying to make sure that we really do invest in the nation’s future are somehow unserious.

Let’s talk about what securing the future really means.

The logic of demands for entitlement reform was always suspect. It’s true that an aging population and rising health care costs may eventually force us to choose between tax hikes and benefits cuts (although worries about government debt have long been greatly overblown). But why was it urgent to take action in, say, 2010? What would be lost by waiting a few years? If you thought about it, the elite consensus was that we needed to cut future benefits in order to avoid … future cuts in benefits. Huh?

By contrast, the cost of delaying action on climate and children is real and immense.

On climate: Every year that the world fails to limit greenhouse gas emissions, humanity emits about 35 billion tons of carbon dioxide — and these emissions will stay in the atmosphere, warming the planet, for hundreds of years.

We’ve already seen the costs imposed by the leading edge of climate change — severe droughts, a proliferation of extreme weather events. The overwhelming scientific consensus is that such costs will get far worse in the decades ahead. So by postponing climate action, we are undermining our future in a much more substantial way than we do by, say, adding a few percent to the national debt.

On children: Child poverty is a huge problem in America. And there’s overwhelming evidence that spending on programs that alleviate child poverty has huge payoffs: Children who receive aid from these programs grow up to be healthier adults, with higher earnings, than those who don’t. In fact, the evidence for high returns from spending more on children is much stronger than the evidence for high returns to spending on roads and bridges (although we should do that, too).

So every year that we don’t increase aid to children, for example by expanding the child tax credit, leads to decades of wasted human potential.

But elite opinion — and much reporting — somehow fails to highlight the extreme irresponsibility of opposing clean energy plans and the immense waste of human potential that comes from failing to address child poverty. Instead it’s all “$3.5 trillion! $3.5 trillion!” — often without pointing out that this is proposed spending over a decade, not a single year, and that it would amount to only 1.2 percent of G.D.P.

OK, I don’t fully understand this double standard — why Very Serious People became obsessed with the supposedly urgent need to limit government debt yet are blasé about if not hostile to proposals to tackle the issues that really matter for our future.

Money is surely part of the story: Corporate groups like the U.S. Chamber of Commerce were all in on entitlement reform but are lobbying furiously against Build Back Better. Indeed, the Democrats trying to scuttle Biden’s agenda are more accurately described as the party’s corporate wing than as “centrists.” After all, polls suggest that the policies they oppose are highly popular, so in that sense they’re well to the right of the political center.

But not everyone defining conventional wisdom is on the take. There also seems to be a sort of social dynamic in politics and the media, perhaps reflecting the circles in which opinion leaders move, that treats people who want to make the lives of ordinary Americans harder as courageous, while considering those who want to raise taxes on corporations and the rich flaky and unrealistic.

Whatever the reasons for this dynamic, it needs to be fought. Right now we have an opportunity to really do the right thing. It will be a tragedy if this opportunity is missed.

 

Sulle Persone Molto Serie, sul clima e sui bambini,

di Paul Krugman

 

Vi ricordate i giorni del programma di Simpson- Bowles [1] di riduzione del deficit?

Un decennio fa il giudizio delle classi dirigenti era ossessionato dal supposto bisogno di un’iniziativa immediata sui deficit di bilancio. Questo consenso tra coloro che io ero solito chiamare le Persone Molto Serie era così forte che Ezra Klein, adesso opinionista del Times, scrisse che il deficit erano in qualche modo diventati un tema al quale “non si applicano le regole della neutralità giornalistica”.

I media dell’informazione non facevano soltanto il tifo in generale per una riduzione del deficit, ma in particolare per una “riforma dei diritti sociali”, ovvero per tagli sui sussidi futuri di Medicare e della Previdenza Sociale. Tali tagli, sembravano sostenere tutti coloro che erano importanti, erano essenziali per garantire il futuro della nazione.

Non era così. Ed è qua la mia domanda: se il giudizio delle classi dirigenti di preoccupa così tanto del futuro, perché adesso non c’è alcun paragonabile consenso sulla necessità di una iniziativa sul clima e sulla spesa sull’infanzia? Questi sono due dei principali aspetti del programma Ricostruire meglio del Presidente Biden, e gli argomenti per entrambi sono molto più forti di quanto siano mai stati gli argomenti per i tagli ai diritti sociali.

Eppure mentre pronunciarsi per i tagli alla Previdenza Sociale veniva considerato come una specie di distintivo politico di serietà, pronunciarsi per una iniziativa urgente sul clima e sul bambini non lo è. Semmai, molti resoconti sull’attuale politica paiono suggerire che la manciata di democratici che cercano di smantellare il programma Ricostruire meglio, di limitare il programma di Biden per una spesa modesta sulle infrastrutture convenzionali, siano responsabili, mentre i progressisti che cercano di garantire che si investa davvero sul futuro della nazione, in qualche modo siano poco seri.

Parliamo di quello che significa realmente garantire il futuro della nazione.

La logica delle richieste di una riforma dei diritti sociali è sempre stata sospetta. È vero che una popolazione che invecchia e i costi crescenti dell’assistenza sanitaria, alla fine, possono costringerci ad una scelta tra rialzare delle tasse e tagliare i sussidi (sebbene le preoccupazioni sul debito pubblico siano state a lungo esagerate). Ma perché era urgente assumere una iniziativa, ad esempio, nel 2010? Che cosa si sarebbe perso ad aspettare pochi anni? Se ci si rifletteva, il consenso delle classi dirigenti era che avevamo bisogno di tagliare i sussidi futuri allo scopo di evitare … tagli futuri nei sussidi. Non era così?

Al contrario, il costo del rinviare iniziativa sul clima e sui bambini sarebbe concreto e immenso.

Sul clima: ogni anno che il mondo non riesce a ridurre le emissioni dei gas serra, l’umanità emette 35 miliardi di tonnellate di anidride carbonica – e queste emissioni resteranno nell’atmosfera, riscaldando il pianeta, per centinaia di anni [2].

Abbiamo già visto i costi costituiti dalla punta che avanza del cambiamento climatico – gravi siccità e una proliferazione di eventi estremi. Il consenso scientifico schiacciante è che tali costi diventeranno assai peggiori nei decenni a venire. Dunque, rinviando l’iniziativa sul clima stiamo mettendo a repentaglio il nostro futuro in un modo più sostanziale di quello che faremmo, ad esempio, aggiungendo pochi punti percentuali a debito nazionale.

Sui bambini: la povertà infantile è un enorme problema per l’America. E ci sono prove schiaccianti che la spesa sui programmi che riducono la povertà infantile avrebbe elevati vantaggi: i bambini che ricevono aiuti da questi programmi diventeranno adulti più sani, con maggiori guadagni, di quelli che non li ricevono. Di fatto, le prove di elevati rendimenti di una spesa maggiore sui bambini sono molto più forti di quelle sugli alti rendimenti delle spese sulle strade e sui ponti (sebbene si debbano fare anche quelle).

Dunque, ogni anno che non accresciamo gli aiuti ai bambini, ad esempio aumentando i crediti di imposta sui figli, comporta decenni di potenziale umano sprecati.

Ma il giudizio delle classi dirigenti – e una buona parte dei resoconti giornalistici – di solito mancano di mettere in evidenza l’irresponsabilità estrema dell’opporsi ai programmi per l’energia pulita e l’immenso spreco di potenziale umano che deriva dal non riuscire ad affrontare la povertà infantile. Piuttosto tutto si risolve negli strepiti sui “3.500 miliardi di dollari! 3.500 miliardi di dollari!” – spesso senza far notare che questa è una spesa proposta in un decennio, non in un solo anno, e che corrisponderebbe soltanto all’1,2 per cento del PIL.

Devo dire che non capisco per intero questo doppio standard – perché le Persone Molto Serie erano ossessionate dal bisogno che si riteneva urgente di limitare la spesa pubblica, mentre sono indifferenti se non ostili alle proposte che affrontano le questioni che davvero contano per il nostro futuro.

I soldi sono certamente una parte della spiegazione: i gruppi di imprese come la Camera di Commercio degli Stati Uniti puntavano tutto sulla riforma dei diritti sociali ma stanno ferocemente facendo azioni lobbistiche contro il Ricostruire meglio. In effetti, i democratici che cercano di affossare il programma di Biden sono più precisamente descrivibili come l’ala aziendale del partito, anziché come “centristi”. Dopo tutto, i sondaggi indicano che le politiche alle quali si oppongono sono altamente popolari, dunque in quel senso essi sono davvero alla destra del centro politico.

Ma non tutti coloro che determinano il senso comune finiscono in busta paga. Sembra anche esserci una sorta di dinamica sociale nella politica e nei media, che forse riflette i circoli nei quali operano coloro che fanno opinione, che tratta come coraggiose le persone che vogliono rendere più difficile la vita degli americani normali, mentre considera inaffidabili ed irrealistici coloro che vogliono elevare le tasse sulle società e sui ricchi.

Qualsiasi siano le ragioni di questa dinamica, essa deve essere combattuta. In questo momento abbiamo una opportunità per fare per davvero la cosa giusta. Sarebbe una tragedia se questa opportunità fosse persa.

 

 

 

 

[1] Simpson e Bowles erano i due copresidenti, un democratico e l’altro repubblicano, di una commissione che venne incaricata – con il pieno consenso di Obama – di proporre una strategia generale di contenimento della spesa pubblica. Le loro conclusioni si concentrarono, appunto, in alcune proposte di tagli alle spese sociali, previdenziali e sanitarie.

[2] Nella connessione nel testo inglese, da un articolo a cura di un ricercatore della NASA, si spiega che “i cambiamenti nella atmosfera connessi con i gas che reagiscono (i gas che subiscono reazioni chimiche) come l’ozono e i composti chimici che creano l’ozono come gli ossidi di azoto, sono di breve durata, l’anidride carbonica è un’altra bestia. Una volta che si aggiunge all’atmosfera, essa ci si trattiene per lungo tempo, da 300 a 1000 anni”.

 

 

 

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