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L’attacco della ‘polizia del pensiero’ della destra, di Paul Krugman (New York Times, 24 gennaio 2022)

 

Jan. 24, 2022

Attack of the Right-Wing Thought Police

By Paul Krugman

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Americans like to think of their nation as a beacon of freedom. And despite all the ways in which we have failed to live up to our self-image, above all the vast injustices that sprang from the original sin of slavery, freedom — not just free elections, but also freedom of speech and thought — has long been a key element of the American idea.

Now, however, freedom is under attack, on more fronts than many people realize. Everyone knows about the Big Lie, the refusal by a large majority of Republicans to accept the legitimacy of a lost election. But there are many other areas in which freedom is not just under assault but in retreat.

Let’s talk, in particular, about the attack on education, especially but not only in Florida, which has become one of America’s leading laboratories of democratic erosion.

Republicans have made considerable political hay by denouncing the teaching of critical race theory; this strategy has succeeded even though most voters have no idea what that theory is and it isn’t actually being taught in public schools. But the facts in this case don’t matter, because denunciations of C.R.T. are basically a cover for a much bigger agenda: an attempt to stop schools from teaching anything that makes right-wingers uncomfortable.

I use that last word advisedly: There’s a bill advancing in the Florida Senate declaring that an individual “should not be made to feel discomfort, guilt, anguish or any other form of psychological distress on account of his or her race.” That is, the criterion for what can be taught isn’t “Is it true? Is it supported by the scholarly consensus?” but rather “Does it make certain constituencies uncomfortable?”

Anyone tempted to place an innocuous interpretation on this provision — maybe it’s just about not assigning collective guilt? — should read the text of the bill. Among other things, it cites as its two prime examples of things that must not happen in schools “denial or minimization of the Holocaust, and the teaching of critical race theory” — because suggesting that “racism is embedded in American society” (the bill’s definition of the theory) is just the same as denying that Hitler killed six million Jews.

What’s really striking, however, is the idea that schools should be prohibited from teaching anything that causes “discomfort” among students and their parents. If you imagine that the effects of applying this principle would be limited to teaching about race relations, you’re being utterly naïve.

For one thing, racism is far from being the only disturbing topic in American history. I’m sure that some students will find that the story of how we came to invade Iraq — or for that matter how we got involved in Vietnam — makes them uncomfortable. Ban those topics from the curriculum!

Then there’s the teaching of science. Most high schools do teach the theory of evolution, but leading Republican politicians are either evasive or actively deny the scientific consensus, presumably reflecting the G.O.P. base’s discomfort with the concept. Once the Florida standard takes hold, how long will teaching of evolution survive?

Geology, by the way, has the same problem. I’ve been on nature tours where the guides refuse to talk about the origins of rock formations, saying that they’ve had problems with some religious guests.

Oh, and given the growing importance of anti-vaccination posturing as a badge of conservative allegiance, how long before basic epidemiology — maybe even the germ theory of disease — gets the critical race theory treatment?

And then there’s economics, which these days is widely taught at the high school level. (Full disclosure: Many high schools use an adapted version of the principles text I co-author.) Given the long history of politically driven attempts to prevent the teaching of Keynesian economics, what do you think the Florida standard would do to teaching in my home field?

The point is that the smear campaign against critical race theory is almost certainly the start of an attempt to subject education in general to rule by the right-wing thought police, which will have dire effects far beyond the specific topic of racism.

And who will enforce the rules? State-sponsored vigilantes! Last month Ron DeSantis, Florida’s governor, proposed a “Stop Woke Act” that would empower parents to sue school districts they claim teach critical race theory — and collect lawyer fees, a setup modeled on the bounties under Texas’ new anti-abortion law. Even the prospect of such lawsuits would have a chilling effect on teaching.

Did I mention that DeSantis also wants to create a special police force to investigate election fraud? Like the attacks on critical race theory, this is obviously an attempt to use a made-up issue — voter fraud is largely nonexistent — as an excuse for intimidation.

OK, I’m sure that some people will say that I’m making too much of these issues. But ask yourself: Has there been any point over, say, the past five years when warnings about right-wing extremism have proved overblown and those dismissing those warnings as “alarmist” have been right?

 

L’attacco della ‘polizia del pensiero’ della destra,

di Paul Krugman

 

Agli americani piace pensare alla loro nazione come un faro di libertà. E nonostante i tanti modi nei quali non siamo riusciti ad essere all’altezza dell’immagine che abbiamo di noi stessi, soprattutto le grandi ingiustizie che scaturiscono dal peccato originale della schiavitù, la libertà – non solo le elezioni libere, ma anche la libertà di parola e di pensiero – è stata a lungo un elemento fondamentale dell’idea americana.

Oggi, tuttavia, la libertà è sotto attacco, su più fronti di quanto molti comprendano. Tutti sanno della Grande Bugia, il rifiuto di un’ampia maggioranza di repubblicani di accettare la legittimità delle elezioni perse. Ma ci sono molte altre aree nella quali la libertà non è solo sotto assalto, ma in ritirata.

Parliamo, in particolare, dell’attacco alla istruzione, specialmente ma non soltanto in Florida, che è diventata uno dei principali laboratori americani di erosione della democrazia.

I repubblicani hanno tratto un considerevole vantaggio politico dalla denuncia dell’insegnamento della ‘teoria critica della razza’ (CRT) [1]; questa strategia produce effetti anche se la maggior parte degli elettori non ha idea di cosa sia quella teoria e del fatto che essa in realtà non viene insegnata nelle scuole pubbliche. Ma in questo caso i fatti non contano, perché le denunce della CRT sono fondamentalmente una copertura di un proposito molto più grande: un tentativo di impedire alle scuole di insegnare tutto quello che mette la destra a disagio.

Uso queste parole a ragion veduta: al Senato della Florida c’è una proposta di legge che afferma che un individuo “non dovrebbe essere costretto a sentirsi in disagio, in colpa, angosciato o ad ogni altra forma di turbamento psicologico a causa della sua razza”: Ovvero, il criterio per quello che può essere insegnato non è “E’ vero? E’ sostenuto dal consenso degli studiosi?”, ma piuttosto “Mette a disagio certe componenti dell’elettorato?”

Chiunque sia tentato di fornire una  interpretazione innocua di questa disposizione – forse essa riguarda soltanto il non assegnare colpe collettive? – dovrebbe leggere il testo della proposta di legge. Tra le altre cose, essa cita come due principale esempi di cose che non devono accadere nelle scuole “la negazione dell’Olocausto e l’insegnamento della teoria critica della razza” – giacché suggerire che il razzismo sia incorporato nella società americana” (la definizione della teoria nella proposta) equivale a negare che Hitler abbia assassinato sei milioni di ebrei.

Quello che fa davvero impressione, tuttavia, è l’idea che alle scuole dovrebbe essere proibito di insegnare ogni cosa che provochi “disagio” agli studenti ed ai loro genitori. Se voi immaginate che gli effetti della applicazione di questo principio sarebbero limitati all’insegnamento sui rapporti razziali, siete completamente ingenui.

Intanto, il razzismo non è certo l’unico tema inquietante della storia americana. Sono sicuro che alcuni studenti troveranno che il racconto di come abbiamo invaso l’Iraq – o, per la stessa ragione, di come siamo stati coinvolti nel Vietnam – li metta a disagio. Escludere questi temi dai programmi scolastici!

Poi c’è l’insegnamento delle scienze. La maggioranza delle scuole superiori insegnano la teoria dell’evoluzione, ma eminenti politici repubblicani sono o evasivi o apertamente negazionisti del consenso scientifico, presumibilmente riflettendo il disagio della base del Partito Repubblicano con quell’ idea. Una volta che prendesse piede la regola della Florida, quanto sopravvivrebbe l’insegnamento dell’evoluzionismo?

La geologia, per inciso, ha lo stesso problema. Ho partecipato a gite naturalistiche nelle quali le guide rifiutano di parlare delle origini della formazione delle rocce, dicendo che c’erano stati problemi con alcuni ospiti religiosi.

Inoltre, considerata la crescente importanza degli atteggiamenti contro la vaccinazione come distintivo della fedeltà conservatrice, quanto tempo passerebbe prima che l’epidemiologia di base – forse persino la teoria dei germi delle malattie – ottenga il trattamento della teoria critica della razza?

E poi c’è l’economia, che di questi tempi viene largamente insegnata al livello delle scuole superiori (ho il dovere di dichiararlo: molte scuole superiori usano una versione adattata di un testo di principi del quale sono coautore). Data la lunga storia dei tentativi politicamente ispirati di impedire l’insegnamento dell’economia keynesiana, cosa pensate che le regola della Florida comporterebbe nell’insegnamento della mia disciplina?

Il punto è che la campagna infamante contro la teoria critica della razza è quasi certamente l’avvio di un tentativo di assoggettare l’educazione in generale alla regola del pensiero poliziesco della destra, il che avrebbe effetti terribili aldilà del tema specifico del razzismo.

E chi metterà in atto le regole? Vigilantes pagati dallo Stato! Il mese scorso, Ron DeSantis, il Governatore della Florida, ha proposto una “Legge per il blocco del WOKE [2]“ che consentirebbe ai genitori di fare causa ai distretti scolastici che si pretende insegnino la teoria critica della razza – e di sostenerne le spese legali, una organizzazione modellata sul sistema delle “taglie” sulla base della nuova legge contro l’aborto del Texas. Solo la possibilità di tali ricorsi legali avrebbe un effetto agghiacciante sull’insegnamento.

Ho dimenticato di dire che DeSantis vuole anche un corpo speciale di polizia per indagare sulle frodi elettorali? Come l’attacco sulla teoria critica della razza, questo è ovviamente un tentativo di utilizzare un tema artefatto – la frode elettorale è in gran parte non esistente – come una scusa per l’intimidazione.

Va bene, sono sicuro che in molti diranno che sto facendo troppo chiasso su questi temi. Ma chiedetevi: c’è stato qualche caso, diciamo negli ultimi cinque anni, nel quale gli ammonimenti sull’estremismo della destra si sono dimostrati esagerati e coloro che liquidavano quegli ammonimenti come “allarmisti” hanno avuto ragione?

 

 

 

 

 

[1] La Teoria Critica della razza è un corpo di studi legali e un movimento di attivisti e di studiosi dei diritti civili che cercano di esaminare le relazioni tra razza e legge negli Stati Uniti. Un cardine della Teoria Critica è l’idea che il razzismo e disparati risultati razzistici siano spesso la conseguenza di complesse, sottili dinamiche istituzionali, più ancora che espliciti e intenzionali pregiudizi di singoli. Nei suoi fondamenti teorici essa ragiona di come, nella storia statunitense, il razzismo possa essere stato incorporato in regole, comportamenti e leggi, sino a costituire una sorta di potente e non sempre visibile paradigma della vita nazionale. Quindi, culturalmente e politicamente, è un fenomeno radicale che si oppone a tutte le forme di razzismo. Il che comporta che spesso assume forme aggressive, come spesso accade nei movimenti americani di progresso che vanno all’attacco di culture e di assetti sociali granitici e complessi di segregazione e di ineguaglianza. Fatto sta che è diventato un fenomeno politico del tutto rilevante nella politica statunitense, al punto che il contrattacco reazionario per la messa al bando dell’insegnamento al pari di una disciplina nelle scuole di tale teoria critica– insegnamento che in realtà non avviene, se non, suppongo, nella forma della conoscenza di idee diffuse e fondate – sembra avere avuto effetti anche nelle recenti elezioni amministrative americane.

[2] WOKE è diventato un aggettivo in lingua inglese che sta a significare una sorta di “allarme” contro ogni forma di pregiudizio e di discriminazione razziale. Letteralmente significa lo “stare svegli, vigili” contro le ingiustizie sociali, e in quel modo la frase si affermò sino dagli anni ’30 nei movimenti degli afroamericani. La destra americana odierna lo utilizza per indicare in generale la mentalità antidiscriminatoria delle minoranze etniche e dei progressisti. La cultura “WOKE” è quella di tutti costoro, ad esempio del movimento del “Black lives matter”.

 

 

 

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