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I ‘collegamenti’ di Adam Tooze col mondo – 2 (dalla piattaforma di Tooze dell’ultimo mese)

I ‘collegamenti’ di Adam Tooze col mondo – 2

 

Un secondo esperimento di traduzione – o meglio di pick-up, di semplice raccoltadi diagrammi che si trovano sulla piattaforma di Adam Tooze.

 

Il primo tema riguarda la proprietà delle abitazioni in vari paesi del mondo e in particolare la situazione in Germania:

  • Nella tabella sono indicate le percentuali degli affitti ai prezzi di mercato (blu scuro) e degli affitti con prezzi ridotti o gratuiti (celeste). Tutto il resto che non appare corrisponde dunque alle case in proprietà. Ovvero, le case in proprietà sono il 51% in Germania e il 72% in Italia (il 69% nella media europea). Anche interessante osservare le percentuali molto variabili di case con affitti ridotti o gratuiti (ad esempio, in Francia e in vari paesi dell’Europa Orientale assai superiori a quelle dell’Italia).

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  • Specificamente nel caso della Germania, questa seconda tabella mostra come negli ultimi 20 anni si sono sempre più ridotti gli alloggi ‘liberi’ in molte città tedesche. In realtà, a quanto pare, più nelle città ex Germania dell’Est (Lipsia e in parte Berlino) che non ex Germania Occidentale (Monaco).

 

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Un secondo gruppo di tabelle riguarda vari aspetti dell’economia cinese.

  • Un primo diagramma ci mostra come il primato manifatturiero della Cina (espresso nella percentuale del valore aggiunto del settore manifatturiero sul PIL) sia in calo, a vantaggio del Vietnam, del Bangla Desh e (più sorprendentemente) della Turchia. Ma non dell’India, che continua ad avere un peso relativo delle manifatture attorno alla metà di quello cinese, anche se compensato da successi maggiori nella esportazione di alcuni servizi ‘commerciabili’.

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  • La seconda tabella ci mostra come la Cina sia emersa dopo la pandemia come una potenza nella esportazione di auto. Tra il 2020 ed il 2022 la Cina – in un mercato che ‘ondeggia’ sui 12 milioni di autoveicoli per passeggeri esportati, è passata da circa 500.000 a oltre 2 milioni e mezzo, superando abbondantemente gli Stati Uniti, e poi la Corea del Sud, raggiungendo il Giappone e avvicinandosi alla Germania.

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  • Infine, sempre a proposito della Cina, una tabella che mostra – nell’ambito di un debito pubblico cinese relativamente contenuto rispetto a molti altri paesi avanzati – il problema nazionale crescente del debito attribuibile ai ‘veicoli’ di finanziamento dei governi locali. Le obbligazioni connesse con i finanziamenti locali sono raddoppiate in dieci anni, nel rapporto percentuale con il totale delle obbligazioni pubbliche. Complicata questione economica ma anche politica.

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Il terzo gruppo di diagrammi, riguarda il tema – di sicuro non solo americano, ma che pare impegnare soprattutto il dibattito degli economisti americani – dei fattori che stanno provocando alta inflazione. Altro diagramma americano, invece, è a seguire quello della distribuzione nei vari gruppi della popolazione delle malattie mentali.

  • La tabella suddivide il tre gruppi i fattori che guidano l’inflazione statunitense: fattori connessi con l’offerta, fattori connessi con la domanda e fattori di più difficile attribuzione al primo o al secondo settore. I fattori connessi con la domanda (ovvero una crescita della disponibilità e della volontà di spesa) compaiono in blu scuro, e sono indubbiamente stati molto rilevanti a partire dalla pandemia, ma soprattutto non sembrano ancora affatto superati nel 2023. I fattori connessi con l’offerta (in celeste) – ad esempio le difficoltà molto dibattute dei semiconduttori, dell’inflazione connessa con i prezzi delle auto usate o delle strozzature nelle spedizioni marittime durante e dopo la pandemia – restano elevati ma si riducono. I casi di incerta attribuzione si mantengono più elevati del solito.

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  • Questa ultima tabella – a cura della Amministrazione dei Servizi per la Salute Mentale e per gli Abusi di Sostanze degi USA – è relativa all’anno 2020 e presenta una suddivisione dei casi tra i vari gruppi di età (segmenti in nero), tra maschi e femmine (in blu) e tra i vari gruppi razziali (in rosso). Mi paiono rilevanti: la percentuale molto elevata dei casi tra i giovani tra i 18 ed i 25 anni; l’incidenza molto più elevata tra le donne rispetto agli uomini; il fatto che le cosiddette ‘minoranze etniche’, considerate assieme (neri, ispanici ed asiatici), rappresentino più del doppio dei ‘bianchi’ (ma non intendo a chi sia attribuibile l’elevata incidenza degli ‘altri’). Si consideri, comunque, che i dati esprimono le percentuali dei vari gruppi sul totale dei casi, mentre la popolazione di carnagione bianca (al 2016) costituiva il 70,4% della popolazione totale, gli afroamericani il 12,7% della popolazione, gli ispanici ed i latino americani il 17,8%.

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