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Perchè i mercati finanziari sono indifferenti alla guerra di Trump sulla Fed? Di Barry Eichengreen (da Project Syndicate, 9 settembre 2025)

 

Sep 9, 2025

Why Are Financial Markets Shrugging at Trump’s War on the Fed?

Barry Eichengreen

 

BarryHANALEI, HAWAII – While President Donald Trump’s attack on the US Federal Reserve Board and on a sitting governor, Lisa Cook, has elicited expressions of high alarm from economists and commentators, investors have responded with one big yawn.

This might seem like a dramatic disconnect. Actually, however, the two groups have good reasons for responding differently.

Commentators concerned with the stability and integrity of US monetary policy have every reason to be horrified by Trump’s attempt to “fire” Cook nearly 13 years before the expiry of her term. (Full disclosure: I directed Cook’s Ph.D. dissertation at the University of California, Berkeley.) Members of the Board of Governors are appointed to long terms in office precisely to insulate them from political pressure.

Few laws of economics are better established than the proposition that central banks independent from politics do a better job of implementing monetary policy. They deliver lower and more stable inflation without visible costs in terms of higher and more variable unemployment.

There are also abundant counterexamples, mainly but not exclusively from emerging markets, where a political leader appoints a flunkey to lead the central bank, and the flunkey then bows to the leader’s whims. As a general rule, these episodes turn out poorly. Politicians care about the next election or public-opinion poll, and, given the power, manipulate monetary policy with such short-term goals in mind.

Central bankers, on the other hand, care about the credibility of the institution and those who run it. Credibility means consistently delivering what they promise. This anchors expectations and stabilizes economic outcomes. The credibility of the Fed’s commitment to its 2% inflation target is what anchored inflation expectations in recent years and allowed policymakers to bring inflation down without a visible increase in unemployment.

Attempting to fire sitting governors without good cause in order to replace them with flunkeys prepared to implement their political patron’s pet theory does not enhance that credibility. This is as true of Trump’s theory that strong economic growth justifies lowering interest rates as it is of Turkish President Recep Tayyip Erdoğan’s theory that high interest rates cause inflation.

To be clear, independence does not mean lack of accountability. Nominees to the Fed Board of Governors must be confirmed by the Senate. Members are regularly called up to Capitol Hill to testify.

Still, one wonders about the readiness of this Congress to reject a Trump nominee or to criticize the policies of a Trump-dominated Fed. This raises the worrisome specter of Trump being able to ram through as many as three appointments to the seven-member board of governors in the next year, depending on the Cook case and what Chair Jerome Powell decides to do when his term as chair expires in May.

Some commentators point out that two board members, Michelle Bowman and Christopher Waller, are already aligned with Trump on the current case for interest rate cuts. This means, they suggest, that Trump needs only three additional seats before he possesses a majority on the Fed Board, allowing him to do as he pleases.

That compliant majority can exercise its veto over the reappointment of the 12 independent-minded regional Reserve Bank presidents, a rotating subset of whom serve on the interest-rate-setting Federal Open Market Committee (FOMC). At that point, dominance will be complete.

But this is to misunderstand the positions of Bowman and Waller. The FOMC’s decision at its last meeting about whether to cut interest rates or hold steady, as it did, was finely poised. The labor market is softening, which created a consistent argument for cutting rates. At the same time, inflation remains stubbornly above 2%, which is a reason for holding rates steady.

Bowman and Waller are experienced professionals who understand the importance of central-bank independence and the value of credibility. The fact that they dissented at the last meeting should be seen as reassuring, not alarming. It is a reminder that whomever Trump appoints to replace Powell cannot assume that other members of the Board will rubber stamp his or her decisions.

At this point, the sanguine response of financial markets comes into focus. Even if Trump secures three appointees to the Fed Board in the next year, it is far from clear that he will be able to force through his policies. After that, perhaps, anything is possible, including even more “firings” and dubious appointments. But a year is about the limit of how far into the future investors are capable of looking. Financial markets are nothing if not myopic.

The rest of us, in contrast, have a responsibility to peer further into the future, as do Congress and the courts. If Cook can be defenestrated, why not others? This is why Trump’s attack is so alarming.

 

Perché i mercati finanziari sono indifferenti alla guerra di Trump sulla Fed?

Di Barry Eichengreen

 

HANALEI, HAWAII – Mentre l’attacco del Presidente Donald Trump al Consiglio Federale della Federal Reserve e ad una governatrice in carica, Lisa Cook, ha provocato espressioni di grande allarme tra gli economisti ed i commentatori, gli investitori hanno risposto con un grosso sbadiglio.

Questa potrebbe sembrare una disconnessione spettacolare. Tuttavia, in effetti, i due gruppi hanno buone ragioni per rispondere differentemente.

I commentatori, preoccupati per la stabilità e l’integrità della politica monetaria statunitense, hanno tutte le ragioni per essere inorriditi dal tentativo di Trump di “licenziare” la Cook quasi 13 anni prima della scadenza del suo mandato (per completa trasparenza: io ho istruito la tesi di dottorato della Cook all’Università della California, Berkeley). I membri del Consiglio dei Governatori sono nominati per lunghi termini nella loro carica precisamente per isolarli dalle pressioni politiche.

Poche leggi dell’economia sono meglio fondate che il concetto secondo il quale le banche centrali indipendenti dalla politica fanno un lavoro migliore nell’esecuzione della politica monetaria. Esse realizzano una inflazione più bassa e più stabile senza costi visibili in termini di più elevata e di maggiormente  variabile disoccupazione.

Ci sono anche esempi abbondanti dal lato opposto, principalmente ma non esclusivamente dai mercati emergenti, nei quali un leader politico nomina un leccapiedi alla guida della banca centrale, e poi il leccapiedi si inchina ai capricci del leader. Come regola generale, questi episodi si risolvono modestamente. I politici si preoccupano delle prossime elezioni e dei sondaggi di opinione e, dato il loro potere, manipolano la politica monetaria con tali obbiettivi a breve termine in mente.

I banchieri centrali, d’altronde, si preoccupano della credibilità dell’istituzione e di coloro che la governano. La credibilità significa consegnare con regolarità quello che promettono. Questo àncora le aspettative e stabilizza i risultati economici. La credibilità dell’impegno della Fed al suo obbiettivo di inflazione del 2% è quella che ha ancorato le aspettative di inflazione negli anni recenti ed ha permesso ai responsabili politici di abbassare l’inflazione senza un aumento visibile nella disoccupazione.

I tentativi di dimettere governatori in carica senza giusta causa allo scopo di sostituirli con leccapiedi pronti ad eseguire la teoria prediletta del loro protettore politico non aumenta quella credibilità. Questo è altrettanto vero per la teoria di Trump secondo la quale una crescita economica forte giustifica la riduzione dei tassi di interesse come per la teoria del Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan secondo la quale elevati tassi di interesse provocano l’inflazione.

Per esser chiari, l’indipendenza non comporta una assenza di responsabilità. Le nomine al Consiglio dei Governatori della Fed debbono essere confermate dal Senato. I membri vengono regolarmente convocati a Capitol Hill per testimoniare.

Tuttavia, ci si può interrogare sulla disponibilità di questo Congresso a respingere nomine di Trump oppure a criticare le politiche di una Fed dominata da Trump. Questo solleva lo spettro inquietante di un Trump capace, il prossimo anno, di far passare sino a tre nomine su sette membri del consiglio dei governatori, a seconda degli sviluppi del caso della Cook e di cosa il Presidente Jerome Powell deciderà di fare quando il suo mandato come presidente scadrà a maggio.

Alcuni commentatori mettono in evidenza che due membri del consiglio, Michelle Bowman e Christopher Waller, sono già allineati con Trump sull’aspetto attuale dei tagli al tasso di interesse. Essi suggeriscono che questo comporta che Trump abbia bisogno soltanto di tre seggi aggiuntivi per detenere una maggioranza al consiglio della Fed, consentendogli di operare a suo gradimento.

Quella compiacente maggioranza può esercitare il suo veto sulla rinomina dei dodici presidenti regionali di orientamento indipendente della Federal Reserve, un gruppo dei quali, a rotazione, opera nella Commissione Federale a Mercato Aperto (FOMC)  che stabilisce il tasso di interesse. A quel punto, il dominio sarà completo.

Ma questo sarebbe un fraintendere le posizioni di Bowman e Waller. La decisione della FOMC al suo ultimo incontro sul taglio ai tassi di interesse oppure sul mantenerli stabili, è stata ponderata con attenzione. Il mercato del lavoro si sta attenuando, il che ha creato un solido argomento per il taglio dei tassi. Nello stesso tempo, l’inflazione rimane ostinatamente sopra il 2%, il che è una ragione per mantenere stabili i tassi.

Bowman e Waller sono professionisti competenti che comprendono l’importanza dell’indipendenza della banca centrale ed il valore della credibilità. Il fatto che essi abbiano dissentito all’ultimo incontro dovrebbe essere considerato rassicurante, non allarmante. Esso segnala che chiunque Trump nomini per sostituire Powell, non si può dare per scontato che altri membri del Consiglio approveranno automaticamente le sue decisioni.

A questo punto, entra nell’obbiettivo la risposta ottimistica dei mercati finanziari. Anche se Trump si assicurasse tre nomine nel Consiglio della Fred il prossimo anno, non è affatto chiaro se sarà capace di imporre le sue politiche. Forse, dopo di ciò, sarà possibile tutto, compresi persino nuovi “licenziamenti” e nomine dubbie. Ma un anno è all’incirca il limite di quanto lontano nel futuro gli investitori sono capaci di osservare. I mercati finanziari sono miopi per definizione.

Il resto di noi, all’opposto, ha una responsabilità nel guardare oltre nel futuro, come fanno il Congresso ed i tribunali. Se la Cook può essere defenestrata, perché non altri? Questa è la ragione per la quale l’attacco di Trump è così allarmante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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