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Affamare la bestia alimenta la depressione, di Paul Krugman (New York Times, 16 aprile 2020)

 

April 16, 2020

Starve the Beast, Feed the Depression

By Paul Krugman

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So Donald Trump’s name will, in a break with all previous practice, appear on the checks that will slightly mitigate the Donald Trump depression caused by the Donald Trump pandemic. Hey, we’re supposed to put his name on everything, right?

The operative word, however, is “slightly.” Those $1,200 checks, it turns out, are only a small fraction of the rescue package Congress passed a few weeks ago. And the CARES Act, in turn, fell far short of meeting the nation’s needs.

Given the scale of the economic carnage — 22 million jobs lost in four weeks — we need another huge relief program, both to limit financial hardship and to avoid economic damage that will persist even when the pandemic fades.

But we may not get the program we need, because anti-government ideologues, who briefly got quiet as the magnitude of the Covid-19 shock became apparent, are back to their usual tricks.

Right now the economy is in the equivalent of a medically induced coma, with whole sectors shut down to limit social contact and hence slow the spread of the coronavirus. We can’t bring the economy out of this coma until, at minimum, we have sharply reduced the rate of new infections and dramatically increased testing so that we can quickly respond to any new outbreaks.

Since we’re nowhere close to that point — in particular, testing is still far behind what’s needed — we’re months away from a safe end of the lockdown. This is causing severe hardship for workers, businesses, hospitals and — last but not least — state and local governments, which unlike the federal government must balance their budgets.

What policy can and should do is mitigate that hardship. And the last relief package did, in fact, do a lot of the right things. But it didn’t do enough of them.

True, one piece of the relief package, enhanced unemployment benefits, may prove more or less adequate — once overwhelmed state unemployment offices manage to get the money flowing, and assuming that the efforts of Eugene Scalia, Trump’s labor secretary, to restrict access don’t succeed.

But the special loan program for small businesses has already been exhaustedState and city governments are reporting drastic losses in revenue and soaring expenses. And the Postal Service is on the edge of bankruptcy.

So we need another large relief package, targeted at these gaps. Where would the money come from? Just borrow it. Right now, the economy is awash in excess savings with nowhere to go. The interest rate on inflation-protected federal bonds is minus 0.56 percent; in effect, investors are willing to pay our government to make use of their money. Financing economic relief just isn’t a problem.

Yet at the moment further relief legislation is stalled. And let’s be clear: Republicans are responsible for the impasse.

It’s true that Senate Republicans are trying to push through an extra $250 billion in small-business lending — and Democrats are willing to go along. But the Democrats also insist that the package include substantial aid for hospitals and for state and local governments. And Mitch McConnell, the Senate majority leader, is refusing to include this aid.

McConnell claims that he would be willing to consider additional measures in later legislation. But let’s get real. There is absolutely no reason not to include the money now.

Everyone, and I mean everyone, knows what is really happening: McConnell is trying to get more money for businesses while continuing to shortchange state and local governments. After all, “starve the beast” — forcing governments to cut services by depriving them of resources — has been Republican strategy for decades. This is just more of the same.

This reality leaves Democrats with no choice except to stand firm while they still have leverage. Bear in mind that McConnell could have the money he wants tomorrow if he were willing to meet them halfway. So far, however, he isn’t. Oh, and Trump personally has ruled out aid for the Postal Service.

At a basic level, then, anti-government ideologues are preventing us from responding adequately to the worst economic disaster since the Great Depression. Their obstructionism will cause vast suffering, as crucial public services are curtailed. It will also compound the economic damage.

In the near future, we’ll see millions of unnecessary job losses as impoverished families cut back spending, as local governments lay off teachers and firefighters, as the post office, if it survives at all, becomes a shadow of its former self. And many of these job losses will probably persist even after the pandemic subsides.

Anyone expecting a V-shaped economic recovery, in which we quickly go back to where we were a few months ago, is likely to be sorely disappointed.

If there’s a silver lining to all this, it is that the people sabotaging our response to Covid-19 economics may also be sabotaging their own political future. Trump is, after all, counting on rapid economic recovery to erase public memories of his disastrous handling of the pandemic itself. Yet he and his allies in the Senate are making such a recovery much less likely.

 

Affamare la bestia [1], alimenta la depressione,

di Paul Krugman

 

Dunque, il nome di Donald Trump, in rottura con ogni esperienza precedente, apparirà sugli assegni [2] che attenueranno leggermente la depressione di Donald Trump provocata dalla pandemia di Donald Trump. Del resto, abbiamo stabilito di mettere il suo nome su tutto, non è così?

Tuttavia, la parola cruciale è “leggermente”. Si scopre che questi assegni da 1.200 dollari sono solo una piccola frazione del pacchetto di salvataggio che il Congresso ha approvato poche settimane fa. E il CARES Act, a sua volta, è del tutto insufficiente a venire incontro ai bisogni della nazione.

Date le dimensioni della carneficina economica – 22 milioni di posti di lavoro in due settimane – abbiamo bisogno di un altro vasto programma di aiuti, sia per limitare le difficoltà finanziarie che per evitare il danno economico che persisterà anche quando la pandemia ridurrà i suoi effetti.

Ma potremmo non avere il programma di cui abbiamo bisogno, perché gli ideologi ostili allo Stato sociale, che per un breve momento si erano acquietati quando la vastità del trauma del Covid-19 era diventata evidente, sono tornati ai loro raggiri consueti.

In questo momento l’economia è in una condizione equivalente ad un coma farmacologico, con interi settori chiusi per limitare i contatti sociali e quindi rallentare la diffusione del coronavirus. Non possiamo portare l’economia fuori da questo coma, come minimo, se non abbiamo prima bruscamente ridotto il tasso delle nuove infezioni e aumentato in modo spettacolare i test, in modo da poter rispondere rapidamente a nuove ondate dell’epidemia.

Dal momento che non siamo affatto vicini a quel punto – in particolare, i test sono ancora molto lontani dalle necessità – siamo distanti mesi da una conclusione in sicurezza del blocco. Questo sta provocando gravi difficoltà ai lavoratori, alle imprese, agli ospedali e – da ultimo ma non per ultimo – ai Governi degli Stati e delle comunità locali, che diversamente dal Governo Federale devono avere i bilanci in pareggio.

Quello che la politica può e dovrebbe fare è mitigare quelle difficoltà. E l’ultimo pacchetto di aiuti, in sostanza, ha fatto molte delle cose giuste. Ma non ne ha fatte abbastanza.

È vero, una parte del pacchetto di aiuti, il potenziamento dei sussidi di disoccupazione, può dimostrarsi più o meno adeguata – una volta che i sopraffatti uffici della disoccupazione degli Stati riusciranno a far circolare i soldi, e ipotizzando che gli sforzi per limitarne l’accesso di Eugene Scalia – il Segretario al Lavoro di Trump – non abbiano successo.

Ma il programma speciale di prestiti alle piccole imprese è già stato esaurito. I Governi degli Stati e delle città stanno riferendo di drastiche perdite nelle entrate e di spese che vanno alle stelle. E il Servizio Postale è sull’orlo del fallimento.

Dunque, abbiamo bisogno di un altro ampio pacchetto di aiuti, mirato a questi buchi. Da dove verrebbero i soldi? Soltanto indebitandoci. In questo momento, l’economia è inondata da un eccesso di risparmi che non sanno dove andare. Il tasso di interesse sui bond federali protetti dall’inflazione è al meno 0,56 per cento: in sostanza, gli investitori sono disponibili a pagare il nostro Governo perché utilizzi il loro denaro. Finanziare gli aiuti economici non è proprio un problema.

Tuttavia al momento una ulteriore legge di aiuti è bloccata. E siamo chiari: sono i repubblicani i responsabili dell’impasse.

È vero che i repubblicani del Senato stanno cercando di far passare 250 miliardi aggiuntivi di prestiti alle piccole imprese – e i democratici sono disponibili ad acconsentire. Ma i democratici insistono anche che il pacchetto includa un aiuto sostanziale agli ospedali ed ai Governi degli Stati e delle comunità locali. E Mitch McConnell, il leader della maggioranza al Senato, si rifiuta di includere questo aiuto.

McConnell sostiene che sarebbe disponibile a considerare misure aggiuntive in una legge successiva. Ma siamo realistici. Non c’è assolutamente alcuna ragione per non includere adesso quei soldi.

Tutti, e intendo proprio tutti, sanno quello che in realtà sta accadendo: McConnell sta cercando di avere più soldi per le imprese nel mentre continua a cercare di fregare i Governi statali e locali. Dopo tutto, “affamare la bestia” – costringere i governi a tagliare i servizi privandoli delle risorse – è stata per decenni la strategia repubblicana. Questo è più o meno lo stesso.

Questa realtà lascia i democratici senza altra scelta se non quella di resistere mentre hanno ancora voce in capitolo. Si tenga a mente che McConnell potrebbe avere il denaro che vuole se fosse disponibile a incontrarsi a mezza strada. Tuttavia, sino ad ora non ha voluto. Inoltre, Trump personalmente ha escluso ogni aiuto al Servizio Postale.

Fondamentalmente, allora, gli ideologi ostili allo Stato sociale ci stanno impedendo di rispondere adeguatamente al peggior disastro economico dalla Grande Depressione. Il loro ostruzionismo provocherà vaste sofferenze, quando servizi pubblici cruciali verranno ridimensionati. Esso aggraverà anche il danno economico.

Nel prossimo futuro, vedremo milioni di posti di lavoro perduti senza necessità e di famiglie impoverite provocare tagli alla spesa, quando i governi locali licenzieranno insegnanti e pompieri, quando gli uffici postali, ammesso che sopravvivano, diventeranno un’ombra della propria identità passata. E molte di queste perdite di posti di lavoro persisteranno persino dopo che la pandemia sarà passata.

Tuti coloro che si aspettano una ripresa a forma di V, nella quale rapidamente si torni a dove eravamo pochi mesi fa, probabilmente saranno penosamente delusi.

In tutto questo c’è un risvolto positivo, vale a dire che tutti coloro che stanno sabotando la nostra risposta all’economia del Covid-19, forse stanno anche sabotando il loro futuro politico. Dopo tutto, Trump fa affidamento su una rapida ripresa economica per cancellare la memoria pubblica della sua disastrosa gestione della pandemia stessa. Tuttavia, lui ed i suoi alleati stanno rendendo tale ripresa molto meno probabile.

 

 

 

 

 

 

[1] L’espressione “starving the beast” – “affamare la bestia” – venne coniata in un articolo del Wall Street Journal del 1985, che citava un anonimo collaboratore di Ronald Reagan. Da allora indica la strategia economica della destra americana: tagliare i finanziamenti della spesa sociale e delle amministrazioni statali – la “bestia” è lo Stato sociale – e diminuire le tasse sui ricchi e sulle imprese. I benefici sono affidati al secondo mitico meccanismo – il “trickle down”, letteralmente lo “sgocciolamento verso il basso” – ovvero al presunto effetto a cascata dei vantaggi fiscali dei più ricchi su tutta la società. Che non si è mai visto.

È il piccolo problema della destra nel mondo: “populista” a parole ma sotto la guida dei conservatori americani, che considerano lo Stato sociale come una “bestia da affamare”.

[2] In questi giorni è apparsa la notizia che gli assegni del Governo degli Stati Uniti provenienti dalla Legge di aiuti alla società americana in sofferenza per la pandemia – il CARES Act – verranno spediti agli americani con un modulo nel quale è stampato il nome del Presidente degli Stati Uniti. La notizia è apparsa, tra l’altro, sul Washington Post e l’iniziativa sarebbe stata disposta dal Dipartimento del Tesoro.

 

 

 

 

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