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I veri vincitori (New York Times 28 giugno 2012)

 

The Real Winners

By PAUL KRUGMAN
Published: June 28, 2012

So the Supreme Court — defying many expectations — upheld the Affordable Care Act, a k a Obamacare. There will, no doubt, be many headlines declaring this a big victory for President Obama, which it is. But the real winners are ordinary Americans — people like you.

 

How many people are we talking about? You might say 30 million, the number of additional people the Congressional Budget Office says will have health insurance thanks to Obamacare. But that vastly understates the true number of winners because millions of other Americans — including many who oppose the act — would have been at risk of being one of those 30 million.

So add in every American who currently works for a company that offers good health insurance but is at risk of losing that job (and who isn’t in this world of outsourcing and private equity buyouts?); every American who would have found health insurance unaffordable but will now receive crucial financial help; every American with a pre-existing condition who would have been flatly denied coverage in many states.

 

 

In short, unless you belong to that tiny class of wealthy Americans who are insulated and isolated from the realities of most people’s lives, the winners from that Supreme Court decision are your friends, your relatives, the people you work with — and, very likely, you. For almost all of us stand to benefit from making America a kinder and more decent society.

 

But what about the cost? Put it this way: the budget office’s estimate of the cost over the next decade of Obamacare’s “coverage provisions” — basically, the subsidies needed to make insurance affordable for all — is about only a third of the cost of the tax cuts, overwhelmingly favoring the wealthy, that Mitt Romney is proposing over the same period. True, Mr. Romney says that he would offset that cost, but he has failed to provide any plausible explanation of how he’d do that. The Affordable Care Act, by contrast, is fully paid for, with an explicit combination of tax increases and spending cuts elsewhere.

 

 

So the law that the Supreme Court upheld is an act of human decency that is also fiscally responsible. It’s not perfect, by a long shot — it is, after all, originally a Republican plan, devised long ago as a way to forestall the obvious alternative of extending Medicare to cover everyone. As a result, it’s an awkward hybrid of public and private insurance that isn’t the way anyone would have designed a system from scratch. And there will be a long struggle to make it better, just as there was for Social Security. (Bring back the public option!) But it’s still a big step toward a better — and by that I mean morally better — society.

Which brings us to the nature of the people who tried to kill health reform — and who will, of course, continue their efforts despite this unexpected defeat.

At one level, the most striking thing about the campaign against reform was its dishonesty. Remember “death panels”? Remember how reform’s opponents would, in the same breath, accuse Mr. Obama of promoting big government and denounce him for cutting Medicare? Politics ain’t beanbag, but, even in these partisan times, the unscrupulous nature of the campaign against reform was exceptional. And, rest assured, all the old lies and probably a bunch of new ones will be rolled out again in the wake of the Supreme Court’s decision. Let’s hope the Democrats are ready.

 

But what was and is really striking about the anti-reformers is their cruelty. It would be one thing if, at any point, they had offered any hint of an alternative proposal to help Americans with pre-existing conditions, Americans who simply can’t afford expensive individual insurance, Americans who lose coverage along with their jobs. But it has long been obvious that the opposition’s goal is simply to kill reform, never mind the human consequences. We should all be thankful that, for the moment at least, that effort has failed.

Let me add a final word on the Supreme Court.

 

Before the arguments began, the overwhelming consensus among legal experts who aren’t hard-core conservatives — and even among some who are — was that Obamacare was clearly constitutional. And, in the end, thanks to Chief Justice John Roberts Jr., the court upheld that view. But four justices dissented, and did so in extreme terms, proclaiming not just the much-disputed individual mandate but the whole act unconstitutional. Given prevailing legal opinion, it’s hard to see that position as anything but naked partisanship.

 

The point is that this isn’t over — not on health care, not on the broader shape of American society. The cruelty and ruthlessness that made this court decision such a nail-biter aren’t going away.

But, for now, let’s celebrate. This was a big day, a victory for due process, decency and the American people.

 

I veri vincitori, di Paul Krugman

New York Times 28 giugno 2012

 

Dunque la Corte Suprema – sfidando molte previsioni – ha confermato la “Legge sulla Assistenza Sostenibile”, anche detta la legge della “assistenza di Obama”. Senza dubbio, ci saranno molti titoli di giornali che la presenteranno come una grande vittoria per il Presidente Obama, quale in effetti è. Ma i veri vincitori sono i semplici americani, le persone come voi.

Di quante persone stiamo parlando? Si potrebbe dire 30 milioni, il numero di persone in più che secondo il Congressional Budget Office avranno l’assicurazione sanitaria grazie alla legge sull’assistenza di Obama. Ma in questo modo si sottostima ampiamente il numero dei vincitori perché milioni di altri americani – inclusi molti di quelli che si oppongono alla legge – avrebbero rischiato di aggiungersi a quei trenta milioni.

Dunque aggiungeteci tutti gli americani che attualmente lavorano per un impresa [1] che offre una buona assicurazione sanitaria ma rischiano di perdere quel posto di lavoro (e chi non lo rischia in questo mondo di esternalizzazioni e di rilevamenti da parte  di imprese di private equity[2]?); tutti gli americani che avrebbero trovato una assicurazione sanitaria troppo costosa e che al momento non possono contare su alcun sostanziale aiuto finanziario; tutti gli americani con una preesistente condizione di malattia [3], che in molti Stati con certezza si sarebbero visti negare la copertura assicurativa.

In poche parole, a meno che non apparteniate a quella minuscola classe di ricchi americani isolati e protetti dalla vita reale di gran parte delle persone, coloro che la decisione della Corte Suprema ha fatto vincere sono i vostri amici, i vostri parenti, la gente che lavora con voi e, assai probabilmente, voi stessi. Perché quasi tutti noi riceviamo un beneficio se si fa in modo che l’America sia una società più comprensiva e dignitosa.

Ma quanto costerà? Mettiamola in questo modo: la stima dell’Ufficio del Bilancio del costo nel corso nel prossimo decennio  delle “provviste per le coperture assicurative”  della legge sull’assistenza di Obama – fondamentalmente, i sussidi necessari per rendere le assicurazioni sostenibili per tutti – corrisponde a circa un terzo del costo degli sgravi fiscali, completamente a favore dei più ricchi, che Mitt Romney sta proponendo per il medesimo periodo. E’ vero, il signor Romney sostiene che pareggerebbe quel costo, ma non ha saputo fornire alcuna plausibile spiegazione su come farlo. Al contrario, la Legge per la Assistenza sostenibile ha una copertura completa, con una combinazione di aumenti delle tasse e, per altri aspetti,  di tagli alla spesa.

Dunque, la legge che la Corte Suprema ha confermato è un testo di umana dignità e al tempo stesso di responsabilità fiscale [4]. Esso non è perfetto, niente affatto – dopo tutto è originalmente una proposta repubblicana, escogitata molto tempo fa per prevenire la naturale alternativa di dare una copertura a tutti con l’estensione di Medicare. Il risultato è un complicato ibrido di assicurazione pubblica e privata, che non è certo il modo in cui si sarebbe congegnato un sistema partendo dal nulla. E ci sarà una lotta ancora lunga per migliorarlo, così come c’è stata per la Previdenza Sociale (ecco che torna alla mente l’opzione pubblica!). Ma è purtuttavia un grande passo in avanti verso una società migliore – e intendo moralmente migliore.

Il che ci riporta al carattere delle persone che hanno cercato di liquidare la riforma sanitaria – e che continueranno ovviamente nei loro sforzi, nonostante l’inattesa sconfitta.

Per un aspetto, la cosa più impressionante della campagna contro la riforma è stata la disonestà. Ricordate le “giurie della morte” [5]? Ricordate come gli oppositori della riforma volevano, con un colpo solo, incolpare Obama di promuovere lo statalismo e denunciarlo per i tagli a Medicare? La politica non si fa a colpi di cuscino ma, persino in tempi come questi, la mancanza  di scrupoli di quella campagna contro la riforma è stata eccezionale. E, lo si tenga per certo, tutte le vecchie alleanze e probabilmente un bel mazzo di nuovi comuni interessi verranno nuovamente messi in pista a seguito della decisione della Corte Suprema. Speriamo che i Democratici siano pronti.

Ma veramente impressionante, nel campo degli anti-riformatori, è stato il loro cinismo. Sarebbe stata una cosa diversa se, a un certo punto, avessero offerto un qualche surrogato di una proposta alternativa per aiutare gli americani con “preesistenti condizioni”, gli americani che semplicemente non possono permettersi una assicurazione individuale [6] dispendiosa. Ma è stato da sempre evidente che l’obbiettivo dell’opposizione è semplicemente liquidare la riforma, senza darsi cura delle conseguenze per le persone. Dovremmo tutti essere grati che, almeno al momento, quel tentativo sia fallito.

Lasciatemi aggiungere una parola finale per la Corte Suprema.

Prima che avesse inizio il dibattito, c’era un consenso molto vasto tra gli esperti della legislazione che non fossero conservatori incalliti – e persino tra alcuni di questi ultimi – che la legge sull’assistenza di Obama fosse chiaramente costituzionale. E, alla fine, grazie al Presidente della Corte Suprema John Roberts Jr.. la Corte ha confermato quel punto di vista. Ma quattro giudici hanno dissentito, e lo hanno fatto nel modo più estremo, proclamando non costituzionale non soltanto il tanto discusso “mandato individuale” [7], bensì l’intera legge. Data l’opinione prevalente dei giuristi, è difficile considerare quella posizione se non come un vero e proprio caso di faziosità.

Il punto è che tutto questo non è superato – non per la assistenza sanitaria, non più in generale per il modo di essere della società americana. Il cinismo e la crudeltà che hanno reso la decisione della Corte quasi un esito al cardio-palma, non sono certo svaniti.

Ma, per il momento, festeggiamo. E’ stato un gran giorno, una vittoria per un giusto processo, per la dignità e per il popolo americano.



[1] Ovvero, coloro che hanno la assicurazione sanitaria pagata dalla azienda, che è una delle soluzioni possibili, sebbene in cospicua riduzione negli ultimi anni.

[2] Ovvero imprese specializzate nell’acquisto di aziende in difficoltà e nel successivo cosiddetto ‘risanamento’, il più delle volte consistente in ridimensionamenti –  licenziamenti e conseguente ‘valorizzazione degli assets residui’.  Per inciso, il candidato repubblicano Romney, prima di diventare Governatore del Massachusetts, aveva fatto fortuna in aziende del genere.

[3] La semplice espressione “preesistente condizione” nel gergo sanitario americano indica lo stato di coloro che hanno o hanno avuto una malattia seria e che dunque hanno maggiori possibilità di dover ricevere cure adeguate. In quei casi i costi di una assicurazione sanitaria sono proibitivi, oppure essa viene semplicemente esclusa dalle assicurazioni, perché “non conveniente”.   In seguito, traduciamo anche noi con “preesistenti condizioni”.

[4] Normalmente traduciamo il sempre più frequente “fiscal” (vedi il recente “fiscal compact” europeo) con “della finanza pubblica”. Il fatto è che in inglese “fiscal” allude alla gestione complessiva dei bilanci pubblici e non solo alla riscossione/regolazione/evasione etc.  delle imposte. Quando si parla dunque di “fiscal responsability” si intende riferirsi in generale alle responsabilità nella gestione dei bilanci pubblici, dal lato delle entrate (tasse) come delle spese. Il punto è che in inglese esiste un aggettivo che definisce tutto quello che attiene alle imposte in senso stretto, “tax”, che in italiano funziona solo come sostantivo (“tassa”). Per noi, dunque, “fiscale” – come spiega il Devoto-Olli –  è ancora l’unico aggettivo che si riferisce in senso stretto alle imposte: noi non diremmo che una politica oculata della spesa pubblica è “fiscalmente responsabile” … In questo caso abbiamo fatto una eccezione, perché la responsabilità che viene richiamata per la legge di Obama riguarda anche e in buona misura aspetti effettivamente fiscali, ovvero aumenti delle tasse.

[5] L’espressione “death panels”, che traduciamo con “tribunali/giurie della morte”, è stata frequentemente e demagogicamente usata negli anni passati dai conservatori in occasione del dibattito sulla riforma della assistenza sanitaria. Era riferita, per l’appunto, a quelle disposizioni che puntavano ad un maggior controllo dei costi della sanità e, in particolare, ai casi di esagerato ‘accanimento terapeutico’ (in realtà non veniva escluso alcun “accanimento terapeutico”, si cercava di evitare che fosse caricato sui costi pubblici).

Il timore che venne diffuso era relativo al fatto che “tribunali/giurie” di burocrati avrebbero potuto, come si disse, prendere la decisione di “staccare la spina alla nonna”. Come è noto si trattò di una impostazione demagogica di una certa efficacia,  che contribuì alle fortune iniziali del movimento populistico denominato Tea Party.

[6] “Individuale” in quanto distinta, come spiegato in precedenza, dalla assicurazione pagata dalle aziende.

[7] Per “mandato individuale” si intende l’obbligo previsto dalla legge a carico di ogni cittadino (di qua il termina “mandate”, ovvero “delega” ad ognuno) di pagare una assicurazione sanitaria. Questa previsione era cruciale nella nuova legge, perché con essa si interrompeva il circolo vizioso determinato da persone giovani ed in salute che non acquistavano l’assicurazione, contando nella buona sorte, ed istituti assicurativi che rendevano l’assicurazione insostenibile per tutti coloro che avessero una qualche precedente serie malattia, per compensare le mancate entrate dei primi. Naturalmente, rendendo la assicurazione obbligatoria, la legge aveva al tempo stesso posto a carico dello Stato gli aiuti necessari ai meno abbienti per sostenere tali costi. Il dibattito di costituzionalità si era soprattutto incentrato in quell’obbligo assicurativo, in un certa misura innovativo in un sistema giuridico nel  quale i diritti sono più conseguenza di lotta e di ‘fortuna’ individuale, che non garanzie pubbliche.

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