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Debito, depressione, DeMarco (New York Times, 2 agosto 2012)

 

Debt, Depression, DeMarco

By PAUL KRUGMAN
Published: August 2, 2012

 

There has been plenty to criticize about President Obama’s handling of the economy. Yet the overriding story of the past few years is not Mr. Obama’s mistakes but the scorched-earth opposition of Republicans, who have done everything they can to get in his way — and who now, having blocked the president’s policies, hope to win the White House by claiming that his policies have failed.

And this week’s shocking refusal to implement debt relief by the acting director of the Federal Housing Finance Agency — a Bush-era holdover the president hasn’t been able to replace — illustrates perfectly what’s going on.

Some background: many economists believe that the overhang of excess household debt, a legacy of the bubble years, is the biggest factor holding back economic recovery. Loosely speaking, excess debt has created a situation in which everyone is trying to spend less than their income. Since this is collectively impossible — my spending is your income, and your spending is my income — the result is a persistently depressed economy.

How should policy respond? One answer is government spending to support the economy while the private sector repairs its balance sheets; now is not the time for austerity, and cuts in government purchases have been a major economic drag. Another answer is aggressive monetary policy, which is why the Federal Reserve’s refusal to act in the face of high unemployment and below-target inflation is a scandal.

 

But fiscal and monetary policy could, and should, be coupled with debt relief. Reducing the burden on Americans in financial trouble would mean more jobs and improved opportunities for everyone.

 

 

Unfortunately, the administration’s initial debt relief efforts were ineffectual: Officials imposed so many restrictions to avoid giving relief to “undeserving” debtors that the program went nowhere. More recently, however, the administration has gotten a lot more serious about the issue.

And the obvious place to provide debt relief is on mortgages owned by Fannie Mae and Freddie Mac, the government-sponsored lenders that were effectively nationalized in the waning days of the George W. Bush administration.

The idea of using Fannie and Freddie has bipartisan support. Indeed, Columbia’s Glenn Hubbard, a top Romney adviser, has called on Fannie and Freddie to let homeowners with little or no equity refinance their mortgages, which could sharply cut their interest payments and provide a major boost to the economy. The Obama administration supports this idea and has also proposed a special program of relief for deeply troubled borrowers.

 

But Edward DeMarco, the acting director of the agency that oversees Fannie and Freddie, refuses to move on refinancing. And, this week, he rejected the administration’s relief plan.

Who is Ed DeMarco? He’s a civil servant who became acting director of the housing finance agency after the Bush-appointed director resigned in 2009. He is still there, in the fourth year of the Obama administration, because Senate Republicans have blocked attempts to install a permanent director. And he evidently just hates the idea of providing debt relief.

 

 

 

Mr. DeMarco’s letter rejecting the relief plan made remarkably weak arguments. He claimed that the plan, while improving his agency’s financial position thanks to subsidies from the Treasury Department, would be a net loss to taxpayers — a conclusion not supported by his own staff’s analysis, which showed a net gain. And it’s worth pointing out that many private lenders have offered the very kinds of principal reductions Mr. DeMarco rejects — even though these lenders, unlike the government, have no incentive to take into account the way debt relief would strengthen the economy.

 

The main point, however, is that Mr. DeMarco seems to misunderstand his job. He’s supposed to run his agency and secure its finances — not make national economic policy. If the Treasury secretary, acting for the president, seeks to subsidize debt relief in a way that actually strengthens the finance agency, the agency’s chief has no business blocking that policy. Doing so should be a firing offense.

 

Can Mr. DeMarco be fired right away? I’ve been seeing conflicting analyses on that point, although one thing is clear: President Obama, if re-elected, can, and should, replace him through a recess appointment. In fact, he should have done that years ago. As I said, Mr. Obama has made plenty of mistakes.

But the DeMarco affair nonetheless demonstrates, once again, the extent to which U.S. economic policy has been crippled by unyielding, irresponsible political opposition. If our economy is still deeply depressed, much — and I would say most — of the blame rests not with Mr. Obama but with the very people seeking to use that depressed economy for political advantage.

 

Debito, depressione, DeMarco, di Paul Krugman

New York Times, 2 agosto 2012

 

C’è stato molto di criticabile nella gestione dell’economia da parte del Presidente Obama. Eppure, il racconto principale sugli ultimi anni non riguarda gli errori di Obama ma l’opposizione stile ‘terra-bruciata’ da parte dei repubblicani, che hanno usato tutto quello che potevano – e che ora, dopo aver bloccato le politiche del Presidente, sperano di vincere la Casa Bianca con l’argomento del fallimento delle sue politiche.

E, questa settimana, il rifiuto sbalorditivo di mettere in atto la attenuazione del debito da parte del facente funzione di direttore della Agenzia Federale di finanziamento del settore abitativo – un superstite dell’epoca di Bush che il Presidente non è stato capace di rimpiazzare – illustra perfettamente cosa stia succedendo.

Un po’ di contesto: molti economisti credono che l’eccesso di debito delle famiglie, una eredità degli anni della bolla, sia il più grande fattore di ostacolo dell ripresa economica. Parlando all’ingrosso, l’eccesso di debito ha creato una situazione nella quale ognuno sta cercando di spendere meno del proprio reddito. Dato che questo collettivamente è impossibile – la mia spesa è il tuo reddito e la tua spesa è il mio reddito – il risultato è un’economia persistentemente depressa.

Come dovrebbe rispondere la politica? Una risposta sta in una spesa pubblica che sostenga l’economia mentre il settore privato rimette in ordine la propria contabilità; in questo momento non è il tempo per l’austerità ed i tagli negli acquisti pubblici sono stati una ragione importante di pesantezza dell’economia. Un’altra risposta è una politica monetaria aggressiva, e questa è la ragione per la quale il rifiuto della Federal Reserve  di attivarsi a fronte di una disoccupazione elevata e di una inflazione al di sotto dell’obbiettivo è uno scandalo.

Ma la politica monetaria e della finanza pubblica potrebbero e dovrebbero essere accompagnate da un attenuazione del debito. Ridurre l’onere degli americani che hanno problemi finanziari significherebbe più posti di lavoro e più opportunità per tutti.

Sfortunatamente, gli sforzi iniziali della amministrazione per la riduzione del debito sono stati inefficaci: i dirigenti imposero tali e tante restrizioni per evitare di dare sollievo a debitori “immeritevoli” che il programma non condusse da nessuna parte. Più di recente, tuttavia, l’Amministrazione ha cominciato a fare molto più sul serio su tale materia.

E il luogo naturale per fornire una attenuazione del debito sono i mutui ammessi da Fannie Mae e Freddie Mac [1], le agenzie creditrici sostenute dal Governo che furono sostanzialmente nazionalizzate negli ultimi giorni  della Amministrazione Bush.

L’idea di utilizzare Fannie e Freddie ha un sostegno bipartizan. In effetti, Glenn Hubbard della Columbia [2], un importante consulente di Romney, ha invitato Fannie e Freddie a consentire ai proprietari di abitazioni con poche o nessuna partecipazione di capitale di rifinanziare i loro mutui, il che comporterebbe un forte taglio al pagamento degli interessi e fornirebbe un importante sostegno all’economia. La Amministrazione Obama sostiene tale idea ed ha anche proposto uno speciale programma di attenuazione per i debitori maggiormente in difficoltà.

Ma Edward DeMarco, il direttore facente funzione che sovrintende a Fannie e Freddie, si rifiuta di procedere al rifinanziamento. E questa settimana egli ha respinto il programma di attenuazione della Amministrazione.

Chi è Ed DeMarco? E’ un funzionario pubblico che diventò direttore facente funzione della agenzia finanziaria immobiliare dopo che il direttore nominato da Bush rassegnò le dimissioni nel 2009. Egli è ancora a quel posto, al quarto anno della Amministrazione Obama, perché i repubblicani al Senato hanno bloccato ogni tentativo di insediare un direttore a pieno titolo. Ed evidentemente ha proprio in odio l’idea di fornire una attenuazione del debito.

La lettera con la quale il signor DeMarco respinge il programma di attenuazione avanza argomenti particolarmente fragili. Egli sostiene che il piano, nel mentre migliorerebbe la posizione finanziaria della sua agenzia grazie ai sussidi dal Dipartimento del Tesoro, costituirebbe una perdita netta per i contribuenti – una conclusione non supportata dalla stessa analisi dei suoi collaboratori, che hanno messo in evidenza un guadagno netto. Ed è degno di nota il fatto che molti creditori privati abbiano offerto lo stesso genere di fondamentali riduzioni che il signor DeMarco respinge – anche se questi creditori, diversamente dal Governo, non hanno alcun vantaggio a considerare la circostanza pr la quale la attenuazione del debito rafforzerebbe l’economia.

Il punto principale, tuttavia, è che il signor DeMarco sembra fraintendere il suo ufficio. Si suppone che egli amministri la sua agenzia ed assicuri le sue finanze – non che faccia politica economica per la nazione. Se il Segretario al Tesoro, agendo per conto del Presidente, cerca di finanziare la riduzione del debito in un modo che nei fatti rafforza l’agenzia finanziaria, non è affare del capo di quella agenzia contrastare quella politica. Comportarsi in quel modo dovrebbe essere una trasgressione suscettibile di licenziamento.

Potrebbe essere licenziato in tronco il DeMarco? Leggo su questo punto analisi contraddittorie, sebbene una cosa sia chiara: il Presidente Obama, se rieletto, può, o meglio dovrebbe, sostituirlo tramite una nomina sostitutiva. Di fatto, avrebbe dovuto farlo anni orsono. Come ho detto, Obama ha fatto una grande quantità di errori.

Ma l’affare DeMarco nondimeno dimostra, una volta ancora, la misura nella quale la politica economica degli Stati Uniti sia stata compromessa da una opposizione politica infruttuosa ed irresponsabile. Se la nostra economia è ancora profondamente depressa, molta colpa – io direi la parte prevalente – non è di Obama ma delle persone che in tutti i modi cercano di usare quell’economia depressa per avvantaggiarsi politicamente.



[1] Sono le due famose agenzie americane istituite all’epoca del New Deal (secondo periodo, 1938), sostenute dal capitale pubblico federale, che operano nel settore dei crediti per le abitazioni, ovvero dei mutui per la prima e talora seconda casa e che sono state oggetto dei salvataggi finanziari nelle recente crisi. In realtà, hanno una natura piuttosto ibrida: metà imprese, metà agenzie federali. Esse sono finite al centro della polemica politica perché accusate dalla destra di essere praticamente le principali se non uniche responsabili delle crisi finanziaria del 2008,  o meglio delle precedenti concessioni di mutui facili che portarono alla proliferazione del “subprime mortgages” e poi alla crisi. Krugman si è insistentemente occupato di questo tema, mostrando che la accusa era del tutto distorta ed aveva l’unico comodo scopo di indicare come responsabili della crisi attività con finalità sociali, esentando quel mondo ben più cospicuo delle finanza privata o dello “shadow banking” che fu ben altrimenti determinante. Ma se Fannie e Freddie sono sempre state oggetti degli attacchi della destra, non per questo sono state particolarmente amate dai liberals. Esse hanno operato frequentemente con espliciti metodi lobbistici nella politica americana e sono state più volte oggetto di indagini da parte della SEC. La più recente è stata nel dicembre del 2011, quando la notizia di indagini in corso da parte della SEC ha raggiunto amministratori come Daniel Mudd e Anthony “Buddy” Pitzel. Pitzel era stato a capo degli uffici finanziari della Freddie, dove aveva sostituito David Kellermann, morto suicida. Una curiosa conferma dei metodi lobbistici si era avuta di recente, con la notizia secondo la quale lo stesso dirigente repubblicano a candidato alla nomina per le elezioni presidenziali Newt Gingrich aveva nel tempo ricevuto compensi milionari da una delle due società per una abbastanza inverosimile consulenza di “storico”.

 

[2] Economista americano della Columbia University, già Vicesegretario del Dipartimento del Tesoro dal 1991 al 1993 e Presidente del Comitato di consulenti economici con Bush, dal 2001 al 2003.

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