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Una persona poco seria (New York Times 19 agosto 2012)

 

An Unserious Man

By PAUL KRUGMAN
Published: August 19, 2012

 

Mitt Romney’s choice of Paul Ryan as his running mate led to a wave of pundit accolades. Now, declared writer after writer, we’re going to have a real debate about the nation’s fiscal future. This was predictable: never mind the Tea Party, Mr. Ryan’s true constituency is the commentariat, which years ago decided that he was the Honest, Serious Conservative, whose proposals deserve respect even if you don’t like him.

But he isn’t and they don’t. Ryanomics is and always has been a con game, although to be fair, it has become even more of a con since Mr. Ryan joined the ticket.

Let’s talk about what’s actually in the Ryan plan, and let’s distinguish in particular between actual, specific policy proposals and unsupported assertions. To focus things a bit more, let’s talk — as most budget discussions do — about what’s supposed to happen over the next 10 years.

 

On the tax side, Mr. Ryan proposes big cuts in tax rates on top income brackets and corporations. He has tried to dodge the normal process in which tax proposals are “scored” by independent auditors, but the nonpartisan Tax Policy Center has done the math, and the revenue loss from these cuts comes to $4.3 trillion over the next decade.

 

 

On the spending side, Mr. Ryan proposes huge cuts in Medicaid, turning it over to the states while sharply reducing funding relative to projections under current policy. That saves around $800 billion. He proposes similar harsh cuts in food stamps, saving a further $130 billion or so, plus a grab-bag of other cuts, such as reduced aid to college students. Let’s be generous and say that all these cuts would save $1 trillion.

 

On top of this, Mr. Ryan includes the $716 billion in Medicare savings that are part of Obamacare, even though he wants to scrap everything else in that act. Despite this, Mr. Ryan has now joined Mr. Romney in denouncing President Obama for “cutting Medicare”; more on that in a minute.

So if we add up Mr. Ryan’s specific proposals, we have $4.3 trillion in tax cuts, partially offset by around $1.7 trillion in spending cuts — with the tax cuts, surprise, disproportionately benefiting the top 1 percent, while the spending cuts would primarily come at the expense of low-income families. Over all, the effect would be to increase the deficit by around two and a half trillion dollars.

Yet Mr. Ryan claims to be a deficit hawk. What’s the basis for that claim?

 

Well, he says that he would offset his tax cuts by “base broadening,” eliminating enough tax deductions to make up the lost revenue. Which deductions would he eliminate? He refuses to say — and realistically, revenue gain on the scale he claims would be virtually impossible.

 

At the same time, he asserts that he would make huge further cuts in spending. What would he cut? He refuses to say.

What Mr. Ryan actually offers, then, are specific proposals that would sharply increase the deficit, plus an assertion that he has secret tax and spending plans that he refuses to share with us, but which will turn his overall plan into deficit reduction.

 

If this sounds like a joke, that’s because it is. Yet Mr. Ryan’s “plan” has been treated with great respect in Washington. He even received an award for fiscal responsibility from three of the leading deficit-scold pressure groups. What’s going on?

The answer, basically, is a triumph of style over substance. Over the longer term, the Ryan plan would end Medicare as we know it — and in Washington, “fiscal responsibility” is often equated with willingness to slash Medicare and Social Security, even if the purported savings would be used to cut taxes on the rich rather than to reduce deficits. Also, self-proclaimed centrists are always looking for conservatives they can praise to showcase their centrism, and Mr. Ryan has skillfully played into that weakness, talking a good game even if his numbers don’t add up.

 

The question now is whether Mr. Ryan’s undeserved reputation for honesty and fiscal responsibility can survive his participation in a deeply dishonest and irresponsible presidential campaign.

The first sign of trouble has already surfaced over the issue of Medicare. Mr. Romney, in an attempt to repeat the G.O.P.’s successful “death panels” strategy of the 2010 midterms, has been busily attacking the president for the same Medicare savings that are part of the Ryan plan. And Mr. Ryan’s response when this was pointed out was incredibly lame: he only included those cuts, he says, because the president put them “in the baseline,” whatever that means. Of course, whatever Mr. Ryan’s excuse, the fact is that without those savings his budget becomes even more of a plan to increase, not reduce, the deficit.

 

 

So will the choice of Mr. Ryan mean a serious campaign? No, because Mr. Ryan isn’t a serious man — he just plays one on TV.

 

Una persona poco seria, di Paul Krugman

New York Times 19 agosto 2012

 

La scelta da parte di Mitt Romney di Paul Ryan [1] come suo compagno di cordata ha smosso un’ondata di approvazioni tra gli addetti ai lavori. Ora, ha dichiarato un commentatore dietro l’altro, avremo un dibattito vero sul futuro fiscale della nazione. Era prevedibile: non importa il Tea Party, il vero elettorato del signor Ryan è la platea dei commentatori che anni orsono aveva deciso che fosse lui l’Onesto e Serio Conservatore, le cui proposte meritavano rispetto anche da parte di chi non le approvava.

Ma non sono seri, né l’uno né gli altri. La Ryanomics è sempre stata un gioco truccato, sebbene, ad esser giusti, sia diventata un imbroglio anche maggiore dal momento in cui Ryan è entrato a far parte della squadra.

Ragioniamo di cosa effettivamente sia il piano di Ryan, e in particolare distinguiamo tra le sue specifiche, effettive proposte politiche ed i suoi giudizi inconsistenti. Per mettere un po’ meglio a fuoco le questioni, ragioniamo – come accade nella maggior parte dei dibattiti sul bilancio – su cosa si pensa che accadrà nei prossimi dieci anni.

Sul lato delle tasse, Ryan propone grandi riduzioni delle aliquote fiscali sulle fasce di reddito più elevate e sulle imprese. Egli ha cercato di sottrarsi alla normale procedura secondo la quale le proposte in materia di fisco vengono “soppesate” da parte di revisori indipendenti, ma il Tax Policy Center, che non dipende da nessuno, ha fatto due conti, e le entrate che si perderebbero da questi sgravi assommerebbero a 4.300 miliardi di dollari nel prossimo decennio.

Sul lato dei tagli alle spese, il signor Ryan propone grandi tagli su Medicaid [2], trasferendoli agli Stati assieme a brusche riduzioni nei finanziamenti, al confronto con quanto si prevede con le attuali politiche. Questo comporta risparmi per 800 miliardi di dollari. Propone analoghi tagli ai sussidi alimentari, risparmiando grosso modo ulteriori 130 miliardi di dollari, in aggiunta ad un miscuglio di altri tagli, quali la riduzione dei sussidi agli studenti universitari. Teniamoci larghi e diciamo che con questi tagli si risparmierebbero mille miliardi di dollari.

In cima a tutto questo, Ryan include i 716 miliardi di risparmi che derivano dalla riforma della assistenza di Obama, anche se egli intende smantellare ogni altro aspetto di quella legge. E ciononostante, Ryan si è affiancato a Romney nella denuncia del Presidente Obama per i “tagli su Medicare”; sulla qualcosa torniamo tra un attimo.

Dunque, se sommiamo tutte le proposte specifiche di Ryan, abbiamo 4.300 miliardi di dollari di sgravi fiscali, parzialmente bilanciati da 1.700 miliardi di dollari di tagli alle spese – con gli sgravi fiscali (ma guarda un po’!) sproporzionatamente a beneficio dell’uno per cento dei più ricchi, mentre i tagli alle spese principalmente finirebbero a carico delle famiglie a basso reddito. Ma soprattutto, l’effetto sarebbe quello di una crescita del deficit per circa duemila cinquecento miliardi di dollari.

E ciononostante Ryan pretende di essere un ‘falco’ del deficit. Qual è il fondamento di tale pretesa?

Ebbene, egli afferma che bilancerebbe i suoi sgravi fiscali con un “ampliamento della base imponibile”, eliminando un quantità sufficiente di deduzioni fiscali da compensare le entrate perdute. Quali deduzioni eliminerebbe? Egli si rifiuta di dirlo – e realisticamente, il recupero di entrate del quale si vanta sarebbe praticamente impossibile.

Contemporaneamente, sostiene che attuerebbe ulteriori tagli alla spesa; e cosa taglierebbe, si rifiuta di dirlo.

Quello che il signor Ryan [3] effettivamente offre, dunque, sono proposte concrete che accrescerebbero sensibilmente il deficit, in aggiunta a riferimenti a piani segreti sulle tasse e sulla spesa che egli si rifiuta di rendere noti, ma che avranno l’effetto di una rinuncia al suo programma generale di riduzione del deficit.

 Se tutto ciò vi pare assomigli ad uno scherzo, è perché proprio di uno scherzo si tratta. Tuttavia il “piano” del signor Ryan è stato trattato con profondo rispetto a Washington. Egli ricevette persino un premio per “responsabilità fiscale” [4] da parte di tre associazioni principalmente impegnate nella critica ai deficit pubblici. Come si spiega?

Fondamentalmente, la risposta consiste nel trionfo della apparenza sulla sostanza. Nel più lungo termine, il piano di Ryan porterebbe alla fine di Medicare per come la conosciamo – ed a Washington, la “responsabilità fiscale” è di solito equiparata alla volontà di ridimensionare Medicare la Previdenza Sociale [5], anche se i supposti risparmi sarebbero utilizzati per ridurre le tasse sui ricchi piuttosto che per ridurre i deficit. Inoltre, i sedicenti ‘centristi’ sono sempre alla ricerca di conservatori da poter elogiare per mettere in mostra il loro ‘centrismo’, e il signor Ryan ha abilmente giocato su questa debolezza, facendosi bello anche se i suoi numeri non quadrano affatto.

La domanda a questo punto è se l’immeritata fama di onestà e di responsabilità fiscale del signor Ryan potrà sopravvivere alla sua partecipazione ad una campagna elettorale presidenziale profondamente disonesta ed irresponsabile.

Il primo segno di difficoltà è già emerso sul tema di Medicare. Romney, nel tentativo di ripetere la strategia di successo delle “giurie della morte” [6] nelle elezioni di medio termine del 2010, è stato solerte nell’attaccare il Presidente per i medesimi risparmi su Medicare che sono una parte del programma di Ryan. E la risposta di Ryan quando questo aspetto è stato messo in evidenza è stata incredibilmente patetica: ha detto di aver incluso quei tagli perché il Presidente li aveva collocati “sullo sfondo”, ammesso che questo significhi qualcosa. Naturalmente, in qualsiasi modo Ryan si giustifichi, il punto è che senza quei risparmi il suo bilancio diventa sempre di più  un piano di incremento, piuttosto che di riduzione, del deficit.

Dunque, la scelta del signor Ryan comporterà un campagna elettorale seria? No, perché Ryan non è una persona seria. Lui fa solo la parte di un persona seria, nei programmi televisivi.



[1] Come è noto, nelle scorse settimane il candidato repubblicano Romney ha annunciato la sua scelta di Paul Ryan come “running mate” (ovvero come ‘compagno di corsa’, o candidato alla Vicepresidenza). Paul Davis Ryan, Jr. (Janesville, 28 gennaio 1970) è un politico statunitense, membro della Camera dei Rappresentanti per lo stato del Wisconsin. Paul Ryan è un noto conservatore: è contrario all’aborto e ai matrimoni gay, lotta per l’abolizione delle tasse come ad esempio quelle sul guadagno in conto capitale o l’imposta sul reddito delle società ed è favorevole alla privatizzazione di Medicare.

giu 19 5

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[2] Dei due principali programmi federali in materia di assistenza sanitaria, Medicaid è quello principalmente riferito alla assistenza a coloro che hanno condizioni di reddito minime. Il programma federale è finanziato anche dagli Stati, che partecipano volontariamente (ma ormai senza alcuna eccezione, perché l’ultimo Stato ad aderire al programma fu l’Arizona nel 1982).

Medicare è invece il nome dato ad un programma di assicurazione medica amministrato dal governo degli Stati Uniti, riguardante le persone dai 65 anni in su. In questo caso, il provvedimento è finanziato a livello federale grazie ai contributi dei lavoratori e dei datori di lavoro. I principali benefici della legge sono l’assicurazione ospedaliera e l’assicurazione medica gratuite.

La legge su Medicaid, sottoscritta dal Presidente Lindon Johnson,  andò in vigore nell’anno 1965 assieme a quella su Medicare. In entrambi i casi, si trattò di emendamenti al Social Security Act.

 

[3] Si sarà notato, per chi segue anche il testo in inglese, che noi traduciamo il termine “signore, signora” solo raramente. In effetti, in italiano, esso non è così indispensabile come in lingua inglese, in particolare in riferimento a personalità politiche ben note. Nella nostra lingua, il suo uso si può comprendere ogni qual volta abbia un qualche connotato di implicita ironia, o di implicita presa di distanza dal personaggio in questione.

[4] A proposito della traduzione dell’ormai quasi ‘omologato’ termine “fiscal” si veda la voce relativa negli appunti sulla traduzione in calce alle edizioni della ‘Newsletter’. In sintesi il problema è il seguente: “fiscal” significa ciò che attiene alla “finanza pubblica”, mentre per noi “fiscale” significa ciò che attiene alle tasse, ovvero ad una parte delle entrate della finanza pubblica, che in inglese si esprime esclusivamente con il termine “tax/taxes”. Come è noto, il significato inglese sta entrando nel nostro linguaggio economico-politico ordinario. Resta l’inconveniente che in lingua italiana “fiscale” – come spiega il Devoto Olli alla voce relativa – è il termine “inerente … specialmente all’imposizione e riscossione dei tributi”. Quando si parla di “responsabilità fiscale”, invece, nel linguaggio angloamericano ci si riferisce alla complessiva politica finanziaria pubblica, spesa pubblica compresa.

[5] Vedi anche in questo caso gli ‘appunti sulla traduzione’ che si trovano in calce ad ogni “Newsletter”.

[6] L’espressione “death panels” che traduciamo con “tribunali/giurie della morte” è stata frequentemente e demagogicamente usata negli anni passati dai conservatori (in particolare dal movimento del Tea Party) in occasione del dibattito sulla riforma della assistenza sanitaria. Era riferita, per l’appunto, a quelle disposizioni che puntavano ad un maggior controllo dei costi della sanità e, in particolare, ai casi di esagerato ‘accanimento terapeutico’ (in realtà non veniva escluso alcun “accanimento terapeutico”, si cercava di evitare che fosse caricato sui costi pubblici).

Il timore che venne diffuso era relativo al fatto che “tribunali/giurie” di burocrati avrebbero potuto, come si disse, prendere la decisione di “staccare la spina alla nonna”. Come è noto si trattò di una impostazione demagogica di una certa efficacia,  che contribuì alle fortune iniziali del movimento populistico denominato Tea Party.

 

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