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Compagni di merende (New York Times 3 febbraio 2013)

 

Friends of Fraud

By PAUL KRUGMAN
Published: February 3, 2013

 

Like many advocates of financial reform, I was a bit disappointed in the bill that finally emerged. Dodd-Frank gave regulators the power to rein in many financial excesses; but it was and is less clear that future regulators will use that power. As history shows, the financial industry’s wealth and influence can all too easily turn those who are supposed to serve as watchdogs into lap dogs instead.

 

There was, however, one piece of the reform that was a shining example of how to do it right: the creation of a Consumer Financial Protection Bureau, a stand-alone agency with its own funding, charged with protecting consumers against financial fraud and abuse. And sure enough, Senate Republicans are going all out in an attempt to kill that bureau.

 

Why is consumer financial protection necessary? Because fraud and abuse happen.

Don’t say that educated and informed consumers can take care of themselves. For one thing, not all consumers are educated and informed. Edward Gramlich, the Federal Reserve official who warned in vain about the dangers of subprime, famously asked, “Why are the most risky loan products sold to the least sophisticated borrowers?” He went on, “The question answers itself — the least sophisticated borrowers are probably duped into taking these products.”

And even well-educated adults can have a hard time understanding the risks and payoffs associated with financial deals — a fact of which shady operators are all too aware. To take an area in which the bureau has already done excellent work, how many of us know what’s actually in our credit-card contracts?

Now, you might be tempted to say that while we need protection against financial fraud, there’s no need to create another bureaucracy. Why not leave it up to the regulators we already have? The answer is that existing regulatory agencies are basically concerned with bolstering the banks; as a practical, cultural matter they will always put consumer protection on the back burner — just as they did when they ignored Mr. Gramlich’s warnings about subprime.

So the consumer protection bureau serves a vital function. But as I said, Senate Republicans are trying to kill it.

How can they do that, when the reform is already law and Democrats hold a Senate majority? Here as elsewhere, they’re turning to extortion — threatening to filibuster the appointment of Richard Cordray, the bureau’s acting head, and thereby leave the bureau unable to function. Mr. Cordray, whose work has drawn praise even from the bankers, is clearly not the issue. Instead, it’s an open attempt to use raw obstructionism to overturn the law.

 

What Republicans are demanding, basically, is that the protection bureau lose its independence. They want its actions subjected to a veto by other, bank-centered financial regulators, ensuring that consumers will once again be neglected, and they also want to take away its guaranteed funding, opening it to interest-group pressure. These changes would make the agency more or less worthless — but that, of course, is the point.

 

How can the G.O.P. be so determined to make America safe for financial fraud, with the 2008 crisis still so fresh in our memory? In part it’s because Republicans are deep in denial about what actually happened to our financial system and economy. On the right, it’s now complete orthodoxy that do-gooder liberals, especially former Representative Barney Frank, somehow caused the financial disaster by forcing helpless bankers to lend to Those People.

 

 

In reality, this is a nonsense story that has been extensively refuted; I’ve always been struck in particular by the notion that a Congressional Democrat, holding office at a time when Republicans ruled the House with an iron first, somehow had the mystical power to distort our whole banking system. But it’s a story conservatives much prefer to the awkward reality that their faith in the perfection of free markets was proved false.

 

And as always, you should follow the money. Historically, the financial sector has given a lot of money to both parties, with only a modest Republican lean. In the last election, however, it went all in for Republicans, giving them more than twice as much as it gave to Democrats (and favoring Mitt Romney over the president almost three to one). All this money wasn’t enough to buy an election — but it was, arguably, enough to buy a major political party.

 

Right now, all the media focus is on the obvious hot issues — immigration, guns, the sequester, and so on. But let’s try not to let this one fall through the cracks: just four years after runaway bankers brought the world economy to its knees, Senate Republicans are using every means at their disposal, violating all the usual norms of politics in the process, in an attempt to give the bankers a chance to do it all over again.

 

Compagni di merende [1], di Paul Krugman

New York Times 3 febbraio 2013

 

Come molti sostenitori della riforma del sistema finanziario, rimasi un po’ deluso dalla proposta di legge che alla fine venne fuori. La proposta Dodd-Frank dava ai controllori il potere di tenere a freno molti eccessi finanziari; ma quanto al fatto che i futuri controllori avrebbero usato tali poteri, era ed è meno chiara. Come la storia dimostra, la ricchezza e l’influenza del settore finanziario possono trasformare anche troppo facilmente in cagnolini quelli che sembravano cani da guardia.

C’era tuttavia un aspetto della riforma che era un esempio luminoso di come fare le cose giustamente: la creazione di un Ufficio per la Tutela dell’Utente del Sistema Finanziario, una agenzia funzionante per proprio conto ed autonoma finanziariamente, incaricata di proteggere gli utenti contro la frode e l’abuso finanziario.  Ed è abbastanza chiaro che i Repubblicani al Senato verranno interamente allo scoperto in un tentativo di liquidare quell’Ufficio.

Perché è necessaria la tutela dell’utente del sistema finanziario? Perchè le frodi e gli abusi esistono.

Non si dica che utenti istruiti ed informati possono prendere cura di se stessi.  Da una parte, non tutti gli utenti sono istruiti ed informati. Edward Gramlich, il dirigente della Federal Reserve che invano mise in guardia dai pericoli dei subprime, si pose una famosa domanda: “Perché i più rischiosi articoli creditizi sono stati venduti ai meno sofisticati creditori?” E proseguì: “La domanda trova in sé la risposta – i meno sofisticati creditori probabilmente sono stati indotti ad acquistare questi prodotti con l’inganno”.

E persino persone mature e ben istruite possono avere momenti di difficoltà nel comprendere i rischi ed i vantaggi connessi con gli affari finanziari – circostanza della quale loschi operatori sono ben consapevoli. Per considerare un’area nella quale l’Ufficio ha già svolto un eccellente lavoro, quanti di noi conoscono cosa effettivamente c’è nei nostri contratti sulle carte di credito?

Ora, si potrebbe sostenere che mentre abbiamo bisogno di protezione contro le frodi finanziarie, non c’è bisogno di creare altra burocrazia. Perché non lasciar decidere ai controllori che già abbiamo? La risposta è che le agenzie di controllo esistenti fondamentalmente si preoccupano di dare sostegno alle banche; per una ragione pratica e di cultura essi metteranno sempre la tutela dell’utente in secondo piano – proprio come fecero quando ignorano gli ammonimenti del signor Gramlich sui subprime.

Dunque, l’ufficio della tutela dell’utente è una funzione vitale. Ma come ho detto i Repubblicani al Senato stanno cercando di liquidarlo.

Come può avvenire, considerato che la riforma è già legge e che i Democratici hanno la maggioranza al Senato? Qua come dappertutto, cercheranno di far uso di un ricatto – minacciando di fare ostruzionismo sulla nomina di Richard Cordray, il capo protempore dell’Ufficio, e di conseguenza mettendo l’Ufficio nelle condizioni di non funzionare. Il problema chiaramente non è il signor Cordray, il cui lavoro ha ricevuto elogi persino dai banchieri. Si tratta piuttosto di un aperto tentativo di usare un rozzo ostruzionismo per stravolgere la legge.

Quello che i Repubblicani stanno chiedendo, fondamentalmente, è che l’Ufficio di tutela perda la sua indipendenza. Vogliono che le sue azioni siano sottoposte ad una veto di altri controllori finanziari che fanno riferimento alle banche, rendendo così certo che gli utenti ancora una volta verranno trascurati, e vogliono inoltre mettere da parte il finanziamento garantito dell’Ufficio, aprendolo alle spinte dei gruppi di interesse. Questi cambiamenti renderebbero l’agenzia più o meno inutile – ma il punto, naturalmente, è proprio quello.

Come può il Partito Repubblicano essere così deciso ad assicurare le frodi finanziarie all’America, con la crisi del 2008 che così fresca nella nostra memoria? In parte questo dipende dal fatto che i repubblicani hanno un radicato negazionismo su quanto è accaduto al nostro sistema finanziario ed alla nostra economia. A destra, l’odierna assoluta ortodossia  è che i liberals, coloro che vogliono risolvere i problemi del mondo, e in particolare il precedente deputato Barney Frank, in qualche modo provocarono il disastro finanziario, costringendo banchieri indifesi a fare credito a “certa gente” [2].

In realtà, questa è una storia priva di senso che è stata ampiamente confutata: sono sempre rimasto sbigottito in particolare dall’idea che un deputato democratico, che era in carica nel momento in cui i Repubblicani controllavano la Camera per la prima volta in modo ferreo, avesse in qualche modo il magico potere di fuorviare l’intero sistema bancario. Ma si tratta di una storia che i conservatori preferiscono di gran lunga alla imbarazzante verità per la quale la loro fede nella perfezione di liberi mercati si sia dimostrata falsa.

E, come sempre, si dovrebbe andar dietro ai soldi. Storicamente, il settore finanziario ha dato grandi quantità di denaro ad entrambi i partiti, con una propensione solo modesta verso i Repubblicani. Nelle passate elezioni, tuttavia, esso fu interamente a favore dei Repubblicani, dando ad essi più del doppio di quanto dette ai Democratici (e favorendo Mitt Romney sul Presidente in un rapporto quasi di tre ad uno). Tutti questi soldi non sono stati sufficienti a comperare una elezione – ma, verosimilmente, sono stati sufficienti a comperare un importante partito politico.

In questo momento, tutta la attenzione dei media è comprensibilmente rivolta ai temi più caldi – l’immigrazione, le armi, il “sequestro” [3], e così via. Ma facciamo in modo che questo non vada nel dimenticatoio: a soli quattro anni da quando banchieri fuori controllo misero l’economia mondiale in ginocchio, i Repubblicani al Senato stanno usando tutti i mezzi a loro disposizione, violando tutte le norme consuete della prassi politica, nel tentativo di dare ai banchieri una possibilità di ripetere tutto nuovamente.



[1] E’ evidente che gli americani non capirebbero questa espressione!

[2] Ovvero, ai più poveri che ottennero mutui per la prima casa che poi non riuscirono a ripagare. Barney Frank era un rappresentate della Camera, Democratico, assai attivo su tali problematiche, in particolare attivo nel sostegno a politiche a favore di tali mutui messe in atto dalle agenzie parapubbliche Fannie&Freddie. Nella logica dei conservatori fu quel sostegno una politica di facilitazione dei mutui, che successivamente, con la crisi del mercato immobiliare, provocò una crisi finanziaria, anche per effetto della crisi dei titoli ‘derivati’ garantiti (o meglio connessi a mo’ di scommessa) dai i mutui stessi. Questa diabolica ricostruzione della crisi finanziaria, tiene poco conto del fatto che, come dimostrato ampiamente, la generalità degli istituti di credito – in particolare di quelli del ‘sistema bancario ombra’ –  ebbero condotte assai più rischiose delle due agenzie pubbliche per la prima casa; per non dire che le follie del sistema finanziario costituivano per loro conto una “bolla”, a prescindere dai mutui per la prima casa. Quanto a Barney Frank, peraltro co-presentatore della proposta di legge sulla riforma del sistema finanziario, c’è da considerare che il suo essere un deputato e nel contempo un attivista omosessuale, probabilmente è stato rilevante nel farlo diventare un bersaglio privilegiato della destra americana.

Ed ecco il povero Barney:

frank

 

 

 

 

 

[3] Il cosiddetto “sequestro” è il termine con il quale in questi giorni sui media americani si definisce la situazione per la quale, in mancanza di un accordo, sin dal prossimo marzo di dovrebbero avere forti tagli alla spesa pubblica ad anche alle spesa per la difesa.

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