Blog di Krugman

La Polonia non è ancora perduta (27 marzo 2013)

 

March 27, 2013, 9:31 am165 Comments

Poland Is Not Yet Lost

But its leaders remain determined to give disaster a chance.

Poland is one of Europe’s relative success stories. It avoided the severe slump that afflicted much of the European periphery, then had a fairly strong recovery:

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As you can see, growth has faltered more recently, largely due to fiscal austerity plus the puzzling decision to emulate the ECB and raise interest rates in 2011. Still, by European standards there’s a refreshing absence of sheer economic horror.

And a lot of that relative success clearly had to do with the fact that Poland not only kept its own currency, but allowed the zloty to float. As a result, during the years of big capital flows to the European periphery, Poland saw a currency appreciation rather than differential inflation, and it was able to correct that real exchange rate quickly when crisis struck:

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So what does Poland’s leadership want to do? Why, join the euro, of course.

It really does make you want to bang your head against a wall. Think of Spain, Ireland, now Cyprus. How much more evidence do we need that the euro is a trap, which can all too easily leave countries with no good options in the face of crisis? Even if you’ve bought into the legend of Latvia, which you shouldn’t, you should be willing to acknowledge that euro membership is at best a gamble, with a potentially terrible downside.

But no; they still believe that one more cavalry charge will drive those tanks away.

Update: Aha. So those cavalry charges didn’t happen. In fact, I’m slowly reading Anthony Beevor on all this, and he tells me that the biggest problem the Poles had was lack of radios, leaving them unable to coordinate their actions.

 

La Polonia non è ancora perduta

 

Ma i suoi dirigenti restano fermamente intenzionati nell’offrire una possibilità al disastro.

La Polonia è una delle storie di relativo successo dell’Europa. Ha evitato la severa depressione che ha afflitto gran parte della periferia europea, poi ha avuto una ripresa abbastanza forte:

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Come potete vedere, la crescita ha vacillato più di recente, in gran parte a seguito della austerità fiscale e alla sconcertante decisione di emulare la BCE ed alzare i tassi di interesse nel 2011. Tuttavia, per gli standards europei, c’è una confortante assenza di vero e proprio orrore economico.

E molto di quel successo relativo ha chiaramente a che fare con il fatto che la Polonia non solo ha mantenuto la sua valuta, ma ha anche fatto fluttuare lo zloty. Come risultato, durante gli anni dei grandi flussi di capitali verso la periferia europea , la Polonia ha conosciuto una apprezzamento della valuta invece che una inflazione differenziale, ed è stata capace di correggere rapidamente il tasso di cambio reale quando sono arrivati i colpi della crisi:

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Cosa vuole, dunque, la leadership polacca? Che domanda è? Entrare nell’euro, naturalmente.

Realmente, ci sarebbe da battere la testa contro un muro. Si pensi alla Spagna, all’Irlanda, ora a Cipro. Di quante prove maggiori abbiamo bisogno che l’euro è una trappola, che può anche troppo facilmente lasciare i paesi senza alcuna buona scelta dinanzi alla crisi? Persino se vi siete bevuti la leggenda della Lettonia, che pure non dovreste, dovreste aver voglia di riconoscere che la partecipazione all’euro è al massimo un gioco d’azzardo, co un lato negativo potenzialmente terribile.

Invece no: credono ancora che una carica in più della cavalleria scaccerà quei carri armati.

 

Correzione: ecco. Dunque quelle cariche della cavalleria non ci furono. Di fatto, sto leggendo lentamente Anthony Beevor [1] a proposito di tutto questo, e mi informa che il più grande problema che i polacchi ebbero fu una carenza nelle radiocomunicazioni, che li lasciarono nell’impossibilità di coordinare le loro azioni.


 


[1] Antony James Beevor (Inghilterra, 14 dicembre 1946) è uno storico britannico. Ha studiato al Winchester College e alla Royal Military Academy Sandhurst. È stato allievo del famoso storico della seconda guerra mondiale, John Keegan. Beevor è stato un ufficiale di carriera dell’XI Ussari, nel quale ha prestato servizio in Inghilterra e Germania per cinque anni, prima di rassegnare le dimissioni. Ha pubblicato diverse opere divulgative sulla seconda guerra mondiale e sul XX secolo in generale (Wikipedia)

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