Blog di Krugman

L’Hedge Fund chiamato America (5 aprile 2013)

 

Hedge Fund America

Still thinking about debt; and it seems to me that there’s an important aspect of the story that isn’t getting any play, namely, the extent to which US debt has in effect been issued to buy assets overseas.

Here’s what the figures for US assets abroad and foreign assets in the US look like:

giu 19 11

 

 

 

 

 

 

 

 

 

What we’ve seen is a lot of financial globalization, with both assets and liabilities rising fast. The liabilities have gone up more than the assets, so we’ve gone from being a net creditor to a net debtor, but the fact that both sides have gone up matters, because the way America invests isn’t the same as the way it borrows.

Basically, we issue debt and buy equity: US liabilities consist largely though not entirely of bonds — yes, there are a lot of foreign-owned companies, but they’re a much smaller factor — while US assets abroad consist mainly either of direct investments (companies we own) or stocks. Because US assets are higher-yielding although riskier than US liabilities, we still earn more from our investments than we pay on our liabilities. In the aggregate, America is a bit like a hedge fund that borrows to make risky investments; that’s arguably not a good thing, but it’s not a story of living beyond our means.

 

 

Now, the point for the debt discussion is that the bonds we sell to foreigners count as part of the US debt number, but the assets we buy abroad don’t count against it. So financial globalization would show up as a rise in “American debt” even if we were buying just as many assets as we were selling, and therefore not living beyond our means at all.

Parsing the data to put a number on this effect is tricky, because I don’t know how the “claims reported by banks, not reported elsewhere” — about $3 trillion in both assets and liabilities — pops up. But a rough guess is that this financial globalization effect — an effect that is all about leverage, not at all about overspending — has added between 30 and 50 percent of GDP to the reported US debt ratio.

 

L’Hedge Fund [1] chiamato America

Ancora ragionando sul debito, mi sembra ci sia un aspetto importante in questa storia che non sta avendo alcuna considerazione, precisamente, la misura nella quale il debito statunitense in effetti è stato emesso per acquistare patrimoni all’estero.

Ecco cosa si ottiene dalla raffigurazione degli assets degli Stati Uniti all’estero e di quelli stranieri negli Stati Uniti:

giu 19 11

 

 

 

 

 

 

 

 

Quello a cui abbiamo assistito è una grande globalizzazione finanziaria, con una crescita rapida sia degli assets che delle passività. Le passività sono salite maggiormente degli assets, cosicché noi siamo passati dall’essere un creditore netto ad un debitore netto, ma il fatto che entrambi i comparti siano in crescita è importante, giacché il modo in cui l’America investe non è lo stesso di quello in cui si indebita.

Fondamentalmente, noi emettiamo obbligazioni sul debito ed acquistiamo capitali: le passività degli Stati Uniti consistono largamente sebbene non interamente in bonds – si, ci sono molte imprese di proprietà di stranieri, ma esse sono un fattore assai più modesto – mentre i patrimoni degli Stati Uniti all’estero consistono principalmente o di investimenti diretti (imprese delle quali siamo proprietari) o di azioni. Poiché i patrimoni degli Stati Uniti hanno rendimenti più elevati sebbene più rischiosi delle passività degli Stati Uniti, noi ancora guadagnamo dai nostri investimenti più di quello che paghiamo per le nostre passività. Nel suo complesso, l’America è un po’ come un hedge fund che presta denaro per compiere investimenti rischiosi; non si tratta probabilmente di una buona cosa, ma non ha niente a che fare con la storia del vivere oltre le nostre possibilità.

Ora, il punto per la discussione sul debito è che i bonds che vendiamo agli stranieri figura come una componente del dato sul debito statunitense, ma i patrimoni che acquistiamo all’estero non figurano in modo opposto. Dunque la globalizzazione finanziaria mostrerebbe una crescita del “debito americano” anche se stessimo esattamente comprando altrettanti assets di quelli che stiamo vendendo, di conseguenza non vivendo affatto oltre i nostri mezzi.

Analizzare i dati per dedurne un numero di questo effetto è difficoltoso, perché non conosco come si comportano le “rivendicazioni resocontate dalle banche, che non figurano altrove” – circa tremila miliardi di dollari sia di assets che di passività. Ma una stima sommaria è che l’effetto della globalizzazione finanziaria – un effetto che è tutto relativo ad un incremento del rapporto di indebitamento, ma niente affatto relativo ad una spesa superiore alle possibilità – ha aggiunto qualcosa tra il 30 ed il 50 per cento del PIL al rapporto del debito statunitense  di cui si parla.


 

 


[1] I fondi speculativi (in inglese hedge funds) detti anche in italiano fondi hedge, nascono negli Stati Uniti negli anni cinquanta. I fondi speculativi hanno l’obiettivo di produrre rendimenti costanti nel tempo, con una bassa correlazione rispetto ai mercati di riferimento, tramite investimenti singolarmente ad alto rischio finanziario, ma con possibilità di ritorni molto fruttuosi. Sono contraddistinti dal numero ristretto di soci partecipanti e dall’elevato investimento minimo richiesto. Sono soggetti ad una normativa che, per quanto riguarda la prudenza, è più limitata rispetto a quella che vincola gli altri operatori finanziari. Una tipica operazione effettuata dagli hedge funds è la vendita allo scoperto, a scopo ribassista; tale operazione non è permessa, di norma, ai fondi comuni canonici di diritto italiano (costituiscono eccezione i fondi che hanno recepito le nuove normative). Sono fondi ad alto rischio per l’investitore. In Italia sono rappresentati dai fondi comuni di investimento speculativi (Wikipedia).

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