Blog di Krugman

Offerta aggregata, domanda aggregata e carbone (26 giugno 2013)

 

June 26, 2013, 5:28 am

Aggregate Supply, Aggregate Demand, and Coal

I’m back — and, as you can see from the time of posting, jet-lagged up the wazoo. Also, now I have to deal with matters parental, which means very limited blogging for a while.

But I did want to say something about President Obama’s new climate initiative — which has, by the way, received weirdly little coverage. Yes, I know there’s other stuff going on — but people who are serious about climate policy regard this as what Joe Biden would call a BFD. Not only does it offer a chance of substantial action despite Republican obstruction, there was a tone to the speech suggesting that Obama may put serious effort into this thing, that he may see climate policy as the big legacy of his second term.

Lots more analysis will, I hope, be forthcoming, from both the environmental and the economic side. But there’s one crucial economic point I want to get out there right away: while the usual suspects will denounce all this as job-destroying regulation, tougher climate policy will, almost surely, be job-creating, not job-destroying, under current conditions.

Why? Well, ask yourself first how, exactly, pollution regulations are supposed to destroy jobs. They will indeed raise costs, that is, shift up the aggregate supply curve. But our economy isn’t supply-constrained right now, it’s demand-constrained; so why would this make a difference? Even if prices go up a bit, how will this reduce real demand? It’s like the argument about wage flexibility, which I’ve addressed many times in this blog: downward flexibility of wages does nothing helpful when you’re in a liquidity trap, and cost increases do no harm.

So, no job cuts. Why might new regulations actually be expansionary? Because they will provide power companies with an incentive to invest in ways that will reduce their emissions, even if they currently have excess capacity. Obama had a great phrase near the end of his speech: “Invest, divest” — that is, shift away from more to less polluting ways of doing business. And the “invest” part would be exactly what the economy needs. Yes, this is a variation of the “termites” theory, under which wrecking capacity can actually be expansionary — but that theory is right under these conditions.

In short, everything you’re going to hear about the downside of the new regulations will be wrong, at least for the short to medium run.

 

Offerta aggregata, domanda aggregata e carbone.

 

Sono tornato – e come potete vedere dall’ora in cui pubblico il mio post, con gli effetti del fuso orario che mi escono dagli occhi [1]. Inoltre, ora devo fare i conti con faccende domestiche, il che significa per un bel po’ attività di blog assai limitata.

Ma volevo dire qualcosa sulla nuova iniziativa sul clima del Presidente Obama – che, per inciso, ha ricevuto stranamente poco risonanza. Si, so che sta arrivando altra roba – ma le persone che sono serie in materie di clima considerano (quella iniziativa) come ciò che Joe Biden definirebbe un BFD [2]. Non solo essa offre una possibilità di iniziativa nonostante l’ostruzionismo repubblicano, c’è stato un tono nel discorso che ha indicato che Obama può mettere un impegno serio in questa tematica, che egli può considerare la politica del clima come la grande eredità del suo secondo mandato.

Un bel po’ di ulteriori analisi seguiranno, lo spero, sia dal lato ambientale che da quello economico. Ma c’è in quella iniziativa un aspetto economico cruciale che voglio mettere in chiaro subito: mentre i soliti noti denunceranno tutto questo come una regolamentazione distruttiva di posti di lavoro, una più severa politica del clima, quasi sicuramente, nelle attuali condizioni creerà posti di lavoro anziché distruggerli.

Perché? Ebbene, chiedetevi anzitutto in che senso le regole sull’inquinamento si suppone distruggano posti di lavoro. In effetti esse alzeranno i costi, vale a dire sposteranno verso l’alto la curva dell’offerta aggregata. Ma la nostra economia non è in questo momento condizionata dall’offerta, è condizionata dalla domanda; perché dunque questo fa la differenza? Anche se i prezzi salgono un po’, in che modo questo ridurrà la domanda reale? E’ come l’argomento sulla flessibilità dei salari, che ho trattato molte volte su questo blog: la flessibilità verso il basso dei salari non aiuta per niente quando si è in una trappola di liquidità, e gli incrementi di costo non fanno danni.

Duqnue, nessun taglio ai posti di lavoro. Perché le nuove regole potrebbero avere effetti espansivi? Perché essse forniranne alle imprese energia con l’incentivo ad investire in modi che ridurranno le loro emissioni, anche se esse hanno attualmente un eccesso di capacità produttive. Obama ha avuto una grande espressione verso la fine del suo discorso: “Investire, mettere in libertà” – ovvero, spostarsi da modi di fare affari più inquinanti a modi meno inquinanti. E la parte dell’ “investire” sarebbe esattamente ciò di cui l’economia ha bisogno. Si tratta in effetti di una variazione delle teoria delle “termiti, secondo la quale la capacità di distruzione può essere espansiva – ma sotto queste condizioni quella teoria è giusta.

In breve, ogni cosa che sentirete dire a proposito degli svantaggi delle nuove regolamentazioni sarà sbagliata, almeno per il breve e medio periodo.



[1] Nel senso che il post, come si legge, viene scritto alle cinque del mattino.

[2] E’ l’acronimo di “Big Fucking Deal”, ovvero di “Faccenda Maledettamente Buona”.

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