Blog di Krugman

La Nuova Crescita fa cilecca (18 agosto 2013)

 

August 18, 2013, 3:06 pm

The New Growth Fizzle

A sort of side-thought inspired by Brad DeLong on the end of Malthusian economics and all that, plus what looks like deja vu all over again on the payoff or lack thereof to Big Data: whatever happened to New Growth Theory?

For a while, in the late 1980s and early 1990s, theories of growth with endogenous technological change were widely heralded as the Next Big Thing in economics. Textbooks were restructured to put long-run growth up front, with business cycles (who cared about those anymore?) crammed into a chapter or two at the end. David Warsh wrote a book touting NGT as the most fundamental development since Adam Smith, casting Paul Romer as a heroic figure leading economics into a brave new world.

And here we are, a couple of decades on, and the whole thing seems to have fizzled out. Romer has had a very interesting and productive life, but not at all the kind of role Warsh imagined. The reasons some countries grow more successfully than others remain fairly mysterious, with most discussions ending, as Robert Solow remarked long ago, in a “blaze of amateur sociology”. And whaddya know, business cycles turn out still to be important.

My own sense is that NGT never really had the elements needed to turn it into an intellectual success story; too much of it involved making assumptions about how unmeasurable things affected other unmeasurable things. It took off, briefly, partly because the subject is so important, and people wanted to be able to say something about it; meanwhile, business-cycle macro was then, as it is now, a deeply disputatious area riven by politics, and people were eager to talk about something else. In short, it was an intellectual bubble that eventually deflated of its own accord.

But it’s still amazing, for someone who remembers the excitement of the time, how completely it has all vanished from the economics landscape.

 

La Nuova Crescita fa cilecca

 

Una specie di pensiero collaterale ispirato dalla scritto di Bard DeLong sulla fine dell’economia malthusiana, in più a quello che sembra come un assoluto dejà vu ancora sui vantaggi (o sulla assenza di vantaggi) di Big Data: cosa è accaduto alla Teoria della Nuova Crescita?

Per un certo periodo, sulla fine degli anni ’80 e agli inizi degli anni ’90, teorie della crescita sulla base di un cambiamento tecnologico endogeno furono ampiamente annunziate come la Grande Cosa del Futuro in economia. I libri di testo venivano revisionati per mettere in cima il tema della crescita di lungo periodo, con i cicli dell’economia (chi se ne curava più?) ficcati in un capitolo o due alla fine. David Warsh scrisse un libro presentando la Teoria della Nuova Crescita come il più fondamentale sviluppo dall’epoca di Adam Smith, lanciando Paul Romer come il personaggio eroico che guidava la teoria economica in un audace nuovo mondo.

E, passati due decenni, siamo a questo punto, con tutta la faccenda che sembra aver fatto cilecca. Romer ha avuto una carriera molto interessante e produttiva, ma niente affatto in quel genere di ruolo che Warsh aveva immaginato. Le ragioni per la quali alcuni paesi crescono più di altri con successo restano abbastanza misteriose, con molti dibattiti che finiscono, come notava tempo fa Robert Solow, in un “bagliore da sociologia per amatori”. E, chissà come mai, si scopre che i cicli economici sono ancora importanti.

La mia personale sensazione è che la Teoria della Nuova Crescita non ebbe mai gli elementi indispensabili per trasformarsi in una storia di successo; una parte troppo grande di essa comportava il fare ipotesi su come cose non misurabili influenzavano altre cose non misurabili. Decollò, in parte perché il tema era talmente importante, e la gente voleva poter dire qualcosa a proposito; mentre la teoria dei cicli economici era allora, ed è oggi, un’area profondamente contrastata spaccata in due dalla politica, e la gente era ansiosa di parlare d’altro. In breve, si trattò di un ‘bolla’ intellettuale che alla fine si sgonfiò spontaneamente.

Ma resta impressionante, per chiunque rammenti l’eccitazione di quei tempi, come sia completamente svanita dal paesaggio dell’economia.

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