Blog di Krugman

Crisi fantasma (per esperti) (3 ottobre 2013)

 

October 3, 2013, 7:23 pm

Phantom Crises (Wonkish)

Simon Wren-Lewis is puzzled by a Ken Rogoff column that sorta-kinda defends Cameron’s austerity policies. His puzzlement, which I share, comes at several levels. But I want to focus on just one thing: Rogoff’s assertion that Britain could have faced a southern Europe-style crisis, with a loss of investor confidence driving up interest rates and plunging the economy into a deep slump.

As I’ve written before, I just don’t see how this is supposed to happen in a country with its own currency that doesn’t have a lot of foreign currency debt – especially if the country is currently in a liquidity trap, with monetary policy constrained by the zero lower bound on interest rates. You would think, given how many warnings have been issued about this possibility, that someone would have written down a simple model of the mechanics, but I have yet to see anything of the sort.

Let’s start with something like a canonical model – a model in which there’s an IS curve representing the effects of interest rates on demand, and monetary policy is described by some kind of Taylor rule. David Romer calls this the IS-MP model, and it looks something like this at a given point of time:

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Here the MP curve represents the central bank’s response function for a given rate of inflation, with rates rising if output goes up a la Taylor. The flat section represents the zero lower bound.

As Romer points out in his notes, this can be reinterpreted as an open-economy model if we let capital flows be influenced by the exchange rate (most international econ types tend to think in terms of stocks rather than flows, but it doesn’t really matter here), so that a lower interest rate leads to currency depreciation. In this case the IS curve includes the effect of a weaker currency in promoting net exports.

Now suppose that investors turn on your country for some reason. This can be represented as a decline in capital inflows at any given interest rate, so that the currency depreciates. If you have a lot of foreign-currency-denominated debt, this could actually shift IS left through balance-sheet effects, as we learned in the Asian crisis. But that’s not the case for Britain; clearly, IS shifts right. If LM doesn’t shift, the interest rate will rise, but only because the loss of investor confidence is actually, through depreciation, having an expansionary effect.

We could modify this conclusion if the central bank is worried about the inflationary effect of depreciation, so that MP shifts left. In this case we could, possibly, have a contractionary effect of lost investor confidence – but the channel runs through the inflation fears of the central bank, which doesn’t seem to be at all what Rogoff or others are talking about:

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Furthermore, suppose that we start in a liquidity trap. In that case monetary policy is initially tighter than the central bank would like, so that even if MP shifts left it won’t matter unless the shift is very large:

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My point is that what sounds like a straightforward claim – that loss of foreign confidence causes a contractionary rise in interest rates – just doesn’t come out of anything like a standard model. If you want to claim that it will happen nonetheless, show me the model!

Now, you might argue that IS-MP is a model of the short-term interest rate, and we’re talking about long-term rates here. But long rates are largely determined by expected future short rates, so this argument doesn’t make sense unless you have some story about why short rates should rise somewhere along the way.

Furthermore, as Wren-Lewis says, even if there is somehow a squeeze on long-term bonds, why can’t the central bank just buy them up? Yes, this is “printing money” – but when you’re in a liquidity trap, that doesn’t matter. (Alternatively, you can take a consolidated view of the government and central bank balance sheets, in which case what we’re effectively doing is refinancing at the zero short-term rate.)

 

 

I know that many people find this line of argument, in which a loss of investor confidence is if anything expansionary, deeply counterintuitive. But macro, and especially liquidity trap macro, tends to be like that. So don’t give me your gut feelings; give me a coherent story about who does what, i.e. a model. I eagerly await a response.

 

Crisi fantasma (per esperti)

 

Simon Wren-Lewis è sconcertato da un articolo di Ken Rogoff che in qualche modo difende le politiche di austerità di Cameron. Il suo sconcerto, che condivido, riguarda vari aspetti. Ma intendo concentrarmi su uno di essi: il giudizio di Rogoff secondo il quale l’Inghilterra avrebbe potuto fronteggiare una crisi del tipo di quella dell’Europa del Sud, con una perdita di fiducia degli investitori che avrebbe spinto in alto i tassi di interesse e fatto cadere l’economia in una depressione profonda.

Come ho scritto in precedenza, proprio non vedo come questo si suppone che potesse accadere in un paese con la propria valuta che non ha una grande quantità di debito in valuta straniera – specialmente se quel paese è attualmente in una trappola di liquidità, con una politica monetaria limitata dal limite inferiore di zero [1] nei tassi di interesse. Pensereste, considerato quante avvertenze sono state avanzate a proposito di questa eventualità, che qualcuno avesse improvvisato una semplice modello sul relativo meccanismo, ma io non ho ancora visto niente del genere.

Cominciamo da qualcosa che assomiglia ad un modello canonico – un modello nel quale c’è una curva IS [2] che rappresenta gli effetti dei tassi di interesse sulla domanda, e la politica monetaria è descritta in qualche modo sulla base della curva di Taylor [3]. David Romer lo chiama il modello IS-MP, ed esso appare nel modo seguente, in una determinata congiuntura di tempo:

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In questo caso la curva MP rappresenta la funzione di risposta della banca centrale ad un dato tasso di inflazione, con i tassi in crescita se il prodotto sale alla maniera di Taylor. Il segmento piatto rappresenta il limite inferiore dello zero.

Come Romer osserva nelle sue note,  questo schema può essere reinterpretato in un modello di economia aperta se lasciamo che i flussi dei capitali siano influenzati dai tassi di cambio (una gran parte degli economisti internazionali tendono a ragionare in termini di capitali azionari piuttosto che di flussi, ma in questo caso non ha realmente molta importanza), cosicché un più basso tasso di interesse porta ad una deprezzamento della valuta. In questo caso la curva IS include l’effetto di una moneta più debole nel promuovere le esportazioni nette.

Ora supponiamo che gli investitori per qualche ragione divengano ostili al vostro paese. Questo può essere rappresentato come un declino dei flussi di capitali ad un qualsiasi tasso di interesse dato, in modo tale che la valuta si deprezza. Se avete una quantità di debito espressa in valuta estera, questo effettivamente potrebbe spostare la curva IS verso sinistra per gli effetti sugli equilibri patrimoniali, come imparammo nelle crisi asiatiche. Ma, chiaramente, non è quello il caso dell’Inghilterra. Se la linea LM [4] non si sposta, il tasso di interesse salirà, ma soltanto perché la perdita di fiducia degli investitori, attraverso la svalutazione, ha realmente un effetto espansivo.

Potremmo modificare questa conclusione se la banca centrale fosse preoccupata dell’effetto inflazionistico della svalutazione, in modo tale da spostare la curva MP verso sinistra. In questo caso avremmo, probabilmente, un effetto restrittivo per la fiducia perduta degli investitori – ma un corso di questo genere procederebbe attraverso i timori della banca centrale, che non sembra affatto quello a cui Rogoff e gli altri stanno pensando:

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Inoltre, supponiamo che si metta in moto una trappola di liquidità. In questo caso la politica monetaria è inizialmente più rigida di quanto la banca centrale gradirebbe, cosicché anche se la curva MP si sposta a sinistra, ciò non sarà importante a meno che lo spostamento non sia molto ampio:

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La mia tesi è che quello che sembra essere un argomento indiscutibile – che la perdita di fiducia da parte di investitori stranieri provochi un effetto restrittivo nei tassi di interesse – proprio non emerge da un qualsiasi modello ordinario. Se volete sostenere che questo accadrà in ogni caso, mostratemi il modello!

Ora, si può argomentare che il modello IS-MP è un modello del tasso di interesse a breve termine, e qua stiamo parlando di tassi di interesse a lungo termine. Ma i tassi di interesse a lungo termine sono ampiamente determinati dalle aspettative sui futuri tassi di interesse a breve, cosicché questo argomento non ha senso a meno che non si abbia qualche spiegazione sul perché i tassi di interesse a breve dovrebbero salire in qualche punto del percorso.

Inoltre, come dice Wren-Lewis, persino se in qualche modo ci fosse una stretta sui bonds a lungo termine, perché la banca centrale non potrebbe farne incetta? E’ vero, sarebbe come “stampare moneta” – ma quando si è in una trappola di liquidità questo non è rilevante.

(In alternativa, si può assumere un punto di vista consolidato degli equilibri patrimoniali del governo e della banca centrale, nel qual caso quello che effettivamente si farebbe sarebbe un rifinanziamento ad un tasso di interesse a breve termine di zero).

Capisco che molte persone trovino questo filone di argomentazione, secondo il quale una perdita di fiducia degli investitori non è altro che espansiva, profondamente contro-intuitivo. Ma la macroeconomia, e in particolar modo la macroeconomia della trappola di liquidità, tende ad essere tale. Dunque, non parlatemi delle vostre sensazioni intuitive; fornitemi un racconto coerente su chi fa che cosa, vale a dire un modello. Resto in ansiosa attesa di una risposta.



[1] Per “zero lower bound” vedi le note sulla traduzione.

[2] Investimenti-Risparmi.

[3] La Regola di Taylor è una regola della moderna politica monetaria enunciata dall’economista statunitense John B. Taylor nel 1993. La regola ha particolare importanza perché consiste in una relazione matematica che lega alcune variabili economiche (inflazione e prodotto interno lordo) a uno strumento di politica monetaria, questo consente di rappresentare il comportamento di molte banche centrali (come FED e BCE). Nello specifico la regola indica a quale livello dovrebbe essere il tasso di interesse nominale di breve periodo formulato dall’autorità monetaria, affinché sia pari al tasso di interesse reale di equilibrio, ossia il tasso di interesse reale a cui corrisponde un livello di domanda aggregata pari all’offerta aggregata di piena occupazione (PIL potenziale). (Wikipedia)

 

[4] Ovvero, della Liquidità-Moneta, nel modello classico di Hicks. Suppongo che in questo caso sia considerata equivalente a quella che è stata definita “curva MP”, ovvero della politica monetaria.

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