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La grande ‘toppa’ (New York Times 27 ottobre 2013)

 

The Big Kludge

By PAUL KRUGMAN
Published: October 27, 2013

The good news about HealthCare.gov, the portal to Obamacare’s health exchange, is that the administration is no longer minimizing its problems. That’s the first step toward fixing the mess — and it will get fixed, although it’s anyone’s guess whether the new promise of a smoothly functioning system by the end of November will be met. We know, after all, that Obamacare is workable, since many states that chose to run their own exchanges are

But while we wait for the geeks to do their stuff, let’s ask a related question: Why did this thing have to be so complicated in the first place?

It’s true that the Affordable Care Act isn’t as complex as opponents make it out to be. Basically, it requires that insurance companies offer the same policies to everyone; it requires that each individual then buy one of these policies (the individual mandate); and it offers subsidies, depending on income, to keep insurance affordable.

Still, there’s a lot for people to go through. Not only do they have to choose insurers and plans, they have to submit a lot of personal information so the government can determine the size of their subsidies. And the software has to integrate all this information, getting it to all the relevant parties — which isn’t happening yet on the federal site.

 

Imagine, now, a much simpler system in which the government just pays your major medical expenses. In this hypothetical system you wouldn’t have to shop for insurance, nor would you have to provide lots of personal details. The government would be your insurer, and you’d be covered automatically by virtue of being an American.

Of course, we don’t have to imagine such a system, because it already exists. It’s called Medicare, it covers all Americans 65 and older, and it’s enormously popular. So why didn’t we just extend that system to cover everyone?

The proximate answer was politics: Medicare for all just wasn’t going to happen, given both the power of the insurance industry and the reluctance of workers who currently have good insurance through their employers to trade that insurance for something new. Given these political realities, the Affordable Care Act was probably all we could get — and make no mistake, it will vastly improve the lives of tens of millions of Americans.

Still, the fact remains that Obamacare is an immense kludge — a clumsy, ugly structure that more or less deals with a problem, but in an inefficient way.

 

The thing is, such better-than-nothing-but-pretty-bad solutions have become the norm in American governance. As Steven Teles of Johns Hopkins University put it in a recent essay, we’ve become a “kludgeocracy.” And the main reason that is happening, I’d argue, is ideology.

To see what I mean, look at the constant demands that we make Medicare — which needs to work harder on cost control but does a better job even on that front than private insurers — both more complicated and worse. There are demands for means-testing, which would involve collecting all the personal information Obamacare needs but Medicare doesn’t. There is pressure to raise the Medicare age, forcing 65- and 66-year-old Americans to deal with private insurers instead.

 

And Republicans still dream of dismantling Medicare as we know it, instead giving seniors vouchers to buy private insurance. In effect, although they never say this, they want to convert Medicare into Obamacare.

 

Why would we want to do any of these things? You might say, to reduce the burden on taxpayers — but Medicare is cheaper than private insurance, so anything taxpayers might gain by hacking away at the program would be more than lost in higher premiums. And it’s not even clear that government spending would fall: the Congressional Budget Office recently concluded that raising the Medicare age would produce almost no federal savings.

No, the assault on Medicare is really about an ideology that is fundamentally hostile to the notion of the government helping people, and tries to make whatever help is given as limited and indirect as possible, restricting its scope and running it through private corporations. And this ideology, at a fundamental level — more fundamental, even, than vested interests — is why Obamacare ended up being a big kludge.

 

In saying this I don’t mean to excuse the officials and contractors who made such a mess of health reform’s first month. Nor, on the other side, am I suggesting that health reform should have waited until the political system was ready for single-payer. For now, the priority is to get this kludge working, and once that’s done, America will become a better place.

 

In the longer run, however, we have to tackle that ideology. A society committed to the notion that government is always bad will have bad government. And it doesn’t have to be that way.

 

La grande ‘toppa’, di Paul Krugman

New York Times 27 ottobre 2013

 

La buona notizia, sul portale della borsa sanitaria [1] prevista dalla legge di riforma della assistenza di Obama, HealthCare.gov, è che la Amministrazione non sta più minimizzando il problema. E’ il primo passo per mettere ordine nel disastro – e sarà riparato, sebbene tutti si chiedono se la nuova promessa di un sistema regolarmente in funzione per la fine di novembre sarà soddisfatta. In fin dei conti, sappiamo che la legge può funzionare, dal momento che in molti Stati che hanno scelto di gestire per proprio conto le ‘borse’, esse funzionano.

Ma nel mentre attendiamo che coloro che smanettano con l’informatica facciano le loro cose, ci sia consentito avanzare una domanda sullo stesso tema: perché queste cose sono così complicate nel loro avvio?

E’ vero che la Legge sulla Assistenza Sostenibile non è così complicata come i suoi oppositori vorrebbero far credere. Fondamentalmente, essa  si basa sul fatto che le compagnie di assicurazione offrono le stesse polizze a tutti, che ciascun individuo ne acquista una (il “mandato individuale’ [2]) e in più offre sussidi, dipendenti dal reddito, per rendere l’assicurazione sostenibile.

Eppure, le persone debbono passare da una quantità di procedure. Non solo debbono scegliere gli assicuratori ed i programmi assicurativi, ma debbono fornire una gran quantità di informazioni personali in modo che il Governo possa determinare la dimensione dei loro sussidi. Ed il software deve integrare tutte queste informazioni, comprendendole in tutte le parti rilevanti – la qualcosa non sta ancora accadendo sul sito federale.

Ora, si immagini un sistema molto più semplice, nel quale il governo semplicemente paga le vostre spese sanitarie importanti. In questo ipotetico sistema non dovreste acquistare l’assicurazione, né dovreste fornire una quantità di dettagli personali. Il governo sarebbe il vostro assicuratore, e sareste automaticamente assicurati per il solo fatto di essere americani.

Naturalmente, non dobbiamo immaginarci un tale sistema, perché già esiste. Si chiama Medicare, assiste tutti gli americani con 65 anni e più ed è enormemente popolare. Perché dunque non estendere quel sistema per assicurare tutti?

La risposta più semplice è di natura politica: Medicare per tutti non è destinata ad avverarsi, dato sia il potere del settore assicurativo che la riluttanza dei lavoratori che al momento hanno una buona assicurazione attraverso i loro datori di lavoro, a scambiarla per qualcosa d’altro. Date queste realtà politiche, la Legge sulla Assistenza Sostenibile era probabilmente tutto quello che si poteva ottenere – e non si commettano errori, essa migliora grandemente l’esistenza di decine di milioni di americani.

Eppure resta in fatto che la legge di riforma della assistenza di Obama è una immensa ‘toppa’ – una struttura goffa e bruttina che più o meno fa i conti con un problema, ma in un modo inefficiente.

Il punto è che tali soluzioni bruttine-ma-meglio-che-niente sono diventate la norma della amministrazione pubblica americana. Come lo definisce in un saggio recente Steven Teles della Johns Hopkins University, siamo diventati un “regime delle soluzioni approssimative” [3]. E la principale ragione per la quale sta succedendo, direi, è l’ideologia.

Per comprendere quello che intendo, si guardi alle continue richieste con le quali stiamo rendendo Medicare – che ha bisogno di lavorare con più impegno sul controllo dei costi ma che fa anche su quel fronte un lavoro migliore degli assicuratori privati – sia più complicata che peggiore. Ci sono richieste di procedure di verifica dei redditi che includerebbero la raccolta di tutte le informazioni necessaria alla riforma obamiana, ma delle quale adesso Medicare non necessita. C’è una spinta ad innalzare l’età di ammissione a Medicare, costringendo gli americani di 65 e di 66 anni a fare i conti, in sua vece, con gli assicuratori privati.

Ed i repubblicani ancora fantasticano di smantellare Medicare per come lo conosciamo, sostituendolo con un sistema di ‘buoni’ attraverso i quali acquistare assicurazione privata. In effetti, sebbene non lo dicano mai, intenderebbero convertire Medicare nelle stesse modalità della riforma assistenziale obamiana.

Perché dovremmo desiderare cose di questo genere? Potreste dire, per ridurre il peso sui contribuenti – ma Medicare è più economica della assicurazione privata, dunque tutto quello che i contribuenti potrebbero guadagnare continuando a far tagli sul programma sarebbe più che perduto con polizze assicurative più costose. E non è neppure chiaro se la spesa pubblica si ridurrebbe: il Congressional Budget Office [4] di recente è arrivato alla conclusione che elevando l’età di ammissione a Medicare non si produrrebbe alcun risparmio federale.

No, l’assalto a Medicare dipende da una ideologia che è fondamentalmente ostile all’idea di uno stato che aiuta la gente, e cerca di fare in modo che ogni aiuto sia dato nel modo più limitato e indiretto possibile, restringendo il suo ambito di applicazione e facendolo passare attraverso corporazioni private. Ed è questa ideologia la ragione per la quale la riforma di Obama, in senso sostanziale – più sostanziale ancora degli interessi acquisiti – ha finito con l’essere una grande ‘toppa’.

Nel dire queste cose non intende scusare i dirigenti e le ditte appaltatrici che hanno trasformato il primo mese della riforma sanitaria in un tale disastro. Né, d’altra parte, sto suggerendo che la riforma sanitaria avrebbe dovuto attendere finché il sistema politico fosse pronto per un sistema con i pagamenti centralizzato. Per il momento, la priorità è fare in modo che la toppa funzioni e una volta che sarà così, l’America sarà un posto migliore.

Nel più lungo periodo, tuttavia, dovremo contrastare quella ideologia. Una società legata all’idea che il governo è sempre qualcosa di negativo è destinata ad avere cattivi governi. E non è di questo che abbiamo bisogno.



[1] Come si è detto in altre occasioni, quella che traduciamo con “Borsa (sanitaria)” è una sorta di istituzione prevista dalla legge di riforma assistenziale – che può essere federale ma, in alternativa, anche al livello dei singoli Stati – nella quale i cittadini sono informati delle varie condizioni che vengono offerte dalle assicurazioni sanitarie private e successivamente accedono per acquistarne una. E’ noto che il portale di quella federale è andato in poco tempo in crisi, mentre ai livelli locali le cose hanno funzionato meglio.

[2] Ovvero, la “delega’ a tutti gli individui a partecipare ad  una funzione di tutela collettiva della salute, facendo la loro parte con l’acquisto dell’assicurazione. Salvo che chi non ha i mezzi per acquistarla, viene aiutato con sussidi del Governo Federale.

Il termine ‘mandate’ (mandato, delega) può apparire un po’ singolare, ma è servito in una certa misura a superare una obiezione possibile di un principio costituzionale, secondo la quale agli individui non si può imporre alcun obbligo di comportamento verso se stessi, neppure in materia sanitaria, se non quando la condotta personale risulti lesiva della libertà altrui. Se ho ben compreso, in questo caso l’obbligo di essere assicurati è reso legalmente forte in quanto esprime una partecipazione indiscutibile degli individui ad una funzione pubblica, come se fossero appunto ‘delegati’. Fatto sta che la Corte Suprema, che si temeva potesse far saltare l’intero impianto della Obamacare, alla fine lo ha approvato.

[3] “Kludge” è un rimedio macchinoso ed improvvisato ad un danno. Sopra lo abbiamo tradotto con “toppa”, ma tradurre ora con “toppacrazia” sarebbe eccessivamente inelegante.

[4] Vedi le note sulla traduzione.

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