Blog di Krugman

Abbassare la parte alta della scala sociale (25 febbraio 2014)

 

Feb 25, 10:25 am

Down the Up Staircase

James Surowiecki makes an important point: if you want a society in which everyone has a decent life, you need to construct a society in which everyone has a decent life — not a society in which everyone has a small but equal chance of living the lifestyle of the rich and famous.

Not that we’re anywhere close to the second condition, anyway — the most important factor in whether you can become rich is whether you chose the right parents: Most people are going to end up with socioeconomic status close to where they started. But even if that weren’t true, those moving up the ladder would be matched by an equal number moving down. Since anyone could find himself or herself downwardly mobile, social mobility arguably actually strengthens the case for a strong safety net.

I think you want to read Surowiecki in the context of people like Eric Cantor, who first chose to celebrate Labor Day by congratulating people who start businesses — forgetting about the workers — then, more recently, tried to get his fellow Republicans to understand that most people work for other people, and that employees vote too. The point is that even in the best of worlds, only a few people will live out Horatio Alger stories; the quality of our society depends on what happens to everyone else.

 

Abbassare la parte alta della scala sociale

 

James Surowiecki avanza un argomento importante: se si vuole una società nella quale tutti abbiano una vita decente, si deve costruire una società nella quale ognuno abbia una vita decente – non una società nella quale ognuno abbia una possibilità, minuscola ma uguale a quella degli altri, di vivere lo stile di vita delle persone ricche e famose.

Non che noi si sia in qualche modo vicini alla seconda condizione – il più importante fattore della possibilità di diventare ricchi è essersi scelti i genitori giusti: la maggioranza delle persone sono destinate a finire in una condizione socioeconomica vicina a quella da cui sono partite. Ma, se anche fosse vero, coloro che si muovono verso l’alto della scala sarebbero  eguagliati da un egual numero che scende verso il basso. Dal momento che ognuno potrebbe, uomo o donna, scoprirsi suscettibile di una discesa verso il basso, è probabile per la verità che la mobilità sociale rafforzi la tesi di forti reti di sicurezza sociale.

Penso che si debba leggere Surowiecki nel contesto di persone come Eric Cantor, che anzitutto scelse di celebrare il Giorno del Lavoro congratulandosi con le persone che avviano una impresa – ovvero scordandosi dei lavoratori – e poi, più di recente, ha cercato di far capire ai suoi colleghi repubblicani che la maggioranza delle persone lavora alle dipendenza di altri, e che anche gli impiegati votano. Il punto è che anche nel migliore dei mondi possibili, soltanto a poche persone capitano racconti come quelli di Horatio Alger [1]: la qualità della nostra società dipende da quello che accade a tutti gli altri.



[1] Uno scrittore americano nato nel 1832, che scrisse molti racconti su persone che da condizioni di povertà passavano a vite di successo.

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