Blog di Krugman

Età di austerità (22 febbraio 2014)

 

Feb 22, 4:53 pm

Age of Austerity

Zachary Goldfarb defends the argument that we’ve been living in an age of austerity against conservative denialists. He’s right, of course — but I think there are more graphic ways to make the point.

One simple measure is the ratio of government spending to potential GDP — the ratio to actual GDP is somewhat inflated by the fact that GDP itself is depressed. And I would argue that you should look at expenditure by all levels of government — state and local as well as federal — partly because state and local austerity measures have in part been a political choice, partly because not providing sufficient federal aid to avert harsh budget cuts is another political choice. (The numbers are similar but less striking if you look only at federal expenditures). What you get is this:

Ratio of government expenditure to potential GDP

There was a temporary rise in this spending ratio, driven in part by the stimulus, in part by automatic stabilizers like unemployment insurance and food stamps. That rise has now been fully reversed — which means that all government support has been withdrawn despite a still-depressed economy, with the Fed unable to cut interest rates because they’re already zero.

You should also bear in mind that there with unchanged policy this ratio would in fact have risen significantly between 2007 and 2014, for several reasons: automatic stabilizers, but also the aging of the population and hence increased Social Security and Medicare rolls, plus some health care cost growth (though not as much as before). So this is indeed a picture of serious austerity.

There’s no real question that without this austerity we would have a significantly lower unemployment rate, indeed might be close to full employment at this point.

 

Età di austerità

 

Zachary Goldfarb difende, contro i conservatori che lo negano,  la tesi  per la quale staremmo vivendo un periodo di austerità. Ha ragione, ovviamente – ma penso che ci siano modi più espliciti per sostenere quella tesi.

Un semplice modo di misurarlo è il rapporto tra la  spesa pubblica e il PIL potenziale  – il rapporto riferito al PIL effettivo è in qualche modo gonfiato dal fatto che il PIL stesso è depresso. E riterrei che si debba guardare alla spesa a tutti i livello dello stato – cioè a quella degli Stati e delle comunità locali come a quella federale – in parte perché le misure di austerità degli Stati e delle comunità locali sono state in qualche misura una scelta politica, in parte perché non fornire un sufficiente aiuto federale per evitare gravi tagli di bilancio è anch’essa una scelta politica (se si guarda solo alle spese federali, i numeri sono simili ma meno sorprendenti). Si ottiene questo:

 

Rapporto tra la spesa pubblica complessiva e il PIL potenziale

 

C’è stata una crescita temporanea in questo tasso di spesa, provocato in parte dallo stimulus e in parte dagli stabilizzatori automatici come la assicurazione di disoccupazione e gli aiuti alimentari. Quella crescita ora è pienamente capovolta – il che significa che l’intero sostegno statale è stato ritirato nonostante un’economia ancora depressa, con la Fed impossibilitata a tagliare tassi di interesse che sono già a zero.

A questo proposito, dovreste anche tenere a mente che con una politica immutata questo rapporto sarebbe significativamente cresciuto tra il 2007 ed il 2014, per varie ragioni: gli stabilizzatori automatici, ma anche l’invecchiamento della popolazione e di conseguenza le accresciute iscrizioni alla Previdenza Sociale ed a Medicare, in aggiunta ad una certa crescita di costi di assistenza sanitaria (per quanto minore che in precedenza). Questa dunque è davvero una rappresentazione di una austerità seria.

Non c’è alcun dubbio che senza questa austerità avremmo avuto un tasso di disoccupazione significativamente più basso, in effetti a questo punto si sarebbe stati prossimi alla piena occupazione.

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