Blog di Krugman

Sulla responsabilità sociale degli esperti (25 giugno 2014)

 

Jun 25 10:27 am

On the Social Responsibility of Wonks

Jared Bernstein agonizes over the role of wonkish analysis (which spell-check keeps trying to change to “monkish”) in a political environment in which “facts and smart policy are on the run.” It’s something I worry about too.

On one side, if wonks don’t point out what we really should be doing, who will? To take a current pressing example, it may be that nobody in the British political mainstream is willing to take a stand against austerity, but economists should nonetheless keep pointing out that it’s really bad policy.

On the other hand, if wonks only propose things that won’t happen, what good are they?

The best answer I can come up with is to work on two tracks — to talk about first-best policies but also be prepared to support second-best policies if that’s what is on offer. Obamacare is a Rube Goldberg device that is nonetheless much better than nothing — and it’s working. Carbon taxes would be the way to go in a better world, but in this one various administrative actions may be the best you can do.

It’s a tricky balancing act. You don’t want to give up on good ideas and make it seem as if flawed political compromises are better than they are — and if they’re bad enough, you have to oppose them. (And how do we know if they’re bad enough? Um ….) But you certainly haven’t done your job if you just lay out your fine theory and walk away from the real choices on offer.

Nobody said life would be easy.

 

Sulla responsabilità sociale degli esperti

 

Jared Bernstein si arrovella sul ruolo delle analisi dei “wonkish” (che il controllo ortografico continua a cercar di modificare in “monkish” [1]) in un contesto politico nel quale “i fatti e la politica intelligente sono in fuga”. E’ qualcosa di cui mi preoccupo anch’io.

Da una parte, se gli esperti non mettono in evidenza quello che davvero si dovrebbe fare, chi lo farà? Per prendere un esempio attualmente incalzante, può darsi che nessuno nell’orientamento prevalente della politica inglese sia disponibile a prendere posizione contro l’austerità [2], ma gli economisti dovrebbero nondimeno continuare a mettere in evidenza che essa è realmente una pessima politica.

D’altra parte, se gli esperti si limitano a proporre cose che non accadono, a cosa servono?

La migliore risposta che mi viene in mente è lavorare su due prospettive – parlare delle migliori politiche in prima istanza, ma essere anche preparati a sostenere politiche di seconda istanza, se è quello che passa il convento. La riforma della sanità di Obama è un congegno alla Rube Goldberg [3] che purtuttavia è meglio di niente – e sta funzionando. Le tasse sull’anidride carbonica sarebbero il modo per andare verso un mondo migliore, ma in questo mondo reale varie azioni al livello amministrativo possono essere la cosa migliore da fare.

Si tratta di una azione complicata di bilanciamento. Non si deve rinunciare alle buone idee e far apparire che i compromessi politici siano meglio di quello che sono – e se essi sono assolutamente negativi, ci si deve opporre (e come sappiamo se sono assolutamente cattivi? Hm … ) Ma di certo non si fa il proprio lavoro se semplicemente ci si affida alle proprie belle teorie e si trascurano le scelte effettive che sono sul campo.

Nessuno ha detto che la vita sarebbe stata facile.

 

 

 

[1] “Wonkish” – da “wonk” più il suffisso “ish” – secondo i dizionari sarebbe principalmente traducibile con “secchione”, anche se io noto che non ha necessariamente la accentuazione ironica ed anche negativa del termine italiano. Ovvero, non è necessariamente qualcuno che eccelle solo per la volontà di studiare; talora ha più oggettivamente il senso di “sapientone”, quando non – come forse in questo caso – più semplicemente il significato di “esperto nella materia”. Anche se questa interpretazione è forse più esatta per “wonk”, dato che il suffisso “ish” dovrebbe accentuare un senso di relativa approssimazione o incertezza (magari “saputello”?). “Monkish” significa invece “da monaco, proprio di un monaco”, ma il suggerimento del controllo ortografico del computer, in questo caso, è solo casuale.

[2] La connessione nel testo è con un post su un blog britannico (“Stumbling and mumbling” – che significa “Inciampando e borbottando”) che è gestito da Chris Dillow, un simpatico giovane giornalista londinese. L’autore si presenta, nel sottotitolo del blog, come “Un estremista, non un fanatico”.

[3] Famoso autore americano di fumetti del dopoguerra. Riempiva le sue vignette di stranissimi congegni molto complicati destinati a fare cose semplicissime, come il seguente:

z 1

 

 

 

 

 

 

 

 

By


Commenti dei Lettori (0)


E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"