Blog di Krugman

Circoli di influenza (28 luglio 2014)

 

Jul 28 9:06 pm

Circles of Influence

Thomas Palley is upset with what I said about wages in a depressed economy, not because we disagree on the substance — we don’t — but because he thinks I gave him and those in his camp short shrift. I plead innocent, but there is a larger issue on which he does have a case.

What I chided him for in my post was not for coming in late — I never said he did — but for claiming that mainstream economists were too hidebound to see the obvious. If you read what I was reacting to, it was his claim that mainstreamers like me were looking in all the wrong places for an explanation of continuing slow inflation despite high unemployment; jn fact, as I pointed out, people like me have been trying to explain the phenomenon using pretty much the same argument he claims is a radical departure.

So this wasn’t about intellectual priority — it was about refuting a claim of ideological blindness.

Now, Palley says that he was there first; and while I guess I thought Tobin laid out the basics 40 years ago, I’m willing to accept that Palley was somewhat ahead of the curve. And it’s also very much true that even those like me who are sympathetic to the general approach think of it as an arc from Tobin to Akerlof-Dickens-Perry to Daly and Hobijn, missing the heterodox economists who have thought about the same issues.

Fair enough. And modern academic economics is very much an interlocking set of old-boy networks; to some extent this has become even more true since the decline of the journals, with most discourse taking place via working papers long before formal publication. I used to refer to the international trade circuit as the floating crap game — the same 30 or 40 people meeting in conferences all over the world, reading and citing each others’ work; it’s the same in each sub-field. And to some extent it’s inevitable: there’s so much stuff out there, and you have to filter somehow, so you mainly read stuff by people you know and people they tell you are worth reading.

But it’s also true that this is a tendency one ought to lean against. One of my principles for research has always been “Listen to the Gentiles“. If we’re finding good stuff in Minsky, this is a sign that mainstream economists haven’t paid enough attention outside the crap game. And of course the discovery that freshwater economists were completely unaware of the Keynesian revival was a reminder that this can happen even to people with fancy credentials.

On the other hand, if you want the mainstream guys to listen to you, you probably shouldn’t accuse them of being denser and more rigid than they really are.

So how about some more open-mindedness all around?

 

Circoli di influenza

Thomas Palley è disturbato da quello che ho detto sui salari in una economia depressa, non perché non si sia d’accordo sulla sostanza – siamo d’accordo – ma perché pensa che io abbia dato a lui e a quelli del suo campo poca considerazione. Mi dichiaro innocente, ma c’è un tema più vasto sul quale egli ha di certo un argomento.

Quello che io avevo rimproverato nel mio post non era di essere arrivato in ritardo – non l’ho mai detto nei suoi confronti – ma di aver sostenuto che gli economisti dell’orientamento principale erano di mentalità troppo ristretta per accorgersi di ciò che era evidente. Se si legge ciò a cui reagivo, era la pretesa che i cosiddetti economisti alla moda come il sottoscritto stessero guardando in tutti i posti sbagliati per una spiegazione della perdurante bassa inflazione, nonostante l’elevata disoccupazione; di fatto, come sottolineavo, le persone come il sottoscritto stanno cercando di spiegare il fenomeno utilizzando grosso modo lo stesso argomento che egli sostiene essere di derivazione radicale.

Dunque, non era una questione di proprietà intellettuale – riguardava la confutazione dell’argomento della presunta cecità intellettuale.

Ora, Palley sostiene che egli c’era arrivato per primo; e mentre io suppongo che Tobin avesse posto le basi 40 anni orsono, sono disponibile ad accettare la tesi che in qualche modo Palley era più avanti su quella strada. Ed è anche molto vero che persino coloro come me che sono in sintonia con la generale linea di pensiero che corre come un arco da Tobin a Akerlof-Dickens-Perry, a Daly e Hobijn, abbiano trascurato gli economisti eterodossi che hanno riflettuto sugli stessi temi.

Sta bene. E la moderna economia accademica è davvero molto un luogo di reti che si intrecciano tra vecchi colleghi di università; in un certo senso questo è diventato anche più vero dal momento del declino delle riviste, con gran parte del dibattito che avviene attraverso bozze di studi, molto prima della loro formale pubblicazione. Ero solito riferirmi al circuito degli studi sul commercio internazionale come al “gioco delle merde che galleggiano” [1] – le solite 30 o 40 persone che si incontrano in conferenze in tutto il mondo, leggendo e citando gli uni i lavori degli altri; e lo stesso è in ogni sotto settore. E in qualche misura è inevitabile: ci sono molte cose in circolazione e in qualche modo si devono filtrare, cosicché si leggono soprattutto cose di persone che si conoscono e di persone che vi dicono che vale la pena di leggervi.

Ma è anche vero che questa è una tendenza alla quale uno dovrebbe appoggiarsi [2]. Uno dei miei principi di ricerca è sempre stato “Ascolta i Gentili”. Se troviamo cose buone in Minsky, questo è un segno che non abbiamo posto abbastanza attenzione fuori dal “gioco delle merde galleggianti”. E naturalmente la scoperta che gli economisti dell’acqua dolce [3] erano completamente inconsapevoli del ritorno del keynesismo è stata la conferma che sono cose che possono accadere anche a persone con credenziali attraenti.

D’altra parte, se volete che i soggetti della corrente prevalente vi ascoltino, probabilmente non dovreste accusarli di essere più ottusi e più rigidi di quello che sono.

Come fare, dunque, per avere un po’ dappertutto vedute più aperte?

 

 

[1] E’ un po’ letterale, ma non vedo alternative. C’è un vecchio ‘forum’ del 2007 su WordReference.com che alla fine porta a quella traduzione obbligata. L’idea è forse attenuata dal fatto che il gioco consiste nel casuale incontrarsi e scontrarsi dei soliti elementi galleggianti nello stesso piccolo specchio acqueo. Ma gli elementi sono quelli.

[2] Il senso più logico parrebbe quello di “resistere, opporsi”, ma “to lean against” lo trovo solo nel significato di “appoggiarsi”. A meno che nel testo non si sia persa una negazione.

[3] Per “freshwater and saltwater economists” vedi le note sulla traduzione.

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