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La Grecia e gli avanzi primari di Simon Wren-Lewis (da Mainly Macro, 24 febbraio 2015)

 

Tuesday, 24 February 2015

Greece and primary surpluses

By Simon Wren-Lewis

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In my simple guide to the current macroeconomic position of Greece, I said that a major mistake made by the Troika was to insist on a pace of fiscal adjustment that was far too fast. It led to a collapse in the economy. Of course a collapse in the economy itself raises the deficit. So people who just look at the deficit, including many comments on that post, say ‘what adjustment’ and ‘just how many years does Greece need’.

 

It is easy to avoid this trap. The OECD publishes a series for the underlying primary balance, which is their guess at what the primary balance (taxes less spending excl. interest payments) would be if the output gap was zero. It is the first row in the table below: the estimated output gap is below. I’ve also shown the scale of the decline in GDP, just to show that the output gap numbers are pretty conservative. Unemployment in Greece is over 25%, and over half of all young people are unemployed.

 

2009 2010 2011 2012 2013 2014
Underlying primary balance(% of GDP) -12.1 -6.0 -0.7 2.9 6.7 7.6
Output gap (%) 4.3 0.2 -7.1 -11.6 -14.2 -12.7
GDP growth (%) -4.4 -5.3 -8.9 -6.6 -4.0 0.8

 

2009 was the peak underlying primary deficit, and it was huge, representing the actions of a truly profligate government. However what followed was complete cold turkey: within two years the underlying primary balance was close to zero. A pretty conservative estimate for the impact of fiscal consolidation would reduce GDP by 1% for each 1% of GDP reduction in the primary balance. In those terms, all of the current output gap in Greece can be explained by austerity.

 

As I have always said, some period involving a negative output gap was inevitable because Greece had to regain the competitiveness it lost as a result of the previous boom fuelled by fiscal profligacy. But slow gradual adjustment is more efficient than cold turkey. Paul Krugman explains one reason for this: resistance to nominal wage cuts. But there is another which is even more conventional. If we have a Phillips curve where inflation expectations are endogenous (either through rational or adaptive expectations) rather than anchored to some inflation target (as Paul implicitly assumes), then competitiveness adjustment can be achieved with a much lower cost in terms of the cumulated output gap if it is done slowly. (I gave an example here, then reacting to the idea that Latvia’s cold turkey adjustment had been a success.)

 

There are only two serious barriers to this more efficient adjustment path. The first is the willingness of some outside body to provide the loans to fund the gradual reduction in the government’s deficit. The second is getting those outside bodies to recognise this basic macro: austerity hits output, and gradual adjustment is better. I think the second turned out to be the crucial problem with Greece: as has been extensively documented, the Troika were hopelessly optimistic about the impact cold turkey would have.

 

So it is as clear as it can be that the current dire position of the Greek economy is the result of a huge mistake by the Troika. The size of the collapse in the Greek economy is similar to the fall in Irish output during the Great Irish Famine of 1845-53, and while the suffering in the latter is obviously of a different order, the attitude of some in the Eurozone is as misconceived as most English politicians during the famine. Of that event they say ‘God sent the blight but the English made the famine’. In the future the Greeks may justly say ‘our politicians caused the deficit but the Troika made the depression’.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Grecia e gli avanzi primari

di Simon Wren-Lewis

 

Nella mia semplice guida alla attuale situazione macroeconomica della Grecia, ho scritto che un importante errore fatto dalla Troika fu insistere su un ritmo di correzione della finanza pubblica che era di gran lunga troppo rapido. Ciò portò l’economia al collasso. Ovviamente, un collasso nell’economia alza di per sé il deficit. Cosicché le persone che osservano soltanto il deficit, inclusi molti commenti a quel mio post, si chiedono quale correzione vi sia stata, e di quanti mai anni la Grecia abbia bisogno.

E’ facile evitare questo trabocchetto. L’OCSE pubblica una serie sui saldi primari di base, quale sia la loro stima e quale sarebbe il saldo primario (tasse meno spesa, al netto del pagamento degli interessi) se il differenziale di produzione fosse zero. E’ la prima riga nella tabella sottostante: il differenziale di produzione stimato è subito sotto. Ho anche mostrato la portata del declino del PIL, solo per indicare che i dati sul differenziale di produzione sono abbastanza cauti. La disoccupazione in Grecia è sopra il 25% e più di metà della popolazione giovanile è disoccupata.

 

2009 2010 2011 2012 2013 2014
Saldo primario di base
(% del PIL)
-12.1 -6.0 -0.7 2.9 6.7 7.6
Differenziale di produzione (%) 4.3 0.2 -7.1 -11.6 -14.2 -12.7
Crescita del PIL (%) -4.4 -5.3 -8.9 -6.6 -4.0 0.8

 

Il 2009 fu il picco del saldo primario di base, e fu così ampio a conferma delle iniziative di un Governo veramente dissipatore. Tuttavia, quella che seguì fu una completa crisi di astinenza: in due anni il saldo primario di base arrivò vicino allo zero. Una stima abbastanza conservativa dell’impatto del consolidamento della finanza pubblica ridurrebbe il PIL dell’1% per ciascun punto percentuale di riduzione del PIL nel saldo primario. In quei termini, tutto l’attuale differenziale di produzione in Grecia potrebbe essere spiegato con l’austerità.

Come ho spesso spiegato, un qualche periodo caratterizzato da un differenziale di produzione negativo era inevitabile, perché la Grecia doveva riguadagnare la competitività persa in conseguenza della precedente espansione alimentata dagli sperperi di finanza pubblica. Ma una lenta e graduale correzione è più efficace di una crisi di astinenza. Paul Krugman ne spiega una ragione: la resistenza ai tagli dei salari nominali. Ma ce n’è un’altra che è persino più convenzionale. Se avessimo una curva di Phillips [1] dove le aspettative di inflazione fossero endogene (nel senso sia di aspettative razionali che conseguenti ad un adattamento), piuttosto che ancorate a qualche obiettivo di inflazione (come Paul implicitamente assume), allora la correzione della competitività potrebbe essere ottenuta con un costo molto più basso in termini di differenziale di produzione cumulativo se fosse attuata lentamente (ho fornito un esempio in questo post [2], per reagire all’idea che la correzione derivante dalla crisi di astinenza della Lettonia sia stata un successo).

Ci sono soltanto due seri ostacoli a questa modalità di correzione più efficace. La prima è la disponibilità di un qualche organismo esterno a fornire i prestiti per finanziarie la riduzione graduale del deficit statale. La seconda è ottenere che quell’organismo esterno riconosca questo fondamentale concetto macroeconomico: l’austerità colpisce la produzione e la correzione graduale è preferibile. Penso che il secondo punto sia emerso come il problema cruciale nel caso della Grecia: come è stato ampiamente documentato, la Troika aveva un ottimismo incondizionato sull’impatto che la crisi di astinenza avrebbe avuto.

Nello stesso modo è chiaro, nei limiti di ciò che è possibile chiarire, che la attuale terribile condizione dell’economia greca è il risultato di un enorme errore da parte della Troika. La dimensione del collasso nell’economia greca è simile alla caduta della produzione in Irlanda durante la Grande Carestia Irlandese del 1845-1853, e se nel secondo caso la sofferenza fu di un ordine diverso per ragioni evidenti, l’atteggiamento di alcuni nell’eurozona è altrettanto privo di fondamento di quello di gran parte degli uomini politici inglesi durante la carestia. A proposito di quell’evento essi (oggi) affermano: “Dio mandò il parassita [3] ma gli Inglesi produssero la carestia”. Nel futuro i Greci potranno dire senza smentita: “I nostri politici hanno provocato il deficit ma la Troika ha prodotto la depressione”.

 

 

[1] Vedi alla voce “Curva di Phillips etc” sulle note della Traduzione.

[2] Connessione nel testo inglese. La connessione rimanda ad un post sull’economia della Lettonia del giugno del 2012.

[3] L’infezione provocata dalla peronospora delle patate, che provocò la distruzione del 30 per cento dei raccolti nel 1845, degli interi raccolti nel 1846 e, in una recrudescenza, nel 1848. La carestia provocava le cosiddette “fevers” (nelle diverse tipologie di febbri tifoidee o di febbri ‘ricorrenti’) e, oltre ad una grande mortalità, fu all’origine di un enorme processi di emigrazione verso gli USA, il Canada e l’Inghilterra, utilizzando imbarcazioni di ogni genere.

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