Blog di Krugman

No, Porto Rico non è la Grecia (4 luglio 2015)

 

Jul 4 4:15 pm

No, Puerto Rico Isn’t Greece

There are obvious parallels between the crisis in Puerto Rico and the disaster in Greece — a poor economy overshadowed by a huge wealthier economy to the north, budget problems, declarations that the debt is unpayable. And I don’t want to minimize the problems and pain in San Juan. But it’s important to understand that the depth of the pain is just not of the same order of magnitude, and not just because Puerto Rico’s banks are secured by a national safety net, although that helps.

I’ve been trying to produce some indicators using the Puerto Rico data, and they’re remarkably unlike Greece.

It’s true that Puerto Rico has achieved an impressive drop in real GNP (people usually use GNP for PR because so much of of GDP is profits accruing to offshore firms). But the drop per working age adult is less, because of large-scale emigration — which is actually supposed to happen when changing economic winds cause a U.S. region to lose competitive advantage. Unemployment is up, but “only” by 4 percentage points. And there doesn’t seem to have been anything comparable to Greece’s collapse in living standards. Greek real consumption per capita has plunged, whereas Puerto Rico’s has actually risen.

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Eurostat

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Government Development Bank for Puerto Rico

What’s supporting that consumption? Some of it surely involves private remittances from Puerto Ricans working on the mainland and sending money home. But it’s also fiscal federalism: as Puerto Rico’s economy has stumbled, its payments to Washington have dropped while its receipts from federal social insurance programs have risen, so that the island is in effect receiving aid on a scale that would be inconceivable in Europe.

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Government Development Bank for Puerto Rico

Now, none of this guarantees against bad economic developments, all it does is soften the blow. And there is a downside to high labor mobility (suggesting, for the wonks, that Mundell had it wrong), namely the problem of an emigrating tax base while the recipients of government services stay put. But again, bad as it is, the Puerto Rico story isn’t remotely in Greece’s league.

 

No, Porto Rico non è la Grecia

Ci sono parallelismi evidenti tra la crisi a Porto Rico e il disastro in Grecia – un’economia povera oscurata da una grande economia più ricca al Nord, problemi di bilancio, dichiarazioni secondo le quali il debito non è restituibile. E non intendo minimizzare i problemi e la pena a San Juan. Ma è importante comprendere che la profondità della sofferenza non è proprio dello stesso ordine di grandezza, e non solo perché le banche di Porto Rico sono assicurate da una rete nazionale di sicurezza, sebbene quello contribuisca.

Ho cercato di produrre alcuni indicatori utilizzando i dati di Porto Rico, e sono considerevolmente diversi dalla Grecia.

È vero che Porto Rico ha realizzato una impressionante caduta nel Prodotto Nazionale Lordo (per Porto Rico si usa il PNL perché gran parte del PIL sono profitti che maturano a favore di imprese che hanno sede fuori dall’isola). Ma la caduta per adulti in età lavorativa è minore, a causa della emigrazione su ampia scala – il che effettivamente si suppone che accada quando il cambiamento dei venti dell’economia induce una regione degli Stati Uniti a perdere il proprio vantaggio competitivo. La disoccupazione è salita, ma “soltanto” di 4 punti percentuali. E non sembra che ci sia stato niente di paragonabile al crollo dei normali livelli di vita della Grecia. I consumi reali procapite greci sono crollati, mentre per la verità quelli di Porto Rico sono saliti.

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Eurostat

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Banca Governativa dello Sviluppo per Porto Rico

Che cosa sostiene quei consumi? Alcuni di essi certamente riguardano le rimesse dei lavoratori portoricani sul continente e l’invio di soldi a casa. Ma si tratta anche della struttura federale della finanza pubblica: quando l’economia di Porto Rico si è inceppata, i suoi pagamenti a Washington sono crollati mentre le sue entrate dai programmi della sicurezza sociale federali sono cresciute, cosicché l’isola ha in sostanza ricevuto un aiuto su una dimensione che sarebbe inconcepibile in Europa [1].

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Banca Governativa dello Sviluppo per Porto Rico

Ora, non c’è niente in questo che garantisca da sviluppi economici negativi, l’effetto consiste interamente in una attenuazione del colpo. E c’è un lato negativo nella elevata mobilità del lavoro (che indica, per gli esperti, che su quel punto Mundell [2] aveva torto), precisamente il problema di una base fiscale che emigra mentre le entrate dei servizi governativi restano in funzione. Eppure, per quanto sia negativa, la storia di Porto Rico non appartiene ancora nemmeno lontanamente al girone della Grecia.

 

[1] La Tabella riguarda l’evoluzione dei trasferimenti netti federali, che è cresciuta per effetto dei costi indotti dalla crisi sociale.

[2] Robert Mundell, economista canadese Premio Nobel nel 1999, è uno studioso dei meccanismi delle aree valutarie ottimali, uno dei principali critici dell’esperimento europeo sin da prima che esso venisse attuato. La insufficiente mobilità del lavoro era da lui considerata come uno dei fattori che riduceva la praticabilità di un’area valutaria unica.

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