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Competitività e conflitto di classe (dal blog di Krugman, 11 agosto 2015)

 

Aug 11 1:53 pm

Competitiveness and Class Warfare

For reasons not entirely clear to me, recently I found myself thinking about Lester Thurow’s Head to Head: The Coming Economic Battle Among Japan, Europe, and America. For those too young, or who don’t remember, Thurow’s book was a monster best-seller in the early 1990s; it resonated with many people who feared that America was losing its economic edge, that Japan was an unstoppable juggernaut, and so on. And it also played into the general notion of global economics as a struggle for competitive advantage, which is a perennial popular favorite.

I was pretty critical of that notion at the time, arguing that economic success or failure had little to do with international competition. But what I found myself thinking about was the question of who really did best in the decades that followed Thurow’s book. And the answer is … nobody.

The chart shows real GDP per working-age adult (15-64) in France, Japan, and America since 1990. The demographic correction is important: Japan has lagged economically, but a lot of that is just demography.

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OECD

What’s striking here is how similar the three look. Japan lagged in the late 1990s and early 2000s, but recovered. France has lagged since 2010, largely thanks to the eurozone crisis and its misguided austerity policies. But given how much rhetoric there is about structural problems here and there, what’s striking is how little divergence there has been among advanced countries.

What this tells you, I think, isn’t just that international competition is far less important than legend has it. It also suggests that economic growth is pretty insensitive to policy: France and the US are at the extremes of advanced-country regimes, yet there’s not much difference in their long-term performance.

But does this say that policy doesn’t matter? Not at all. For while there is not, repeat not, anything like the zero-sum competition among nations so beloved of business types, there really is the question of who gets the gains. U.S. economic growth has been OK these past 25 years; US family incomes, not so much, because such a large share of growth goes to the very top.

International competition is a mostly bogus notion; class warfare is very, very real.

 

Competitività e conflitto di classe

Per ragioni che non mi sono del tutto chiare, di recente mi sono ritrovato a pensare al libro di Lester Thurow “Scontro diretto: la battaglia economica in arrivo tra il Giappone, l’Europa e l’America”. Per coloro che sono troppo giovani, o che non si ricordano, il libro di Thurow fu un enorme best-seller agli inizi degli anni ’90; era in sintonia con molte persone che avevano paura che l’America stesse perdendo il suo vantaggio economico, che il Giappone fosse una forza inarrestabile, e così via. Esso inoltre ebbe un ruolo nel concetto generale di una economia globale come una battaglia per il vantaggio competitivo, che in tutte le epoche è un tema che gode di ampio consenso popolare.

A quel tempo io fui abbastanza critico su quel concetto, sostenendo che il successo o il fallimento economico hanno poco a che fare con la competizione internazionale. Ma quello su cui mi sono ritrovato a riflettere è stata la domanda su chi si comportò effettivamente nel modo migliore nei decenni che seguirono il libro di Thurow. E la risposta è … nessuno.

Il diagramma mostra il PIL reale per adulto in età lavorativa (dai 15 ai 64 anni) in Francia, Giappone e America. Il fattore correttivo della demografia è importante: il Giappone è rimasto indietro da un punto di vista economico, ma in gran parte questo è dipeso dalla demografia.

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OCSE

Quello che in questo diagramma è sorprendente è quanto le tre nazioni appaiano simili. Il Giappone rimase indietro negli ultimi anni ’90 e nei primi anni 2000, ma si riprese. La Francia è rimasta indietro a partire dal 2010, grazie alla crisi dell’eurozona ed alle fuorvianti politiche dell’austerità. Ma, considerata quanta retorica c’è dappertutto sui problemi strutturali, quello che è sorprendente è quanto sia stata modesta la divergenza tra i paesi avanzati.

Quello che questo ci dice, io penso, non è soltanto che la competizione internazionale è molto meno importante di quanto dica la leggenda. Esso indica anche che la crescita economica è abbastanza insensibile alla politica: la Francia e gli Stati Uniti sono due soluzioni estreme quanto a regimi socio-assistenziali, eppure non c’è molta differenza nei loro andamenti a lungo termine.

Ma questo significa che la politica non è importante? Niente affatto. Perché mentre non c’è niente, ripeto niente, di simile alla tanto amata (tra i soggetti del mondo economico) competizione a somma-zero tra le nazioni, resta la domanda reale su chi abbia avuto i vantaggi. Nei 25 anni passati la crescita economica negli Stati Uniti è stata favorevole; i redditi delle famiglie americane non altrettanto, perché una considerevole ampia quota delle crescita è andata ai più ricchi.

La competizione internazionale è fondamentalmente un concetto fasullo; il conflitto di classe è verissimo.

 

 

 

 

 

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