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La mania della moneta internazionale (dal blog di Krugman, 12 agosto 2015)

 

Aug 12 12:56 pm

International Money Mania

China is claiming that it’s not devaluing the renminbi to gain competitive advantage, it’s adding flexibility to prepare for the yuan as an international reserve currency, becoming part of the basket in the IMF’s SDRs and all that. That’s highly implausible as a story about what’s happening right now; but it may be true that China’s urge to loosen capital controls is driven in part by its global-currency ambitions.

But why, exactly, should China be eager to manage an international reserve currency?

I mentioned one of Charlie Kindleberger’s aphorisms earlier today, about taking the first bite of the cherry; another was that “Anyone who spends too much time thinking about international money goes a bit mad.” What he meant by that is that there’s something about the subject of reserve currencies that makes people want to believe that it’s a really important issue — that the dollar’s special role is an important part of American power. So you have spectacles like John Kerry and Barack Obama declaring that one big risk from rejecting an Iran deal (which I very much support) would be a threat to the role of the dollar. Um, no — it wouldn’t, and anyway who cares?

What does America gain from the dollar’s special role? You often find people declaring that it’s only thanks to the special role of the dollar that the United States has been able to run persistent trade deficits — you see, people have to take our money. But even a quick glance at international balance of payments statistics shows you that countries whose currencies play no special role whatever are perfectly capable of running deficits over a long time; all that matters is that they be perceived as reliable debtors who offer good investment opportunities. Look at Australia, which is a much more consistent large-deficit country than we are:

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So what are the advantages of owning a reserve currency? You do get to borrow in your own currency — but then, so do others; again, it’s about reliability rather than a special role. There’s nothing in the data suggesting that you can borrow more cheaply than other safe borrowers.

What you’re left with, basically, is seigniorage: the fact that some people outside your country hold your currency, which means that in effect America gets a zero-interest loan corresponding to the stash of dollar bills — or, mainly $100 bills — held in the hoards of tax evaders, drug dealers, and other friends around the world. In normal times this privilege is worth something like $20-30 billion a year; that’s not a tiny number, but it’s only a small fraction of one percent of GDP.

The point is that while reserve-currency status may have political symbolism attached, it’s essentially irrelevant as an economic goal — and definitely not worth distorting policy to achieve. Someone needs to tell the Chinese, you shall not crucify this country on a cross of SDRs.

 

La mania della moneta internazionale

La Cina sta sostenendo che non sta svalutando il renmimbi per guadagnare vantaggio competitivo, sta aumentando la flessibilità per preparare lo yuan al ruolo di moneta di riserva internazionale, andando a far parte del paniere dei ‘diritti speciali di prelievo’ [1] del FMI ed altre cose del genere. Questo è molto poco plausibile come racconto di quanto sta accadendo in questo momento; ma può esser vero che il bisogno della Cina di allentare i controlli sui capitali sia in parte provocato dalle sue ambizioni verso una valuta globale.

Ma perché, esattamente, la Cina dovrebbe essere ansiosa di gestire una valuta di riserva internazionale?

Ho ricordato in prima mattina un aforisma di Charles Kindleberger, sul portar via solo un morso da una ciliegia; un altro era che “tutti quelli che spendono troppo tempo nel pensare alla valuta internazionale diventano un po’ matti”. Quello che voleva dire è che c’è qualcosa nel tema delle valute di riserva che fa credere alle persone che si tratti di un tema davvero importante – che il ruolo speciale del dollaro sia una componente importante del potere americano. Si hanno così gli spettacoli come quello di John Kerry e Barack Obama che dichiarano che un grande rischio dal rigetto dell’accordo con l’Iran (che io appoggio caldamente) sarebbe la minaccia che ne deriverebbe per il ruolo del dollaro. Ebbene, no – non lo sarebbe, e in ogni caso a chi importa?

Cosa guadagna l’America dal ruolo speciale del dollaro? Si trovano di frequente individui che dichiarano che è solo grazie al ruolo speciale del dollaro che gli Stati Uniti sono stati capaci di gestire persistenti deficit commerciali – sapete, le persone devono usare la nostra moneta. Ma persino un rapido sguardo alle statistiche della bilancia internazionale dei pagamenti vi mostra che i paesi le cui valute non giocano alcun ruolo speciale che dir si voglia, sono perfettamente capaci di gestire deficit nel lungo periodo; tutto quello che conta è che essi siano percepiti come debitori affidabili che offrono buone opportunità di investimenti. Si guardi all’Australia, che è un paese con un ampio deficit molto più costante del nostro:

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Quali sono, dunque, i vantaggi del possedere una valuta di riserva? Certamente vi indebitate nella vostra valuta – d’altra parte, così fanno gli altri; di nuovo, è una questione di affidabilità piuttosto che un ruolo speciale. Non c’è niente nei dati che indichi che vi potete indebitare più convenientemente che altri debitori sicuri.

Quello che vi resta, fondamentalmente, è il ‘signoraggio’: il fatto che alcune persone fuori dal vostro paese detengano vostra valuta, il che significa che l’America in effetti ottiene un prestito a interesse zero corrispondente alle riserve di banconote da un dollaro – o, principalmente, di banconote da cento dollari – detenute nelle scorte degli evasori fiscali, dei commercianti di droga e di altri personaggi simili a giro per il mondo. In tempi normali questo privilegio vale qualcosa come 20-30 miliardi di dollari all’anno; che non è un numero minuscolo, ma è solo una piccola frazione dell’1 per cento del PIL.

Il punto è che mentre lo status di valuta di riserva può essere collegato con un simbolismo politico, esso è essenzialmente irrilevante come un obbiettivo economico – e certamente non merita stravolgere una politica per un tale risultato. C’è bisogno che qualcuno lo dica ai cinesi, non dovete crocifiggere il vostro paese ad una croce di Diritti Speciali di Prelievo.

 

 

[1] I Diritti Speciali di Prelievo (abbreviato DSP, in inglese Special Drawing Rights o SDRs) sono un particolare tipo di valuta. Si tratta dell’unità di conto del FMI (Fondo Monetario Internazionale), il cui valore è ricavato da un paniere di valute nazionali, rispetto alle quali si calcola una sorta di “comune denominatore”: il risultato è il valore dei DSP. Scopo precipuo dei DSP era rimpiazzare l’oro nelle transazioni internazionali: per questo i Diritti Speciali di Prelievo sono definiti anche paper gold. Fino al 1999 (anno di introduzione dell’Euro come unità di conto), le valute che costituivano il paniere erano: dollaro statunitense, marco tedesco, franco francese, sterlina britannica e yen giapponese. Dal 1999 l’euro ha sostituito il marco ed il franco (il valore approssimativo di 1 euro è pari a 0,76 DSP). Le ultime valutazioni dei DSP in rapporto al dollaro sono consultabili dal sito dell’FMI, aggiornato quotidianamente. (Wikipedia)

 

 

 

 

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