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Fantasie e invenzioni al dibattito del Partito Repubblicano, di Paul Krugman (New York Times 18 settembre 2015)

 

Fantasies and Fictions at G.O.P. Debate

SEPT. 18, 2015

Paul Krugman

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I’ve been going over what was said at Wednesday’s Republican debate, and I’m terrified. You should be, too. After all, given the vagaries of elections, there’s a pretty good chance that one of these people will end up in the White House.

Why is that scary? I would argue that all of the G.O.P. candidates are calling for policies that would be deeply destructive at home, abroad, or both. But even if you like the broad thrust of modern Republican policies, it should worry you that the men and woman on that stage are clearly living in a world of fantasies and fictions. And some seem willing to advance their ambitions with outright lies.

Let’s start at the shallow end, with the fantasy economics of the establishment candidates.

You’re probably tired of hearing this, but modern G.O.P. economic discourse is completely dominated by an economic doctrine — the sovereign importance of low taxes on the rich — that has failed completely and utterly in practice over the past generation.

Think about it. Bill Clinton’s tax hike was followed by a huge economic boom, the George W. Bush tax cuts by a weak recovery that ended in financial collapse. The tax increase of 2013 and the coming of Obamacare in 2014 were associated with the best job growth since the 1990s. Jerry Brown’s tax-raising, environmentally conscious California is growing fast; Sam Brownback’s tax- and spending-slashing Kansas isn’t.

Yet the hold of this failed dogma on Republican politics is stronger than ever, with no skeptics allowed. On Wednesday Jeb Bush claimed, once again, that his voodoo economics would double America’s growth rate, while Marco Rubio insisted that a tax on carbon emissions would “destroy the economy.”

The only candidate talking sense about economics was, yes, Donald Trump, who declared that “we’ve had a graduated tax system for many years, so it’s not a socialistic thing.”

If the discussion of economics was alarming, the discussion of foreign policy was practically demented. Almost all the candidates seem to believe that American military strength can shock-and-awe other countries into doing what we want without any need for negotiations, and that we shouldn’t even talk with foreign leaders we don’t like. No dinners for Xi Jinping! And, of course, no deal with Iran, because resorting to force in Iraq went so well.

Indeed, the only candidate who seemed remotely sensible on national security issues was Rand Paul, which is almost as disturbing as the spectacle of Mr. Trump being the only voice of economic reason.

The real revelation on Wednesday, however, was the way some of the candidates went beyond expounding bad analysis and peddling bad history to making outright false assertions, and probably doing so knowingly, which turns those false assertions into what are technically known as “lies.”

For example, Chris Christie asserted, as he did in the first G.O.P. debate, that he was named U.S. attorney the day before 9/11. It’s still not true: His selection for the position wasn’t even announced until December.

Mr. Christie’s mendacity pales, however, in comparison to that of Carly Fiorina, who was widely hailed as the “winner” of the debate.

Some of Mrs. Fiorina’s fibs involved repeating thoroughly debunked claims about her business record. No, she didn’t preside over huge revenue growth. She made Hewlett-Packard bigger by acquiring other companies, mainly Compaq, and that acquisition was a financial disaster. Oh, and if her life is a story of going from “secretary to C.E.O.,” mine is one of going from mailman to columnist and economist. Sorry, working menial jobs while you’re in school doesn’t make your life a Horatio Alger story.

But the truly awesome moment came when she asserted that the videos being used to attack Planned Parenthood show “a fully formed fetus on the table, its heart beating, its legs kicking while someone says we have to keep it alive to harvest its brain.” No, they don’t. Anti-abortion activists have claimed that such things happen, but have produced no evidence, just assertions mingled with stock footage of fetuses.

So is Mrs. Fiorina so deep inside the bubble that she can’t tell the difference between facts and agitprop? Or is she deliberately spreading a lie? And most important, does it matter?

I began writing for The Times during the 2000 election campaign, and what I remember above all from that campaign is the way the conventions of “evenhanded” reporting allowed then-candidate George W. Bush to make clearly false assertions — about his tax cuts, about Social Security — without paying any price. As I wrote at the time, if Mr. Bush said the earth was flat, we’d see headlines along the lines of “Shape of the Planet: Both Sides Have a Point.”

Now we have presidential candidates who make Mr. Bush look like Abe Lincoln. But who will tell the people?

 

 

 

Fantasie e invenzioni al dibattito del Partito Repubblicano, di Paul Krugman

New York Times 18 settembre 2015

Sto ripensando a quello che è stato detto al dibattito repubblicano di mercoledì, e sono spaventato. Dovreste esserlo anche voi. Dopo tutto, considerati gli imprevisti delle elezioni, c’è una discreta possibilità che una di queste persone finisca alla Casa Bianca.

Perché tanto spavento? Mi verrebbe da dire che tutti i candidati repubblicani stanno chiedendo politiche che sarebbero profondamente distruttive, all’interno o all’estero, o anche in entrambe le situazioni. Ma anche se avete simpatia per l’orientamento complessivo delle politiche odierne dei repubblicani, dovreste preoccuparvi del fatto che gli uomini e le donne su quel palcoscenico sono chiaramente individui che vivono in un mondo di fantasie e di finzioni. E qualcuno sembra disponibile a farsi avanti nelle proprie ambizioni per mezzo di autentiche bugie.

Cominciamo dal punto più basso, con la economia fantastica dei candidati del gruppo dirigente.

Vi sarete probabilmente stancati di sentirlo dire, ma il discorso economico del Partito Repubblicano odierno è completamente dominato da una dottrina – l’importanza assoluta di basse tasse sui ricchi – che nella scorsa generazione è fallita in modo assoluto.

Ci si rifletta. Gli aumenti fiscali di Bill Clinton furono seguiti da un ampio boom economico, gli sgravi di George W. Bush da una debole ripresa che terminò in un collasso finanziario. Gli aumenti fiscali nel 2013 e quelli successivi della riforma sanitaria di Obama del 2014, si sono accompagnati con la maggiore crescita di posti di lavoro a partire dagli anni ’90. Con gli incrementi fiscali di Jerry Brown, la ambientalmente consapevole California sta crescendo rapidamente; con i tagli alle tasse ed alla spesa pubblica di Sam Brownback, il Kansas fa il contrario.

Tuttavia la presa di questo dogma fallito sulla politica repubblicana è più forte che mai, non sono ammessi scetticismi. Mercoledì Jeb Bush ha sostenuto ancora una volta che la sua economia voodoo raddoppierebbe il tasso di crescita dell’America, mentre Marco Rubio ha ribadito che una tassa sulle emissioni di anidride carbonica sarebbe come “distruggere l’economia”.

L’unico candidato che ha detto qualcosa di sensato sull’economia è stato niente di meno che Donald Trump, che ha dichiarato: “siamo stati per molti anni con un sistema fiscale progressivo, dunque esso non ha niente a che fare con il socialismo”.

Se il dibattito sull’economia è stato allarmante, quello sulla politica estera è stato praticamente demenziale. Quasi tutti i candidati sembrano credere che la forza militare americana possa colpire e costringere col terrore i paesi a fare quello che vogliamo senza bisogno di negoziati, e che non dovremmo neanche parlare con i leader stranieri che non ci piacciono. Niente cene con Xi Jinping! E, naturalmente, nessun accordo con l’Iran, dato che il ricorso alla forza in Iraq ha funzionato perfettamente.

In effetti, l’unico candidato che è sembrato ragionevole, sia pure alla lontana, sui temi della sicurezza nazionale è stato Rand Paul, la qualcosa è risultata quasi allarmante, come lo spettacolo del signor Trump come voce solitaria del raziocinio economico.

La effettiva rivelazione di mercoledì, tuttavia, è stato il modo in cui i candidati sono andati oltre l’esporre cattive analisi e il mettere in circolazione cattivi racconti, per avanzare affermazioni completamente false, e l’hanno fatto con tutta probabilità consapevolmente, la qualcosa trasforma quelle false affermazioni in quelle che tecnicamente si chiamano “bugie”.

Per esempio, Chris Christie ha affermato, come fece in occasione del primo dibattito del Partito Repubblicano, di essere stato nominato procuratore degli Stati Uniti il giorno dopo l’11 settembre. Eppure non è vero: la sua scelta per tale incarico non era stata neppure annunciata sino a dicembre.

La falsità di Christie, tuttavia, impallidisce al confronto di quella di Carly Fiorina, che è stata generalmente salutata come la “vincitrice” del dibattito [1].

Alcune delle frottole della signora Fiorina hanno riguardato pretese meticolosamente smentite riguardanti la sua carriera di imprenditrice. Non è vero che ella diresse la sua società nel corso di una grande crescita del fatturato. Fece diventare più grande la Hewlett-Packard attraverso la acquisizione di altre società, principalmente la Compaq, e tale acquisizione fu un disastro finanziario. Per non dire che se la sua vita è la storia di una che “diventa da segretaria, amministratrice delegata”, la mia è quella di uno che da portalettere diventa editorialista ed economista. Spiacente, ma fare lavoretti qualsiasi quando si è a scuola non fa della vostra vita un racconto degno di Horatio Alger [2].

Ma il momento davvero impressionante è stato quando ella ha asserito che i video che vengono usati per attaccare l’associazione Planned Parenthood mostrano “un feto interamente formato steso su un tavolo, con il cuore che batte, le gambette che scalciano mentre qualcuno dice che si deve lasciarlo vivo per prelevare il suo cervello”. Non è così, gli attivisti antiabortisti hanno sostenuto che avvengono cose del genere, ma non hanno prodotto alcuna prova, soltanto affermazioni mescolate con un filmato ordinario di feti.

Cosicché la signora Fiorina è talmente prigioniera della sua bolla propagandistica, che non sa distinguerla dai fatti? Oppure sta deliberatamente mettendo in circolazione una bugia? E, ancora più importante, è una cosa che ha valore?

Cominciai a scrivere per il Times durante la campagna elettorale del 2000, e quello che soprattutto ricordo di quella campagna è il modo in cui le consuetudini del giornalismo “imparziale” consentirono all’allora candidato George W. Bush di fare dichiarazioni chiaramente false – sui suoi sgravi fiscali, sulla Previdenza Sociale – senza mai pagarne un prezzo. Come scrissi a quel tempo, se Bush avesse detto che la Terra è piatta, avremmo avuto titoli dei giornali di questo genere: “La forma del Pianeta: entrambi gli schieramenti hanno un punto di vista”.

Con i candidati che abbiamo adesso, il signor Bush finisce col somigliare ad Abe Lincoln. Ma chi lo spiegherà alla gente?

 

 

[1] Carly Fiorina, nata Cara Carleton Sneed (Austin, 6 settembre 1954), è una dirigente d’azienda e politica statunitense, amministratore delegato di Hewlett-Packard dal 1999 al 2005. (Wikipedia) In effetti, pare che la stampa americana l’abbia presentata come la ‘rivelazione’ del dibattito al quale si riferisce il presente articolo.

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[2] Horatio Alger Jr. (13 gennaio 183218 luglio 1899) è stato uno scrittore statunitense, autore di più di 130 dime novels (letteralmente, romanzi da 10 centesimi). Molte tra le sue opere sono descritte come storie che narrano il passaggio da una vita di miseria a una di opulenza, mostrando come giovani squattrinati riescono a realizzare il sogno americano e a raggiungere la ricchezza e il successo per mezzo di duro lavoro, coraggio, risolutezza e preoccupazione per gli altri. (Wikipedia)

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