Blog di Krugman

Everett Dirksen non abita più qua (13 ottobre 2015)

 

Oct 13 11:00 am

Everett Dirksen Doesn’t Live Here Anymore

I see that David Brooks is lamenting the decline of conservatism as he defines it:

By traditional definitions, conservatism stands for intellectual humility, a belief in steady, incremental change, a preference for reform rather than revolution, a respect for hierarchy, precedence, balance and order, and a tone of voice that is prudent, measured and responsible. Conservatives of this disposition can be dull, but they know how to nurture and run institutions.

OK, I guess, although Corey Robin would say that conservatism was never about that — that it was always about preserving power relations. But in any case, that kind of conservatism left the Republican Party a very long time ago. Remember, Ronald Reagan embraced supply-side economics, which was not only a radical doctrine but one rejected by virtually the entire economics profession; was that “intellectual humility”? And remember that Newt Gingrich tried to undermine the constitutional separation of powers with a government shutdown more than 20 years ago.

And on the other hand, by David’s definition Barack Obama is pretty conservative: the Affordable Care Act is a classic example of incremental change, building on the existing system rather than trying a complete overhaul.

My point is that if what you want is traditional conservatism, the only people with real influence with anything like that mindset are Democrats. Actually existing conservatism is a radical doctrine.

 

Everett Dirksen [1] non abita più qua

Vedo che David Brooks si lamenta per il declino del conservatorismo, quello che lui definisce in questo modo:

“Secondo le definizioni tradizionali, il conservatorismo è dalla parte dell’umiltà intellettuale, della preferenza per le riforme rispetto alla rivoluzione, del rispetto delle gerarchia, dell’equilibrio e dell’ordine come priorità, e di un tono di voce prudente, misurato e responsabile. I conservatori con queste attitudini possono essere noiosi, ma sanno come valorizzare e gestire le istituzioni”.

Immagino che sia giusto, sebbene Corey Robin [2] direbbe che il conservatorismo non ha mai riguardato cose del genere – che esso abbia sempre riguardato i conservare posizioni di potere. Ma, in ogni caso, quel genere di conservatorismo ha lasciato il Partito Repubblicano molto tempo fa. Si ricordi, Ronald Reagan abbracciò l’economia dal lato dell’offerta, che non era solo una dottrina radicale ma una posizione respinta sostanzialmente dall’intera disciplina economica; era un caso di “umiltà intellettuale”? E si ricordi che Newt Gingrich cercò di minare la separazione costituzionale dei poteri con un blocco della attività di governo più di 20 anni orsono.

E d’altra parte, secondo la definizione di David [3], Barack Obama è abbastanza conservatore; la Legge sulla Assistenza Sostenibile è un classico esempio di un cambiamento graduale, costruito sul sistema attuale anziché su un completo tentativo di superamento.

La mia opinione è che se quello che si vuole è un conservatorismo tradizionale, le sole persone con reale influenza con qualcosa di simile a quella mentalità sono tra i democratici. Effettivamente, il conservatorismo esistente è una dottrina radicale.

 

 

 

[1] Uno storico dirigente repubblicano degli anni ’60, che contribuì a scrivere ed a approvare – quando i repubblicani erano partito di minoranza – la legislazione ‘johnsoniana’ sui diritti civili. Ma fu anche uno strenuo sostenitore della guerra in Vietnam.

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[2] Corey Robin è un politologo americano, giornalista e professore di Scienze politiche al Brooklyn College e all’Università di New York. É un attento studioso del conservatorismo americano.

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[3] David Brooks, che scrive come Krugman sul New York Times, tradizionalmente rappresentando una posizione moderata e in pratica ‘centrista’, e il cui spunto a questo post è venuto da un articolo pubblicato il 13 ottobre, dal titolo “Il raggruppamento dell’incompetenza dei repubblicani”.

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