Blog di Krugman » Selezione del Mese

Il peccato originale e la stagnazione globale (dal blog di Krugman, 24 ottobre 2015)

 

Oct 24 9:58 am

Original Sin and Global Stagnation

For countries, getting trendy on Wall Street, and worse yet becoming part of a catchy acronym, is like finding yourself on the cover of BusinessWeek or Fortune: it’s a sure sign of big trouble ahead. So we should have known that the BRICs were heading for a nasty fall; and sure enough, emerging markets have gone from heroes to dogs in practically no time.

But what are the implications for the world economy? Emerging markets are out, but advanced countries are in again, so isn’t it a wash? Unfortunately not, because there is an important asymmetry here.

What is true is that all commodity exporters are being hit:

z 989

 

 

 

 

 

 

 

But they are responding differently. Look, for example, at monetary policy in Brazil versus Canada:

z 990

 

 

 

 

 

 

 

Canada has kept interest rates low; it might even do some fiscal stimulus if the economy continues to weaken. But Brazilian policy is reinforcing the slump, with interest rates going up and fiscal tightening in prospect.

This is not because the Brazilians are stupid. It’s partly because they came in with a relatively high inflation rate, so that they aren’t as relaxed about currency depreciation as the Canadians can afford to be. But it’s also because emerging markets still suffer to some extent from original sin — underdeveloped capital markets and a tendency to borrow in foreign currency. This sin isn’t nearly as strong as it was 15 years ago, when Barry Eichengreen and Ricardo Haussman coined the term, but corporate dollar-denominated borrowing after 2008 brought it partially back.

The result is that as markets lose faith in emerging economies, these economies are pushed into contractionary policies; meanwhile, the advanced economies receiving the capital inflows aren’t responding with expansionary policies. So the overall effect of the new emerging markets disillusion is a global turn toward contraction. I still think it’s not enough to produce a global recession, but am less sure than I was a few months ago.

Oh, and a US interest rate hike, which would not just hit the US economy but also, via a stronger dollar, hit the emerging markets via balance sheets, would do a lot to make things even worse.

 

Il peccato originale e la stagnazione globale

Per i paesi, diventare alla moda a Wall Street, e peggio ancora andare a comporre un acronimo orecchiabile, è come ritrovarsi sulla copertina di Business Week o di Fortune: è il segno sicuro di un gran guaio in arrivo. Dunque, dovevamo sapere che i BRIC stavano andando verso un autunno difficile; ed era certo che i mercati emergenti, praticamente in un nonnulla, stavano diventando da eroi a canaglie.

Ma quali sono le implicazioni per l’economia mondiale? I mercati emergenti sono in crisi ma i paesi avanzati sono di nuovo sulla scena, non è dunque una pulizia? Sfortunatamente no, perché in questo caso c’è un’importante asimmetria.

Quello che è vero è che tutti gli esportatori di materie prime stanno prendendo un colpo:

z 989

 

 

 

 

 

 

 

Ma essi stanno rispondendo in modo diverso. Si veda, ad esempio, la politica monetaria del Brasile a confronto di quella del Canada:

z 990

 

 

 

 

 

 

Il Canada ha mantenuto tassi di interesse bassi; potrebbe persino assumere misure di sostegno tramite la spesa pubblica se l’economia continuasse ad indebolirsi. Ma la politica brasiliana sta accentuando la crisi, con i tassi di interesse che stanno salendo e la finanza pubblica che in prospettiva si sta restringendo.

Questo non dipende dal fatto che i brasiliani sono stupidi. Dipende in parte dal fatto che essi sono giunti a questo punto con un tasso di inflazione relativamente elevato, cosicché essi non sono altrettanto tranquilli su una svalutazione monetaria come possono permettersi di essere i canadesi. Ma dipende anche dal fatto che i mercati emergenti soffrono ancora in qualche misura di un peccato originale – mercati dei capitali sottosviluppati e una tendenza a indebitarsi in moneta estera. Questo peccato non è neanche lontanamente così forte come era 15 anni orsono, quando Barry Eichengreen e Ricardo Haussmann coniarono quella espressione, ma dopo il 2008 l’indebitamento delle società espresso in dollari li ha parzialmente riportati indietro.

Il risultato è che i mercati perdono la fiducia nelle economie emergenti e che queste economie sono sospinte verso politiche restrittive; nel frattempo le economie avanzate che ricevono i flussi dei capitali non stanno reagendo con politiche espansive. Dunque l’effetto complessivo della nuova disillusione dei mercati emergenti è una svolta globale verso la restrizione. Io penso ancora che non sia sufficiente a produrre una recessione globale, ma ne sono meno sicuro di alcuni mesi fa.

Inoltre, un rialzo del tasso di interesse statunitense, che non colpirebbe soltanto l’economia americana ma anche, attraverso un dollaro più forte, colpirebbe i mercati emergenti nell’aspetto degli equilibri patrimoniali, potrebbe avere un notevole effetto nel rendere le cose anche peggiori.

 

 

 

By


Commenti dei Lettori (0)


E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"