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Occupazione ed errori di classificazione, di Simon Wren-Lewis (da Mainly Macro, 19 ottobre 2015)

 

Monday, 19 October 2015

Employment and category errors

by Simon Wren-Lewis

z 805

 

When talking about the Great Recession in the UK, we all know (I hope) that this is still the slowest recovery for at least a century and that we have only just regained pre-recession levels of output per head. I find it very frustrating when some people respond by saying the story is quite different when it comes to employment. The frustration is because the remark reflects a confusion which is not trivial to explain to non-economists, coupled with uncertainty about whether this is a real confusion or just political banter.

I was inspired to write about this again by a very good piece by Larry Elliott in the Guardian. He puts it well by talking about how we coped with recession, but I thought I could try and summarise the point slightly differently. In a recession, looking at output is all about the size of the cake. Looking at employment is about how that cake is distributed.

The recession of the early 1980s involved a smaller decline in output, but a bigger and much more persistent increase in unemployment. In contrast the really distinctive feature of this recession has been the decline in real wages. These differences are almost surely linked: unemployment increases were smaller this time, and unemployment then fell rapidly, because real wages declined. Low wages encouraged firms to first fire fewer workers, and later to take on more. There remains a lot we do not know, such as whether this is all a result of the recession or if other factors were involved, and to what extent is a more flexible labour market responsible. This is really just the UK’s productivity puzzle expressed in a different form.

I think most economists would agree with Larry Elliott that the Great Recession in the UK was distributed in a better way than earlier recessions. The high costs of prolonged involuntary unemployment are, I hope, also well known. Whether any of this better distribution should be credited to current politicians seems doubtful: if any politician deserves credit, the most obvious is Margaret Thatcher.

If you look at this in terms of the size of the cake (output) and its distribution (employment and real wages), then you can see why those who dispute the claims about how poor the recovery from this recession has been by pointing to employment are making a category mistake. It is almost certainly better that a recession should lead to declines in real wages rather than increases in unemployment. But to argue that rapid employment growth excuses poor output growth is just another way of celebrating a disastrous productivity performance.

 

 

Occupazione ed errori di classificazione

Quando si parla della Grande Recessione nel Regno Unito, sappiamo tutti (lo spero) che questa è ancora la ripresa più lenta da almeno un secolo e che abbiamo solo appena recuperato i livelli precedenti alla recessione di prodotto procapite. Trovo che sia molto frustrante quando alcuni rispondono dicendo che la storia è abbastanza diversa quando si passa all’occupazione. La frustrazione dipende dal fatto che quella osservazione riflette una confusione che non è inutile spiegare a un non economista, rafforzata dall’incertezza se si tratti di reale confusione o solo di chiacchiericcio politico.

Sono stato ispirato a scrivere ancora su questo dall’ottimo articolo di Larry Elliott su The Guardian. Egli affronta le cose giustamente parlando di come ci siamo misurati con la recessione, ma ho pensato che potevo provare a sintetizzare l’argomento in n modo leggermente diverso. In una recessione, guardare alla produzione ha che fare con la dimensione della torta. Guardare all’occupazione, ha a che fare con il modo in cui la torta è distribuita.

La recessione dei primi anni ’80 riguardava un declino minore nella produzione, ma un incremento della disoccupazione più grande e più persistente. Al contrario, l’oggetto realmente distintivo di questa recessione è stato il declino dei salari reali. Queste differenze sono quasi sicuramente connesse: gli incrementi nella disoccupazione sono stati questa volta minori, e dunque la disoccupazione è scesa rapidamente, perché i salari reali sono calati. I bassi salari hanno incoraggiato le imprese anzitutto a licenziare un numero minore di lavoratori, e successivamente ad assumerne un numero maggiore. Restano molte cose che non conosciamo, come se questo sia tutto un risultato della recessione o se siano stati implicati altri fattori, e in quale misura sia responsabile un mercato del lavoro più flessibile. In realtà, questo è esattamente l’enigma della produttività del Regno Unito espresso in altra forma.

Penso che molti economisti concorderebbero con Larry Elliott sul fatto che la Grande Recessione nel Regno Unito sia stata distribuita in un modo migliore delle recessioni precedenti. Che un po’ di questa migliore distribuzione debba essere accreditata ai politici del momento sembra dubbio: se c’è una politica che si merita il merito, la più titolata è Margaret Thatcher.

Se guardate a tutto questo nei termini della dimensione della torta (produzione) e della sua distribuzione (occupazione e salari reali), allora vi potete render conto perché coloro che, riferendosi all’occupazione, mettono in discussione gli argomenti su quanto la ripresa da questa recessione sia stata modesta, stiano facendo un errore di classificazione. É quasi certamente meglio che una recessione porti ad un declino dei salari reali, anziché ad incrementi della disoccupazione. Ma sostenere che la rapida crescita dell’occupazione giustifica la povera crescita della produzione, è solo un altro modo per celebrare un andamento disastroso della produttività.

 

 

 

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