Blog di Krugman

Gente che studia e galoppini (23 gennaio 2016)

 

Jan 23 9:01 am

Wonks and Minions

One of the differences between right and left in America is that the progressive infrastructure includes a contingent of genuine wonks — commentators on policy who really do make models and crunch numbers, and sometimes come up with answers that aren’t fully predictable from their politics. The list includes Ezra Klein, Jonathan Cohn, Jonathan Chait, Mike Konczal, myself some of the time, and others. Right now the wonk brigade has been weighing in on Bernie Sanders, and is in general not too impressed on either financial reform or health care.

And the response of some — only some — Sanders supporters is disappointing, although I guess predictable given that somewhat similar things happened during the 2008 primary. There will, I guess, always be some people who, having made an emotional commitment to a candidate, can’t accept the proposition that someone might share their values but honestly disagree with the candidate’s approach.

Right now I’m getting the kind of correspondence I usually get from Rush Limbaugh listeners, although this time it’s from the left — I’m a crook, I’m a Hillary crony, etc., etc.. OK, been there before — back in 2008 I was even the subject of tales about my son working for the Clintons, which was surprising because I don’t have a son.

But I’m used to this stuff. It’s a bit more shocking to see Mike Konczal — one of our most powerful advocates of financial reform, heroic critic of austerity, and a huge resource for progressives — attacked as one of Hillary’s minions and an ally of the financial industry.

What’s really funny is that neither Mike nor I, nor, I think, any of the other wonks-turned-evil-minions have changed positions. Most of us argued long before there was a Sanders candidacy that the focus on Glass-Steagall and too-big-to-fail was misguided. In fact, I argued that position very early in the Obama years, at the same time I was arguing for temporary nationalization of a couple of big banks. I argued for an Obamacare-like strategy on health care, with perhaps a very gradual transition to single-payer via the public option, in my book The Conscience of a Liberal; and most of the progressive health care experts I can think of adopted pretty much the same position. So nobody should be surprised that a candidate who appears to be disregarding the analysis that led to these positions is coming in for some criticism.

Anyway, I’m not going to obsess over this — this too shall pass, just like the 2008 primary season when I was history’s greatest monster because I was skeptical about the Obama promise of transformation.

 

Gente che studia e galoppini

Una delle differenze tra destra e sinistra in America è che la compagine progressista include un certo numero di persone molto esperte – commentatori di politiche che sul serio usano modelli e masticano numeri, e talvolta se ne vengono fuori con risposte che non sono pienamente prevedibili a partire dalla loro tendenza politica. La lista comprende Ezra Klein, Jonathan Cohn, Jonathan Chait, Mike Konczal, talvolta me medesimo, ed altri. In questo momento la brigata delle persone che approfondiscono sta intervenendo su Bernie Sanders, e non è in generale particolarmente bene impressionata sia sul tema della riforma del sistema finanziario che su quello della assistenza sanitaria.

E la risposta di alcuni – solo alcuni – sostenitori di Sanders è deludente, sebbene io lo consideravo prevedibile, dato che qualcosa di simile era accaduto durante le primarie del 2008. Ci sarà sempre, suppongo, qualche persona che, essendosi emotivamente impegnata con un candidato, non può accettare l’idea che qualcuno possa condividere i loro valori ma onestamente possa non essere d’accordo con l’approccio del candidato.

In questo momento sto ricevendo il genere di corrispondenza che di solito ricevo dagli ascoltatori di Rush Limbaugh [1], sebbene in questo vaso provenga da sinistra – sono un furfante, sono un compare di Hillary etc. etc. Va bene, l’abbiamo già visto – nel passato 2008 fui persino fatto oggetto di racconti su mio figlio che lavorava per i Clinton, la qualcosa era sorprendente perché non ho un figlio.

Ma io sono abituato a cose del genere. É un po’ più sorprendente vedere Mike Konczal – uno dei più attrezzati sostenitori della riforma finanziaria, un critico imperterrito dell’austerità ed una grande risorsa per i progressisti – attaccato come un galoppino di Hillary e come alleato del settore finanziario.

Quello che è davvero divertente è che né Mike né io, né, penso, nessuno degli altri esperti-trasformati-in-leccapiedi-malefici, abbiamo cambiato le nostre posizioni. La maggioranza di noi sosteneva, molto prima che ci fosse una candidatura Sanders, che concentrarsi sulla legge Glass-Steagall e sulla tesi del ‘troppo-grande-per-fallire’, era fuorviante. Di fatto, io sostenni quella posizione proprio agli inizi degli anni di Obama, e nello stesso tempo mi pronunciai per la nazionalizzazione di un paio di grandi banche. Mi pronunciai a favore di una strategia simile a quella di Obama sulla assistenza sanitaria, eventualmente con una transizione molto graduale verso un sistema con un unico centro di pagamento tramite l’opzione pubblica [2], nel mio libro “Coscienza di un Liberal”: e gran parte degli esperti progressisti di assistenza sanitaria che mi vengono in mente, hanno adottato in pratica la stessa posizione. Dunque, nessuno dovrebbe essere sorpreso che un candidato che sembra non avere alcuna considerazione per l’analisi che ha portato a queste posizioni, sia fatto oggetto di qualche critica.

In ogni modo, non ho intenzione di farmi ossessionare da cose del genere – anche passeranno, proprio come la stagione delle primarie del 2008, quando fui il peggior mostro della storia per il mio scetticismo sulla promessa di trasformazione da parte di Obama.

 

[1] Ovvero, uno dei principali conduttori televisivi della destra.

[2] La ‘pubblic option’ sarebbe la possibilità di scegliere un sistema pubblico del tipo Medicare, anche per i cittadini sotto i 65 anni, in uno schema secondo il quale tale opzione resterebbe in competizione con le assicurazioni private. Il sistema con un unico centro di pagamento, sarebbe invece un sistema sostanzialmente pubblico, nel quale il ruolo delle assicurazioni private in pratica cesserebbe. Come si può intuire, il sistema della ‘opzione pubblica’ porrebbe un problema complesso di effettiva competizione tra pubblico e privato, competizione che sarebbe possibile alla condizione che la opzione pubblica non fosse troppo conveniente rispetto a quella privata.

In pratica Krugman ricorda che le sue prese di posizione all’epoca della approvazione della Obamacare non erano favorevoli alla centralizzazione del sistema sanitario, ma chiedevano almeno che si configurasse la possibilità di una opzione pubblica, che alla fine venne invece sacrificata, anche perché si stavano modificando i numeri che avevano consentito ai democratici di avere la maggioranza per un breve periodo nei due rami del Congresso. In realtà, Krugman finì con l’aderire alla soluzione finale con un certo sacrificio, considerando però realistico che il Congresso approvasse comunque una riforma che consentiva un cambiamento sostanziale.

Le considerazioni finali di Krugman si trovano nell’articolo che egli scrisse per il NYT del 21 gennaio 2010 (“Fate la cose giusta”), che è tradotto in questo blog nel file degli articoli dal 3 gennaio al 17 giugno 2010.

 

 

 

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