Blog di Krugman

Come leggere i risultati delle primarie (25 febbraio 2016)

 

Feb 25 3:17 pm

How To Read Primary Results

When Nate Silver is good, he’s very good. This “swingometer” from FiveThirtyEight is exactly what we all need to make sense of Democratic primary results. Oh, and hold the Hillary-hatred and all that, OK? Whoever you support, this is a great tool for tracking your favorite’s progress or lack thereof.

What Silvers et al have done is to quantify something we all know: demography matters a lot in this race, with very white states better terrain for Sanders and very African-American states better for Clinton. They use available information to produce a benchmark for each state — the Clinton-Sanders vote margin we would expect if the candidates were, in fact, tied at a national level (which would probably mean a Clinton nomination thanks to superdelegates, but that’s not a road anyone really wants to go down.) You can then compare actual outcomes with that benchmark as an indicator.

What they find is that in all three contests so far — yes, including New Hampshire — Clinton has done better, and Sanders worse, than the 50-50 case would predict. In fact, Nevada was Sanders’s best showing by this metric, although I suspect making too much of that would be pushing the methodology too hard. So at least so far, we’re looking at a steady march toward a Clinton nomination, although by no means a blowout.

That is, of course, not at all what you’d think from media coverage, which flipped from Clinton doom after NH to Sanders collapse after NV. The prediction markets, on the other hand, have been pretty cool and rational:

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Predictwise.com

There has been a gradual drift toward Clinton in these numbers, but that actually makes sense simply because each successive Clinton-better-than-the-spread increases certainty that she really is in front.

What you should be watching for Saturday, then, is not whether Clinton wins SC — she almost certainly will — but whether her margin is more than 20 percent, the 538 benchmark. The same for Super Tuesday, although at that point we’ll start talking about enough delegates that actual convention math starts to become an issue.

Now, if I could have everything I wanted, I would wish that the 538 team would supplement its probabilities of who will win a state — which is pretty much meaningless in the Democratic party, where there isn’t winner take all and states differ so much — and in addition gave us the probability that the Clinton or Sanders benchmark would be exceeded. As I read it, those probabilities must be reasonably high for SC, but nothing like the 99+ percent probability of a Clinton win.

Anyway, a great tool for cutting through the regular nonsense.

 

Come leggere i risultati delle primarie

Quando Nate Silver è in forma, fa cose notevoli. Questo “swingometer” [1] dal blog FiveThirtyEight è esattamente quello di cui avevamo bisogno per dare senso ai risultati delle primarie democratiche. E potete tenervi tutto l’odio che volete e cose simili per Hillary, va bene? Chiunque sosteniate, è un grande strumento per seguire i progressi o la mancanza di progressi del vostro favorito.

Quello che Silver ed altri hanno fatto è quantificare qualcosa che conosciamo tutti: la demografia conta molto in queste elezioni, con Stati molto bianchi che sono un terreno migliore per Sanders e Stati molto afro-americani che sono migliori per la Clinton. Loro usano informazioni disponibili per costruire un riferimento per ogni Stato – il margine di voto per Clinton-Sanders che ci aspetteremmo se i candidati, in sostanza, fossero in pareggio al livello nazionale (il che comporterebbe probabilmente una nomination per la Clinton grazie ai superdelegati [2], ma questo è un terreno sul quale nessuno ha intenzione di scendere). I risultati effettivi possono essere confrontati con quel riferimento come un indicatore.

Quello che scoprono è che in tutti e tre i contesti sino a questo punto – incluso, cioè, lo Hampshire – la Clinton è andata meglio e Sanders peggio, rispetto a quello che sarebbe previsto da una ipotesi 50 a 50. Di fatto, il Nevada, secondo questa misurazione, è stata la migliore rappresentazione di Sanders, sebbene io abbia il sospetto che attribuendo troppo significato a quello sia un po’ forzare troppo la metodologia. Dunque, almeno sino a questo punto, stiano assistendo ad una marcia regolare verso la nomina della Clinton, sebbene in nessun senso ad una vittoria a mani basse.

Questo, naturalmente, non è quello che pensereste sulla base dei resoconti dei media, che saltano da uno scenario di disgrazia per la Clinton dopo il New Hampshire ad un collasso per Sanders dopo il Nevada. I mercati delle previsioni, invece, sono stati abbastanza freddi e razionali:

zz 117

 

 

 

 

 

 

Predictwise.com [3]

 

In questi dati c’è stato un graduale spostamento verso la Clinton, ma quello ha effettivamente un significato semplicemente perché dopo ogni titolo “la-Clinton-meglio-dello-spread”, aumenta la certezza che ella sia davvero in testa.

Quello a cui dovreste prestare attenzione sabato, dunque, non è se la Clinton vincerà nella Carolina del Sud – accadrà quasi certamente – ma se il suo margine sarà superiore al 20 per cento, il riferimento del blog FiveThirtyEight. Lo stesso vale per il Super Martedì, sebbene a quel punto cominceremo a ragionare di un numero di delegati sufficiente perché i conti sulla convenzione effettiva comincino a diventare realistici.

Ora, se potessi chiedere tutto quello che mi serve, vorrei che la squadra di FiveThirtyEight incrementasse le sue stime su chi vincerà gli Stati – e in aggiunta ci desse la stima se il dato di riferimento della Clinton o di Sanders verrà superato. Da come io interpreto, quelle probabilità dovrebbero essere ragionevolmente elevate per la Carolina del Sud, ma assai diverse da una probabilità di vittoria della Clinton al 99 per cento.

In ogni modo, un grande strumento per aprirsi un varco attraverso la consueta insensatezza.

 

 

 

[1] Il “swingometer” è un grafica che, nella sua applicazione originaria, mostrava gli effetti degli spostamenti da un partito all’altro nelle elezioni britanniche, in termini di seggi per i singoli partiti. Ma quella era una applicazione abbastanza diversa. In questo caso, da quanto capisco, essa viene utilizzata per calcolare il margine di vittoria o di insuccesso di ogni candidato, rispetto a quello che si dovrebbe prevedere da una ipotesi di pareggio a livello nazionale. In altri termini, quello che conta non è il “momentum” (lo ‘slancio’) del candidato, come se si trattasse effettivamente di una corsa tra due atleti che partono alla pari. I due candidati possono contare su differenziali – soprattutto relativi ai dati demografici e razziali – abbastanza noti e regolari; cosicché quello che conta è quanto i singoli risultati si differenziano rispetto alle previsioni di margine dei risultati nei singoli Stati che derivano da un ipotesi di parità a livello nazionale.

Ecco le stime come vengono rappresentate nell’articolo sul blog FiveThirtyEight (del quale si parlò molto mesi orsono, quando la sua comparsa venne molto pubblicizzata, per la notorietà del suo ideatore Nate Silver):

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[2] I “superdelegati” sono i dirigenti di Partito che sono componenti di diritto della Convenzione nazionale, ovvero che si aggiungono ai delegati eletti nelle primarie dei vari Stati. Ad esempio, i membri della Camera e del Senato ed i Governatori i carica, fanno parte dei superdelegati.

[3] La tabella mostra le previsioni di vittoria per la Clinton e per Sanders nei ‘mercati delle scommesse’, a partire da metà dicembre sino ad oggi.

 

 

 

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